Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Kurtofsky    20/09/2011    3 recensioni
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…
É un periodo di guerra civile. Navi spaziali ribelli, colpendo da una base segreta, hanno ottenuto la loro prima vittoria contro il malvagio Impero Galattico.
Durante la battaglia, spie ribelli sono riuscite a rubare i piani segreti dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera, una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta.
Inseguito dai biechi agenti dell'Impero il Principe Kurt sfreccia verso casa a bordo della sua aeronave stellare, custode dei piani rubati che possono salvare il suo popolo e ridare la libertà alla galassia... [Star Wars!Glee | Klaine/Kurtofsky]
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Un po' tutti, Will Schuester
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: May the Force be with you
Titolo del Capitolo: Capitolo 2
Fandom: Glee
Personaggi: Blaine Anderson, David Karofsky, William Schuester, Finn Hudson
Genere: Introspettivo, Avventura
Rating: Giallo
Avvertimenti: Alternative Universe (AU), Slash, OOC
Conteggio Parole: 2952 (FiumiDiParole)
Note: 1. Alle madrine di questa fic: le Ilartina (LOL)! IrishMarti e speranza19, che mi hanno incoraggiata a scriverla ed hanno sclerato con me XD
2. Note maggiori a fine pagina :3
3. Non betata =3


{ May the Force be with you ~
- Capitolo 2 -



Il landspeeder di Blaine sfrecciava sopra il deserto lasciando dietro di se una scia di fumo.
Amava la velocità - anche se non si sarebbe mai detto -, era una delle poche cose che lo facevano sentire libero. Certo, era un controsenso visto che si ostinava a ripetere che lui non era un tipo incline alle avventure, eppure c'era sempre quella piccola parte di sé che gli ricordava che quello non era il suo posto, ma che era destinato ad un qualcosa di più grande.
Fino a quel giorno, a dirla tutta, era sempre e solo stata una piccola vocina ma, per una serie di bizzarri eventi, aveva scoperto che forse era una 'questione ereditaria'.
Nonostante tutto, Blaine non era davvero pronto ad accettare tutto quello. Odiava la vita nella fattoria dei suoi zii ma gli apparteneva da così tanto tempo che non poteva rinunciarci da un momento all'altro...
A dirla tutta, sapeva di essere spesso incoerente ma non pensava di arrivare fino a quel punto.
" Blaine! Guarda!", Bill si volse completamente verso sud, i suoi occhi scrutavano l'orizzonte seri. " C'è del fumo."
Il ragazzo, rallentando, guardò nella direzione indicata.
" Dove? Non vedo niente!"
" Andiamo a controllare. Qualcuno potrebbe avere bisogno di una mano."
Senza obiettare, e fidandosi ciecamente dell'uomo, Blaine deviò verso sud e, dopo qualche minuto fu anche lui in grado di vedere delle colonne di fumo levarsi in cielo.
" Ma... come?", ansimò senza parole. Non riusciva a capire come l'uomo potesse aver avvistato il fumo da quella distanza ma, dopo aver superato una salita ed essere entrato in un canyon, mise a tacere ogni sua domanda.
Scorse dei corpi carbonizzati e carcasse di droidi sparpagliati ovunque e, al centro di quella raccapricciante scena i resti ancora in fiamme del cingolato Jawa.
Blaine trattenne il respiro nell'esaminare quel luogo e subito si rese conto che qualcosa non andava per il verso giusto.
Conosceva i Jawa ed erano dei gran codardi ma, a giudicare da delle impronte, sembravano essersi messi contro un qualcosa di troppo grande e pericoloso per loro.
I suoi dubbi furono subito confermati da Bill che, dopo aver esaminato a sua volta le impronte, convenne che quanto era accaduto era molto più grave del previsto.
Infatti, indicandogli dei segni d'arma da fuoco sulla carcassa del cingolato gli spiegò quanto era riuscito a dedurre.
