Un capitolo e sarà tutto finito D: che. ANSIA. Spero che finora
stia piacendo a tutti quelli che seguono sta storia, e che abbiano apprezzato
il quinto capitolo, estremamente rivelatore (?).
Ed è solo all’alba del sesto che mi rendo conto che sono ad Hogwarts e non ho quasi mai fatto loro usare le bacchette
LOL boh. Capitoletto dialogato un po’ noiosetto, ma
deve preparare all’ultimo, che NON sarà noiosetto :D
Ma ora che, pochi secondi dopo che l’ho concluso, posso dire che a me sto
capitolo fa proprio schifo, cristo, e non so come rimediare. È insipido, e.
L’ho letto e riletto, ma non riesco a metterci l’impegno che richiede :I Magari
a fine fic lo rivedo e lo correggo. Non me lo so
spiegare. (IOOO, NON ME LO SOOOO SPIEEEE-GAAAAA-REEEE, CASE LIBRI AU—).
Disclaimer: non mio blahblahblahblahblahblah.
I. II. III. IV. V. VI. VII.
. S E V E N
.
.
VI.
“Dovresti
dirglielo, Lavi.”
A maggio
inoltrato, con G.U.F.O. e M.A.G.O.
sempre più incombenti, l’ansia pre-esami inizia a dilagare copiosamente. Molti
studenti sono nel parco e in riva al lago a studiare o a godersi il sereno
tempo primaverile, perciò, se non per un gruppo di ragazzi del sesto anno che
parlottano concitati, seduti su poltrone e pouf condivisi, e alcuni studenti
che si preparano per gli esami interrogandosi a vicenda, quella domenica la
Sala Comune è particolarmente silenziosa.
Perciò, Lavi
è grato a Lenalee per aver avuto la decenza di
parlare a bassa voce.
Ma sobbalza
comunque alla domanda, sul divanetto su cui è semi-sdraiato, e il libro di
Storia della Magia che sta leggendo – che sta facendo finta di leggere – quasi gli scivola dalle dita.
È passata
più o meno una settimana da quando ha ammesso a se stesso che Allen gli piace.
Gli piace.
Gli piace. Gli piace gli piace glipiace— fa ancora un po’ strano, un po’ senso, pensarlo.
Non che la
situazione sia mutata, di fatto. Almeno, non palesemente. La loro amicizia è
ritornata, rinvigorita, agli antichi splendori risalenti a esattamente prima di
quel mese orrido e travagliato, per la felicità di tutti, soprattutto la sua.
Ma Lavi
sente che qualcosa di differente c’è.
Come
cambiamento, risulta parecchio difficile da spiegare, anche a se stesso. Gli
sembra che lui ed Allen siano più gentili tra di loro; che non si risparmino
nemmeno un sorriso, una risata, un’occhiata, un momento insieme. Per metterla
in termini femminili, sono appiccicati come cozze: praticamente inseparabili. E
a Lavi sembra stupido, perché riflettendoci in realtà sono sempre stati così.
Ma ora, ad
ogni sguardo è come se scoprisse Allen per la prima volta. Come se non l’avesse
mai visto per davvero, e adesso, per qualche strano effetto ottico,
risplendesse di una luce differente, creata da mille sfaccettature,
espressioni, modi di fare e parlare che in realtà conosce da sempre, ma che per
la prima volta gli appaiono nella loro singolarità, in tutta la loro
specialità.
Ad esempio,
c’è questa strana cosa che Lavi non
sa se ha mai notato nel sorriso e nello sguardo di Allen. È come una sorta di
misto tra felicità e tristezza, e il rosso non sa decifrarne il significato. Ma
ora che sa che c’è, lo nota sempre. È perennemente lì, nascosta da quegli occhi
brillanti e profondi, quella dualità inspiegabile.
Perciò non
riesce a smettere di osservare, cazzo, ogni sua singola mossa, ascoltare
ogni sua parola. È come se la vista di Allen fosse diventata improvvisamente la
sua dose di ossigeno giornaliera.
E gli sembra
di essere un fottutissimo poeta melenso,
quando la mette in quel modo – ha anche meditato di strapparsi il cervello
dalla scatola cranica per sfuggire ad ulteriori pensieri sdolcinati di questo
genere, tale è stata la sua frustrazione in certi momenti, ma poi ogni volta ha
saggiamente rinunciato a tentare.
