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Autore: Vesa290    20/09/2011    3 recensioni
Un Uccellino è stato tradito dalle persone di cui si fidava...
L'Ordine è corrotto, i Templari sempre più potenti...
Tre Aquile del passato scenderanno dal cielo per aiutare l'Uccellino a librarsi in volo con loro...
Ma non sarà facile... Dovrà soffrire e combattere per poter divenire un giorno un'aquila lui stesso...!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Desmond Miles , Ezio Auditore, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter XVIII

 

3 Novembre 2012.
Quando Desmond abbandonò il mondo dei sogni e si destò, si ritrovò raggomitolato sotto le coperte, nel suo letto nel rifugio; aprì un occhio, avvertendo qualcuno seduto sul bordo del materasso, che teneva una mano poggiata sulla sua testa, mentre col pollice gli carezzava piano i capelli.
Altair.
Il giovane si mosse, stendendo le gambe, indolenzite dalla posizione rannicchiata, e sbadigliò per cacciare via gli ultimi effetti del sonno; solo a quel punto il siriano levò la mano, ma continuò a guardarlo - Ben svegliato...! - Lo salutò, con voce bassa e calma.
A quelle parole Desmond spalancò gli occhi e scattò in avanti, sedendosi, in preda ad una sensazione di forte dejavù; si osservò le mani, dei quali i palmi erano caldi e sudati e le dita tremanti, poi però si accorse che non erano le sole parti del suo corpo a fremere per l'angoscia provata e la confusione che lo attanagliava in quel momento. Rimase così, immobile, con gli occhi fissi e la bocca semi schiusa, incapace di emettere alcun suono. Ciò diede da pensare all'assassino arabo, seduto sul letto accanto a lui. - Tutto bene...? -
Riacquistando il dono della parole, il ragazzo rispose nella propria lingua. - No... Non proprio... - e fece per girarsi verso l'altro per potergli raccontare tutto quello che era successo o, meglio, che lui pensava fosse successo, quando qualcosa rotolò a terra dal letto con un tonfò secco. - Ah... - Disse, guardando interessato l'oggetto in questione.
La Mela.
Altair, senza fare una piega, si chinò e la raccolse per poi posarla con gesto deciso sulle mani del giovane attonito. - Ti va di dirmi cosa hai visto? -
Desmond strinse forte il Frutto e cercò di fare mente locale, quando un particolare nella domanda del Gran Maestro bloccò il suo flusso di pensieri. "Cosa hai visto...?"
- Altair... Ma tu... Perchè...? -
- Hai tenuto la Mela con te, stanotte - Iniziò picchiettando la superficie dorata del globo - E non ha fatto altro che risplendere fino a poco tempo fa'. Ti ha mostrato qualcosa, giusto? -
A quel punto il ragazzo capì cosa fosse accaduto mentre dormiva e cosa volesse dire Altair. - Stai dicendo che mi ha mostrato il futuro? Credevo fosse roba da film di fantascienza...! Cioè, la Mela può mostrarti eventi e persone lontani da te, sì forse anche qualche sprazzo di ciò che verrà, ma quello che ho visto io... E poi sembrava così reale. -
- Perchè stavi dormendo, allora la sua influenza su di te si è fatta più forte. Sono molti i poteri della Mela e molti quelli che noi non conosciamo e non sappiamo o possiamo usare. Ovviamente a te è stata concessa qualche eccezione, a quanto pare. -
- E tu pensi mi abbia mostrato il futuro... -
- Uno dei possibili avvenire. O semplicemente ha agito sul tuo subconscio e ne ha stimolato l'attività, facendoti vivere situazione al limite del reale. Probabilmente i tuoi desideri ne sono stati la fonte. Non credere mai a tutto quello che vedi e non fidarti mai troppo del potere del Frutto dell'Eden. Nulla è reale... -
- Tutto è lecito, lo so. - sbuffò Desmond, un po' stanco di sentirselo dire in ogni luogo e in ogni epoca.
