CAPITOLO 2
Una settimana dopo, Kaori stava lavorando
al progetto per l’arredamento della villa di un famoso attore, cercando di
trovare una soluzione a tutte le sue stravaganti richieste, compresa una pista
da bowling e una discoteca, quando l’interfono sulla sua scrivania
squillò.
-Sì? Cosa c’è Yoko?-
-C’è tuo fratello al telefono-
-Ok,
grazie-
Kaori sollevò la cornetta, premette il tasto che lo collegava alla
linea esterna ed esclamò:
-Ciao, fratellone!-
-Ciao, sorellina! Come
stai?- la salutò Hideyuki
-Ti basti sapere che sono più ansiosa di te che
arrivi il giorno del matrimonio-
-Il padre di Saeko ti sta ancora facendo
dannare?- rise lui
-“Dannare” è un eufemismo! L’altro giorno se n’è uscito
dicendo che vuole una piccola scultura di ghiaccio su ogni tavolo...Siamo alla
fine di agosto, santo cielo! Quelle sculture si scioglierebbero nel giro di
cinque minuti! Per fortuna c’è la signora Nogami che lo tiene a bada,
altrimenti...-
-Avrei dovuto avvisarti che il mio futuro suocero avrebbe
insistito per partecipare attivamente all’organizzazione del matrimonio, quando
tu ti sei offerta di farlo-
-Già, avresti dovuto! Comunque, a cosa devo il
piacere di questa telefonata?-
-Io e Saeko abbiamo pensato di fare una cena
con i nostri testimoni di nozze-
La futura sposa, infatti, per non fare torto
a nessuna delle due sorelle, aveva chiesto a lei di farle da testimone
-È
proprio necessario?- borbottò Kaori
-Sì, lo è. Dai, sorellina, è importante
per me. Perchè non provi a mettere da parte i vecchi dissapori e cerchi di
andare d’accordo con lui?- le chiese Hideyuki con tono implorante
-Uff...E va
bene- capitolò lei –Lo sai che non riesco a dirti di no quando usi quel
tono-
-Grazie mille, sorellina. Sono sicura che non te ne pentirai. Allora ci
vediamo giovedì sera alle 20-
“Chissà perchè, ma io invece sono convinta che
me ne pentirò...e anche molto!” pensò Kaori mentre riponeva la cornetta del
telefono dopo aver salutato il fratello.
Cercò di rimettersi al lavoro, ma
invano. La sua mente continuava a volare in un’unica direzione: Ryo Saeba. Lui
ed Hideyuki erano stati compagni di liceo e, ben presto, erano diventati
migliori amici, nonostante le evidenti differenze tra i due. In effetti, quanto
suo fratello era timido e introverso, l’altro era carismatico e sicuro di se.
Per non parlare del fatto che Ryo apparteneva ad una delle più ricche ed
importanti famiglie di Tokyo, mentre la famiglia Makimura non viveva certo nel
lusso più sfrenato. Tuttavia, entrambi avevano una cosa in comune: avevano
conosciuto la sofferenza fin da giovani. La madre di Hideyuki era morta dando
alla luce Kaori, poi, quando il giovane aveva appena finito il liceo e lei aveva
solo dieci anni, avevano perso anche il loro padre, detective di polizia. Suo
fratello aveva deciso allora di iscriversi anche lui alla scuola di polizia e di
rinunciare ad andare all’università per poter mantenere la sorellina. Per quanto
riguardava Ryo, i suoi genitori erano morti quando lui era ancora al liceo in un
incidente stradale, così che il figlio, allora sedicenne, si era ritrovato ad
essere l’unico erede di un impero finanziario. Fortunatamente per lui, Ryo era
stato aiutato dal fratello maggiore del padre, un agente governativo in
pensione, che si era occupato di lui finché il nipote, ottenuta la laurea in
economia e commercio con il massimo dei voti, aveva preso in mano le redini
dell’azienda del padre, una delle maggiori nel campo dell’edilizia.
Tuttavia, Kaori non aveva incontrato Ryo se non quando aveva diciannove
anni. Nonostante lui e Hideyuki si conoscessero già da anni, suo fratello non
gliel’aveva mai presentato. Ed anche il loro primo incontro era stato
assolutamente casuale, se lo ricordava come se fosse successo solo ieri...
Fu
distratta dai suoi ricordi da qualcuno che bussava la porta.
