Eccomi
con un'altra pazza: una One shot ma di 2 capitoli. Inzialmente doveva
essere un unico capitolo ma era troppo lungo, così l'ho
diviso in due.
Ok, basta parlare.. Andiamo ai fatti.
Ringrazio per il sostegno e la lettura di spoiler la mia Silver (Glellady), Vale e la mia Stronzetta MissSophie ; e dedico questa storia alla mia Geme Stella_Cometa
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Ibiza.
Dai, chi non vorrebbe andarci? Tutti, nel profondo, sognano di andarci.
Di andare nella terra del divertimento, nella terra in cui ognuno
è libero di urlare, ballare, ridere.. di vivere.
Avevo sempre sognato andarci e, ogni volta che quelle galline sguaiate
urlavano < Sono stata ad Ibiza> le invidiavo. Ok,
sarò anche una bambina capricciosa ma cavolo, lavoro dieci
mesi all’anno in uno studio fotografico in cui si muore dal
caldo nonostante l’aria condizionata o si muore dal freddo
nonostante i riscaldamenti, in un paese sperduto di Washington come
Forks, almeno una settimana all’anno di puro e divertente
relax non me li merito?
E così mi sono recata in un’agenzia di viaggi in
cui ho parlato con una di quelle segretarie tutte abbronzate per
dimostrare di essere state nei posti che consigliano senza pagare nulla
a causa del loro lavoro, e ho prenotato una settimana a Ibiza.
Dal 15 al 22 agosto.
Caldo, tanto e soffocante caldo.
Divertimento, puro divertimento.
Relax, finalmente relax.
E così, il giorno previsto per la partenza, mi
ritrovai in aeroporto affiancata dalla mia migliore amica che non fece
che saltellare entusiasta ed eccitata all’idea che tra meno
di dieci minuti saremmo salite su un aereo diretto ad Ibiza. Non fece
che parlare su vari progetti di feste, mare e rimorchio. Sì,
aveva intenzione di rimorchiare qualche biondino dal fisico slanciato e
muscoloso con cui divertirsi un po’. Sì, stiamo
parlando di Alice Brandon. Quella pazza saltellante come un canguro al
mio fianco che tra poco avrei ucciso con un cazzotto in testa se non
avesse smesso di ciarlare.
<< Alice Brandon ti dispiacerebbe cucirti la bocca per un
po’? Grazie.>> la richiamai ammutolendola.
<< Su via, Bella. Su con la vita. Stiamo andando a
I-B-I-Z-A! Ma ti rendi conto?>> oh santo Dio. Ok, stiamo
andando a Ibiza, siamo entusiaste, felici ed eccitate.. ma non
c’è bisogno di urlare in mezzo ad una folla di
circa tremila persone in aeroporto facendoci prendere per matte da
ricovero.
<< Alice, se non stai zitta, a Ibiza non ci arrivi
viva!>> mi guardò di sbieco e risposi al suo
sguardo, fino a quando non si voltò dall’altra
parte e, all’improvviso, mi tirò per un braccio
facendomi girare dalla sua direzione. Ahio! Mi stava stritolando!
<< Oh.mio.dio.>> Aveva letteralmente la
bocca spalancata ed ebbi seriamente paura
che potesse ingoiare qualche mosca. Cercai di scrutare tra la folla e
tra le vetrine se ci fosse qualcosa che potesse attirare in questa
maniera la sua attenzione.. ma niente. Vedevo solo le vetrine piene di
borse e di valige – non riuscivo mai a capire
perché vendessero le valige in aeroporto, cavolo la gente ci
andava già con la valigia, non penso avesse bisogno di
comprarla e riempirla poco prima di salire in aereo- e tanta gente
gironzolare e guardare i grandi schermi per poter osservare gli orari
di atterraggio o di decollo.
<<
Nana che hai?>> le chiesi staccando la sua mano dal mio
braccio ormai stritolato. Si girò a guardarmi e, afferrando
il mio volto tra le sue minuscole mani, mi fece girare
dall’altra parte e allora capii. << Oh
merda!>>
Due ragazzi intenti ad osservare, come il resto della folla,
gli enormi schermi, facevano mostra di sé in
tutto il loro splendore.
Uno era biondo, fisico slanciato, corporatura palestrata, leggermente
abbronzato e, scrutando, occhi azzurri.
Mentre l’altro, beh l’altro era da
stupro. Era alto e muscoloso al punto giusto, aveva i capelli rossicci
e scompigliati, mentre non riuscii a scorgere il colore dei suoi occhi.
Indossava un pantalone nero con una camicia grigia da sopra, che
mostrava i muscoli sul petto. Oh.mio.Dio.
<< Ma.. ma.. ma da dove vengono?>>
balbettò un’Alice trafelata.
<< Non ne ho idea, ma la domanda più
importante è.. dove vanno!>> risposi io
imbambolata alla visione di quegli dei.
<< Altro che Ibiza, quello è il
paradiso!>> commentò la mia migliore amica.
Sospirai e distolsi lo sguardo da
quelle divinità quando il megafono annunciò il
nostro volo.
