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Autore: L_Fy    17/05/2006    2 recensioni
Un efferato delitto nel quartiere di Storyville a New Orleans... Tre persone da interrogare. Sono morte. Dov'è il problema...?
Genere: Commedia, Thriller, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mancuso ci mise qualche secondo ad elaborare le parole di Mama Dubois, e quando lo fece per poco non scoppiò a ridere. Si trattenne, più per rispetto verso la donna che per altro e provò ad assumere l’espressione più gentile possibile.

“Mama, io sono un poliziotto” disse con voce condiscendente “Siamo nel bel mezzo di una indagine per omicidio. Rispetto le tue credenze, ma proprio non mi ci vedo a ballare intorno al fuoco come una forsennata imbrattata di sangue di pollo.”

Thorpe, con la faccia remota e impassibile, le lanciò uno sguardo di sfuggita, serrando ben bene le labbra per evitare di intromettersi, anche se era chiaro ed evidente che trovava piuttosto interessante l’idea del sangue di pollo. Mama Dubois sorprese entrambi sorridendo con una magnanima aria di superiorità.

“Mancuso” sospirò con voce quasi allegra “Nessuno ti chiederà di imbrattarti di sangue di pollo o fesserie simili. Tu sai che non ti chiederei di fare qualcosa che potrebbe danneggiare te o la tua immagine di poliziotto: per qualche oscuro e assurdo motivo, tu mi piaci, ragazza. Tutta quell’aggressività che dimostri, a partire da quel ridicolo giubbotto da motociclista, nasconde qualcosa di incredibilmente puro e senza scorie, qualcosa che nei riti voodoo è raro e prezioso come sangue di vergine. Saresti perfettamente in grado di varcare la Soglia, salvare il ti-bon-ange di Jeanne e magari anche scoprire cosa è successo stanotte e chi è fautore di questa carneficina.”

Mancuso aprì la bocca per  replicare, ma un leggero buffetto sul braccio da parte di Thorpe la interruppe.

“Potrebbe essere un’idea.” annunciò Thorpe con convinzione.

Guardando storto il collega, più che altro per il fatto che un leggero buffetto dato da quel pugno formato prosciutto risultava invasivo come un treno merci sparato contro il braccio, Mancuso si prese qualche secondo di tempo per riflettere. Mama Dubois aspettava paziente senza schiodare lo sguardo dalla sua faccia scura.

“Sarebbe una perdita di tempo.” brontolò Mancuso imbronciata..

“Non è detto” rispose Mama Dubois con un sorriso “Il vostro compito è farmi smammare dalla vostra scena del crimine, dico bene? Allora, ti prometto che se accetterai di varcare la Soglia, a cose fatte raccoglierò il mio ciarpame e me ne andrò buona buona a casa.”

“Potrebbe essere un’idea.” ripeté Thorpe allegramente e Mancuso si decise a fulminarlo con lo sguardo.

“Perché non ci vai tu, allora?” ringhiò a muso duro ricevendo in cambio l’angelico sorriso di Thorpe.

“Io non ho il tuo…come l’hai chiamato, Mama? Qualcosa di puro e senza scorie? Ecco, quello. E non ho nemmeno il tuo giubbotto da motociclista, a ben pensarci.”

Mancuso recitò un intero rosario di imprecazioni, avendo l’accortezza di non far uscire una parola dalla sua bocca sigillata. La suo faccia corrucciata si spostò da Thorpe a Mama Dubois, poi di nuovo su Thorpe che le sorrise incoraggiante.

“E va bene” sospirò infine la ragazza con una decisa scrollata di spalle “Mi toccherà fare anche questa. Lo venisse a sapere il mio professore di fisica all’università…”

“Brava ragazza” rise Thorpe, sollevato “Devo andare a comprare un pollo vivo o ne hai uno di scorta, Mama?”

“Niente pollo” rispose Mama Dubois, di nuovo seria e concentrata “Mancuso, vieni a sederti qui. Dovrai solo chiudere gli occhi e respirare.”

Le due donne si allontanarono verso il fuoco mentre Thorpe faceva ciao ciao con la mano, ostentando un serafico sorriso.

“Hei, collega” gli sibilò Mancuso sedendosi distrattamente fra le donne intorno al fuoco “Se questa cosa esce da questo metro quadrato di cortile, ritieniti un uomo morto fra mille sofferenze, chiaro?”