Altair a quelle parole sorrise e gli diede una pacca confortante sulla spalla, prima di impartire i primi ordini mattutini. - Forza, preparati che esci. Devi dar via quella cosa ingombrante che Ezio ha voluto prendere a tutti i costi. -
- Parli del Suv dell'Audi? -
- Quello che è... Adesso abbiamo le moto, bastano quelle. Dobbiamo anche comprare della vernice per telai nera, così colorate e sgargianti danno troppo nell'occhio. -
- Ma una volta il colore degli assassini non era il bianco? -
- Non nella tua epoca. - Puntualizzò l'arabo, alzandosi ed uscendo dalla stanza.
Desmond, invece, rimase ancora pensieroso sul letto a fissare la sua Mela che cantava e brillava per lui.
"Quand'è che è diventato un semplice sogno e quando la realtà? Altair non ha accennato affatto a stupidagini quali andare a Frascati o farmi tagliare fuori da una missione. O almeno, Falco ed Ezio sono ancora nel Nido, percepisco le loro Mele, quindi anche loro sono qui. Quindi, cos'è che voleva mostrarmi?" Cercò di fare mente locale, di suddividere il sogno in capitoli come fosse una storia e di capire quali fossero frutto della sua mente e quali fossero stati arricchiti dal potere del Frutto, ma non riuscì a darsi molte soluzioni, tanto che alla fine vi rinunciò. - Anche se fosse una premonizione, basterà evitare quel corso degli eventi per evitare guai! - Si disse, alzandosi e dirigendosi in bagno.

 - Di un solo punto di ciò che ho visto sono sicuro fosse solo un sogno e nulla di più. - Spiegò Desmond, mentre entrava nel colorificio, che avevano trovato dopo tanto girovagare, seguito a fianco da Ezio, poichè per Altair e Falco era inammissibile l'idea di buttarsi nel traffico urbano senza una meta precisa.
- E sarebbe? - Domandò l'italiano, prendendo il numeretto per la fila e coprendosi meglio con il berretto, che sia lui che Uccellino avevano addosso. Sarebbero bastati dieci minuti d'attesa.
- Falco mi ha battuto nell'uso della Mela...! -
Aquila Bianca scoppiò a ridere, seppur trattenendosi davanti a tanta gente - Più che tuo era un sogno di Falco! Se c'è una cosa in cui sei più dotato di tutti noi è proprio nel capacità di  usufruire dei poteri del Frutto dell'Eden a peino. Gli Dei devono averlo creato appositamente per te o non si spiegherebbe una tale affinità tra te e quell'oggetto. -
- A proposito di affinità, perchè la Mela di Falco non mi risponde in niente? A malapena ne percepisco la presenza. -
- Probabilmente perchè lui la tiene con sè da moltissimo tempo, più di me ed di Altair, la cui Mela è stata smarrita e probabilmente danneggiata dal tempo e dagli incompetenti che ne hanno fatto uso. Quindi forse il Frutto si è sintonizzato con lui solo. Inoltre, ricordati che di Falco non hai mai vissuto neanche un ricordo, anche questo potrebbe essere uno dei motivi. -
- Comunque oggi è meglio evitare di andare a Frascati o a Campo di Fiori. - Fece sapere Desmond, spostando il peso da una gamba all'altra, in preda all'agitazione al solo nominare quei posti.
- Tranquillo, bambino. Se hai così paura non ci andiamo...! - Lo canzonò immediatamente Ezio, ridendosela tra sè e sè.
- Non sono un bambino e non ho paura! Solo ho una brutta sensazione. -
- Sì, anch'io. -
- Davvero? -
- Mh-mh. - Annuì - E scommetto quello che vuoi che è così anche per Falco e Aquila Maestra. -
A quelle parole l'atmosfera si fece più greve e tesa. Nessuno dei due pronunciò parola nè si scambiarono un solo sguardo, fin quando non giunse il loro turno al bancone, dove ordinarono senza troppi preliminari diversi barattoli spray di vernice nera e si fecero consigliare un buon carrozziere a cui dar via il Suv; ottenute le informazioni e pagato il dovuto, uscirono.