Non ha mai
pensato seriamente di dirglielo, ad Allen. Oltre al fatto che non è il caso di
creargli problemi inutili proprio quando manca un mese agli esami, si ripete
Lavi, è convinto che ci siano troppi, troppi
fattori che gli vietano categoricamente di andare a fondo con una simile
confessione.
E in questa
sua ferma convinzione, è intenzionato a rifiutare ogni tipo di aiuto esterno
che miri a sviarlo.
“Dirgli
cosa?” ribatte perciò Lavi decidendo di fare la parte dello stupido, e
adottando lo stesso tono difensivo di un bambino che è stato beccato in pieno
con le mani infilate nel barattolo dei biscotti e che temporeggia in cerca di
scusanti. Realizza troppo tardi che è stato un errore chiedere ‘cosa’ e non ‘a
chi’: il sorrisetto d’intesa e il lampo di malizia negli occhi ametista di Lenalee la dicono lunga sul suo scorretto uso di parole. In
ogni caso, Lavi si guarda bene dal rivolgere un’ulteriore occhiata al suo
amico, che a pochi metri di distanza è seduto a un tavolo intento a ripassare
con Fou svariate materie contemporaneamente. È vitale guardare qualsiasi cosa tranne
Allen.
Ma Lenalee sembra aver notato il girovagare casuale dei suoi
bulbi oculari, e il suo sorriso si allarga. “Non fare lo scemo, sai a cosa mi
riferisco. Ho un sesto senso molto sviluppato, no?” dice. Si gratta una
guancia, pensierosa, e aggiunge: “Non che ormai serva a molto, quel sesto
senso. Sarebbe palese anche agli occhi di un bimbo di cinque anni.”
Lavi
inorridisce all’idea che i suoi amici sappiano tutto – ‘tutto’ cosa poi? In
realtà si tratta di una verità molto semplice. “Anche gli altri?” chiede,
gemendo di sconforto.
Lenalee ride, e si allunga verso di lui per dargli una gentile pacca
sulla spalla. “Immagino che ormai anche Fou e Yuu abbiano intuito che c’è qualcosa di serio nell’aria. Ma
non preoccuparti, non ho condiviso con loro le mie certezze.”
Lavi non può
fare a meno di pensare che Lenalee non abbia citato Allen apposta perché glielo
chieda esplicitamente. Ma non vuole davvero darle questa soddisfazione.
“E Allen?” Non
è mai stato un campione di coerenza.
Lenalee sorride vittoriosa. “Non lo so, Lavi. Forse dovresti
chiederglielo tu, personalmente.”
Lavi la
guarda impietrito, come se le fosse spuntata un’orripilante seconda testa di
Basilisco dal collo.
“Lena, non
posso chiedergli una cosa del genere,” constata con ovvietà.
“Perché no?”
“…
semplicemente non posso.”
Lenalee sbuffa e Lavi vagamente cerca di ricordare l’ultima volta che
l’ha vista così insofferente nei suoi confronti. …E
la risposta quasi immediata che gli affiora alla mente è che non è passato
molto, da quell’episodio nella Sala Grande dopo la serata da ubriachi.
“Lavi,
quello che non puoi davvero fare è tirare questa situazione ancora per le lunghe,”
s’infervora Lenalee, battendo un pugno contro il rivestimento
del divano. “Questa storia andrà avanti da quanto, più di un mese? Non pensare
che non me ne sia accorta. Prima diventi intrattabile dopo che vinciamo contro
i Serpeverde, cosa apparentemente inspiegabile date
le circostanze, e inizi a trattare Allen come se ti avesse pugnalato alle
spalle. Poi all’improvviso ritorni ‘normale’, quando in realtà è chiaro come il
sole che fingi che vada tutto bene, probabilmente per evitare di affrontare il
problema come dovresti, o almeno parlarne con qualcuno. Poi, di nuovo, ti trovi
davanti a un Filtro d’Amore ed ecco che fai
esplodere l’aula, Lavi…! – mi vuoi dare davvero a
bere che sia tutto a posto? Ma non basta! La cosa davvero stupefacente, anche
se molto apprezzata in confronto alla tua iniziale intrattabilità, è che da
quasi una settimana ormai ti vedo lanciare occhiate languide ad Allen – la cosa
sta diventato ridicola.”