Thorpe annuì mentre Mama Dubois, con gesti precisi ed essenziali, aveva velocemente spogliato Mancuso dal suo pesante giubbotto e le massaggiava le braccia energicamente con un unguento che si era spalmata sulle mani. Mancuso la guardò dubbiosa: intorno a lei, le donne avevano iniziato a canticchiare una nenia soporifera e lamentosa, agitando le teste in lenti cerchi. Una vecchia incartapecorita si era messa a buttare parecchia erba secca nel fuoco che riprese ad agitarsi vivacemente in mezzo al cerchio di donne inginocchiate. Mama Dubois, accorgendosi della faccia perplessa di Mancuso, le sorrise rassicurante.

“Tranquilla, ma mie, andrà tutto bene.” le sussurrò all’orecchio.

Mancuso si agitò sul posto, imbronciata.

“Non so cosa devo fare.” buttò fuori velocemente, senza guardarla negli occhi.

“Devi solo respirare profondamente.” rispose Mama, posando una mano sulla sua nuca.

“Ok. Ma tu sai che non funzionerà, vero?” la avvertì Mancuso con sincero dispiacere.

Mama Dubois le sorrise dolcemente, posandole l’altra mano davanti alla bocca.

“Respira.” le disse solo, e Mancuso ubbidì.

Dopo qualche profondo respiro, sentì qualcosa scivolare dalla mano di Mama Dubois alla sua bocca: qualcosa di secco e tiepido e odoroso di fieno. Aprì la bocca per obbiettare e quell’alito aromatico le si insinuò nel respiro, diffondendosi rapidamente della gola e nei polmoni. Improvvisamente, Mancuso sentì qualcosa di potente strattonarle le braccia là dove Mama Dubois l’aveva frizionata con l’unguento. Di colpo, venne sbatacchiata con impeto da una forza invisibile fino a farla strillare di sorpresa. Un battito di ciglia, e Mancuso si trovò trascinata all’indietro a velocità vertiginosa, tuffata in un buio ovattato e grigiastro, completamente stordita dalla meraviglia. Cadde lungo quel tunnel scuro senza riuscire a muovere un muscolo, e l’ultimo suo pensiero razionale fu:

“Diamine! Questo trucchetto me lo devo proprio far spiegare da Mama Dubois…”

Poi, crollò a terra, travolgendo una persona nel percorso.

*          *          *

“Ma…disgraziata!! Che diavolo Fai!? Credi di essere un maledetto piccione!?”

La voce proveniva dalla vittima della colluttazione, constatò Mancuso; scostò un lembo di stoffa che le era piovuto sulla faccia, si raddrizzò e si guardò intorno, frastornata.

Era sempre sul marciapiede dove si trovava poco prima, ma il cerchio di donne intorno al fuoco era sparito. Anche Thorpe non c’era più, e nemmeno Mama Dubois. Non c’era più nessuno! No, errore: scostato di qualche metro e stravaccato su un basso muretto c’era un uomo alto e slanciato, con la figura snella e nervosa di un gatto randagio e le lunghe gambe erano inguaiate in un paio di pantaloni di pelle di coccodrillo, abbinati ad un trench dello stesso materiale. Il viso era coperto da un braccio piegato e il tizio sembrava dormire o intenzionato a farlo di lì al più presto. Accanto a lui, come timorosa di allontanarsi troppo, era seduta una ragazza giovane e molto bella, con la pelle nera e lucida come ebano e gli occhi grandi e spaventati dello stesso colore. Indossava una minigonna argentata delle dimensioni di un francobollo e un corto pellicciotto leopardato sopra ad un top di lurex azzurro. Mancuso abbassò lo sguardo sulla figura che aveva investito e che stava ancora emettendo rumorosi e coloriti squittii in una lingua che non capiva. Sembrava una bella ragazza mulatta con un’improbabile acconciatura sulla testa, il trucco pesantissimo e un vestito di strati su strati di voile giallo che stava lentamente trasformando in una rete che le avvolgeva come un bozzolo.

“Maledizione, mi hai presa per il tuo maledetto materasso, cocca? Togliti subito da dosso se non vuoi che ti suoni come una maracas!” strepitava la ragazza e Mancuso, leggermente intontita, cercò di scostarsi da lei.

