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Autore: _Syn    21/09/2011    4 recensioni
Jacob centric - New Moon
La mattina cambia aspetto insieme a lui.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Autrice: alexiel_fay / AlexielFay ; Fandom: Twilight ; Titolo: Mattina
Genere: Introspettivo, triste ; Rating: Verde ; Avvertimenti: One Shot
Prompt: Mattina
Link alla community: 
http://bingo-italia.livejournal.com/
Link alla tabella: http://alexiel-fay.livejournal.com/53516.html#cutid1
Note: Questa one shot è ambientata durante New Moon, prima e dopo la trasformazione di Jacob.
Buona lettura ^^,

Alexiel.


Mattina


La mattina ha cambiato aspetto.

Prima era occhi aperti contro il cuscino, bocca impastata di un sapore strano e il tiepido calore del sonno ancora intrappolato nel cotone del lenzuolo, in spicchi di pelle e muscoli intorpiditi.

La mattina era silenziosa. Il primo rumore era un pensiero (“E' sabato, vero?”) e poi lo strusciare del corpo contro il materasso, il respiro profondo per accumulare abbastanza fiato così da arrivare al bagno con il viso distorto nella smorfia del primo sbadiglio del giorno. Ma prima uno sguardo al calendario per scoprire che sabato era passato da un paio di giorni e la prospettiva del lunedì rallentava i movimenti e le sinapsi. Lunedì. Oppure mercoledì.

La mattina era sempre uguale. Doccia fredda, poi calda, poi di nuovo fredda e poi un'imprecazione contro l'impianto idraulico e contro il sapone, finito negli occhi mentre l'acqua diventava così calda da bruciare. La tenda di plastica che si appiccicava al corpo che era cresciuto, che continuava a crescere mentre lui ne andava fiero.

La mattina era famiglia. Aiutare Billy e augurargli buon giorno, mezzo intontito con l'accappatoio legato intorno alla vita con una cintura trovata nel disordine della camera. La risata di Billy già a quell'ora e le labbra che, in automatico, si distendevano. Il rumore delle ruote della carrozzella e dei passi strascicati, poi sempre più energici mentre si avvicinava sempre più l'idea della colazione.

Colazione con i capelli lunghi ancora bagnati e gocce d'acqua sul pavimento. Uova strapazzate cotte un po' troppo e un succo di frutta che gli lasciava un sapore acido sulla lingua anche dopo aver bevuto un litro d'acqua. Dimenticare le chiacchiere di Billy sulle leggende strambe dei loro antenati e vivere un in limbo di sonno e energia che si rigenera, piano.

La mattina era Jacob. Era Jake con una borsa di libri e una bottiglia d'acqua gelata, in ritardo per la scuola.

La mattina era amici ad aspettarlo, risate prima di separarsi ed entrare in classe controvoglia. La mattina finiva al primo sbadiglio contro la lavagna e l'urlo della professoressa:

“Restiamo svegli, Black!”

E Jacob si svegliava, sì, ma non abbastanza per ricordarsi cosa fosse il dominio o un'equazione radicale. Jacob si svegliava e ricordava la spiaggia, Bella Swan e la passeggiata e le storie, Embry e Quil e il garage, il jeans del mese scorso che sembrava essersi ristretto dopo un lavaggio sbagliato. Un sorriso e il pensiero che forse era lui a essere cresciuto.

Poi ritrovava un residuo d'alba in un angolo della mente e un nuovo sorriso accoglieva la speranza di rivedere, ancora, Bella. Alla fine si dileguava ancora, nell'odore del garage, nel vento nei capelli, nel rombo della moto e nelle giornate felici.


Occhi aperti, mente altrove.

Occhi aperti, mentre il corpo cambiava e già cominciava a sentire la mancanza della mattina, senza che lui se ne accorgesse.

La mattina ha cambiato aspetto, insieme a lui.


***


La solitudine dell'esplosione, della pelle che muta e della bestia che emerge è durata poco. Il tempo di arrabbiarsi, di far prendere un colpo a Billy e di far arrivare Sam.

