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Autore: _diana87    19/09/2011    4 recensioni
Storia alternativa alla Castle (perchè ci piace XD).
Casablanca, inizio seconda guerra mondiale. Casablanca è il luogo di transito per quei profughi che cercano una via di fuga verso l'America. Richard Castle, ex combattente, gestisce un locale dove una sera s'incontra con Kate Beckett, la donna che amava e che ama ancora, che gli chiede di aiutare lei e suo marito Josh, perseguitato politico, a lasciare il paese. Rick darà retta al suo cuore o lascerà andare la donna amata?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Javier Esposito, Josh Davidson, Kate Beckett, Kevin Ryan, Quasi tutti | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CastleBlanca

Pensavate fossi morta, eh? In realtà lo sono. Sono sotterrata da libri T.T ma domani, vada come vada, li brucerò e se ne riparlerà a novembre u.u
Anyway, in attesa della 4x01, ispirata da un video che Stana RT su twitter, e dal film "Casablanca" (il cui protagonista si chiama proprio Rick, guardate un po'), e da
lla serie "nostalgia di epoche mai vissute", voilà il primo capitolo di un'altra long (che Dio m'assista) XD

 

CastleBlanca

 

 

PRIMO CAPITOLO

 

All'inizio della seconda guerra mondiale, molti occhi oppressi si volsero con speranza verso la libera America. Lisbona divenne il grande centro d'imbarco, ma non tutti potevano raggiungerla. Chi non poteva, era costretto ad un lungo e tortuoso viaggio da Parigi a Marsiglia, poi attraverso il Mediterraneo, fino a Casablanca, nel Marocco francese, parte della "Francia non occupata", controllata dal regime filo-nazista del Governo Vichy. Solo lì, attraverso conoscenze, ottenevano il visto per Lisbona, e da Lisbona all'America. Ma la maggior parte, aspettava a Casablanca...

Pur di ottenere un visto, i profughi fingevano di essere cittadini onorari, e molto spesso finivano nei guai. La caccia era dura e quando si trovava il finto avventuriero, egli veniva ucciso senza pietà davanti la folla, esaltata alla vista di ogni aereo, per aver dichiarato il falso.

L'aereo sorvolava il "Rick's Café Americain", gestito da Rick Castle, in passato contrabbandiere d'armi in favore degli Etiopi durante l'invasione italiana del 1935, e di combattente repubblicano durante la Guerra civile spagnola. Rick, lasciatosi il passato alle spalle, sembrava essere diventato un uomo cinico e neutrale di fronte le vicende politiche in corso.

 

Proprio il suo locale, era luogo di incontro per quei profughi che si lavoravano i maggiori venditori e commercianti, per poter trovare un posto sul prossimo volo diretto a Lisbona. C'erano persone di tutti i tipi: dalle prostitute ai ladri, dai truffatori, ai semplici contadini.

Intanto, i signori ricchi venivano intrattenuti da Royce Montgomery, il buon vecchio "Roy", un suonatore di pianoforte che canticchiava vecchie canzoni jazz sulla condizione degli schiavi, che seppur lavoravano, erano felici di essere vivi e fiduciosi che un giorno avrebbero raggiunto l'America.

    - Carl, chiedete a Rick se vuole bere con noi!

Una donna attirò l'attenzione del cameriere Carl, un uomo sulla sessantina, che passava per i tavoli a servire, come tutte le sere.

L'uomo rise alla domanda della donna.

    - Oh no, Rick non beve mai con i clienti!

La donna storse il naso.

    - Come sono snob questi proprietari!

 

Rick era un uomo freddo, ma allo stesso tempo elegante. La sua "divisa" era un completo di smoking bianco, con camicia bianca anch'essa, e papillon nero.

Una cosa che odiava erano gli strozzini. E quella sera non era proprio aria. Rick venne avvicinato da un tale Tom Demming, malvivente molto conosciuto in zona, che gli passò due lettere di transito rubate a due soldati tedeschi, poi morti, che le trasportavano. Queste lettere permettevano il passaggio a Lisbona e d lì la possibilità di prendere un aereo per gli Stati Uniti, grazie alla condizione di neutralità del Portogallo.

    - Ah, Demming... sapere che odio gli strozzini... sopratutto quando questi si presentano al mio locale.

   - Richard Castle... qual buon vento...

   - Un vento di tempesta se non ve ne andate...

Rick si accomodò al bancone per bere qualcosa e Demming lo seguì.

   - Andiamo, da quando siete proprietario di questo locale non fate che lamentarti! Mica siamo tutti uguali, noi strozzini! Ma pensate quanti profughi marcerebbero in questa città se io non li aiutassi?

Demming si accese un sigaro, mentre Rick aprì le lettere che Demming gli aveva dato: erano firmate addirittura dal generale, che non potevano essere annullate né messe in dubbio. Si chiedeva a chi appartenessero quelle due lettere...

   - Lo vedete, Rick? Questa è una cosa che non si vede tutti i giorni! E' roba grossa! Perciò stasera le venderò ad un prezzo molto alto rispetto all'originale e poi, addio Casablanca! Non mi avrete più tra i piedi! Vi fidate di me?

Ma Rick era ancora scettico. Guardò l'uomo davanti a sé che aveva occhi che chiedevano pietà e comprensione. Magari non avrebbe più rivisto quest'uomo, e tutto sarebbe tornato alla normalità. Magari Demming stava veramente facendo un favore a quei profughi, aiutandoli. Magari non faceva nulla di male. Si costrinse ad accettare, senza però mostrare neanche mezzo sorriso, per non tradire la sua indole.

   - Cosa vuoi che faccia per voi?

   - Dovreste tenermele, poi verrò a riprenderle!

   - Per quanto tempo?

   - Un'ora, forse di più! Ma non temete, sarò puntuale, non vi daranno alcun peso! Grazie, sapevo di poter contare su di voi... - fece per alzarsi e chiamare il cameriere, ma Rick lo bloccò, ancora dubbioso.

   - Perchè chiedete aiuto a me?

   - Beh, voi mi disprezzate, perciò sono l'unico di cui mi fido. - concluse con un sorriso, che diete a Rick una sorta di speranza.

Certe parole come la fiducia, erano cose che pensava aver perso. Qualcosa di cui non sentiva parlare da molto tempo, da quando c'era lei...

   - Cameriere, se qualcuno mi cerca, io sono qui in giro al locale... - e guardò Rick, che si alzò, appena il cameriere si allontanò.

   - Direi che ora ho un po' più considerazione di voi, signor Demming - disse e gli strinse la mano, ma non senza prima essersi assicurato di non essere visto.

   
 
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