Lavi si è
ormai nascosto dietro la copertina spessa e malridotta del suo libro, e medita
se mai riscoprire la sua faccia o meno per la prossima settimana.
“Dio, Lenalee,
non gli lancio occhiate languide—la
fai suonare così perversa come cosa!” si difende Lavi, le cui guance in fiamme
suggeriscono una verità diversa. “E come diavolo fai a sapere dell’Amortentia?!”
Lenalee rotea gli occhi al cielo, e sventola una mano in segno
d’indifferenza. “Faccio suonare te
come perverso, e credevo che questo fosse un dato di fatto riconosciuto
mondialmente. Comunque me l’ha detto Kanda. Ma per
favore, Lavi. Siamo realisti,” rimbecca con voce esasperata.
Lavi crede
di non aver mai trovato Lenalee così insopportabile
come in quel momento. Perciò si rifiuta di risponderle, e pondera
sull’eventualità che, se rimarrà dietro il suo libro in silenzio a far finta di
leggere, Lenalee forse si stuferà e se ne andrà.
Non riesce a
resistere all’impulso di sbirciare con la coda dell’occhio oltre il bordo del
libro e verso Allen, che continua ad avere il naso sprofondato nei libri di
testo, e Fou, che sussurra all’altro qualcosa
indicandogli una pagina davanti a loro. Allen la ascolta con occhi stanchi.
“Lavi…” sospira Lenalee dopo un
po’, con voce esausta, ma stranamente addolcita. “Di…
di cosa hai paura?”
Lavi abbassa
di scatto il libro e le lancia un’occhiata ardente. “E me lo chiedi?” chiede di rimando, con
eccessiva ferocia.
Ma Lenalee non si scompone – e Lavi le è grato, perché già si
è pentito della sua bruschezza. “È perché siete entrambi maschi?”
Lavi molla
definitivamente il suo libro, facendo cadere a terra con un tonfo sordo, e
sprofonda il viso tra le mani, ormai conscio di non poter sfuggire
all’interrogatorio. Riflette sulla domanda, in silenzio. “Non proprio,”
risponde infine. “Non solo.”
“Allora… hai paura di un rifiuto?” chiede Lenalee comprensiva.
“Anche,”
dice Lavi con evasività.
Lenalee osserva sovrappensiero le ceneri nel caminetto spento e si passa
assentemente un mignolo sul labbro inferiore.
“E se tu… sapessi con certezza che Allen ti accetterebbe…
e che è persino già a conoscenza del fatto che ti piace, e non aspetta altro
che tu vada da lui e glielo dica…”
Lavi la
guarda sospettoso, all’improvviso sull’attenti, e con il cuore che palpita a
ritmo sostenuto senza alcun ritegno. “Allen ti ha detto qualcosa in proposito?”
Lenalee si massaggia le tempie, stressata. “No, Lavi, non mi ha detto nulla, quell’idiota!” Lavi la osserva
lanciare un’occhiataccia ad Allen, prima di sospirare e chiudere gli occhi per
qualche secondo. Si chiede il perché dell’inaspettato epiteto. Si chiede perché
ormai quello di non conoscere l’intero quadro della situazione sia diventato un
presentimento costante nella sua travagliata vita psicologica.
“Allora
dubito che abbia capito,” ribatte Lavi cocciutamente, un po’ più calmo. “Dai
Lena, sai com’è lui… in queste cose…”
Lenalee fa una smorfia d’impazienza. “Non hai mai pensato che Allen possa
non essere così stupido, e che in realtà la sua incapacità di cogliere i
sentimenti altrui sia soltanto apparente
e sia un modo per dimostrare il suo… non
interessamento? E che magari, e dico magari,
non è interessato a loro perché è già interessato a qualcun altro?”
L’innuendo nella
voce dell’amica non gli piace per nulla, ma la sua espressione sull’inviperito
andante lo ferma dal prorompere in una grassa risata. Cerca di essere
diplomatico.
“Lenalee, non dire idiozie,” afferma con scetticismo. “Stai
cercando di dirmi che tu credi che io piaccia ad Allen? E magari da… anni? Ma andiamo… Non è
possibile. E se fosse, io me ne sarei accorto.”