Sam non è mattina. Sam è un momento del giorno o della notte che Jake non ricorda, che si è esteso per una quantità di tempo che potrebbe essere un anno, un secolo o un millennio. Sam è “ti accolgo nel branco”, Sam è “ti spiegherò tutto”, Sam è “i tuoi amici sono tornati e ora devi scansare gli altri”. Sam è “Bella Swan non deve sapere”. E se Sam è tutte queste cose, allora dovrà diventarle anche lui. Perché è la legge del branco.

Sam è aiuto, Sam è sicurezza, Sam è “sono qui”. E sembrerebbe giusto, sembrerebbe un bel modo per entrare a far parte di qualcosa e sapere di non essere soli. Sembrerebbe.

Ma anche prima le cose sembravano giuste.

Era giusto svegliarsi, fare la doccia, aiutare Billy e poi fare colazione.

Era giusto, anche se noioso, andare a scuola e ritardare l'entrata per trattenersi fuori con gli amici.

Era bello aspettare con la testa tra le nuvole l'arrivo di Bella, vederla sorridere di nuovo, sperare di essere quello giusto e, dentro, sentirne la conferma. Era bello, era giusto, era ciò che rendeva la mattina così... mattina.

Ora è tutto sbagliato, ora è tutto cambiato.


All'inizio, la mattina sono capelli tagliati, un corpo più forte, movimenti più aggraziati e sicurezza mista a confusione e paura. La mattina non ha luce, non ha rumori familiari, non ha il profumo quotidiano.

La mattina cambia aspetto insieme a lui.


La mattina è una montagna di stanchezza e rabbia dopo una notte di guardia, dopo litigi impossibili da evitare, dopo spiegazioni e “grazie”, dopo pensieri impossibili da conservare, dopo un'intimità che si fonde alla terra e al cielo, si dilegua tra le onde del mare e si infrange sugli scogli.

La mattina è sfiorare con le dita un letto ancora sfatto, mai sistemato – perché il tempo non c'è e la voglia ancora meno – e un cuscino senza forma e senza calore, già raffreddato dal vento che entra dalla finestra aperta. Non c'è sollievo nello scavare in quella morbidezza con la testa che crolla, si schianta con un tonfo sordo sulla federe e cerca riposo. E potrebbe scattare con violenza solo perché, mentre si allunga, il piede esce fuori dal letto e colpisce il legno.

C'è ancora il ricordo del lupo che si agita dentro il suo corpo appena tornato normale, c'è la pelle che ricerca il suo posto e le ossa che si riassestano, piano.

C'è che è cambiato tutto troppo in fretta. C'è che fa paura cambiare, scoprire di essere qualcun altro e di esserlo sempre stato. Doveva solo arrivare il momento, come succede per le bombe a orologeria. Ma lui non aveva idea che esistesse un timer, né un congegno. Non sapeva.


La mattina è ricordare la voce di Sam, gli insegnamenti di Sam, i ringhi di Sam e i pensieri di Sam. Sam che lo aiuta, lo accoglie, gli fa capire cosa è diventato. O cosa è sempre stato. La mattina è sapere che dovrà sparire e dormire per un po', per poi risvegliarsi diverso da com'era quando la mattina era una sfera di cristallo senza incrinature o crepe.

Il corpo trema ancora, la pelle è lava incandescente e i muscoli sono in costante attività, anche da fermi, in attesa di essere usati ancora. Non c'è più il torpore, non c'è più il fruscio della pelle contro il cotone e il primo pensiero si perde, si moltiplica, si confonde nella stanchezza e negli occhi che chiedono buio, notte, riposo, risposta. Perché.

Il perché è Sam, il perché è lui, Jacob, il perché è il rumore della foresta che viene da dentro. Il perché è nel dovere.