- Uccellino... - Lo chiamò Ezio in un bisbiglio, continuando a camminare e a guardare avanti.
- Lo so... - Erano seguiti.
Desmond infilò la mano in tasca, sfiorò la Mela e questa si attivò subito, acutizzando i suoi sensi e la Vista D'Aquila, poi voltò leggermente la testa e sbirciò alle sue spalle.
- Sono... -
- Cinque, lo so. - C'era forse da stupirsi che già lo sapesse? Era pur sempre un Maestro! - Hanno quegli affari che permettono loro di individuarci nonostante l'invisibilità? -
- I rilevatori di calore? Sì, almeno tre di loro. - Annunciò alzando il cappuccio della felpa sul berretto, così da celare il proprio volto il più possibile.
- Liberiamocene. - E con alcuni movimenti della mano impartì gli ordini.
Si separarono alla traversa successiva e scattarono entrambi in una corsa acrobatica per la grande capitale italiana.

 Desmond schivò all'ultimo un gruppo di turisti alla sua destra e un ciclista a sinistra, si buttò in una via secondara deserta e saltò rapido sopra un cassetto della nettezza urbana, dandosi lo slancio per aggrapparsi ad un balcone pieno di piante, che usò come nascondiglio per osservare la situazione sotto di sè.
Due uomini entrarono nella stradina tutti trafelati, guardandosi in giro e parlando un romano molto stretto, che stentò a comprendere, essendo abituato al fiorentino di Ezio; non appena vide i due dividersi per cercarlo, decise di fare la sua mossa e scattò in avanti, ma due forti braccia lo afferrarono da dietro e gli cinsero il collo in una salda morsa, che gli tolse il respiro. Annaspò e afferrò gli avambracci dello sconosciuto, cercando di allentarne la presa, provò a voltare la testa per capire chi avesse dietro, ma fu inutile.
- Oh! L'ho preso! Salite, forza!! - Urlò il suo assalitore ai compagni in strada e questi, avvistatili, fecero irruzione nella palazzina. - Sta fermo, figlio di puttana! - Gli intimò, scuotendolo un po' per fargli perdere l'equilibrio.
Desmond, invece, approfittò del movimento per sbilanciarsi di fianco e assestargli una gomitata nel costato. L'uomo allentò la presa quel tanto che bastava per permettere all'assassino di afferrarlo e proiettarlo a terra, prima di piantargli la lama celata in mezzo al petto. Quindi si mosse svelto e balzò oltre la ringhiera, restandovi però appeso con le mani mentre i piedi facevano attrito sul muro in cemento armato, così, in posizione accucciata, attese pazientemente; non appena i due templari giunsero sul balcone, uno si chinò sul corpo del morto, l'altro si sporse fuori della ringhiera.
Per Uccellino fu l'occasione perfetta: scattò verso l'alto, fece penetrare la lama nel collo del malcapitato e lo trascinò giù, lasciandolo poi schiantarsi a terra.
Poi un campanello d'allarme suonò nella testa dell'assassino, che, fidandosi cecamente dell'istinto, mollò la presa sulla ringhiera e precipitò a terra, mentre un proiettile lo sfiorava all'altezza della tempia destra, graffiandolo.

Atterrò con precisione, ammortizzando la caduta sulle caviglie e sulle ginocchia, si toccò il punto che percepiva caldo e pulsante, e del sangue macchiò le sue dita.
- Cazzo! - Imprecò, guardando in alto il suo nemico, che senza pensarci troppo cercò di colpirlo nuovamente.
Ma invano.
Desmond scattò via, issandosi il cappuccio, che nella collutazione col primo templare gli era scivolato via assieme al berretto, che però non cercò neanche di riprendersi.