-Avanti-
Yoko
entrò nell’ufficio.
-Kaori, è arrivato questo pacchetto per te- le disse la
segretaria posando una piccola scatola sulla scrivania
-Grazie- rispose Kaori
con un sorriso
-Hai l’aria stanca. Perchè non vai a casa un po’ prima e ti
riposi? Ultimamente sei sempre l’ultima a lasciare lo studio-
Oltre ad essere
un’efficiente segretaria, Yoko era anche una buona amica. Molto spesso il suo
carattere tranquillo e riflessivo l’avevano aiutata a prendere decisioni
importanti, lei che era di natura impulsiva ed istintiva.
-Credo che
seguirò il tuo consiglio. Anche perchè oggi non riesco proprio a concentrarmi-
Dopo che Yoko fu uscita, Kaori aprì il pacchettino che le aveva portato.
Dentro c’era un magnifico bracciale di brillanti e un biglietto con scritto:“Ti
prego, perdonami. Con amore, Keichi”
Richiuse la scatolina con un gesto
secco, poi si alzò e uscì dall’ufficio. Posò il pacchetto sulla scrivania di
Yoko, pregandola di rimandare tutto al mittente. La segretaria non fece domande,
le fu sufficiente uno sguardo per capire da dove proveniva quel regalo e, di
conseguenza, il motivo per cui Kaori non lo voleva. Tra lei e Keichi c’era stata
una storia che era durata per circa un anno, ma che si era interrotta
bruscamente. Tuttavia, nessuno tranne Kaori conosceva il motivo. Neanche
Hideyuki. E suo fratello era proprio l’ultima persona che doveva venire a
conoscenza della ragione per cui lei e Keichi si erano lasciati.
Tornò nel
suo ufficio e si lasciò cadere sulla sua poltrona con un sospiro di stanchezza.
Ci mancava solo lui! Ma perchè diavolo non si decideva a lasciarla in pace? Il
suo ex fidanzato stava diventando davvero pesante. Prima i fiori, ora i
gioielli...Per non parlare delle telefonate a qualsiasi ora del giorno e della
notte...Era arrivata al punto di aver dovuto cambiare numero per avere un po’ di
pace. Per motivare questo gesto, aveva detto a tutti che qualcuno si era
inserito nella sua linea telefonica e telefonava in ogni parte del mondo a
carico suo. Sapeva quanto Hideyuki fosse protettivo nei suoi confronti e non
voleva che si preoccupasse.
Sentendo che un bel mal di testa era imminente,
decise di tornarsene a casa. Salutò Yoko e si diresse verso gli ascensori. Stava
per premere il bottone del piano terra, quando nella cabina entrò Sayaka, una
delle due altre arredatrici sue socie.
-Heilà Kaori, anche tu vai a casa?- la
salutò la donna
Bionda e con due vivaci occhi verdi, Sayaka era la persona
più allegra ed esuberante che Kaori avesse mai incontrato. Si conoscevano da
quattro anni ormai e non l’aveva mai vista triste o abbattuta, ma sempre con il
sorriso sulle labbra. Il suo sport preferito era spettegolare sulla vita
sentimentale degli altri, ma, anche se alle volte era un po’ invadente, non si
riusciva ad avercela con lei per troppo tempo. Bastava che Sayaka sfoderasse la
sua espressione da cerbiatta che chiunque, in particolar modo se di sesso
maschile, era pronto a fare qualsiasi cosa per lei.
-Già, mi aspettano un po’
di ore di sonno arretrato da recuperare- rispose Kaori –E tu? Hai un
appuntamento anche stasera?-
-Sì, devo uscire con uno scrittore di
gialli-
-Beh, buona serata allora!- la salutò Kaori mentre le porte
dell’ascensore si aprivano e le due donne attraversavano l’atrio
Era il
tramonto e soffiava una calda brezza. Salì sulla sua Mini e guidò con calma
verso il suo appartamento, godendosi l’atmosfera unica che si poteva respirare
solo a quell’ora particolare del giorno. Prima di andare a casa, si fermò a
prendere del cibo cinese e un dvd. Aveva proprio bisogno di qualcosa che la
distraesse dai suoi pensieri e un bel film le sembrava proprio la soluzione
ideale. Tuttavia, quella notte, nonostante tutto, i suoi sogni furono popolati
dalla presenza di due profondi occhi neri...