In quel
momento evita di riportare alla sua attenzione quello strano atteggiamento che
crede di aver scorto in Allen— come al solito, si tira indietro.
“Non è così
impossibile, Lavi. Perché ciò sia vero – e io lo sospetto fortemente – basta
che sia vera una sola delle due cose: che Allen sia molto più bravo di te a fingere,
o che tu sia stupido. E io non rifiuto nessuna delle due possibilità.”
Lavi si
sente profondamente offeso.
Guarda Allen
bisbigliare qualcosa all’orecchio di Fou e l’altra
arrossire abbondantemente, prima di rispondere con un pugno ben piazzato, e
probabilmente doloroso, alla spalla dell’amico.
Il suo umore
peggiora vistosamente.
“Quello che
volevo dire, Lavi,” riprende Lenalee, assolutamente
imperturbata dal suo broncio, “è questo: fai finta che Allen stia solo aspettando una tua confessione…
le tue preoccupazioni finirebbero? È questo il vero problema?”
Lavi non
vuole rispondere, perciò riprende in mano il suo libro di Storia della Magia e
ricomincia il ripasso. Ha già perso troppo tempo per questa storia, e i M.A.G.O. sono ormai alle porte. Quello che dovrebbe fare
ora è concentrarsi nello studio, e permettere ad Allen di fare lo stesso. Senza
causargli problemi non necessari con… confessioni… e
cose così…
Non ha
proprio voglia di pensarci— non dispone del coraggio necessario, al momento.
Ma Lenalee non desiste, e Lavi sente i suoi occhioni a mandorla fissi su di lui, che attendono,
immobili e trepidanti.
“…No,” concede Lavi di malavoglia, e quell’unica parola
basta a farlo sprofondare di nuovo nel mare di desolazione e frustrazione da
cui di fatto non è mai venuto fuori. Sa perfettamente che anche se Allen
ricambiasse – cosa già di per sé molto irreale – non sarebbe tutto a posto.
Il ripasso dev’essere stato dimenticato per strada perché al momento
Allen e Fou sono immersi in una fitta conversazione
che sembra divertirli parecchio. Per un attimo, nonostante sappia perfettamente
che essere maleducati con Lenalee porta spesso a
delle conseguenze catastrofiche, Lavi è tentato dall’idea di alzarsi dal divano
e unirsi a loro, allontanarsi dalla temporanea arpia in cui sembra essersi
trasformata Lenalee. Ma mentre già si stiracchia con
finta disinvoltura e stende le gambe davanti a sé, Fou
lo batte sul tempo: si alza dalla sua sedia, chiude alcuni libri e, dopo aver
salutato Allen, si dirige verso il buco del ritratto.
In quello
stesso istante, Allen incrocia casualmente lo sguardo di Lavi, e gli sorride.
Ed è probabilmente per quello che Lavi rapidamente incrocia di nuovo le gambe e
rimane fermo come un sasso, sul divanetto – all’improvviso, con quella spiacevole
discussione lasciata a metà, parlare da solo con Allen gli mette un’ansia di
entità non trascurabile.
“Dove va Fou?” chiede, tentando di mascherare il suo fallito
tentativo di scappare.
Lenalee segue per un attimo Fou con lo sguardo.
“Da Bak, suppongo.”
Lavi
aggrotta la fronte, perplesso. “Bak? Intendi Bak Chang, il biondino di Tassorosso con l’eritema perenne? E perché Fou dovrebbe andare da lui?”
La ragazza
gli lancia un’occhiata sbigottita. “Lavi, seriamente: dove sei stato con la
testa in questo mese?”
Il rosso
incrocia le braccia con aria scocciata e ferita, sperando che Lenalee la smetta di trattarlo come un menomato mentale. Ma
piano piano, mentre guarda di sottecchi Allen
mantenendo la sua espressione imbronciata – come a provare un fondamentale
punto alla sua amica –, comincia a sospettare che Lenalee
abbia le sue buone ragioni.