" Sono colpi di un folgoratore e sono troppo precisi per appartenere ad un abitante di Tatooine... solo le truppe d'assalto imperiali potrebbero attaccare un cingolato Jawa con questa mortale precisione."
" Cosa stanno cercando?", chiese, salvo poi rendersi conto dell'inutilità della sua domanda.
Guardò subito i droidi che li avevano seguiti in quell'esplorazione. Come un lampo si ricordò delle informazioni che sembravano essere contenute nel più piccolo e trasalì.
" Cercavano...", non riuscì più a parlare e, ignorando Bill che gli urlava dietro nel vano tentativo di fermarlo, saltò sul suo landspeeder partendo in un vortice di sabbia.
Non gli importava di lasciare indietro Bill e i due droidi, se aveva ragione in quel momento le truppe imperiali erano sulla via della fattoria e... no, non voleva neanche pensarci.
Non voleva associare l'immagine di quei corpi carbonizzati a quella dei suoi zii.
Spinse il suo landspeeder al massimo della sua potenza, sfrecciando su sentieri non tracciati ma che conosceva ormai a memoria.
Non arrestò la sua corsa neanche quando intravide delle cupe spire di fumo dalla direzione della fattoria. Cercò di pensare che erano più lontane, che non si trattava di casa sua... ma più si avvicinava più quelle sue vane convinzioni venivano meno.
Una volta giunto a destinazione scorse chiaramente il fumo uscire da delle buche nel terreno che fino a qualche ora prima erano la sua casa e, senza pensarci oltre, si buttò subito fuori dal suo landspeeder e provò ad addentrarsi inutilmente nell'abitazione.
Il fumo era troppo denso e l'aria si era fatta calda e irrespirabile. Inciampò più volte, arrancando quasi alla cieca con gli occhi carichi di lacrime.
" Zio Owen! Zia Beru!", gridò, tendendo le orecchie alla disperata ricerca di una risposta.
Si spinse verso la rimessa, sperando che fossero riusciti a scappare con l'altro landspeeder, ma ciò che vide lo pietrificò.
In lontananza vi erano due sagome distese per terra, fumanti e ancora attorniate dalle fiamme.
Le lacrime e il fumo non gli permettevano di vedere bene ma...
Sfregò gli occhi, sperando disperatamente di scagliarsi, di fuggire a quella dolorosa realtà che si era importa nella sua vita così all'improvviso.
Corse fuori, e gridando di dolore si lasciò cadere sulle ginocchia, scoppiando in un pianto disperato e liberatorio.
Nascose il volto quasi sulla calda sabbia e, da quel momento in poi, cercò di non voltarsi più. Alle sue spalle vi era solo distruzione e morte e lui... non poteva sopportarla.
Poteva solo andare avanti e fu con quell'animo che tornò indietro a riprendere Bill e i due droidi.
Non aveva più niente che lo tratteneva su Tatooine e... desiderava lasciarsi andare.
" Voglio... voglio venire con te ad Alderaan.", dichiarò guardando Bill, sforzandosi di mostrarsi deciso nonostante il dolore che stava provando. " Non c'è più niente per me qui e... voglio conoscere le vie della Forza e diventare uno Jedi come... come mio padre...", sussurrò quasi impercettibilmente.
L'uomo lo ascoltò serio e, carezzandogli una spalla per fargli sentire la sua presenza gli sorrise rassicurante.
" Farò in modo che il tuo desiderio si avveri, Blaine. Ora, partiamo per Mos Eisley."
Blaine assentì e, mentre imboccava la strada verso Mos Eisley, sapeva che non stava lasciando alle sue spalle solo un cingolato Jawa ancora fumante e dei cadaveri carbonizzati, che non stava abbandonando solo la fattoria ormai distrutta e i suoi zii... ma stava lasciando la sua monotona e noiosa vita.
L'unica che gli fosse mai appartenuta.



