Anime & Manga > Doremi
Segui la storia  |       
Autore: Vals Fanwriter    21/09/2011    6 recensioni
Pubblicato il Cap.21.
Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e i suoi amici hanno il compito di proteggerle e imprigionare le creature maligne.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aiko Seno, Altro Personaggio, Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Together

 

Le Ojamajo hanno 17 anni. Aiko un giorno scopre di avere un nuovo compagno di classe: Leon. Quest’ultimo le svela che le figure nere sono fuggite e vogliono vendicarsi sulle ex-streghette. Lui e gli altri Flat hanno il compito di proteggerle ed imprigionare le creature maligne.

Dove eravamo rimasti? Aiko scopre il segreto di Akatsuki, assistendo all’ “idea di Leon”. Quest’ultimo ha deciso di travestirsi da “leggiadra donzella” e fingere di essere la fidanzata del Principe dei maghi, per annullare l’imminente matrimonio tra la Principessa Hana e il suddetto mago. Come previsto, Doremi e Tetsuya vengono attaccati da una figura nera, mentre sono dispersi nel Nulla. Tuttavia una persona misteriosa li salva. Le altre ragazze intanto scoprono che la chiave apparsa dal cerchio magico apre le porte del Bloody Blossom, nel quale ben presto vengono a trovarsi Tetsuya e Doremi, accolti da un anziano signore dall’identità ignota.

 

~

Capitolo 19

The place of relegated freaks

~

 

 

Do what you, what you want, if you have a dream for better.
Do what you, what you want, till you don’t want it anymore.
Remember who you really are.
Do what you, what you want, your world’s closing in on you now.
It isn’t over.
Stand and face the unknown.

Evanescence, What you want

 

 

Hana fissava il paesaggio decadente, su un piccolo terrazzo del Palazzo Reale del Mondo dei Maghi. Ripensava agli occhi frustrati del Principe di quel Regno e lo capiva. Sono stata molto peggio io, avrebbe voluto dirgli, ma una sola parola sbagliata – lo sapeva – lo avrebbe indotto a farle cambiare idea e ciò non era possibile… Non era assolutamente concepibile. Ma la cosa che le faceva più rabbia era che lui non comprendeva. Immaturo, gliel’aveva detto in faccia e allo stesso tempo se n’era pentita. Negli occhi del mago era comparso odio. Nessuno l’aveva mai odiata così. E più di tutto, non le aveva dato una risposta soddisfacente al suo insulto. Era andato via, senza dire nulla, segno evidente che era stufo… di lei e di tutto il Mondo della Magia, ma soprattutto di lei.

La ragazzina sospirò col tentativo di scacciare l’angoscia. Perché si sentiva così? Non l’aveva capito. Forse teneva più di quanto pensasse al rapporto con quel ragazzo. Magari per lei non era solo un matrimonio per ragion di stato, ma qualcosa di più.

            Ad interrompere quei pensieri fu un rumore di passi svelti. La principessa si voltò, gli occhi color cioccolato erano persi e vuoti. La guardia Majorin le si era avvicinata.

‹‹Finalmente vi ho trovata, Principessa.››

Il suo viso sembrava preoccupato, ma la strega non mancò di inginocchiarsi al cospetto di Hana, al che lei con un gesto della mano glielo impedì.

‹‹È successo qualcosa?›› le chiese, le sopracciglia aggrottate nel formare un’espressione seria e curiosa allo stesso tempo.

            La guardia parve spaesata. In un primo momento, non seppe cosa dire, poi cominciò a borbottare qualcosa: ‹‹Non so se possa rappresentare un bene o un male, Principessa…››

La ragazzina la fissò stranita.

‹‹Non capisco, Majorin.›› disse, ostentando quel che poteva definirsi un mezzo sorriso.