Rotolò di qualche metro in là e attese che la terra smettesse di girare in tondo: quando riuscì a mettere a fuoco la vista, alzò gli occhi sulla ragazza seduta che la guardava con i grandi occhi bruni stupefatti.

“Jeanne…?” domandò dubbiosa: il mento della ragazza cominciò a tremare e due grosse lacrime rotonde presero a scorrere con delicatezza sul bel viso liscio.

“S-Sì…” rispose sottovoce, piena di speranza “E tu…?”

“Io sono l’agente Mancuso della polizia di New Orleans” disse Mancuso con voce più decisa e sicura, alzandosi in piedi “Un agente della polizia che parla con i morti!! Diamine, stavolta devo essere fatta di brutto…chissà cosa mi ha propinato quella vecchia strega di Mama Dubois.”

Parlava a ruota libera e leggermente a scatti perché era ancora completamente incredula di quello che le stava succedendo: sospettava di stare vivendo una allucinazione, ma guardandosi intorno i suoni, i rumori, i colori e gli odori le sembravano talmente reali che il dubbio le si insinuò diaccio sotto la pelle.

“Po-Polizia…” balbettò Jeanne, ancora sconvolta. Poi, lasciando letteralmente di stucco Mancuso, le si gettò tra le braccia, strizzandola con una persa da wrestler  che lasciò la giovane senza fiato.

“Oddio, come sono contenta di vedere qualcuno!! Ero così spa-spaventata e so-sola…non c’era più fr-freddo e di solito questa è una bella notizia ma non è normale, no..? Così da un momento all’altro, quando dovrei es-essere a letto nel mio ap-appartamento…non si sentiva un rumore e tutta quella gente, poi zac!, più niente! E io che urlavo smettetela, lasciatemi stare, ed ero così angosciata e avevo così tanta PAURA che…”

Senza tanti preamboli, nel bel mezzo della suo sconnesso monologo, la ragazza in giallo si alzò in piedi, liberò con decisione Jeanne dalla stretta di Mancuso e, con molta scioltezza, le mollò un manrovescio sul viso che le fece girare la faccia di quasi 180°.

“Estrela…!” mormorò la voce sottilmente divertita del tizio steso sul muretto con un tono di debole rimprovero. Mancuso ammutolì immediatamente dalla sorpresa, e la ragazza in giallo sospirò, aggiustandosi l’acconciatura con gesti misurati e civettuoli.

“Oh, così va bene” disse poi con voce bassa da chioccia facendo uno sfavillante e bianchissimo sorriso all’indirizzo di Jeanne “Dovevi sentirti, gioia, più isterica di una scimmia allo zoo, ho dovuto farlo, capisci.”

La giovane le lanciò uno sguardo confuso, massaggiandosi la guancia offesa dove, in realtà, non sentiva nessun dolore.

“Mi hai…dato uno schiaffo!!” mormorò, piagnucolante.

 “Ho dovuto, cocca” rispose la ragazza in giallo controllandosi attentamente le unghie laccate di arancione vivo “Eri nel bel mezzo di una crisi isterica e la nostra nuova ospite non è di sicuro qui con una scatola di Kleenex pronta ad ascoltare i nostri sfoghi personali, dico bene…?”

Si girò a guardare l’agente con aria interrogativa. C’era qualcosa di strano nella ragazza, a parte l’abbigliamento carnevalesco e Mancuso se ne avvide nonostante la confusione mentale in cui era piombata. Quella lei in realtà era un lui.

“Scu…scusate…” mormorò Mancuso, folgorata dalla sorpresa.

“Oh, non ti devi affatto scusare, cocca!” sorrise Estrela, di colpo solare ed allegra  “Siamo qui da un sacco di tempo e cominciavamo ad essere un po’ stufi di aspettare chissà che cosa. Oltretutto, non è affatto piacevole non avere intorno nessuno se non questi due tizi dall’aria equivoca, dico bene…?”

Ammiccò all’indirizzo di Jeanne, che le concesse un debole sorriso.

Mancuso, ovviamente, era sempre più nel pallone: si schiarì la  gola un paio di volte, tentando di raccapezzarsi e di capire quale sarebbe stata la domanda più intelligente da fare in quel momento.