Mos Eisley era uno dei più grandi porti spaziali di Tatooine.
Nel guardarlo dall'alto sembrava quasi che la città fosse stata bombardata, ma ad un occhio più abituato a quel paesaggio quei cosiddetti 'crateri' che la costellavano non erano altro che basi di lancio. Questo perché la città era anche più grande di quanto sembrava visto che si era stata costruita quasi per intero sottoterra.
Una volta parcheggiato il landspeeder, Blaine affiancò Bill che scrutava la città come se non la vedesse realmente. Un qualcosa diceva al ragazzo che il più grande stesse elaborando qualche piano per allontanarsi dal pianeta senza destare troppi sospetti - era chiaro che ormai l'esercito dell'Impero era sulle loro tracce - e non poteva far altro che affidarsi completamente a lui.
" Questo posto è l'ideale per non farci trovare mentre cerchiamo un passaggio. Su Tatooine non troverai mai un covo di criminali più grande di questo. L'Impero sa di noi...", guardò Blaine come se volesse assicurarsi che avesse capito bene. " Quindi dobbiamo stare attenti."
Blaine inghiottì la sua insicurezza ed il ricordo dei suoi zii ed assentì.
" Sono pronto a tutto.", rispose.
Era bravo a mentire. L'aveva fatto per tutta la vita mentre vedeva i suoi amici lasciare il pianeta per unirsi alla Ribellione.
Gli mancavano e gli dava fastidio non poterli raggiungere, e per non far preoccupare sua zia - e arrabbiare suo zio - sorrideva e fingeva che tutto andasse bene, nascondendosi dietro la sua ormai nota incoerenza.
Desiderava stare in un posto diverso eppure non riusciva a separarsi da Tatooine.
Era codardia o... era un normale sentimento umano?
" Tranquillo Blaine.", lo rassicurò con una pacca sulla spalla Bill, come se riuscisse a sentire i pensieri del ragazzo che, fissandolo, annuì ancora un pizzico più sicuro.
Non era solo. Con lui c'era il Generale William Schuester - non era semplice abituarsi alla nuova identità di Bill ma gli infondeva davvero una certa sicurezza - e presto avrebbe abbracciato una nuova vita.
L'esistenza umana in fondo era fatta in quel modo... bisognava solo saper scegliere in un modo o nell'altro.
I suoi zii l'avevano fatto quando avevano scelto di non dirgli la verità su suo padre, permettendogli di vivere come un ragazzo normale, e in quel momento spettava a lui fare la sua scelta.
" Torniamo al landspeeder.", suggerì Bill sempre con quel suo sorriso rassicurante, conscio che in quel momento Blaine aveva solo bisogno di sentirsi a suo agio: certo delle sue ultime decisioni.
Si infilarono senza problemi nelle animate strade di Mos Eisley e Blaine non potè non notare ancora una volta quanto fosse diversa da Anchorhead.
Era nata come città commerciale e, sin dal suo concepimento, ogni singola abitazione era stata creata per far fronte al torrido caldo dei due soli di Tatooine.
Sembrava andare tutto bene ma quando delle figure bianche e alte - quasi luccicanti per la luce dei due soli - li bloccarono accerchiandoli, Blaine per un attimo pensò di premere sull'acceleratore e di farsi strada tra la gente in quel modo, ma Bill lo fermò rivolgendo un semplice e calmo sorriso agli Imperiali.
" Questi droidi. Da quanto tempo li avete?", ringhiò facendo sussultare Blaine.
" D-da... tre o... quattro stagioni credo...", mentì incerto, sicuro di non essere stato affatto convincente.
" Sono in vendita.", intervenne calmo Bill. " Sempre se li vuole e... se li paga bene."
L'assalitore non rispose, studiando il landspeeder come se potesse dargli qualche indizio.
" Venite da sud?"
" S-sud? N-no.", rispose subito Blaine, cercando poi di non far tremare più la voce. " Noi veniamo da una città nei... pressi di Bastine."