“Sai, Lavi,”
dice Lenalee all’improvviso, con una voce molto più
bassa, che paradossalmente attira di più l’attenzione del rosso. “Quando mi
sono messa con Yuu alla fine dell’anno scorso…. Non è stato facile. Quando Yuu
me lo chiese, io non avevo mai pensato seriamente a lui come a un possibile
ragazzo. Anche se la cosa in realtà non mi stupì così tanto, rimasi comunque
scioccata, non sapevo assolutamente cosa fare, haha.”
Lavi avverte
il nervosismo nella sua voce e, nonostante Lenalee
sia una sua grande amica e come tale dovrebbe essere libera di raccontargli i
suoi problemi, preferirebbe non ascoltarla, non essere lì, a raccogliere
testimonianze che suonano come lo strategico inizio di un incoraggiamento. Si
distrae dal suo stesso imbarazzo passandosi ripetutamente la mano tra i
capelli, disordinandoli più del dovuto.
“…Ci riflettei a lungo, e arrivai alla conclusione che
dargli una possibilità non sarebbe stato male. Ma mi resi conto che c’era
un’altra preoccupazione ad ossessionarmi: cosa sarebbe successo se non fosse
funzionata tra di noi? Cosa sarebbe successo al gruppo, alla nostra amicizia?
Avrei rischiato di rovinare tutto… Il gruppo
sfasciato, riesci a immaginarlo? Io non penso di volerci neanche provare. E
l’amicizia tra me e Kanda, sarebbe potuta finire nel
peggiore dei modi. Non ero sicura di essere pronta a correre un rischio del
genere. Allora non sapevo se valesse davvero la pena sacrificare una o più amicizie
che mi stavano più a cuore della mia vita, per un incerto, mai valutato prima,
tentativo di relazione.”
Lenalee si tormenta distrattamente il lobo di un suo orecchio, e tiene lo
sguardo puntato verso il basso. Anche Lavi vorrebbe distoglierlo, da lei e
dalle sue guance lievemente arrossite, ma scopre di non riuscirci. Si sente
catturato dal discorso più di quanto desidererebbe.
“Fu allora
che ne parlai con Allen e Fou. E mi dissero… Allen mi disse che, se davvero avevo preso in
considerazione l’idea di mettermi con Kanda, dovevo
buttarmi. Mi spiegò che ignorare i miei desideri, cercare di riportare le cose
alla normalità, fare finta che il fatto di piacere a Kanda
non fosse rilevante quanto il resto, sarebbe stato più difficile di quanto
avrei immaginato. Allen pensava che non era il caso di preoccuparsi così tanto
del futuro, del gruppo… mi disse che rischiavo di
perdere un’occasione preziosa, di covare rimpianti per il resto della mia vita,
e che lui come mio amico non poteva lasciarmelo fare. …Che,
se fosse finita male, avremmo trovato un modo per risolvere la faccenda.
Insieme.”
“Kanda deve molto ad Allen e Fou,”
continua Lenalee con una commozione che fa brillare i
suoi occhi. “Non so ancora dire alla fine se il mio fu coraggio o egoismo nei
vostri confronti, ma accettai. E la sai una cosa?”
La ragazza
sorride, ed è quel sorriso così dolce e sereno che porta Lavi a credere di
stare sbagliando tutto, negli ultimi tempi.
“Non mi sono
mai pentita della mia scelta. Io… non so cosa
succederebbe se un giorno io e Kanda ci lasciassimo,
ma pensare che a causa di questa paura di un giorno lontano e forse
inesistente, io mi sarei potuta perdere tutto quello che ho vissuto con Kanda, beh… quello sì che mi fa
rabbrividire. Probabilmente è di questo che sa il rimpianto. Amaro, e gelido.”
Lenalee alza finalmente lo sguardo, ma non incontra quello di Lavi – Lavi
non lo pretende, perché immagina quanto sia stato imbarazzante raccontare una
cosa così privata. Lui, personalmente, non riesce a staccarle gli occhi di dosso.
Ma Lenalee aggrotta improvvisamente le sopracciglia e mormora
qualcosa su un Elisir Cerebro e una potenziale dose di cacca di Doxy, per poi alzarsi e andare incontro agli studenti del
sesto anno, mettendo in mostra la sua sberluccicante spilla da Prefetto.
Rimasto seduto sul divano, mentre solo vagamente nota Allen alzarsi dal tavolo
e dirigersi verso di lui, Lavi riflette sull’Aritmanzia.