<< Intanto, accontentiamoci di Ibiza. Su andiamo
Alice!>> la tirai per un braccio scoppiando a ridere.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXX
<<
Oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio>>
moltiplicato per mille, questa è la parola ripetuta da Alice
dal momento in cui eravamo scese dall’aereo. Ci trovavamo al
centro della città e ancora non si vedeva niente, tranne che
palazzi o hotel a quattro o cinque stelle. Non sembrava niente di
speciale fino a quando arrivammo alla parte est della città
e.. wow, eravamo ad Ibiza!
Il mare faceva bella mostra di sé nelle sue
tonalità di blu e verde, mentre il sole quasi tramontato
rendeva il cielo rosa e rifletteva splendidamente sul mare, il quale
era calmissimo sembrando quasi un lago tanto era limpido e piatto.
Questo era il paradiso.
Per un minuto avevo pensato di essere morta e catapultata in paradiso,
ma quando iniziammo a vedere i bellimbusti in costume e tutti bagnati
lungo la spiaggia, mi risentii: questo era il paradiso al centro esatto
dell’inferno.
Luogo= Paradiso.
Ragazzi= Inferno.
Oddio.
Arrivammo dopo circa mezz’ora all’hotel in cui
avevamo prenotato due stanze singole a causa della mancanza di stanze
doppie. Quando scendemmo dal taxi, ci aiutarono a scaricare le valige
– quelle di Alice erano il triplo delle mie- ed entrammo in
albergo.
Wow.
Le pareti dipinte di un rosa pallido sembravano richiamare il tramonto
all’esterno e i particolari verdi e blu, il mare. Sembrava
messo tutto a posta. Organizzato con l’ambiente. Nello stesso
momento era anche lussuoso. Eh grazie, non per niente avevamo pagato
una fortuna.
Ci accolsero con un sorriso e con un
‘’buonasera’’ in inglese
stentato ma almeno non parlarono la loro lingua del posto. Ci divisero
per sistemare ognuno i propri documenti e, salutando con un
‘a dopo’ Alice, seguii uno dei segretari alla hall.
Compilai le carte che c’erano - ci misi più tempo
a causa di problemi di cui non conoscevo la fonte- e mi accompagnarono
in camera.
Camera numero 16.
Mi portarono le valige fino a davanti la porta della
camera e con un sorriso mi lasciarono sola. Presi la tessera/chiave
dalla tasca posteriore del pantalone e la passai lungo la fessura della
serratura. Con uno scatto la porta di legno massiccio si
aprì, rivelando il buio al suo interno. Presi le valige e lo
portai dentro, posandole delicatamente a terra sul finto parquet,
chiudendomi la porta alle spalle. Col la mano tassai la parte di parete
vicino alla porta, fino a trovare l’interruttore e cliccare
per accendere la luce e..
<< Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa>> un urlo
squarciò il silenzio che regnava nell’hotel e il
ragazzo nudo che mi ero trovata di fronte si era coperto le orecchie
con le mani! Cazzo, copriti qualcos’altro con le mani!
Merda.
Oddio.
<< Non urlare>> mi pregò il
ragazzo dagli occhi verde smeraldo che si trovava di fronte a me.
Nudo. Cazzo.
<< Copritii!!>> urlai e lui, ridendo, prese
un asciugamano sul letto e se l’avvolse attorno ai fianchi.
Finalmente.. o no?!
Bella, riprenditi! Hai uno sconosciuto, adesso mezzo nudo, di fronte a
te.. non puoi fare simili pensieri. Ritegno!
<< Non mi avevano detto che c’era anche questo
tipo di servizio in camera, mmm>>
<< Chi diavolo sei e che ci fai nella mia
camera?>> urlai facendo cadere il beauty che avevo ancora
tra le mani. Merda! Se si fosse rotto qualcosa Alice mi avrebbe uccisa.
<< Mm.. tu che ci fai in camera mia>>
strabuzzai gli occhi e lo fissai. Aspetta.. fisico slanciato,
muscolatura al posto giusto, capelli rossicci e scompigliati.. ma
quello.. ma quello.. quello era il ragazzo dell’aeroporto!
Morta.
Crepata.
Stecchita.
Cazzo.
Respira Bella, respira.
<< Questa è camera mia!>> dissi
ricomponendomi e sventolando la scheda/chiave. Alzai la testa sapendo
di aver ragione e ritornai la sfacciata di sempre.
Isabella Swan ha sempre ragione.
Il ragazzo dell’aeroporto si avvicinò al comodino
e, dopo essersi girato di nuovo verso di me, mi sventolò la
sua carta di fronte.
<< Non è possibile!>> sbottai
avvicinandomi e costatando che la mia e la sua carta erano uguali.
<< C’è stato un
errore!>> lui annuì.
<< Penso proprio di sì.
Peccato>> non riuscii a comprendere la sua affermazione
mentre mi scrutava da capo a piedi e si soffermava sulle mie gambe
coperte da miseri pantaloncini blu. Arrossi imbarazzata ma subito cerco
di riprendermi.
<< Vestiti e andiamo alla hall a risolvere questa
situazione!>> dissi scoccando la lingua sotto al palato e
uscendo dalla camera, sbattendomi la porta alle spalle e non degnando
nemmeno di uno sguardo il ragazzo dell’aeroporto.
Dopo circa dieci minuti passati appoggiata al muro di
fianco alla porta della camera, il ragazzo uscì sorridendo e
ammiccando nella mia direzione con un occhiolino. Ma come si permetteva!
Senza nemmeno degnarlo di un sorriso o di una parola, iniziai a
camminare verso l’ascensore e pigiai il pulsante. Grazie e
Dio arrivò subito ed entrammo. In quel momento mi ricordai
di Alice e tirai fuori il telefono dalla borsetta.
4 messaggi non letti.
3 chiamate senza risposta.
Mittente: Alice.
Merda! Questa vacanza stava iniziando una vera schifezza.
L’ascensore arrivò a piano terra e, mentre
avanzammo per raggiungere la hall, digitai un breve e veloce messaggio.
Tesoro c'è stato un contrattempo. Ti
spiego dopo.
Bella.
Inviai e deposi il telefono, di
nuovo, nella borsetta e raggiunsi Edward davanti al bancone di legno
della hall. Suonammo il campanello e subito un assistente venne da noi.
<< Posso esservi di aiuto?>> chiese un
ragazzo snello e alto con indosso la sua divisa rossa e lo stemma
dell’hotel stampato sul petto. Mi guardò mentre
non rivolse al ragazzo al mio fianco nemmeno uno sguardo.
<< Sì, ci è stato un errore. Io e
questo ragazzo abbiamo la stessa camera ma, in teoria, ne dovremmo
avere due singole.>>
<<
Veramente la signorina dovrebbe avere una singola e io una
matrimoniale.>> lo guardai. Bene. Anche viziato.
Fidanzato no o ci sarebbe stata qualcuno con lui in camera, quindi era
viziano.
Benissimo.
Ironica? Molto.
Lo guardai di sbieco con un sopracciglio alzato mentre lui
sogghignò soddisfatto – di non so cosa-. Tornai a
guardare l’addetto della hall che digitava qualche tasto sul
computer portatile che aveva di fronte e cliccava di tanto in tanto il
mouse. Dopo un minuti alzò lo sguardo e tornò a
guardarmi.
<< I nomi?>> ci chiese e io e il ragazzo al
mio fianco rispondemmo all’unisono.
<< Cullen>>
<< Swan>> Cercai di identificare qualche
emozione o qualche informazione dalle smorfie del viso
dell’addetto, ma ne ricavai solo la fronte aggrottata dalla
concentrazione.
<< Camera numero 16, vero?>> entrambi
affermammo e attendemmo che quell’incapace –
sì, perché ebbi come l’impressione che
non sapesse far nulla- dicesse qualcosa. Sospirai e iniziai a battere
il piede per terra impaziente.
Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, set..
<< Signori qui risulta che voi stiate nella stessa
camera>> immobilizzai il mio piede quando
quell’incapace – sì, ora ne ero
totalmente convinta- sputò quelle parole con calma e
tranquillità.
<< Senta, io e il signore al mio fianco non ci conosciamo
e non ci siamo mai visti prima. Mi dice come è possibile che
noi abbiamo prenotato la stessa camera per poter stare
insieme?>> chiesi ironicamente e scoccando la lingua alla
fine. Portai una ciocca di capelli dietro all’orecchio e con
la mano spostai i boccoli dietro alle spalle.
<< Non so come sia potuto accadere. Se vuole la faccio
parlare con il direttore>> chiese l’incapace e
io, naturalmente, annuii.
<< Subito>> mi limitai a rispondere e, dopo
un cenno della sua mano, lo seguii – seguita a mia volta da
Cullen- verso il corridoio principale.
E
così, dopo aver preso l’ascensore e arrivati
all’ultimo piano dell’hotel, ci ritrovammo
nell’ufficio del direttore a discutere
dell’accaduto.
Ridicolo.
Solo a me potevano succedere cose del genere.
<< Non so come sistemare la situazione, signori. Le
camere sono tutte occupate – siamo pur sempre ad agosto, un
periodo estivo pieno di turisti e ragazzi – e abbiamo a
disposizione solo la vostra.>> sospirai e per poco non lo
mandavo a quel paese.
<< Senta, io sono in albergo con una mia amica. Non
è che io e lei possiamo passare nella camera matrimoniale e
lui >> indicai Cullen << passa
nell’attuale camera della mia amica?>> il
direttore dopo avermi guardato quasi spazientito, digitò
alcuni tasti sul computer e, dopo avermi chiesto nome e cognome di
Alice, mi guardò dispiaciuto.
<< Signorina, la camera della sua amica è
dall’altra parte dell’albergo. Non so se si rende
conto di come funzioni il lavoro qui. Ci sono prenotazioni, camerieri
che lavorano in certe ali dell’hotel, e anche la disposizione
delle camere è diversa. La sua amica ha richiesto una camera
con un armadio più grande del solito, sarebbe una
prenotazione diversa fatta dal signor Cullen>>
<< A me sembra che lei stia cercando di trovare
scuse>> affermai schioccando la lingua nervosamente.
<< No, assolutamente. Se potessi cambierei le camere
immediatamente. Ma è davvero molto complicato. Le
prenotazioni sia sue che del signor Cullen sono già state
fatte e non possiamo cambiare la piantina. Questo è un
albergo a cinque stelle e ben organizzato>>
<< Solo per scambiare due persone??>> per
poco non urlai e lo ammazzavo.
Passammo
un altro buon quarto d’ora nell’ufficio del
direttore ma non riuscimmo a cambiare nulla. Accidenti!
Io e lo sconosciuto identificato o come ragazzo
dell’aeroporto o Cullen, ci dirigemmo nella nostra camera
e, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, mi girai e lo guardai per
ben dieci secondi.
<< Tu dormi sul divano>>
<< Non c’è un divano>>
mi guardai intorno e, effettivamente, il divano non c’era.
<< Allora dormi sul pavimento>>
<< Non ho pagato tutti questi soldi per dormire su un
pavimento>>
<< Stai cercando di dirmi che io dovrei dormire nello
stesso letto con uno sconosciuto??>> alzai le
sopracciglia e poggiai le mani sui fianchi. Sentiamo.
<< L’idea non è male>>
rispose malizioso e nello stesso momento mi maledii per aver voluto
organizzare una vacanza. Senza nemmeno risponderlo, andai verso la
porta ed uscii. Vagai per l’hotel fino a
quando, dopo venti minuti avanti e indietro, trovai la
camera 27: Alice.
Bussai e attesi in una sua risposta che non arrivò. Mi
sedetti vicino alla porta e, dopo altri cinque minuti, ribussai e
stavolta la risposta arrivò. Dopo aver udito il mio nome,
spalancò la porta e mi tirò al suo interno
iniziando, di nuovo, a saltellare.
La sua camera era stupenda. C’erano sfumature di rosa
dappertutto – suo colore preferito- mischiate con un color
legno. Aveva un letto a baldacchino e un enorme armadio che occupava
quasi metà camera. Una scrivania con tanto di sedia,
comodino e una porta che conduceva nell’enorme bagno con
tanto di vasca formato doccia-sauna.
Il paradiso.
Ci sedemmo sul letto e incominciai a raccontarle tutto.
Quando finii rimase circa due minuti senza parlare per poi urlare.
<< Tu mi stai dicendo che sei nervosa e non vuoi dormire
nello stesso letto con quello strafigo dell’aeroporto??
Isabella Swan, cazzo e che fortuna che hai.>>
<< Alice Brendon, la smetti di urlare? E’ uno
sconosciuto e non so nemmeno come si chiama e ci dovrei dormire
insieme?>> la vidi riflettere.
<< Effettivamente non userei il verbo dormire quando al
tuo fianco hai uno come quello>>
Oh Dio, aiutami tu.
<< Smettila di sbavare e parla seriamente. Non posso
dormire con uno sconosciuto.>> mi lamentai e mi lasciai
cadere lungo il letto. Subito mi raggiunse al mio fianco.
<< Tesoro non devi innervosirti per questo. Staremo solo
la notte in camera e dormirete. A stento vi presenterete dicendovi come
vi chiamate e vi darete il buongiorno la mattina se vi incontrate in
camera. Punto. Poi staremo tutto il giorno fuori o starai qui. Ma si
tratta solo della notte>> sospirai affranta. In fondo era
vero.. aveva ragione.
<< Ok, mi hai convinta. Adesso vado a sistemare le mie
cose in camera. Ci sentiamo dopo Ali>> le dissi
schioccandole un bacio al centro della guancia rossa e le sorrisi. Mi
rispose con un sorriso e sgattaiolai via da camera sua. Dopo dieci
minuti fui dinanzi alla porta di camera mia e, pregando che fosse
vestito, entrai chiudendomi la porta alle spalle. Accesi la luce e
trovai la camera vuota. Sospirai di sollievo e iniziai a sistemare i
vestiti dalla valigia nell’armadio. L’armadio era
vuoto e, aprendo i cassetti, trovai i suoi messi in ordine. Mi aveva
lasciato l’armadio libero tranne che per due custodie. Non
potei non pensare al suo gesto gentile e sorrisi.
Ohhh Bella, torna in te. Sì, ok.
Dopo aver sistemato tutto e preso un pantaloncino della tuta grigio e
un top blu, andai in bagno accompagnata dal beauty. Mi feci una bella
doccia fredda insieme allo shampoo alla fragola. Mi avvolsi in un
asciugamano e lasciai i capelli bagnati sulle spalle. Si moriva dal
caldo per asciugarli col phon. Indossai l’intimo bianco e il
completo della tuta, sistemai il bagno, misi la crema –
sempre alla fragola- sulle gambe, sulle braccia e sul viso. Sistemai le
sopracciglia ed uscii dal bagno. Disteso ai piedi del letto trovai lo
sconosciuto intento a leggere un libro. Appena sentì il
rumore della porta alzò la testa e mi sorrise.
<< Rilassata?>>chiese mentre sistemavo il
beauty e l’asciugamano.
<< Abbastanza>> risposi indifferente. Mi
girai nella sua direzione e lo scoprii ad osservarmi ben bene.
<< Finita la radiografia?>> chiesi alzando
un sopracciglio.
<< Mm diciamo. Non potresti indossare qualcosa di
più.. coprente? Sai, sono pur sempre un uomo con una bella
ragazza davanti>> quasi non mi strozzai con la mia stessa
saliva. Aveva detto che ero bella.
Oddio. Calma Bella, calma.
Scossi la testa schioccando la lingua sotto al palato e sistemando una
ciocca ribelle dietro all’orecchio.
<< No, mi dispiace>> mi andai a sedere sul
letto e posai la testa contro la spalliera bianca. << Tu?
Non ti prepari per la notte??>> chiesi socchiudendo gli
occhi.
<< Sì, stavo appunto andando. Mi serve anche
una bella doccia fredda>> si alzò velocemente
dal letto e, prendendo alcune cose dai suoi cassetti, si chiuse in
bagno. Guardai l’orologio che segnava le 23:30 e decisi di
chiamare Alice. Dopo tre squilli rispose urlando il mio nome.
<< Oh, santo cielo Alice, quando la smetterai di
urlare?!>>
<< Mm, mai?>> scoppiai a ridere e, se non
l’avessi conosciuta, avrei pensato che si fosse o drogata o
ubriacata.
Continuammo a parlare per altri dieci minuti in cui mi
raccontò di aver visto in giro per l’albergo il
biondino dell’aeroporto al fianco di Cullen e, conoscendo
Alice, sapevo che di certo ci avrebbe provato facendo la figura della
gatta morta.
Dopo poco staccai augurandole la buonanotte e lei, maliziosamente,
ricambiò.
Posai il telefonino al mio fianco sul comodino dopo aver messo la
sveglia alle 9 e mi stesi lungo il lato destro del letto. Inizialmente
mi misi a pancia su non avendo ancora sonno poi, appena sentii il
rumore della serratura del bagno che scattava, mi sedetti con la
schiena contro alla tastiera del letto.
Il ragazzo – di cui non conoscevo ancora il nome-
uscì con dei miseri pantaloncini neri e senza maglietta,
mostrando il suo fisico muscoloso al punto giusto e le goccioline di
acqua – causate sicuramente dalla doccia appena fatta- che
scendevano lungo la linea degli addominali.
Oh mamma santa.
Si scompigliò i capelli bronzei con la mano destra e, dopo
avermi lanciato uno strano sguardo, si diresse verso i cassetti a
posare i vestiti. Tornai a stendermi sul letto nella speranza che i
bollenti spiriti si calmassero e chiusi gli occhi.
<< Lato destro del letto?>> sobbalzai
quando nel silenzio parlò con una voce rauca e
maledettamente eccitante. Aprii gli occhi cercandolo con lo sguardo e
lo trovai ai piedi del letto che continuava ad osservarmi.
<< Scusa, non ti ho nemmeno chiesto se avessi
preferenze>> risposi facendo spallucce e tornando a
sedermi con la schiena poggiata alla spalliera del letto. Scosse la
testa sorridendo.
<< No, no, per me è indifferente. Era pura
curiosità>> annuii e calò il
silenzio nella stanza. Era la prima volta che non sapevo cosa dire o
non attaccavo nessuno. Ero sempre stata una ragazza con la
così detta “lingua lunga”, non avevo
peli sulla lingua e non mi facevo problemi a dire qualsiasi cosa a
qualsiasi persona. Tutti, apparentemente, credevano che io fossi una
ragazza tranquilla e timida ma ero il contrario, sfacciata e sincera.
E invece adesso non stavo aprendo bocca e non stavo attaccando il
ragazzo sconosciuto di fronte a me ma ero rimasta quasi immobilizzata
di fronte al suo fisico e al suo viso.
Accidenti.
Si sedette al mio fianco copiando la mia posizione.
<< Allora.. scommetto che una bella ragazza come te sia
fidanzata?!>> chiese sfacciato e io lo guardai di sbieco,
sospirando.
<< Mi dispiace deluderti ma no, non sono fidanzata. Tu
invece?>> risposi cercando di cambiare argomento.
<< No, non mi piacciono le cose serie, diciamo che
aspetto la persona giusta e non voglio perdere tempo dietro a storielle
che durano qualche mese e poi finiscono. Ho fatto solo una volta questo
sbaglio e non ho più intenzione di farlo>>
<< Beh, ti capisco. Io ho avuto una storia di due anni
conclusa in malo modo. Hai perfettamente ragione.. meglio non rischiare
e perdere tempo>> non sapevo perché gli stessi
raccontando i fatti miei ma sentivo che, nonostante non sapessi nemmeno
come si chiamasse, mi potevo fidare.
Speriamo.
<< Cosa ti è successo?>>
sospirai.
<< Diciamo che era solo un emerito stronzo. Scusa ma non
ne voglio parlare, sono in vacanza e me la voglio godere senza pensare
a niente e a nessuno>> sorrisi amaramente e mi distesi.
<< Come vuoi. Comunque piacere.. io sono
Edward>> mi porse la mano che afferrai e strinsi.
<< Piacere Edward>> le nostre mani
continuavano a essere allacciate.
<< E tu come ti chiami, se posso..?>>
<< E se non potessi?>> ammiccai sorridendo.
<< Mm.. lo scoprirò col tempo>>
sorrise a sua volta.
<< Beh, buona scoperta>> risi
più forte staccando le nostre mani e voltandomi di lato,
dandogli le spalle. << Grazie scricciolo>> mi
girai verso di lui trovandolo più vicino del previsto, tanto
vicino da sentire il suo fiato sulle mie labbra e gustandone il dolce
profumo di menta.
Mmm.
<< C..come mi hai chiamata?>> chiesi ancora
stordita da tanta vicinanza.
<< Non posso chiamarti anonima o sconosciuta quindi ti ho
dato un soprannome>> rispose disinvolto.
<< Non trovi che sia un po’ troppo.. intimo
questo soprannome?>> chiesi alzando un sopracciglio
visibile grazie solo alla leggera luce gialla della abatjour.
<< E chi ti dice che noi non diventeremo
intimi?!>> ma che.. che..
<< Nei tuoi sogni, Cullen!>> risposi
tornando alla posizione di prima, dandogli le spalle.
<< Bene, allora buonanotte scricciolo.. e svegliati tra
sette giorni, quando questo sogno finirà>> lo
sentii sorridere e spegnere la lampada per poi stendersi
dall’altra parte del letto.
Stanca del viaggio e delle vicende di quel giorno, mi addormentai
subito dopo aver chiuso gli occhi.
Un
martellare nelle orecchie mi svegliò da quel sonno profondo
e subito una sconosciuta quanto piacevole essenza mi investì
sconvolgendomi.
<< Mmm>> mugugnai stiracchiandomi ma mi
bloccai quando sentii qualcosa di duro al mio fianco e sotto di me.
Martellare..
Essenza..
Caldo..
Corpo..
Oh merda!
Mi scostai immediatamente da QUELLO e arrivai dall’altra
parte del letto, non cadendo a terra per poco. Sbarrai gli occhi
immobilizzata da quella situazione e trovai un Edward sorridente di
fronte a me. Sogghignava divertito dalla mia evidente faccia incredula
e stralunata. Merda!
<< Buongiorno scricciolo>>
salutò continuando a sorridere.
<< Cosa diavolo ci facevo addosso a te?>>
quasi urlai.
<< Beh, qualche ora fa sei arrivata qui e di certo non si
rifiuta una bella ragazza come te>> sprofondai tra i
cuscini imbarazzata. Merda!
<< Sei arrossita>> mi fece notare facendo,
a sua volta, aumentare il bollore delle guance. Mi alzai.
<< Vado in bagno>> senza aspettare risposta
mi catapultai dietro quella porta chiudendola bene a chiave. Cavolo che
figuraccia!!
Mi spogliai in fretta e mi buttai sotto l’acqua fredda della
doccia. Dopo cinque minuti buoni uscii e mi avvolsi
nell’asciugamano. Diedi volume ai capelli pizzicando i
boccoli con la punta delle dita e, dopo aver messo la mia crema alla
fragola sul corpo, uscii a piedi scalzi.
Edward si era alzato e adesso si trovava di fronte
all’armadio alla ricerca, molto probabilmente, di qualcosa da
indossare. Imbarazzata e col viso in fiamme, raggiunsi
l’armadio e aprii entrambe le ante.
<< Mi vuoi proprio morto eh?!>> sobbalzai
quando sentii la sua voce forte pronunciare queste parole nel
più assoluto silenzio.
<< Come, scusa?>>
<< Niente, niente.. lascia stare>> rispose
scuotendo la testa e sorridendo. Mah!
Afferrai il costume blu a due pezzi, un pantaloncino dello stesso
colore e un top bianco.
<< Vai tu in bagno?>> gli chiesi
così da regolarmi per il turno e dove mettere il costume.
<< Sì, sì.. se posso
ovviamente>> annuii congedandolo e chiudendo le ante
dell’armadio. << Beh, allora
vado>> si chiuse in bagno e io mi vestii subito, evitando
qualche sua entrata inaspettata. Preparai anche la borsa bianca a fiori
blu per il mare con tutti gli accessori compreso cellulare e
portafoglio e misi i sandali bianchi con le pietre blu sopra.
Non sapendo cosa fare, se avvisare Edward o no, mi avvicinai alla porta
e bussai.
<< Edward io esco>> urlai per farmi sentire.
<< D’accordo, a dopo scricciolo>>
scuotendo la testa uscii dalla camera e andai alla hall in cui
c’era Alice che parlava con un ragazzo. Aspetta.. era QUEL
ragazzo: il biondino tutto muscoli che avevamo visto
all’aeroporto al fianco di Edward. Decisi di raggiungerla e,
quando fui abbastanza vicina, simulai un colpo di tosse alche Alice si
girò e mi sorrise.
<< Eccoti, finalmente.>> esclamò
abbracciandomi.
<< Buongiorno anche a te>> esclamai
scuotendo la testa.
<< Vieni, ti presento Jasper. Jazz lei è
Isabella, la mia migliore amica. >> il ragazzo di nome
Jasper mi porse la mano che afferrai sorridendo.
<< Piacere Isabella>> sussurrò e
io ricambiai.
<< Piacere mio Jasper>>
<< Ci siamo scontrati in corridoio e si è
offerto di accompagnarmi in hall visto che anche lui sta aspettando un
suo amico>> Alice calcò le ultime due parole
ammiccando nella mia direzione. Sadica!
<< Sì, ed è in ritardo di ben dieci
minuti>> Beh, forse perché avevo tenuto il
bagno occupato?! << Ah, eccolo finalmente.
Edward!>> lo chiamò alzando e sventolando la
mano per attirare la sua attenzione. Io non mi girai nemmeno ma
aspettai voltata di spalle.
<< Scusa Jazz ma ho avuto un contrattempo>>
esclamò lo “sconosciuto” avvicinandosi.
<< Hai fatto amicizia?>> chiese
sogghignando.
<< Sì. Edward ti presento Alice, Alice lui
è Edward, il mio migliore amico>> i due si
strinsero la mano presentandosi e Jasper continuò le
presentazioni. Merda!
<< Lei è Isabella, la migliore amica di Alice.
Isabella lui è Edward>> probabilmente non mi
riconobbe perché quando mi girai gli occhi gli uscirono
dalle orbite. Sogghignai soddisfatta.
<< Piacere
Isabella>> calcò la voce sul mio nome,
soddisfatto di averlo conosciuto. Alzai un sopracciglio.
<< Piacere Edward>> gli strinsi la mano e
una scossa mi fece vibrare la mano tanto che fui costretta a staccarla.
Edward fece lo stesso e mi guardò malizioso.
<< Che ne dite di scendere al lido tutti e quattro
insieme?>> Beh, se avessi avuto qualcosa in bocca, alle
parole di Alice lo avrei sputato senza troppi indugi. La guardai di
sbieco e fece spallucce come se niente fosse.
<< Mm per me va bene>> sussurrò
Edward mentre se la rideva sotto ai baffi.
<< Anche per me>> esclamò
entusiasta Jasper.
<< Ok>> risposi sbuffando e iniziando a
camminare.
Dopo dieci minuti di cammino a
piedi, arrivammo alla calda spiaggia di Ibiza in cui la sabbia era
bianca quasi come neve e il mare era calmo e limpido come un lago, se
non di più. Si sentiva profumo di palme ma anche di cloro, a
causa delle numerose piscine che circondavano il vialone che portava
sulla spiaggia. C’erano enormi ville che si affacciavano
lì, e anche il centro ne era strapieno. In pratica
lì c’erano solo ville e alberghi, ognuno ricco di
propria piscina e giardino.
Camminammo lungo la
pedana tra le numerose palme per arrivare alla piccola oasi del lido.
Cacciamo la nostra tessera\chiave per dimostrare di appartenere
all’hotel e di poter avere libero accesso, e ci diedero le
postazioni lungo la prima fila di ombrelloni. Un ragazzo biondo, ben
abbronzato, alto e muscoloso, ci accompagnò agli ombrelloni:
tutte e quattro le sedie vicine. Il ragazzo di nome James
ammiccò molte volte nella mia direzione, lanciandomi spesso
occhiatine di fuoco e sorrisi maliziosi. Mentre apriva i nostri
ombrelloni e sistemava le sedie, noi ci spogliammo rimanendo in costume
e, appena notò il mio, strabuzzò gli occhi. Lo
vidi prendere il suo block e scrivere qualcosa con la penna nera,
strappare un pezzettino e avvicinarsi. Non so cosa combinò,
ma finì di sistemare i tavolini e scappò via
augurandoci una buona giornata. Quando mi girai trovai un Edward con la
bocca aperta e gli occhi spalancati. Tossii nella speranza di
nascondere i sogghigni, ma non ce la feci a trattenermi dal parlare. Mi
avvicinai lentamente a lui e mi alzai sulle punte per arrivare con le
labbra vicino al suo orecchio.
<< Ehi
Cullen, chiudi la bocca o rischi di mangiare qualche
mosca>> sogghignando feci dietro front e corsi in acqua
tuffandomi senza però bagnare i capelli. L’acqua,
oltre ad essere limpida e calma, era anche calda. Subito mi raggiunse
Alice e di conseguenza, tuffandosi come dei veri animali, Edward e
Jasper. Quando Edward si alzò dall’acqua con tutti
i capelli bagnati e gocciolanti, rimasi estasiata a quella visione
sublime. Mi si avvicinò molto pericolosamente, tanto da
poter sentire il suo alito fresco contro le mi labbra.
Di nuovo.
<<
Attenta alle mosche scricciolo>> sobbalzai e chiusi la
bocca per poi scappare via da Alice. Uscimmo dall’acqua e ci
andammo a distendere sulle sdraio godendoci a pieno il calore dei raggi
solari sulla pelle.
Che meraviglia!
La giornata
passò così: mare, sole, sdraio, risatine e tutto
quello che Ibiza offriva di giorno. Verso le sette ci alzammo dalla
spiaggia e decidemmo di ritirarci. Lungo il cammino, Alice e Jasper non
fecero che chiacchierare tra loro mentre io e Edward rimanemmo in
silenzio. Arrivati alla hall, salutai tutti e mi ritirai in camera
mia.. nostra. Una volta in camera, mi
tuffai in bagno in cui feci doccia e shampoo, indossai i miei
pantaloncini grigi col top nero e uscii ancora con i capelli fradici.
Mi guardai intorno e non trovai nessuno.
<< Mi
cercavi?>> la mano scattò immediatamente alla
ricerca del mio cuore nel petto e il respiro mi si mozzò.
<<
Cavolo Edward, mi stavi facendo venire un infarto!>>
esclamai sedendomi sul letto. Mi si avvicinò e mi porse un
bicchiere d’acqua, dopo cui mi rilassai.
<<
Scusa, non era mia intenzione.>> scossi la testa come a
dire ‘ per stavolta non fa nulla, ma rifallo e ti ammazzo
‘. << Sei intenzionata ad uscire
così, stasera?>> mi chiese squadrandomi dalla
testa ai piedi.
<<
Uscire?>> scosse la testa e sorrise.
<<
Dovevo immaginare che Alice non ti avesse detto nulla. Comunque
sì, stasera usciamo tutti e quattro. Andiamo alla discoteca
della costiera>>
<< Cosa?
Ma io l’ammazzo!>> Mi diressi verso la porta ma
una stretta ferrea vicino al polso sinistro mi bloccò.
<< Lasciami!>>
<< Ei,
calma.>>
<< Calma
un corno!>> mi fece girare dalla sua direzione e mi
ritrovai col petto schiacciato al suo e il naso che sfiorava le sue
labbra.
Oddio.
<<
E’ un’uscita come un’altra e se vuoi, non
ti darò fastidio per l’intera
serata>> sussurrò mentre stringeva la presa
sui miei fianchi.
<< Me lo
doveva dire!>> esclamai arrabbiata e muovendomi tanto da
costringerlo a bloccarmi vicino alla porta, tra quest’ultima
e il suo corpo.
<<
Uscirai con Alice e ci incontreremo lì, se Dio vuole.
Punto>>
<<
Ma..>>
<< Lo
sai che parli troppo?>> alzai un sopracciglio.
<< Lo
sai che interrompi troppo?>> sorrise malizioso.
<<
Allora sarà meglio trovare una soluzione per tappare la
bocca ad entrambi>> Non ebbi il tempo di chiedere cosa
intendesse che sfiorò le sue labbra con le mie, prima di
dare inizio ad un vero bacio. Non so perché ma non lo
respinsi, anzi, con le mani afferrai i suoi setosi capelli e avvicinai
maggiormente il suo volto al mio. Aprii la bocca per dare libero
accesso alla sua lingua e accettò questo invito senza
indugi. Le nostre lingue danzarono tra loro e mi ritrovai ad ansimare
solo per un bacio. Merda!
<<
B..bella>> ansimai contro alle sue labbra.
Aggrottò la fronte ma non staccò le sue labbra
dalle mie e tanto meno io lo feci. Mi gustai a pieno quel sapore di
menta sulle papille gustative e quel profumo di uomo che emanava il suo
collo così pericolosamente vicino.
<<
C..cosa?>> mi chiese, anche lui ansimando.
<<
Chiamami B..bella>> risposi e mi morse leggermente il
labbro inferiore come risposta. Sobbalzammo quando il mio telefono
prese a suonare e ci staccammo svegliandoci da quella specie di coma
profondo. Corsi a prendere il telefono e risposi senza nemmeno leggere
chi fosse.
<<
Pronto?!>>
<<
Bellina cara, stasera sei dei nostri, vero?!>>
<<
Alice, avresti dovuto dirmelo prima, lo sai vero?>> la
sgridai e la sentii sogghignare. Pazza!
<< Mm
forse, ma te lo ha detto Edward, no?! Dai, ci vediamo stasera alle 23
alla hall.>>
<< Ali,
aspetta! Come andiamo?>> tu, tu, tu. Aveva già
staccato. Chiusi il telefono e lo posai sul comodino. Abbassai lo
sguardo imbarazzata da quella strana situazione che si era creata ma,
tornando in me stessa, alzai la testa e mi girai nella sua direzione
nella speranza che il rossore fosse scomparso.
Lo trovai poggiato
all’armadio e con le braccia conserte al petto,
un’espressione tra il serio e l’ironico stampato
sul viso e i capelli scompigliati.
<< Era
Alice?>> mi chiese e io mi limitai ad annuire.
<< Ti ha detto di stasera?>> annuii di
nuovo. Abbassai lo sguardo ma lo rialzai subito nel momento in cui
sentii dei passi avvicinarsi e trovai Edward a un palmo dal mio naso.
<< C-
cos..>> fui interrotta dalle sue labbra che si posarono
sulle mie ma stavolta ero lucida.
Stavo. Baciando. Uno.
Sconosciuto.
Con tutta la forza che
avevo in corpo lo allontanai da me premendo le mani sul suo petto.
Confuso si scostò e mi guardò.
<<
Edward.. >>
<< Scusa
Bella>> mi disse e scappò in bagno. Confusa mi
distesi sul letto e chiusi gli occhi.
Cosa diavolo mi stava
succedendo?!
Ma saaaaaalve!! Ebbene sì, sono ancora viva ù.ù
Beh, avete ragione.. avrei dovuto cestinare questa OS ma non ci sono riuscita, avevo voglia di sapere che ne pensate (anche che fa schifo mi va bene u.u)
Ho creato dei personaggi completamente diversi dai miei soliti, e devo dire che mi sono divertita molto a scrivere di loro. Mi scuso per aver usato forse a volte delle parole.. volgari ma beh, immaginare di trovarvi voi di fronte Edward Cullen nudo, eh?! E con questo ho detto tutto u.u
Naturalmente, ci sarà la 2a e ultima parte di questa OS, sarà pubblicata entro breve, sempre se volete e.e
Ah sì, il rating POTREBBE subire dei cambiamenti nel prossimo capitolo. In questo caso inserirò un capitolo a rating arancione in cui taglierò quella parte (se ci sarà), e un'altro con rating rosso. Se proprio ci terrete, minorenni, a leggere il rating rosso, me lo farete sapere o qui o tramite il mio contatto facebook ( http://www.facebook.com/profile.php?id=100002850867396 ) e vi invierò il capitolo completo.
Concludo qui, sperando che vi possa piacere e che commentiate.
Un bacione enorme, ci vediamo ad Ibiza (magaaariii *--------------* )
Mary <3