" Bastine?", l'assalitore si avvicinò di nuovo al ragazzo, lasciando perdere l'ispezione. " Fammi vedere i tuoi documenti."
Blaine sentì tutta la sua sicurezza crollare ed il cuore balzargli in gola in un forsennato battito che sembrava quasi poterlo soffocare.
Era certo che l'assalitore, a causa del suo nervosismo, avesse capito che stava mentendo e se gli avesse dato i suoi documenti sarebbe stata la fine.
Bill però non sembrò farsi prendere dal panico e sporgendosi verso l'assalitore parlo con voce stranamente suadente - Blaine notò subito quel cambiamento e pensò stupidamente che quella voce aveva addirittura un qualcosa di... musicale.
" Non è necessario controllare i suoi documenti."
" Non è necessario che controlliamo i suoi documenti...", ripeté l'altro con tono normale ma privo di volontà.
" Non sono questi i droidi che state cercando.", continuò Bill.
" Non sono questi i droidi che stiamo cercando."
" Siamo liberi di andare."
" Siete liberi di andare."
Quel discorso aveva un qualcosa di incredibile e, all'ordine dell'assalitore di andare via, Blaine premette subito l'acceleratore del landspeeder allontanandosi velocemente dagli assalitori.
Si trattenne dal tempestare l’uomo di domande.
Quello che aveva fatto aveva dell’incredibile! Aveva convinto gli assalitori a lasciarli andare solo con la sua voce ed era… fantastico!
“ Fermiamoci qui.”, dichiarò Bill, indicando un locale che, ad una prima occhiata, sembrava avere una clientela abbastanza eterogenea.
Blaine assentì e, quando arrestò finalmente il suo landspeeder si rivolse all’uomo senza riuscire a nascondere una certa curiosità.
“ Come hai fatto? Ero certo che fossimo spacciati!”
“ La Forza è una grande alleata e spesso può aiutarci ad influenzare le menti degli altri. Ma ricordati…”, lo guardò con un lieve sorriso. “ Può anche essere un’utile alleata ma nel tuo cammino per apprendere le sue numerose vie scoprirai anche quanto può essere pericolosa.”
Blaine assentì, anche se in realtà aveva capito ben poco, e lanciò un’occhiata alla taverna.
“ Pensi che qui troveremo qualcuno di adatto a portarci su Aldeeran?”
“ Sai Blaine. Non devi mai giudicare le persone dalle apparenze.”, e su quello il ragazzo non poté far altro che dargli ragione visto che Bill sembrava tutto tranne che un eroe delle Guerre dei Cloni. “ Mos Eisley è uno dei porti intergalattici più importanti di questo sistema e qui sono certo di trovare dei piloti che, sicuramente, meriterebbero di lavorare in posti migliori che per dei mercantili.”
“ E perché si trovano qui? D’accordo è un porto molto importante ma…”
“ Ma qui possono parlare liberamente senza il cappio dell’Impero attorno al collo. Ora però sta attento e cerca di non cacciarti nei guai. Qui scoppiano spesso delle risse.”
Il ragazzo annuì e, stando dietro a Bill, lo seguì all’interno del locale insieme a C3PO e a R2-D2.
Come avevano già notato, la clientela della taverna era abbastanza eterogenea e tra tentacoli, artigli e alieni di vario genere, Blaine si ritrovò a sperare di non ritrovarsi a dover viaggiare con un Dug o con qualche Toydariano.
Non che non fosse abituato agli alieni ma per li temeva per la loro fama di malviventi.
“ Hai… già in mente qualcuno?”, domandò a Bill che, con un gesto, indicò il fondo del bar dove un gruppo di uomini, dall’aspetto alquanto rude, beveva e rideva tra racconti di dubbio gusto.
“ Corelliani… probabilmente pirati.”
“ Ma… non stavamo cercando il capitano di una nave mercantile?”