Non le venne in mente niente di niente: il pensiero di essere probabilmente al cospetto di tre persone ufficialmente morte l’aveva lasciata completamente basita sul posto. Fortunatamente, il travestito le venne in aiuto.

“Scusami, cocca, non mi sono nemmeno presentata!” trillò avvicinandosi “Io sono Estrela, regina del sesso di lusso a pagamento di tutta Storyville!”

Agitò una mano davanti a Mancuso che la strinse al rallentatore, sbattendo gli occhi ancora stupefatta.

“Jeanne la conosci già, immagino” continuò Estrela “Lui, invece, è Xavier. Xavier, non fare l’orso, saluta la signora, su.”

L’uomo sollevò appena un braccio e Mancuso intuì uno scintillio d’acciaio sotto le palpebre socchiuse: poi il tizio riabbassò il braccio e rimase immobile e indifferente.

“Non ti preoccupare” mormorò Estrela a Mancuso allontanandosi dall’uomo “Xavier fa tanto il burbero ma in fondo ha un cuore d’oro…più o meno. Ma non farlo incazzare, gioia: credimi, è assolutamente meglio non vederlo incazzato.”

Mancuso la ignorò e si schiarì di nuovo la voce: l’ultimo dei suoi pensieri al momento era quello di fare arrabbiare un perfetto sconosciuto (morto!) ricoperto di coccodrillo.

“Voi…ehm…avete una qualche idea di cosa vi sia…ehm…successo?” domandò alla fine con voce rauca.

Con un movimento impercettibile e fluido, il tizio sul muretto si alzò a sedere piantando addosso ad Mancuso due occhi taglienti come lame e altrettanto grigi, incastonati in una faccia che sembrava lo schizzo di un pittore visionario.

“Non so te, ma io ricordo bene qual è stata l’ultima cosa che ho visto” disse con una voce morbida e graffiante allo stesso tempo, con un leggero accento straniero “La canna di una Beretta PM 12 S2 puntata dritta sulla fronte. E Jeanne, che tu vedi così carina seduta sul muretto, era per terra morta da almeno dieci minuti. Non ci vuole molto per capire cos’è successo, dolcezza: è chiaro che siamo tutti quanti morti.”

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

 

Sarah92: Se ti piacciono gli spiriti, spero che questa “piega imprevista” della situazione sia di tuo gradimento!! Non so, regge la storia così o è troppo assurda? Fammi sapere la tua opinione, dai! Grazie, intanto, per i complimenti, fanno sempre piacere!! Sbaciuzzi!!

Kika2 : Mia diletta!! Ovviamente, non riesco a scrivere se non c’è un sottofondo “romantico” nelle mie storie quindi, come hai giustamente auspicato, c’è qualcosa che lega i miei prodi colleghi di lavoro…ma non posso scoprire subito le mie carte, no? Così, farò finta di niente e glisserò. Jones e Brancousie…? Nooo, niente di niente tra di loro. Ehm. Grazie come sempre per le belle parole, mi sono comossa!!

Romina: Oh Diletta lettrice mia, io adoro le dottrine esoteriche, non perché ci creda, ma perché  le trovo così assurde che cerco di trovare il motivo per cui tanta gente ci si attacca…Certo, un po’ mi documento, un po’ glisso, moltissimo scrivo stronzate sull’argomento! D’altra parte, penso che nessuno mi interpellerà mai come esperta sull’argomento! Prevedo nuovi episodi, finito questo, magari con altre dottrine religiose…mi documenterò. Baci baci, bellezza!! P.S.: Mendez ti saluta…

Nisi Corvonero: Nisuccia bella!! Spero che questa “virata al sovrannaturale” ti sia piaciuta almeno un po’. Sapessi quante di queste cazzate vengono fuori, nei miei deliri notturni…qualcuna la doveva pubblicare, prima o poi. La tua teoria du Mendez non calza proprio del tutto: quel tizio fa sul serio, credimi. Se ti togli il reggiseno in sua presenza, non credo proprio che scapperebbe, e poi sono cavoli tuoi. Comunque!! I tuoi commenti vanno bene sempre, sia con o senza gnocchi. Ti adoro!! Sbaciuzz!!

 

  
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