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Autore: Ghirlanda    21/09/2011    2 recensioni
Se Dean Winchester, dopo il funerale del padre, chiedesse al fratello di tornare a caccia con lui, ma ricevesse una risposta negativa? Quali nuove avventure affronterebbe, in solitudine? Ma soprattutto... potrebbe sopravvivere, da solo?
Vedremo!
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Arigrazie a Ros per la recensione!
Ok, capitolo con un po’ più d’azione, finalmente la nostra coprotagonista si butterà nella mischia (ma non quella che pensate voi… o sì?)!
Baci baci a tutti!
 
LEI:
Leira entrò al locale e vi trovò il finimondo. RJ le corse incontro.
-Leira! Per fortuna sei arrivata! Trisha?- Lei sospirò.
-Ha le mani ancora troppo gonfie… non viene.- RJ sospirò.
-Stasera siamo davvero messi male. Sei sola al bancone, Roxie ha la febbre… In più ci hanno mandato la metà dell’ordine e ci sono due compleanni uno di trenta e uno di ventun anni…-
-Il che vuol dire minorenni che si spacciano per non e ormoni alle stelle. Capisco. Mi cambio e inizio subito.- RJ le sorrise.
-Sapevo di poter contare su di te, grazie!- Le diede un rapido bacio su una guancia e Leira arrossì, poi corse nello stanzino per indossare la divisa ed iniziare a lavorare.
Verso mezzanotte e mezzo gli animi si accesero. I maschi del tavolo dei trenta puntavano alle ragazzine del tavolo dei venti e le sprovvedute li aizzavano con gesti osé e moine da sciacquette. Persino quelle che non avevano bevuto si comportavano in quel modo.
Leira alzò gli occhi al cielo, osservando il resto della clientela infastidita dal baccano. Sperava che non accadesse di nuovo…
E invece successe, proprio mentre RJ era andato a buttare la spazzatura ed i bodyguard erano fuori per sedare una rissa.
-Ehi tu! Smettila di guardare la mia ragazza!- Sbottò uno dei ragazzi dei venti ad uno dell’altro. Quello si alzò in piedi, o almeno, ci provò, cadendo rovinosamente a terra per l’alcool che aveva in circolo. Il tavolo dei più piccoli scoppiò in una risata fragorosa, il che non andò giù agli altri.
Ed ecco la rissa che iniziava. Un gran vociare cui sarebbe seguita una serie di spintoni e poi… le mani.
Leira saltò agilmente il bancone e si frappose tra i più focosi, sperando che, facendo calmare loro, gli altri li avrebbero imitati.
-Adesso basta! State oltrepassando il limite!- Gridò, cercando di superare il volume di tutti quanti. Poi si buttò direttamente tra i due che avevano già iniziato a prendersi a spintoni, separandoli.
L’uomo più grande tra i due litiganti le sorrise.
-Vuoi un pò di attenzioni anche tu?- Gongolò. Le guance di Leira si tinsero di rosso.
-No, voglio che la facciate finita! Sono ragazzini, non dovete…- Il ragazzo dietro di lei la spintonò in avanti.
-A chi hai dato dei ragazzini, puttana?- Gridò. Leira finì tra le braccia del maggiore, che sorrise, stringendola a sé da dietro.
-Mmm… che buon profumo, hai…- Leira si divincolò inutilmente, poi una mano si posò sulla spalla dell’uomo.
-Io credo che tu debba piantarla, adesso.- Disse una voce. Leira si voltò.
Un ragazzo biondo stava stringendo la spalla dello sconosciuto che la tratteneva. Dalla faccia dell’ubriaco capì che non stava stringendo con delicatezza. –Mi hai sentito?- L’uomo la lasciò andare. In quel momento i due bodyguard entrarono nel locale e si diressero subito verso di loro. Il ragazzo lasciò andare la spalla dell’altro, poi si fece da parte, mentre le due montagne che Leira amava vedere dentro il locale in situazioni come quella intervenivano a finire di raffreddare gli spiriti.
La ragazza tornò dietro al bancone con un lungo sospiro di sollievo, poi riprese a lavorare.
Qualche minuto più tardi rivide il ragazzo biondo seduto di fronte a lei che mangiava noccioline. Sorrise, poi afferrò una birra rossa doppio malto, la stappò e gliela porse.
-Quelle stanno molto meglio accompagnate da una di queste.- Disse, riferendosi alle noccioline e alla birra. Il ragazzo alzò lo sguardo e le sorrise. –Per stasera offro io. Grazie per prima…- Aggiunse Leira, tornando a lucidare un bicchiere con lo straccio.
-Come sapevi che bevo questa birra?- Le chiese.
-Mi dicono che sono brava ad ordinare per gli altri. Mi sei sembrato un tipo da doppio malto.-
-Ed è un male?- Domandò lui. Leira lo guardò negli occhi. Erano verdi e stupendi. Tutto sommato era un bel ragazzo, ma lei non era tipa da provarci con nessuno, neanche con il ragazzo che adorava da anni. Alzò le spalle.