“ Sì. E loro sono perfetti. L’unico problema…”, l’uomo ghignò. “ E che spesso fanno confusione su chi è il proprietario della nave. Ma ora aspettami qui. E…”
“ Non mi devo cacciare nei guai.”, lo anticipò Blaine, ben deciso a non essere un peso per Bill che, sorridendo, andò dai Corelliani a discutere.
Avrebbe volentieri preferito osservare le trattative dell’uomo con i pirati, ma il barista della taverna, notando i due droidi che lo seguivano, gli fece notare con malagrazia che dovevano restare fuori e, per non creare problemi – stranamente si sentiva come una calamita per i guai in quelle ultime ventiquattr’ore -, fu costretto a portare C3PO e il piccolo R2 al landspeeder.
“ Aspettate qui. Non voglio altri problemi…”
“ Se mi permette.”, esordì il droide protocollare. “ Sono perfettamente d’accordo con lei, signore.”
Blaine fece un cenno con il capo e, tornando dentro la taverna, notò che Bill non stava parlando con un Corelliano ma con un alieno dall’espressione un po’ stupida, alto quasi due metri - forse un po’ di meno ma era ugualmente alto.
Non riconosceva la sua razza ma sembrata tutto tranne che completamente umano. Lo studiò da lontano, notando che al petto portava un paio di bandoliere cariche di cartucce ed anche un’arma che Blaine non era certo di conoscere.
Forse quell’alieno non aveva un’espressione tanto intelligente, ma di certo era ben armato e nessuno avrebbe osato mettersi contro di lui.
Non sapeva quali fossero le intenzioni di Bill con quel tipo ma non stava a lui decidere, quindi si umettò le labbra e, decise di avvicinarsi al bancone.
Si fece strada tra qualche alieno e, una volta seduto su uno sgabello, ordinò una semplice bevanda per rinfrescarsi la bocca.
Riuscì a malapena ad assaggiare la sua bevanda che un alieno dalla razza sconosciuta lo afferrò facendolo quasi barcollare e lo assalì con una lingua piena di gorgoglii.
Non capì neanche mezza parola di quanto gli aveva appena detto – poteva essere qualche insulto o addirittura una proposta di matrimonio da quel che sapeva – ma di una cosa era certo: l’alieno era ubriaco. Quindi tentò di ignorarlo e di tornare alla sua bevanda ma, a quanto pareva, non erano quelli i piani dell’alieno e di un tipo che sembrava conoscere la sua lingua.
“ Non gli vai a genio.”, gli fece presente un umano, al che Blaine assunse un’espressione stupita, desiderando al tempo stesso di trovarsi in un altro posto della galassia.
“ Mi… mi dispiace.”, mormorò come se fosse colpa sua se non piaceva a quell’altro tipo.
“ Non vai a genio neanche a me.”
“ Ho detto che…”, non riuscì neanche a ripersi che venne assalito e quasi buttato per terra.
Tentò istintivamente la fuga ma di congelò alla vista delle armi di quei tipi.
Lui era disarmato e, senza volerlo, si era cacciato in quei guai che stava tentando di evitare – la teoria sull’essere una calamita per problemi si stava rivelando fondata.
Chiuse gli occhi, preparandosi al peggio, ma una voce calma e conosciuta venne in suo soccorso.
“ Non vale la pena sprecare tempo con questo ragazzino.”, Bill l’aveva appena affiancato con quel suo solito sorriso rassicurante. “ Posso offrirvi da bere?”
Ma quella sua offerta non sorbì l’effetto desiderato e, mentre l’alieno stava per fare fuoco con il suo fulminatore, Bill portò una mano sul fianco e in un lampo bianco-azzurro il braccio armato cadde per terra tagliato di netto.
Calò per qualche istante il silenzio ma, qualche attimo dopo, tutta la taverna riprese a bere e ad ascoltare musica come se tutto quello che era appena accaduto fosse una cosa totalmente all’ordine del giorno.