‹‹Lo vedrà con i suoi occhi, Principessa. Venga con me nella Sala del Trono.››

Majorin si voltò e si incamminò per il corridoio. Hana confusa la seguì, mentre il suo cervello si arrovellava. Altre catastrofi, problemi, le figure nere, le sue mamme…? Erano tutte ipotesi accettabili, ma non vedeva come potesse essere un bene. Solo quando entrò nella Sala del Trono, dove il Re dei Maghi fissava un punto indefinito davanti a sé, con un’aria serena, la Principessa accantonò ogni possibile Apocalisse. Lo sguardo di lei andò a volgersi nello stesso punto dove il Re stava guardando ed era come le aveva detto Majorin. Non seppe se ridere o se piangere nel vedere quella bellezza dai capelli dorati stringere il braccio del Principe Akatsuki.

‹‹Bene, ci siete anche voi, Principessa.›› esclamò Akatsuki, mostrando indifferenza e freddezza col tono che le aveva rivolto, ‹‹È giusto che voi siate la prima a saperlo.››; indicò la ragazza al suo fianco, ‹‹Lei è la mia fidanzata ed è una strega.››

La sua fidanzata mostrò un sorriso sprezzante, stringendosi ancora più forte al Principe, e lei non poté fare altro che serrare la mascella. Qualcosa le si era annodato dentro. Qualcosa le stava facendo graffiare i suoi palmi con le unghie. Qualcosa le stava facendo odiare quella bellezza dai boccoli biondi.

Avanzò verso il Principe, tenendo lo sguardo basso, onde evitare che la vedesse. I suoi denti premevano sul labbro inferiore. Una mano rimase sospesa in aria per un momento, ma il fine di quel gesto non si fece attendere molto: uno schiaffo. Il ragazzo si andò immediatamente a toccare la parte lesa, mentre la ragazzina bionda ora piangeva.

‹‹Non mi pento affatto di averti dato dell’immaturo!›› gli aveva urlato, mentre un’altra guardia faceva capolino della Sala Reale, attirando l’attenzione dei presenti.

‹‹Maestà.›› aveva detto quest’ultima, ‹‹Le ex-apprendiste di Majo Rika vogliono essere ricevute. Dicono si tratti di una faccenda importante.››

Akatsuki fissò la guardia terrorizzato e lo stesso fece la sua fidanzata. Dopodiché si rivolsero uno sguardo e cambiarono espressione più volte, come a voler comunicare silenziosamente. Hana li guardava sconcertata, certa che fossero impazziti, anzi no, certa che avessero qualcosa da nascondere.

Il Re si alzò in piedi e fece un cenno alla guardia.

‹‹Falle entrare.›› disse, non spostando neanche per un attimo gli occhi dal figlio, ora sospettoso.

Fantastico. Suo padre non aveva certo una vista di falco, ma le ragazze avrebbero scoperto all’istante l’imbroglio, e non solo quello. Avrebbero anche saputo del matrimonio. Era rovinato.

‹‹Avanti, ragazze, non mi pare sia il caso di interrompere la riunione del Re!›› stava urlando una voce al di là del portone, che conduceva nella Sala Reale, che in quel momento la guardia stava aprendo per permettere il passaggio delle streghette. Aiko ora guardava perplessa il portone semiaperto. Era troppo tardi. Mosse il capo con l’intenzione di dire alla ragazza dai boccoli dorati di voltarsi dall’altro lato. Quella obbedì, sudando freddo. Le altre ragazze e Tooru ora fissavano straniti i presenti. Dovete ammettere che vedere Akatsuki a braccetto con una bella fanciulla, Hana con le lacrime agli occhi e, allo stesso tempo, un’aria interrogativa, e il Re e la Regina indifferenti a tutto quello, non era certo qualcosa da potersi definire normale.

‹‹Venite avanti.›› disse loro il Re.

“Cavolo, cavolo, cavolo.”

‹‹Preferiamo stare qui!›› strillò la sportiva.

La ragazza dai capelli blu ricevette delle occhiate sbalordite.

‹‹Che hai, Ai-chan?›› le sussurrò Onpu.

Lei non trovò risposta a quella domanda.

‹‹Avete ragione. Meglio entrare.›› farfugliò.

Un’ultima occhiata preoccupata, poi le ragazze si avviarono dentro. Aiko stranamente allungò il passo, parandosi davanti alla coppietta.