Dopo pochi metri giunse in una piazza, ove si stava svolgendo il mercato cittadino con bancarelle e gente di ogni tipo. Colse la palla al balzo e vi si buttò in mezzo.

Il suo inseguitore giunse diversi minuti addietro, in preda al fiatone e completamente perso tra tante persone; camminò incerto, guardandosi in giro, cercandolo, con la mano dentro al giacchetto, per tenere nascosta l'arma, che sicuramente in un luogo pubblico, per quanto dotata di silenziatore, avrebbe creato un certo panico.
Uccellino si mischiò con un gruppo di persone di varia età e approfittò dei loro movimenti per avvicinarsi al suo obiettivo, chiaro come il sole, grazie all'Occhio dell'Aquila.
Poi tutto finì.
La lama entrò nel polmone dell'uomo ignaro, che si accasciò a terra senza emettere suono; prima ancora che qualcuno iniziasse a urlare e a chiedere soccorso, l'assassino era già lontano e al sicuro da sguardi indiscreti.
Dopo alcuni minuti di silenzioso cammino in mezzo alla folla, Desmond addocchiò un piccolo parco giochi e vi si addentrò alla ricerca di una fontanella per potersi pulire la tempia dal sangue, che cominciava già ad incrostarsi fastidiosamente sulla pelle.
Sfortunatamente non trovò nulla o, più precisamente, non trovò fontanelle operative, che sgorgassero acqua all'esterno; dovette perciò rinunciare a lavarsi la parte lesa e si limitò a strofinare con l'interno del cappuccio sul taglio per pulirlo alla bell'e meglio, poi si diresse con passò più spedito verso uno dei luoghi di incontro, che aveva memorizzato durante i suoi allenamenti mattutini con Ezio.
Giunse, infine, davanti il Vaticano e si poggiò al muretto di una stradina, sul cui angolo stava un bar pieno di turisti di varie nazionalità, e attivò l'auricolare, che aveva tenuto in tasca fino a quel momento.
- Aquila Bianca, mi ricevi? -
E: *Forte e chiaro Uccellino. Cosa hai voglia di fare? * Che stava per "dove ti trovi adesso?"
- Un caffè in religioso silenzio mi farebbe piacere. - Ovvero: "sono al bar sotto San Pietro", poichè era l'unico punto d'incontro che prevedeva come edifici di riferimento un bar accanto ad una chiesa importante e facilmente localizzabile.
E: *Ci metterò un po'. Aspettami.* Che tradotto sarebbe suonato più come "sono dietro l'angolo arrivo subito, preparati a ripartire".
Desmond chiuse la chiamata e si mise in attesa, osservando la maestosa struttura della Chiesa, con la sua piazza circolare e immensa, che mai bastava a contenere la miriade di visitatori, che arrivavano quotidiamente ad ammirarla.
"Certo che è ironico...!" Si disse il ragazzo, incrociando le braccia e sorridendo divertito. "La maggior parte dei nostri punti di incontro sono vicino a strutture sotto il controllo dei templari." Era proprio vero che più si è vicini alla tana del nemico, meno questo si rende conto di te!
Mentre stava ancora con la testa voltata, qualcuno, sopraggiunto alle sue spalle, lo colpì sulla nuca con una scappellotto.
- Poi pretendi che non ti chiami bambino. Dammene motivo! -
- Che ho fatto? - Borbottò il giovane assassino, massaggiandosi la parte dolente e voltandosi verso il compagno d'avventura.
- Spiegami perchè hai abbassato la guardia. Se fosse stato un templare con uno di quegli affari elettrici ti avrebbe steso e portato via in pochi minuti. -
Ezio era proprio furente. Non che stesse urlando, ma il tono profondo, la rigidità del copro e della mascella erano chiari segni del suo umore in quel momento, e a buon motivo: Desmond si era distratto troppo, anche se per pochi secondi, e in una situazione di vero pericolo sarebbe stato svantaggiato se non fottuto direttamente. Non gli rimase che chinare il capo e scusarsi per il suo comportamento privo di professionalità.