Blaine, rialzandosi, lo guardò ammirato – Bill era stato velocissimo e abile, non aveva mai visto una cosa simile! -, ma subito dopo assunse un’espressione quasi colpevole e, con voce incerta, cercò di scusarsi.
“ Bill… io…”
“ Vieni.”, l’uomo lo fermò con un sorriso e lo condusse davanti all’alieno umanoide con il quale stava parlando poco prima – da vicino sembrava ancor più alto e Blaine, che non spiccava di certo in altezza, si sentì molto più basso del soluto. “ Ti presento Finn. È il secondo pilota della nave che farebbe a caso nostro. Ora ci accompagna dal capitano e proprietario della nave.”
Blaine assentì e seguì l’umanoide verso il retro del locale.
“ Che… alieno è?”, domandò piano a Bill, incapace di trattenere la sua curiosità.
“ Coynite.”, rispose ma Blaine non era certo di conoscere quella razza, così come tante altre che aveva intravisto nella taverna… era in momenti come quello che si rendeva conto di quanto poco sapesse dell’universo.
Finn li condusse fin dietro un séparé nel retro del locale dove ad attenderli c’era un ragazzo altrettanto alto e robusto – non quanto l’alieno ma a sua volta aveva una certa prestanza fisica. Li scrutò sorseggiando una bevanda dall’acceso colore blu e, sorridendo al compagno, posò il bicchiere sul tavolino con una certa sicurezza.
Blaine lo osservò con attenzione, studiandone i tratti ed il sorriso che aveva appena rivolto a Finn, incantandosi nel seguire i suoi gesti strafottenti e fieri di sé.
In un’altra situazione avrebbe senza dubbio pensato che quel tipo fosse decisamente affascinante, ma quel pensiero non lo sfiorò neanche mentre il ragazzo – che a occhio e croce aveva uno o due anni in più di lui – si rivolgeva con voce seria ma divertita a Bill.
“ Hai attirato l’attenzione di tutti con quell’arma. Sei in gamba.”, ammise con tono strafottente che poi cambiò improvvisamente in uno più professionale. “ Sono David Karofsky e sono il capitano del Millenium Falcon.”





Note dell’Autrice:
Siamo giunti alla fine del secondo capitolo.
Spero sia stato piacevole arrivare fin quiXD Magari volevate vedere di più David ma mi lascio “il meglio” (LOL) per il prossimo capitolo :3
- Il carattere di Blaine. Come tutti sanno lo vedo come un personaggio non tanto coerente per come gli autori l’hanno fatto evolvere e ho adattato questa mia idea alla storia, cercando di mostrare uno dei ‘drammi’ di tutti i ragazzi: la voglia di allontanarsi da casa ma la paura. Spero sia ben resoXD
- Ho volutamente voluto utilizzare il termine ‘musicale’ per la voce di Will quando usa la Forza per incantare gli assalitori. Un piccolo rimando al suo ruolo su Glee :3
- Finn è un alieno, come ho già detto. Will ha detto che è un Coynite, ma in realtà discende da essi. Si tratta di una specie aliena simile a quella umana, che varia dai due ai tre metri d’altezza. Sono dei guerrieri dotati di grande forza fisica, spesso erano anche delle guardie del corpo. Ma non sto qui a parlare della razza. Parlo di Finn :3 ecco, lui non è un Coynite puro. Ha una corporatura meno massiccia e anche meno forza fisica – risulta ugualmente forte all’occorrenza. Parla solo nella sua lingua natale che, fortunatamente, David conosce XD La conosce anche Will inoltre ù_ù

Grazie per essere arrivati fin qui .w.
La mia unica speranza è che la storia vi stia appassionando e che i personaggi restino ancora IC nonostante la diversa ambientazione .w.
Bah<3 Vi ringrazio ancora!
Alla prossima!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Kurtofsky