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Autore: Impulse    20/09/2011    0 recensioni
"Era questa la fine?
Da qui in avanti, i suoi ricordi persero valore. Erano soltanto ricordi ghiacciati."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frozen memories
 
Un altro anno è passato, così velocemente, sembrava irreale.
Nevicava. Stava seduta sul davanzale della finestra di camera sua guardando fuori. Osservava la neve cadere leggera e sembrava che i fiocchi non toccassero nemmeno terra. Nuvole grigie hanno ricoperto il cielo intero e le davano ancora di più la sensazione del vuoto dentro di lei. La stava mangiando viva e nonostante il dolore non riusciva più nemmeno a piangere. Ha esaurito le lacrime piangendo fuori ogni fibra del suo corpo snello. Ogni suo respiro era accompagnato da un dolore nel petto, ormai così famigliare. Dalla finestra riusciva a vedere il lago. Quel lago. Quel lago, dove lei spendeva giorni interi con lui, ogni inverno. Perché le sono stati portati via? Lei se lo domandava all’infinito poiché li rivoleva indietro così disperatamente solo per riprovare quella felicità che poteva distruggerle l’anima se solo avesse oltrepassato la linea. Sì, le sono stati rubati dalla vita, dalla morte e dal tempo.
I ricordi le vagavano per la testa facendo confusione. Non riusciva a controllarli. Erano troppi. Era distratta, distaccata da cosa la circondava. Le fecero venire mal di testa accompagnato dall’angoscia.
Osservava il lago. Era ghiacciato, ma non sapeva quanto resistente fosse il ghiaccio. Ormai era da troppo tempo che lo stava evitando.
Stare seduta qui, chiusa dentro casa, la faceva sentire claustrofobica. Doveva liberarsi per non impazzire. Decise di uscire. In fondo, che male le poteva fare? Cioè, più male di così?
Scese dal davanzale. Prese un paio di guanti e un berretto nero dal cassetto. Si mise il cappotto e la sciarpa. Gli stivali erano nel corridoio e se li infilò di fretta, mentre usciva. Aprì la porta e fece un passo sotto la neve.
Fuori faceva freddo e la neve cadeva poggiandosi su di lei. Quando le sfiorava il viso, non riusciva nemmeno a sentire il suo tocco gelido. Lei stava paralizzando tutti i suoi sensi per sopportare l’ingiustizia. Le gambe non la ubbidivano e cominciò a camminare lungo la via curva e bianca, ricoperta di neve. La portavano da qualche parte. Sapeva dove, e lì, non ci voleva andare. Ma era forzata. Come se qualcosa d’invisibile la spingeva lì.
Dopo qualche minutino finalmente arrivò. Sì, stava andando dal lago. Non aveva la minima intenzione di ritornarci, le faceva troppo male. Ma era l’unico modo per sentirsi vicina a lui.
Si avvicinava sempre di più. Faceva passi piccoli e lenti, insicuri.
Arrivata al lago, s’inginocchiò davanti all’acqua ghiacciata. Nonostante il freddo, si tolse i guanti e mise le mani sul ghiaccio. Le sue dita diventarono tutte rosse e piano piano addoloranti, ma non spostò le mani. La sua presenza vagava intorno a lei facendola rabbrividire.
Chiuse gli occhi. Nella mente i suoi ricordi presero vita e diventarono così reali che riusciva a percepirne ogni singolo dettaglio sulla propria pelle. Poi all’improvviso quella scena apparve davanti ai suoi occhi. Quell’incidente di esattamente un anno fa, dove lui morì.
La sua macchina correva a tutta velocità nel lago, rompendo il ghiaccio e sprofondando nell’acqua. Lei osservava la scena dalla finestra di camera sua con il terrore negli occhi. Corse fuori di casa chiamando il numero di urgenza. Dopo qualche minuto vennero i soccorsi e riuscirono a tirare fuori il veicolo. Ma lui non c’era, era ancora da qualche parte nell’acqua. Era passato troppo tempo. C’erano ancora possibilità per lui? I soccorsi si misero alla ricerca del corpo, così dissero. La speranza della ragazza moriva sempre più con il passare dei minuti. Ed ecco, in fine, che tirarono fuori il suo corpo, ormai già blu dal gelo. Era morto, dissero, non c’era più niente da fare. Lei urlò.
Aprì gli occhi di colpo. Risentì quel dolore assassino, come quel giorno. Tremava. Le sue lacrime si stavano congelando sul suo viso mentre le scivolavano sulla guancia.
Non sentiva più nemmeno le dita delle mani. Le tolse dal ghiaccio, si alzò e si rimise i guanti cercando di scaldarsi le dita.
Le lacrime continuavano a scendere, nonostante lei si sentiva così vuota e sola al mondo.
Non controllò la resistenza del ghiaccio, ma ci salì direttamente senza pensarci. Faceva passi leggeri. Era come ipnotizzata dal lago che le ordinava di affogare nell’acqua gelida.
“Hey! Che ci fai lì?” Sentì urlare una voce famigliare, ma non riusciva a capire a chi apparteneva.
La ignorò e procedette in avanti ipnotizzata.
“Il ghiaccio cederà! Non è abbastanza resistente!” Continuò a gridare la voce.
Si giròverso la direzione della donna. La guardava imbambolata. La conosceva, ma semplicemente non riusciva a ricordare chi fosse. Il suo viso, in quel momento, le appariva così estraneo.
Lui mi proteggerà.” Disse lei, nello shock.
La donna sapeva perfettamente di chi stava parlando.
“Lui è morto.” Disse la donna in voce silenziosa ma determinata. La sua voce era altrettanto fredda, doveva riportarla nella realtà, ma non lo fece.
“No!” rifiutò di crederci, anche se sapeva quale fosse la verità. Versò ancora più lacrime.
La donna sospirò e quello fu l’ultimo segnale della sua presenza.
No, non riusciva ad accettare che lui non c'era più al suo fianco. Non era giusto, non poteva essere giusto. Non doveva succedere niente di tutto ciò, no. Era come una punizione per qualcosa che lei non aveva fatto. Come se stava ripagando il patto con il diavolo stretto da qualcun altro.
Era persa nel niente, nel vuoto più assoluto che la inghiottiva piano piano.
In quel momento il ghiaccio cedette e lei perse la solidità sotto i piedi. Cadette nell’acqua gelida, troppo gelida. Non cercò nemmeno di nuotare, non si voleva sforzare. Forse questa era l’unica cosa giusta. Affogare, esattamente come lui. Voleva sentire il suo dolore per alleviare il proprio.
Era ancora cosciente, ma non sapeva per quanto. L’acqua gelida le stava immobilizzando il corpo e pian piano anche la mente. Si sentiva come se fosse intrappolata in una bolla gigante la quale non lasciava trapassare né la luce né il minimo segno di vita attorno a lei. Piangeva? Non più. Cadeva sempre più verso il basso, nel profondo, nel buio pesto.  Forse questo era quello che desiderava dall’inizio, forse era questo il suo destino. Forse i loro destini combaciano.
Aveva gli occhi socchiusi e vide una luce bianca. Qualcuno era circondato da essa e piano la stava raggiungendo. Oh, era lui, sì. La afferrò per mano. Lei sorrise e chiuse gli occhi. Senti uno strano calore nel cuore ed era lì dove perse i sensi e sprofondò nel vuoto del buio.
Era questa la fine?
Da qui in avanti, i suoi ricordi persero valore. Erano soltanto ricordi ghiacciati.

  
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