-Non saprei.- Poi si mosse verso l’altro lato del bancone, per far pagare il gruppo dei ventenni.
-LEIRA! Stai bene?- Le chiese RJ raggiungendola in quel momento. –I ragazzi mi hanno detto che…-
-Tranquillo.- Sorrise lei. –Sto bene. Non è successo niente. Sono intervenuti in tempo.- RJ annuì, poi tornò a pulire i tavoli vuoti.
Quando tornò a sistemare i bicchieri il ragazzo era sparito. Osservò il bancone ed afferrò il sottobottiglia che era sottosopra. Era sicura di averlo messo dritto.
“Grazie della birra.
Dean.”
Leira osservò per qualche secondo il sottobottiglia, sorpresa, poi in un impeto di rabbia lo lanciò nella spazzatura.
Le aveva rovinato un sottobicchiere! RJ se la sarebbe presa con lei! Tornò a lavorare infuriata.
Solo a fine serata e dopo essersi cambiata lo riprese e lo osservò attentamente, salutando distrattamente i bodyguard che se ne andavano.
Aveva una bella grafia, quel Dean, se si chiamava davvero così, poi…
-Stanca?- Le chiese RJ, asciugandosi le mani con uno straccio. Leira sospirò.
-Un po’, ma la serata è andata bene. Abbiamo fatto un bell’incasso.- RJ la guardò dritta negli occhi e la afferrò dolcemente per le spalle.
-Leira… quando mi hanno detto che qualcuno ti ha messo le mani addosso, io…- Lei lo guardò, sorpresa.
-Non mi hanno fatto nulla, RJ! Io sto bene!- Lui la scosse, un po’ meno dolcemente. Le sue gote avevano assunto una tonalità rossa che leira non aveva mai visto prima.
-LEIRA! Io non posso… non posso sopportare che tu ti faccia male, io…- La guardò negli occhi, poi la avvicinò rapidamente a sé, baciandola prima con decisione e poi sempre più delicatamente sulle labbra, fino a separarsi da lei.
Fece un passo indietro, aprendo la bocca, sconvolto.
-M-mio… mio Dio… Leira… ti prego di scusarmi…- Fece per correre via ma la ragazza lo afferrò per il polso, impedendoglielo.
-RJ, aspetta!- Gli disse. Lui si voltò, tenendo lo sguardo basso. –Non devi… non devi scusarti di nulla… io… è da tanto che… aspettavo che tu lo facessi…- RJ alzò il volto e incontrò gli occhi di lei.
-T-tu…?-
-Sì, da molto tempo. Ma avevo paura a dirtelo…- Lo abbracciò di slancio. –Sono stata una stupida!- Il ragazzo ricambiò l’abbraccio, come se avesse paura che lei se ne andasse per sempre.
-Leira… Leira…- Cantilenò.
La ragazza si sentiva al settimo cielo.
Finalmente ce l’aveva fatta! Glielo aveva confessato! E lui l’aveva baciata!
Doveva proprio chiamare Trisha…
-Capo, scusa… il netturbino vuole parlarti di qualcosa… scusate l’interruzione.- Disse Darius, uno dei due bodyguard. Leira gli sorrise.
-Tranquillo… io… vado un attimo fuori a fare una telefonata…- Si allontanò a malavoglia da RJ, che seguì l’altro nel vicolo sul retro, mentre Leira uscì dalla porta anteriore. Compose a memoria il numero di Trisha, poi attese due squilli, finchè l’altra non rispose.
-Vi siete baciati?- Disse subito. Leira scoppiò a ridere.
-Eri nascosta nella cassa?-
-No, ma certe cose un’amica se le sente. E com’è stato?! E lui che ha detto? Raccontami tutto! Ma sei già a casa? Sua o tua? Cosa…?-
-Se mi dai il tempo di rispondere almeno ad una delle domande…-
-Scusascusascusa… ma non vedevo l’ora che accadesse…-
-A chi lo dici… comunque sono ancora al locale e lui dovrebbe raggiungermi da un momento all’altro per accompagnarmi a casa.-
-EVVAI! Fallo salire, ovviamente!-
-Certo! Però… sai, lui è uno che le cose le fa con calma…-
-Anche troppo…-
-Già, comunque…- Leira si interruppe, sgranando gli occhi. Sentì degli strani suoni provenire dal vicolo accanto, quello in cui non passava mai perché le metteva i brividi.
-Sis?-
-Ora devo andare, ma appena possibile ti richiamo. Ho sentito qualcosa…-
-E la cosa più ovvia è andarci incontro, vero? Potrebbe essere il Macellaio! Rientra immediatamente nel locale!-
-Tranquilla, sis… a dopo.-
-Uff… ok.- Leira buttò giù, infilando il cellulare in tasca, poi si avvicinò lentamente alla fonte dei suoni. 
  
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