Ma ancora, la mattina è “perché?”. E' sapere che in quel perché non c'è la risposta che vorrebbe. Il perché è andato via ora, ma loro no. Il perché è gelido come la morte e maledetto come l'inferno.

Freddo, freddo, freddo.


La mattina è non sentire più l'acqua sulla pelle bollente e pensare, per un attimo, che l'impianto idraulico sia stato riparato. E' confortante e gli fa tenere gli occhi chiusi, così il sapone non entra. Poi la tenda di plastica lo sfiora e lui la sposta via, la mano contro il braccio caldo. Troppo caldo. Sente il calore, ne sente persino il rumore, è come l'acqua che bolle e la terra che trema. Allora apre gli occhi e il sapone entra, ma non fa così male.

La mattina è perdere ogni abitudine, anche quelle più irritanti. La mattina è la notte, è un incubo senza capitomboli dal letto.

Jacob cade dentro se stesso e dentro gli altri e all'inizio è come provare la libertà più grande mai sentita. Ma anche quella libertà ha le sue condizioni, le sue “fregature”. Ed è una libertà che lo imprigiona nella mente degli altri e che imprigiona gli altri nella sua. E se il mondo è sconfinato, allora quelle menti lo sono ancora di più e lui potrebbe perdersi.

La mattina è non sapere più contro chi imprecare, perché tutto sembra andato al suo posto, quello giusto, e tutte quelle novità hanno un nome che non va pronunciato, che deve restare segreto. Allora se la prende con tutto il resto e il perché rimbomba tra le pareti della casa, nell'idea di una colazione dal sapore diverso e nello sguardo di Billy. Ormai, quelle storie non può più dimenticarle mentre il sonno non è ancora svanito. Quelle storie sono lui e tutti gli altri, sono nelle gocce che ancora cadono sul pavimento della cucina e nell'uovo strapazzato che non basta più.

Sono nella fame e nella forza, nel segreto e nelle bugie. Sono nel telefono che squilla e nella cornetta che rimane abbassata, nella voce di Bella Swan che aspetta di ricevere la sua risposta e nel cuore che brucia di rabbia e nelle membra che tremano violentemente.

Poi è follia, è istinto ancora una volta e sono vestiti strappati mentre il respiro diventa una voragine nel petto. E ancora Bella, Bella, Bella, Jacob, Jake, Embry, Quil, mamma, Rachel, Rebecca, perché, dove, io. Sam.


La mattina è ritrovare gli amici e scansarne altri, accumulare i sospetti della polizia. La mattina è aspettare che tutto torni come prima. E quando entra in classe, distrutto, ancora arrabbiato, si chiede a cosa serva. Non la sente la voce della professoressa, non la sente la mattina che passa e che si trasforma nell'attesa di un'altra notte di inferno e libertà condizionata.

Libertà condizionata... Scoppia a ridere in classe, pensandoci, e la professoressa, quando lui non smette, lo manda fuori.

Meglio, altra libertà condizionata tra pareti chiuse che non può lasciare.

Non aspetta più, perché aspettare significa sperare. E quel destino non si aspetta e non si spera, si ha e basta.

La mattina, il residuo che ne resta, ancora appiccicato alla pelle, è sapere che sta proteggendo qualcosa di più grande di lui da un pericolo ancora più immenso. E' sapere che non c'è scampo.


La mattina cessa d'esistere quando fugge via da scuola, il corpo fuori controllo, e si tuffa nella foresta, dentro se stesso e nel desiderio dell'evasione. Quando le cose diventano troppo vicine, così tanto da poterle toccare; ma lui deve solo osservare da lontano, proteggere da lontano, essere Jake, Jacob, da lontano. L'altro Jacob, invece, è vicino, talmente tanto che pochi secondi dopo giunge la voce di Sam.

Calmati, Jacob.

Calmati.

Vicino, toccato, aiutato, accolto, spinto in un futuro senza scelte.

Raggiunto, fermato, guardato.

Imparerai.

E la lezione continua, dopo che la foschia del mattino si dilegua insieme al passato.

  
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