Ezio sembrò addolcirsi un poco di fronte all'atteggiamento remissivo del più giovane e, voltandosi, disse - Con me, passi, questa volta. Ma appena torniamo dovrai vedertela con Falco e Aquila Maestra. Sembra proprio che il tuo allenamento non avrà mai fine. -
E taciti ripresero il lungo cammino che tornare a dove avevano parcheggiato l'Audi Q7, così da poterla dare via e guadagnarci qualcosa.

 Ci volle una buona mezz'ora per raggiungere la macchina, e ciò solo grazie al fatto che a metà percorso Ezio aveva consigliato di evitare la folla in strada, passando per i tetti degli alti palazzi urbani, lontano da troppi sguardi e senza nessuno attorno a spintonare ogni tre per due; appena entrarono in macchina, si sfilarono i cappucci con esatta tempistica, sospirarono e si allacciarono le cinture, solo dopo queste azioni si desincronizzarono.
- Come ti sei fatto quel taglio? - Domandò Ezio, mentre sfilava la Mela dalla tasca e la usava come GPS, una delle sue tante funzioni.
- Uno dei tre che mi seguivano aveva una pistola, mi ha sparato mentre ero appeso, non ho potuto evitare il colpo più di così. - Rispose Uccellino, girando le chiavi e avviando il motore. Un conto era guidare delle moto con patenti truccate, ma guidare un Suv all'interno della capitale italiana, necessitava di vera esperienza, quindi lui era il più indicato, dato che era anche l'unico che rispettava i segnali stradali.
- Fammi vedere. - E il fiorentino si sporse verso di lui, sfiorandogli il taglio leggermente gonfio e arrossato, oltre che ancora sporco e incrostato. - Ti ha preso bene. La pelle è leggerme abrasa a causa del metallo caldo della pallottola, ma almeno non è sporco di polvere da sparo o altro. Dovresti cavartela con poco. -
Rincuorato da ciò, Desmond annuì e partì verso il carrozziere consigliato dal negoziante, che avevano interrogato quella mattina.
La transazione si concluse con relativa tranquillità, fatta eccezione per Ezio, che cercò di alzare un po' il guadagno, ma, infondo, stavano mandando a smontare una macchina e non a farla rivendere, anche perchè a quel punto ci sarebbero stati diversi problemi burocratici, dato che l'avevano praticamente rubata; dovettero perciò ringraziare che il tipo dell'officina fosse uno discreto e che non domandò cose a cui non avrebbero voluto o potuto rispondere.
Intascato il malloppo, tornarono a piedi verso il rifugio, presso l'isola Tiberina, dove, appena giunti, Aquila Bianca fece rapporto sul comportamento irresponsabile di Uccellino.

- A quanto pare abbiamo tra noi un uccellino molto ispirato artisticamente. - Lo canzonò Falco.
Desmond stava al centro della sala, con i tre antenati attorno, chi seduto alla postazione dei computer, chi sul divano e chi al tavolo dell'angolo cottura; aveva il corpo rigido e più delle parole del francese attendeva quelle di Altair, che fissava pieno di apprensione e con i palmi delle mani umidi per il sudore.
- Aquila Maestra...? - Lo chiamò Ezio, per abbrevviare quell'attesa, snervante per il povero inquisito, per cui ora provava un po' di compassione.
Il Gran Maestro di Masyaf era seduto con i gomiti sul ripiano in legno e le mani alte incrociate sulle dita, su cui poggiava la testa, voltata di lato per poter fissare Desmond e soppesare le parole da rivolgergli.  - Uccellino - Lo chiamò, facendolo sussultare lievemente. - Stai più attento la prossima volta. - E detto ciò si alzò dal tavolo, prendendo una mela dal cesto della frutta.