‹‹Ciao, Hana!›› disse poi, salutando con noncuranza la ragazzina, che ora aveva il medesimo sguardo degli altri.

‹‹C’è qualcosa che non va, Majo Aiko Senoo?›› le domandò il Re, con un sorriso divertito.

La ragazza interpellata mosse le labbra, senza tuttavia riuscire ad emettere alcun suono.

‹‹Non devi preoccuparti, perché ho già scoperto tutto.›› continuò quello, mentre il suo sorriso si allargava e un indice della sua mano si andava a puntare verso la ragazza dai boccoli dorati, ‹‹Non mi avevi mai fatto divertire così tanto, Leon.››

Le mascelle della coppietta felice cascarono a terra, lasciando posto ad un’espressione sbigottita. Akatsuki si riprese subito, per modo di dire, e fulminò con lo sguardo la sua fidanzata.

‹‹Due moine, eh?›› sbottò il Principe, nel tentativo di fargli il verso.

L’espressione del Re divenne seria.

‹‹Figliolo, credo davvero di essere d’accordo con il ceffone che la Principessa ti ha poco gentilmente concesso.››, il tono dell’uomo dava a quella frase un alone di rimprovero non indifferente e Akatsuki non poté fare a meno di non guardarlo in faccia, ‹‹Il tuo comportamento si è rivelato poco adatto ad un buon sovrano, soprattutto per l’aver scelto, al posto di salvare il tuo Regno, di mettere in scena una stupida quanto assurda commedia, sebbene devo ammettere che Leon non sia male vestito a quel modo.››, un risolino a quel punto gli era sfuggito sotto i baffoni, ma Akatsuki non si lasciò trasportare dall’ironia del padre.

Dal canto loro, i nuovi arrivati, fuorché Aiko, assimilavano ogni minima parola del Re pur di capirci qualcosa, azione che si rivelò alquanto complicata per l’assenza di taluni elementi.

‹‹Allora…›› cominciò il giovane mago, gli occhi stretti in due fessure, ‹‹non sarò più tuo figlio.››

La frase lasciò senza parole il suo interlocutore. Quando gli sguardi dei due si incrociarono di nuovo, il più anziano non riuscì a trattenere una smorfia confusa, mentre l’altro lo fissava deciso.

‹‹Non sarò più il Principe.›› continuò questo, voltandosi e dirigendosi a passo veloce fuori dalla stanza.

‹‹Aka!›› lo chiamò Leon, con l’intenzione di fermarlo, ma neanche quello aveva smosso il Principe.

Hana guardò immobile la porta tornare indietro per chiudersi, ma non passò neanche un secondo, che lo seguì. Doveva fermarlo.

 

~

 

            ‹‹Benvenuti nel Bloody Blossom.››

L'anziano signore, che aveva pronunciato quella frase, con un tono pressoché lugubre, si alzò senza fatica dal trono, che aveva occupato fino a quel momento. Doremi strinse più forte il braccio di Tetsuya, evidentemente intimorita dal vecchio. Questo iniziò a scrutarli con interesse, senza cancellare il ghigno dal suo viso, muovendo qualche passo intorno ai due giovani, con la schiena curva a causa della veneranda età.

‹‹Sarei davvero curioso di sapere cosa avete fatto per finire in questo posto anche voi.›› disse, fermandosi dopo aver fatto un giro completo.

            ‹‹Ci siamo capitati per sbaglio e non sappiamo che posto sia questo.›› rispose la ragazza dai capelli rossi, all’uomo che sembrò non crederle molto.

            La fissò con un’espressione scocciata, come se quella ormai fosse una routine.

‹‹Possibile che tutti voi neo-abitanti del Bloody Blossom siate così timidi?›› esclamò, ‹‹I crimini li commettono tutti, miei cari mocciosi!››

            ‹‹Crimini?›› domandò Tetsuya.

            ‹‹Noi davvero non sappiamo che posto sia questo.›› insistette la ragazza.

            A quella frase il vecchietto rise di gusto ed anche per un bel po’ di tempo.

