Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Main_Rouge    20/09/2011    2 recensioni
Per il contest "la poesia delle storie" di Gabby e Nonnapapera, una One-Shot in cui sono descritti gli ultimi momenti di vita di uno dei più famosi e spesso incompresi eroi della nostra storia.
Classificata OTTAVA al contest sopracitato
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una pioggia scrosciante colpiva con violenza il suo viso grave.
I suoi pesanti passi erano coperti dal lugubre pianto del cielo, tanto assordante da non lasciare scampo. Erano lacrime di amara compassione, ma anche di rabbia.
Nessun suono al mondo, però, avrebbe potuto coprire le urla, gli insulti.
Intorno a lui, mentre con il capo chino avanzava su una marcia passerella di legno, con le ossa frementi per il gelido tocco dell’acqua, senza speranza nel cuore, una folla di animali, creature senz’anima, schiavi della loro stessa sete di sangue.
Riversavano la loro furia sull’uomo che, a loro insaputa, per un solo attimo aveva incarnato tutta la loro fede.
Le centinaia di bestie che, con gli occhi rossi di avida brama di appagamento, fissavano il morto che camminava verso il suo carnefice, però, non potevano scorgere la nera figura al suo fianco.
Solo lui ne era in grado.
Imponente, profonda come l’abisso infernale, la Morte, nel suo mantello di pece, scortava con fare beffardo l’uomo la cui anima già possedeva.
Un ghigno compiaciuto, macabro, mentre sembrava spogliarlo delle sue membra per studiare il suo nuovo trofeo. Vedeva passione, vedeva frenesia. Ma anche dolore, massacro, e sopra tutto, la pesante consapevolezza che si sarebbe perdonato ogni azione.
Un’anima forte, macchiata di peccati indelebili, eppure così seducente per la Collezionista.
I suo occhi di brace brillarono quando infine vide ciò che cercava. In profondità, sotto i pesanti carichi di odio e di cieca brama di sangue infetto, l’essenza che stava per ottenere nascondeva la paura. Quel terrore dell’ignoto e dell’indefinito che prende anche i più incorruttibili folli, fiduciosi in una vita migliore nell’aldilà. Ma oltre questo vuoto meccanismo difensivo dell’uomo, il ricondurre il mistero della dipartita alla più immediata e comprensibile concezione di vita, tutti passano per l’oscura via dell’incertezza e dell’abbandono. E proprio di quella consapevolezza, di sapere di non poter sapere, che lei si nutriva con più gusto.
Strinse con maggiore foga la sua falce arrugginita, fissando con sguardo affamato il suo imminente banchetto.
La sua mano libera, ossuta e cadente, gli fece cenno di avanzare.
Lo sguardo dell’uomo però, stoico nella sua disperata rassegnazione, non la assecondò, né i suoi piedi si prestarono ad ubbidire.
Il suo passo lento, costante; solo questo.
Il suo modo di convincersi di essere ancora vivo era solo questo.
Arrivò infine sul grande palcoscenico ligneo dove lo aspettava la forca.
Si fermò, mentre un uomo dalla voce possente come il tuono ne elencava i peccati. Guy Fawks, cospiratore e terrorista, nonché efferato assassino, colpevole del terribile peccato di lesa maestà.
Gli occhi del banditore non incontrarono mai i suoi; condannava un uomo che non aveva nemmeno mai visto.
Alla fine, fu posta al condannato la domanda di rito, la più difficile a cui rispondere: gli si chiese se avesse qualche ultima parola.
Fawks alzò lo sguardo da terra, rivelando il vuoto nei suoi occhi alla folla, che null’altro voleva da lui, se non la sua vita.
Ma non disse una parola.
Soffermò per un eterno attimo il suo vacuo guardare su un viso di fanciulla, più bagnato di dolore che di pioggia. Alla fine, salì lui stesso sul patibolo, mentre un uomo incappucciato gli infilava il crudele cappio al collo.
La Morte, avida, fremeva. Si pose davanti agli occhi del morto per un attimo prima che gli venisse infilato il nero velo della cecità. Ma lei, con un gesto plateale, alzando entrambe la mani al cielo gracchiò:

“La tramontana soffia al gran ballo degli scheletri!”

Vedendo il corpulento boia barcollare verso la leva dell’omicidio, piantò la sua cupa falce sotto il mento di Fawks, appena in contatto con la sua pelle diafana. Con sguardo di folle piacere, urlò di nuovo:

“La forca nera mugola come un organo di ferro!”

L’assassino strinse con forza il ligneo strumento di morte: la vita di Fawks era nelle sue  mani.
Ebbe un attimo di esitazione, scosso dall’assordante ululato della folla. Volevano il suo cadavere da dilaniare, il folle che, con il suo gesto di insensato coraggio, aveva chiuso ogni porta alla diplomazia con il governo. Aveva perso la sua scommessa, trascinando a fondo con sé coloro che voleva liberare.
Con la mano tremante, la Morte di tolse il cappuccio color del vuoto, e alzando gli occhi al cielo ruggì con potenza inimmaginabile, vedendo tese le dita del grosso boia:

“E i lupi rispondono da foreste violette: all'orizzonte il cielo è d'un rosso inferno...”

Alfine la trappola di legno scattò, facendo piombare nel baratro il silenzioso Fawks. Pochi rantoli involontari, il contorcersi disperato di un corpo ormai morto. La sua anima, rimasta impigliata nell’empia falce, sventolava come una bandiera: il simbolo della vittoria del Mietitore.
A nessuno fu permesso prendere il suo corpo.
Chi attenta al sacro Parlamento non merita sepoltura. E mentre gli avvoltoi, insoddisfatti, tornavano alle loro buie case, la Falce, con in mano l’anima ormai sconfitta del cospiratore morto per la libertà, del terrorista affamato di giustizia, cantò il suo ultimo verso prima di tornare nell’ oscurità del suo regno:

“Alla nera forca, amabile moncone,
danzano, danzano i paladini,
i magri paladini del demonio.”
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Main_Rouge