- Aspetta...! - Lo bloccò Desmond, protendendo un braccio in avanti - Solo questo? Nessuna pretida sul fatto che potevo finire male e compromettere la Confraternita? -
- Desideri che te ne faccia una? -
- No... Ma... -
- Desmond. - Si voltò e puntò i suoi occhi in quelli del ragazzo - Io sono nato e cresciuto nell'Ordine, molti atteggiamenti e precauzioni sono per me cose naturali. Ma posso comprendere che per te sia più difficile. Ti sei ritrovato catapultato in questo mondo non più di tre mesi fa'. E' normale fare tali sbagli nel tuo stato di novizio. Solo, ti chiedo di stare più attento, perchè, là fuori, a nessuno interessa da quanto tempo sei un assassino di fatto e non solo di nome. - Fece una pausa per far metabolizzare quel discorso e poi concluse - So che ti stiamo chiedendo molto da quando sei con noi, ma spero tu possa comprendere la nostra situazione. Siamo quattro contro centinaia di loro. -
Desmond, allibito da quelle parole così apprensive e, in un certo qual modo, confortanti, tacque in un primo momento, poi, riprendendosi, rispose - Cercherò di stare più attento, te lo prometto. -
- Bene. - L'arabo inziò a sbucciare la mela con la sua lama nascosta e aggiunse in tono più canzonatorio - Per punizione pitturerai la moto mia e degli altri, visto che la tua è già nera. Anche i caschi, s'intende.-
Una risatina ilarica giunse da Ezio che si dileguò nel corridoio, mentre Falco, indifferente alla cosa, ma sicuramente lieto di non doversi sporcare, si alzò e afferrò la cassetta delle bende e dei medicinali.
- Prima fammi vedere quel taglio. Voglio evitare che si infetti con la vernice. -
Il ragazzo obbedì e, presa una sedia, si sedette di fronte a Falco.
- La nostra soppravvivenza si è fatta più difficile da quando sono arrivate le armi da fuoco. - Osservò il francese mentre medicava la ferita.
- Ah, cazzo! - Imprecò Desmond, sibilando e afferrando la mano dell'altro, per fermarlo dalla sua opera.
- Non fare il bambino. - Lo rimproverò immediatamente il suo medicatore, chiamandolo anche lui come faceva Ezio.
Imbronciato, Uccellino si lasciò disinfettare e incerottare, poi, lieto che la cosa fosse terminata in fretta, afferrò la busta con le bombolette spray e scese nel magazzino, che appariva drasticamente più spazioso senza l'ingombrante macchina parcheggiata fissa lì.
"In fondo non credo sarebbe mai servita un'altra volta...!" Pensò, ricordandosi dell'unica volta che vi era salito durante una missione: quella del suo soccorso, la sua seconda fuga dall'Abstergo. Rabbrividì e si ripromise di non farsi più prendere nè dagli Assassini moderni nè dai Templari. "Ora come ora, posso fidarmi solo di chi viene dal passato. Almeno di loro so tutto, o quasi..."


°°°
Ed eccoci ancora qui, con questo chappo corto corto ( o almeno più corto degli altri!XD)
Dovete perdonarmi per l'ennesima volta. Vi avevo detto che avrei postato la scorsa settimana di giovedì-venerdì, invece siamo finiti a Martedì di quella seguente. scusate, ma ho davvero problemi a gestire il mio tempo ultimamente, inoltre ho stravolto la mia trama ripiegando su un altro filone, un po' perchè prima, per me povera mentecatta, c'erano troppi pg, un po' perchè mettendo altri pg della storia originale rischiavo di impappinarmi da sola. Quindi ho svoltato così. Perdonatemi, davvero! Forse questo capitolo sarà epr voi una delusione, perciò cercherò di rifarmi nei prossimi.
Non ho una data fissa in cui vi assicuro che aggionerò. Ogni tanto buttate un occhio e speriamo di riuscire a risollevarmi dall'ecatombe in cui sono deprimentemente finita...! T_T
Un salito speciale a _Bj, Chiby Rie_Chan e SkyDragon che hanno recensito il chappo precedente!
Un saluto affettuoso a tutti i lettori, see you! ;)

  
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