‹‹State messi bene allora!›› disse tra una risata e l’altra, poi fece una pausa, mentre il suo ghigno si spegneva, per lasciar posto ad un volto serio, ‹‹Questo posto è il luogo d’esilio per i condannati del Mondo Magico.››

La rossa boccheggiò per un istante.

‹‹Esiste un posto simile?›› domandò Tetsuya, più a Doremi che al vecchietto.

‹‹Certo, che esiste! Ci siete dentro!›› fece l’uomo, ‹‹Fu creato esattamente trent’anni fa. In quel castello laggiù vi risiedono i criminali più temibili della storia del Mondo della Magia, con tanto di scheletri di gente ormai morta. Inutile spaventarsi, signorina.››, si rivolse a Doremi, notando che era sbiancata, ‹‹C’è di peggio, credimi.››

‹‹Di… di peggio?››

‹‹Visto che non conoscete la storia del Bloody Blossom, ve la racconterò io.›› aggiunse il signore, con una punta d’orgoglio, come se quel privilegio fosse concesso esclusivamente a lui, da molto tempo, ‹‹Tutto cominciò appunto trent’anni fa ed, in quel tempo, i maghi e le streghe vivevano pacificamente insieme. Perfino gli umani avevano il permesso di metter piede nel nostro mondo. Ma il grande stregone, che succedette al precedente sovrano, non era certo felice di quella situazione. Gli umani erano dei reietti, nullità, e come tali dovevano essere trattati. Inoltre i maghi erano i soli a dover custodire il potere, a parer suo, e così attuò il suo piano, per sottomettere le streghe. Uccise la Regina del Regno, sua moglie, ma ciò non sortì l’effetto che desiderava e le streghe si ribellarono e chiesero di dividere i due mondi. Famiglie intere vennero allontanate, affinché i maghi e le streghe vivessero separati e la nuova Regina, che fu proclamata, creò questo posto. Il Re del Regno della Magia, per lo scellerato attentato, fu relegato qui dentro, in assoluta segretezza, e lo stesso avvenne in seguito per altri grandi personaggi che avevano desiderato potere e gloria.››

            ‹‹Grandi personaggi?›› fece Doremi, ostentando un’espressione di terrore, misto a disgusto. Si chiedeva come potessero i prigionieri di quel luogo essere giudicati con una tale positività dal vecchietto.

            ‹‹Che fine ha fatto il Re?›› chiese invece Tetsuya, curioso.

            ‹‹Lui è ancora qui.›› disse l’uomo, voltandosi a guardare il castello in rovina, ‹‹Si è costruito quella dimora ed ora è vecchio e solo. Sebbene non siano cambiati i suoi ideali, ha perso qualsiasi volontà di vendetta.››

Seguì un silenzio. L’anziano signore rifletté a lungo su cosa dire ma, del resto, non gli importava più nulla.

‹‹In realtà, quello stregone ero io.›› disse dopo un po’, al che Doremi sobbalzò e si nascose dietro Tetsuya.

            ‹‹Era lei?›› chiese il ragazzo, senza scomporsi più di tanto.

            ‹‹Sì, ma ormai non ho più nulla da fare, né qui, né in nessun altro posto.›› esclamò, sul viso di nuovo un ghigno, ‹‹Sono soltanto un povero vecchio e il castello è ormai occupato da nuovi inquilini.››

            ‹‹E da chi?›› continuò a chiedere il ragazzo.

            ‹‹Ve l’ho già detto.›› rispose il vecchio, mentre il suo ghigno si allargava, ‹‹C’è di peggio. Ed il peggio è proprio lì. La feccia del Mondo della Magia risiede là dentro: oscuri mostri, che cercano vendetta. Loro riescono ad uscire da qui quando e come gli pare. Hanno spazzato via tutti. Sono rimasto soltanto io. Se non avessi rinunciato al castello, a quest’ora non so che fine avrei fatto.››

L’anziano re, nel parlare, sembrò fiero di quelle gesta, per nulla spaventato, quasi orgoglioso di avere assistito a tutto quello.

            Doremi intanto sembrò mettere da parte la paura. Dalle parole dello stregone, sembrava che qualche tassello stesse cominciando a mettersi al posto giusto. I mostri di cui parlava potevano essere le figure nere. Magari, in seguito alla loro relegazione nel computer di Oyajiide, erano state portate lì ed, in qualche modo, erano riuscite a liberarsi. Doveva sapere se si trattava di loro e, in particolare, se anche Hazuki era lì.

‹‹Lei ci entra mai al castello?›› chiese.

            Il vecchio fece una smorfia.

‹‹Certo che ci entro, ma a patto che non ficchi il naso nelle loro faccende. Sono molto suscettibili, se si tocca la segretezza delle loro missioni, e poi anche un potente mago come me ha paura, quando sente urla echeggiare nei corridoi. Solitamente prendo qualche provvista e fuggo via.››

            ‹‹Urla…›› borbottò Doremi, deglutendo.

            Tetsuya capì all’istante le intenzioni che erano balenate nella mente della ragazza.

‹‹Può portarci a visitare il castello?›› chiese al posto di Doremi, con un tono determinato.

L’uomo si fece serio e sospettoso allo stesso tempo. Si avvicinò a Tetsuya, scrutandolo con fare indagatore. Doremi arretrò spaventata, mentre il ragazzo non si mosse.

‹‹Cosa ci guadagnerei?››

Tetsuya rimuginò un po’ su cosa rispondere.

‹‹La aiuteremo a riconquistare il castello.›› buttò lì il ragazzo, guadagnandosi un’occhiata ammirata da parte di Doremi, cosa che per un momento fece salire la sua autostima; ma la smorfia scettica del vecchio smontò la loro felicità momentanea.

‹‹Voi mocciosi? Non sembrate molto forzuti.››

‹‹Il fatto è che…›› bisbigliò timidamente Doremi, ‹‹noi crediamo di conoscere il punto debole delle creature che occupano il castello. Abbiamo già avuto a che fare con loro.››

            Lo stregone continuò ad osservarla in silenzio.

‹‹Ne sei sicura, signorina?›› domandò, con un’espressione simile a quella che di solito assumeva Oyajiide in presenza di Onpu, e Tetsuya non poté fare a meno di porsi tra lei e il vecchio, a mo’ di scudo, mentre     Doremi mostrava un sorriso tirato.

‹‹Certo, maestà.››

            ‹‹Mi piace questa gioventù d’oggi!›› esclamò il vecchio allegro, ‹‹Allora seguitemi! Sarà una battaglia coi fiocchi.››, e si voltò, cominciando a camminare verso il castello, mentre Doremi e Tetsuya si scambiavano un’occhiata d’intesa.

 

~

 

            Avere gli sguardi truci dei propri amici puntati addosso non è proprio una situazione che si può definire piacevole. Nascondere degli avvenimenti importanti è sempre rischioso. Finisce che le persone ti tengano il muso per tutti i restanti giorni della tua vita, una volta scoperto tutto. Aiko aveva più volte provato a spiegare che anche lei ne era venuta a conoscenza per il rotto della cuffia e che con tutti i problemi che c’erano, quello del matrimonio combinato era solo una piccola pulce insignificante, ma nessuno voleva ascoltarla. Erano tutti in un grande salone adesso. Il re e la regina si erano allontanati e l’aria che si respirava era veramente pesante. L’unica cosa che sfiorava il positivo era la giovane Pop che, fissando Leon vestito da donna, scoppiava a ridere ogni cinque minuti, peggiorando la situazione, in quanto tutti non avevano la minima voglia di ridere.

            ‹‹Piantala, Pop-chan, per favore.›› disse per l’ennesima volta Onpu, prossima all’esasperazione.

            La ragazzina si massaggiò la pancia dolorante per il troppo ridere e respirò a fondo per riprendere il benché minimo contegno.

‹‹Scusa, non ce la faccio!›› disse.

            Aiko fissò il ragazzo seduto al suo fianco, sospirò e lo pregò dicendo: ‹‹Leon, ti spiacerebbe tornare nelle vesti di un comune essere virile?››

            Leon non spiccicò parola. Si limitò a schioccare le dita, per ritornare ad un abbigliamento normale. Era intento a rimuginare. Era preoccupato per il suo amico Akatsuki. Era scappato così, dicendo quelle parole a suo padre. Sapere che la principessa era con lui però lo faceva sentire più sicuro.

            ‹‹You had to talk about it!›› disse ad un certo punto Momoko, anche lei con i nervi a fior di pelle, ‹‹I thought we had no secrets… that whatever happened we would have talked. I am very disappointed in youAiko.››

            Aiko, sebbene non fosse una cima in inglese, capì all’istante che la straniera doveva avercela con lei. Non aveva mai visto le ragazze così arrabbiate e, per certi versi, si sentiva in colpa. Tuttavia sapeva benissimo che la causa di tutto quel macello era dovuta soltanto ad Akatsuki. Insomma, ora capiva perché Doremi fosse costantemente arrabbiata con lui. Di sicuro, sapeva di quella situazione, ma poiché per lei era risultato un tradimento ancor maggiore, aveva preferito tenersi tutto dentro, magari per non rischiare di scoppiare a piangere nel raccontarlo, di fare pena a qualcuna di loro. E Tetsuya? Dal suo comportamento, era più che probabile che sapesse anche lui. Forse, la storia del bacio tra la ragazza e il Principe era solo per sviare eventuali sospetti.

            ‹‹Mi dispiace.›› disse la sportiva, interrompendo l’affluenza di tutti quei pensieri, al momento poco importanti, ‹‹So di aver sbagliato, ma ora questa cosa non deve interessarci. Dobbiamo trovare Hazuki, Doremi e Tetsuya, poi potremo pensare al matrimonio combinato…››

            ‹‹Majo Aiko ha ragione.›› bisbigliò una voce vellutata, a qualche metro da loro.

            Oltre a quella voce, il fruscio dello strascico dell’abito della Regina attirò l’attenzione dei presenti, e qualunque litigio divenne superfluo. L’unica cosa veramente necessaria era avere informazioni sul Bloody Blossom e su quello che conteneva. Così le ragazze raccontarono del Magical Stage e della chiave, aggiungendo i particolari, assimilati grazie a Kami.

            ‹‹So cosa è successo. Vi tengo costantemente d’occhio.›› spiegò loro la Regina, facendo poi una lunga pausa, per decidere da dove iniziare. Poi ritenne opportuno informarle sulla storia del Bloody Blossom e su chi vi veniva rinchiuso, inducendo più volte i presenti a dischiudere le labbra per lo stupore o per l’orrore. ‹‹Anche le figure nere furono relegate lì.›› dichiarò infine la donna, lasciando basite le streghette e i due maghi.

            ‹‹Come hanno fatto a lasciare quel posto?›› domandò Tooru, trovando miracolosamente le parole da dire.

            ‹‹Loro possiedono l’altra chiave.››

            ‹‹Ma Kami-san ci ha detto che l’altra chiave è al castello.›› ribatté Pop, incredula.

            ‹‹Non più.›› rispose la Regina, ‹‹È per questo che ho mandato i Flat in vostro aiuto, per proteggervi. Qualcuno l’ha rubata. Le figure nere non stanno agendo da sole.››

            ‹‹Chi c’è dietro?›› ebbe il coraggio di domandare Aiko.

            ‹‹Per ora, non ci è concesso saperlo. La chiave, che è giunta a voi attraverso il Magical Stage, era stata perduta anni orsono. Non conosciamo neanche dove essa sia stata finora. Ma ora che è in nostro possesso, abbiamo la facoltà di entrare nel Bloody Blossom.››

            ‹‹And saving Hazuki?›› chiese conferma Momoko.

            ‹‹Sicuramente.›› concesse la Regina, incamminandosi verso una finestra e squadrando con un sorriso due minuscole figure in giardino, intente a scambiarsi opinioni riguardanti il Regno, e pensò che forse non era il momento di interferire con le loro prese di coscienza. ‹‹Ritengo sia il caso che voi sei iniziate senza il Principe. Quando si è confusi, è meglio crogiolarsi un po’ più a lungo nei propri dubbi e realizzare ciò che è giusto.›› Detto questo, si voltò di nuovo: ‹‹Majorin vi indicherà l’ubicazione del Bloody Blossom. Usate il Magical Stage contro le figure nere, anche se siete soltanto in poche. Non siate troppo coraggiose da provare a farcela da sole.››, poi si indirizzò ai ragazzi, ‹‹E voi fate del vostro meglio per proteggerle. Io vi seguirò e vi offrirò il mio aiuto… anche se sarò lontana.››

            Le streghette e i due maghi annuirono risoluti, senza stare troppo ad interrogarsi sul perché e il come di quel misterioso aiuto, ed in possesso della chiave, si diressero fuori dal salone, intenzionate a seguire le direttive della strega Majorin.

            Nessuno aveva più messo piede nel Bloody Blossom, dopo che la Regina stessa vi aveva fatto ritorno per imprigionarvi le figure nere, qualche anno prima, e nessuno, al di fuori di lei, in un tentativo di folle coraggio nell’entrarvi, ne era più uscito. Era un luogo temuto da molti, anche solo per il nome che gli era stato accollato. Ciò che vi era all’interno era un mistero per l’intera comunità magica, eccezion fatta per il Re e la Regina. Tuttavia quest’ultima conosceva le potenzialità di quelle ragazze. Ce l’avevano fatta più volte, sebbene ora la questione fosse ben diversa. Le figure nere erano capitanate da qualcosa di più pericoloso. Non le ricordava così agguerrite e avrebbe scommesso tutto nel dire che il loro potere era lievitato in seguito all’incontro con quel qualcosa. Ma era nient’altro che un puzzle. I pezzi li possedeva tutti. Poteva disporli a suo piacimento, ma non giungeva ad una conclusione certa. Di personaggi oscuri ce n’erano stati molti e tutti avevano avuto la stessa sorte. Per un certo verso, il Bloody Blossom era simile ad una savana. Al suo interno, sopravviveva il più forte e, di sicuro, costui era a capo di quel disastro.

            ‹‹Maestà.››

            Quella parola irruppe nelle congetture della Regina, come uno scoppio in mezzo al nulla, e la donna fissò, dietro di sé, le due figure incappucciate, che attendevano in ginocchio una sua parola.

            ‹‹Siete qui. Ci sono novità?›› chiese la Regina, speranzosa.

            Una delle due si alzò in piedi, seguita poco dopo dall’altra, e disse, con una certa inquietudine nella flebile voce femminile: ‹‹Loro due stanno bene ma, a quanto ho visto, il Nulla è stato distorto. Credo vogliano tendere loro un agguato.››, fece una pausa, come per trovare le parole giuste per proseguire, ‹‹Non ho potuto seguirli oltre… Rischiavo di essere scoperta.››

            ‹‹Come al tuo solito.›› borbottò l’altra persona incappucciata, liberando un tono di voce maschile dalle finiture saccenti.

            La giovane si portò le mani sui fianchi e gli rivolse uno sguardo agghiacciante, prima di ribattere: ‹‹Tu dove cavolo eri, mentre io mettevo a rischio la mia vita?››

            ‹‹A tenere d’occhio i miei!›› sbottò lui, assumendo una posizione quasi simmetrica a quella della compagna.

            ‹‹Ma se erano qui fino a due secondi fa!››

            ‹‹Vi prego.›› li fermò la Regina, ‹‹Non è il momento.››

            I due litiganti avvamparono per l’imbarazzo e chinarono il capo, mormorando mille scuse, che terminarono solo quando la donna davanti a loro sollevò la mano destra, mostrando loro il palmo.

            ‹‹So di starvi chiedendo troppo.›› continuò la donna, ‹‹Ma dovrete intervenire ancora una volta. Le ragazze, Tooru e Leon stanno per attraversare la soglia del Bloody Blossom. