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Autore: Meme06    20/09/2011    5 recensioni
E se Amu e Ikuto fossero fratelli e si innamorassero l'uno dell'altra? Come potrebbero far fronte a questo peso? Decideranno di assecondare il loro amore oppure cercheranno di cambiare i loro sentimenti?
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Siblings in love'
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Per questo capitolo ci sono dei dialoghi che sono un ricordo da parte di Amu e quelli sono segnati così: "…"


L'ultimo giorno di vacanza passò molto in fretta. E verso il pomeriggio si misero in viaggio.

- Che peccato che sia durata così poco! - esclamò Utau rivolta alla rosa.

L'amica aveva lo sguardo perso nel vuoto. Fissava fuori dal finestrino il paesaggio che si muoveva a film davanti a lei. Pensava ancora a quella telefonata. Non riusciva proprio a togliersela dalla testa, era diventata un chiodo fisso per lei. Continuava a sperare che Ikuto avesse capito che le mancava e che sarebbe tornato non appena lei fosse tornata a casa. Magari trovandolo a suonare il violino nella sua camera, come faceva sempre quando la voleva vedere. Senza farglielo capire le si intrufolava in camera. Lo faceva anche quando era piccolo. O meglio, quando era un ragazzino.Quando aveva tredici anni le si era messo sotto le coperte del letto. Lei non si era accorta di niente e entrata in camera e infilatasi sotto le coperte sentì una mano sfiorarle il volto. Dopo aver guardato davanti a se aveva notato una figura nera che la guardava con gli occhi di un viola cupo. Dallo spavento lanciò un urlo disumano balzando fuori dal letto. Il ragazzo se la rideva a crepapelle senza riuscire a smettere.

Preoccupati i genitori erano accorsi a vedere che cos'era successo.

"Amu, che succede? Perché hai urlato?" aveva chiesto sua madre appena aperta la porta. L'unica cosa che aveva visto era la faccia di Amu bianca come un cencio e il corpo di Ikuto seduto nel letto della ragazza che non la smetteva di ridere. La rosa era andata, arrabbiata, verso il frenello. Lo aveva preso per la maglia dandogli pesanti scossoni.

" Ti sembra questo il modo di trattare tua sorella? " gli aveva urlato in faccia.

" Ma è stato troppo divertente… " le aveva risposto fra le risate.

Quella volta gliene aveva dette così tante che non se le ricordava tutte.

- Hey Amu? - la voce di Utau la fece sobbalzare, visto che la bionda le aveva parlato nell'orecchio. - Sogni ad occhi aperti?

La ragazza si voltò a guardarla.

- Ah? - chiese ancora confusa.

- Avevi lo sguardo perso nel vuoto… - le spiegò Utau. - Pensi ancora a quella telefonata?

Ecco, aveva capito. D'altronde come poteva pensare che quella ragazza non l'avrebbe capito subito?

- Si. - rispose sinceramente. - Vorrei che tornasse…

- Amu, se non è stupido e da quanto mi hai raccontato non credo che lo sia, tornerà prima di quanto te lo aspetti. - le disse Utau per tirarle su il morale.

Amu fece un sorriso tirato. Lei non ne era del tutto convinta. Dopo tutto una chiamata non cambia la vita e la scelta di una persona. Ad Ikuto nessuno lo aveva costretto a partire. Era stata un sua scelta, quindi perché tornare?

- Tornerà. - Utau sembrava aver risposto alla sua domanda posta mentalmente.

- E se non fosse così? - chiese guardandola tristemente.

- Uff, te l'ho già detto no? Andiamo in America e lo uccidiamo. - le rispose facendola sorridere.

- Siamo arrivate ragazze. - annunciò l'autista fermatosi davanti casa di Amu.

Tutte e due scesero ed entrarono a casa della rosa. Avevano deciso che per un'altra sera potevano dormire insieme, tanto il concerto era passato e nessuno si aspettava di vedere in giro la cantante.

Entrate in casa salirono subito nella camera della ragazza a poggiare i bagagli.

Quando scesero di sotto trovarono il padre e la madre della rosa davanti a loro.

- Bentornata a casa! - disse suo padre facendole una carezza sulla testa.

- Ciao babbo! - esclamò invece Amu abbracciandolo.

- Ciao Amu… - disse sua madre.

La rosa si staccò da suo padre.

- Ciao mamma. - rispose senza muovere un muscolo. I rapporti con la madre non erano dei migliori ed era sempre peggio. Lei non avrebbe mai accettato i loro figli insieme e questo le aveva portate al disaccordo. Solo suo padre sembrava capirla davvero. Se non facevano niente potevano restare insieme, ma neanche questo quella donna capiva. - Utau resta a dormire a casa nostra, in camera mia, il mio letto è abbastanza grande, possiamo dormire insieme. Voi siete d'accordo vero?

Prima che sua madre aprisse bocca il padre prese la parola per entrambi.

- Assolutamente. - disse, di poche parole ma convinto.

Le due ragazze si sorrisero e volarono in camera a cambiarsi e a mettersi il pigiama.

- Posso farmi una doccia Amu? - chiese la bionda.

- Si, certamente!

- Grazie, dov'è il bagno? - chiese dopo aver preso l'asciugamano bianco con la spugna verde acqua.

- Vieni ti faccio vedere. - la rosa aprì la porta della camera indicandone una di qualche metro più distante da quella. Era più scura, ma sempre in legno. - Quello è il bagno.

- Ah, okay, torno subito… - disse la ragazza uscendo.

- Ma va, fai pure con comodo! - esclamò la ragazza richiudendo la porta e andandosi a sedere alla scrivania. Prese una rivista a caso ed iniziò a sfogliarla distrattamente. Guardava solo le figure, che però non le piacevano molto, per questo la rimise a posto e ne prese un'altra, la quale le fece quasi venire un infarto. Sulla copertina c'era la foto di un violino, uno molto simile a quello di Ikuto. Ma perché tutte a lei? Come ci era finita la rivista di strumenti musicali di Ikuto nel suo portariviste? Boh…

A distrarla ci fu il cellulare. Non credeva l'avrebbe mai fatto ma ringraziò mentalmente quell'aggeggio fastidioso e anche la persona che la stava chiamando. Ebbe un attimo di esitazione, pensando che fosse suo fratello, poi si fece coraggio e guardò sul display. Sospirò di sollievo, non che non avesse voluto che suo fratello la chiamasse, ma in quel momento dopo aver visto il suo violino non era il momento più adatto, rischiava di piangere al telefono.

Fece partire la chiamata.

-- Pronto Rima… -- disse.

-- Ciao Amu! -- fece solare l'amica.

-- Ciao, come mai così contenta? --

-- Oh sapessi! Puoi uscire oggi? Sei tornata da casa di tua zia no? --

-- Si, ma vedi devo disfare i bagagli e poi sono stanchissima, non è che possiamo uscire domani? --

-- Uff, va bene per questa volta passi, ma ti assicuro che è uno scoop eccezionale! --

-- Ci credo, ma oggi davvero non posso… --

-- Va bene dai, com'è andata la vacanza, vi siete divertiti tu e tuo fratello? --

Quella domanda fu come ricevere un pugno allo stomaco per Amu.

-- S-si, sai lui è il solito stupido… -- disse cercando di sembrare il più naturale possibile.

-- Dici sempre così eppure vi volete molto bene e si vede. -- continuò la biondina.

Altro colpo basso per Amu, se non fossero state solo metafore le sarebbe uscito il sangue dalla bocca per quanto erano forti.

-- Si, lo so che mi vuole bene. -- disse con gli occhi che le pizzicavano.

-- Poi se non lo sai tu! -- fece l'amica sarcastica. -- Dimmi una cosa, domani a che ora sei libera?

-- Mmm… vediamo… domani… domani… Ah si! Alle cinque e mezza se ti va bene. -- rispose dopo averci pensato bene.

-- Così tardi? Ma che devi fare di così urgente? -- chiese sorpresa l'amica.

-- Niente di che, problemi familiari. -- rispose vaga.

-- Ah, capisco, basta che vieni perché è davvero una grande notizia quella che devi sapere! -- era proprio entusiasta.

-- Stai tranquilla io non ti ho mai dato buca, che motivo avrei per dartela domani? -- le chiese ridendo.

-- Okay, okay proverò a fidarmi. -- rispose l'amica ironica.

-- Spiritosa… -- mentre diceva queste parole sentì la porta che si apriva, Utau era tornata in camera. -- Scusa Rima, ora ti devo lasciare, ci vediamo domani… --

-- Oh, okay, ciao! --

-- Si ciao --

E così chiuse la chiamata.

- Era una tua amica? - chiese Utau mentre si asciugava i capelli con il fon.

- Si, Rima… - rispose la rosa riponendo il cellulare in tasca. - Ha detto che domani sono obbligata ad uscire con lei perché ha uno scoop eccezionale. Fa sempre così quando si mette con un ragazzo, probabilmente si è messa con Nagihiko e me lo vuole far conoscere, però come al solito prima ne dobbiamo parlare fra amiche e poi usciremo tutti e tre insieme.

- Wow, la tua amica è come un libro aperto per te eh? - chiese la ragazza sorridendo.

- Si, e pensa che… - fu interrotta da una buffissima suoneria che sembrava tanti campanelli di gatti che danzavano l'hula. Era carino pensare cose così buffe per Amu. Estrasse il cellulare e aprì il messaggio. - Ancora Rima…

Fece sorpresa. Utau le si avvicinò.

- Che dice? - chiese la bionda guardando sul display. Amu rimase allibita una volta letto il messaggio.

- Dice… se vuoi puoi portare anche Ikuto, almeno uniamo le due coppie. - disse la rosa. - E adesso che cosa le rispondo?

- Dille che Ikuto non vuole uscire. - propose Utau.

- Si, le rispondo così è l'unica soluzione. - accettò il consiglio scrivendo breve messaggio ' mi spiace Ikuto non vuole uscire'.

Poco dopo le rispose. 'Non importa' le disse poi l'amica.

- Non hai detto niente alla tua amica ah? - fece la bionda.

Amu scosse piano il capo.

- Non potevo dirle niente. - rispose. - Rima si sarebbe preoccupata per me e questo io non lo voglio.

Utau annuì finendo di asciugarsi i capelli e rimettendo poi il fon a posto.

- Capisco. - fu il commento da parte della cantante. - e adesso che facciamo?

Amu rivolse lo sguardo a l'orologio.

- Direi che si va a mangiare. - disse per poi scendere insieme all'amica la piano di sotto.


Ore 3.26. Una ragazza se ne stava tutta rannicchiata sul divano del salotto a pensare. I capelli rosa le ricadevano sulle spalle e qualche ciocca le era finita davanti agli occhi. Non che se ne curasse più di tanto, i suoi pensieri erano altrove in quel momento.

Una mano sulla spalla la fece trasalire. Si voltò.

- Babbo, mi hai fatto prendere un infarto! - esclamò a bassa voce. - Che ci fai sveglio a quest'ora?

- Potrei farti la stessa domanda Amu… - rispose suo padre sedendolesi accanto. - Che cos'è successo?

Okay, a volte era meglio quando qualcuno capiva senza che tu glielo stavi a spiegare, ma in questo caso no, era peggio. Perché lei non aveva nessuna intenzione di parlarne.

- Niente. - rispose, ma non lo convinse.

- Amu, centra qualcosa Ikuto? - e va bene, uno può essere intuitivo ma ora basta.

- Perché pensi questo? - chiese allora la figlia.

- Tu rispondi e basta.

- Si… - mormorò la ragazza. - L'altro giorno mi ha chiamato…

Il padre non ne era affatto stupito cosa di cui Amu si sorprese.

- E che cosa ti ha detto? - domandò l'uomo tranquillo come se fosse la cosa più naturale del mondo che dopo quello che è successo e dopo che non i è fatto vivo per tre mesi uno telefoni.

- Abbiamo parlato di cose irrilevanti. Gli ho chiesto se tornava e lui mi ha risposto che non lo sapeva. - gli disse.

Aruto annuì, conosceva bene suo figlio e in quel periodo sapeva quanto fosse indeciso.

- Ma dimmi babbo… - iniziò Amu. - Tu quanto ne sai di questa storia?

Chiese la ragazza, dopo tutto era sua figlia, era intuitiva quanto lui.

- Perché me lo chiedi?

- Perché ho il sospetto che tu e Ikuto avete parlato. - disse.

Centrato in pieno. Che ragazza speciale…

- Esatto. - disse solo Aruto. - Sono stato io a telefonargli e a dirgli di chiamarti. A quanto pare li segue i miei consigli.

L'ultima frase era quasi sarcastica, poiché suo figlio non gli ubbidiva mai.

- Perché lo hai fatto babbo? - chiese la figlia stupita.

- Perché non sei stata contenta?

- Certo che ne sono stata contenta, ma io credevo che…

- Amu. - la interruppe il padre. - Non mi importa di questo, voglio solo come ogni genitore vedere i propri figli contenti, anche se la loro felicità sia proibita.

La ragazza lo guardò un attimo sorpresa, poi sorrise e si alzò dal divano.

- Grazie e buonanotte babbo! - disse allegra per poi tornare nella sua stanza.


Nel frattempo, in un altro stato un ragazzo sui diciotto anni era intento a prendere una decisione che avrebbe cambiato di nuovo il corso della sua vita. Questa volta però, per sempre.

  
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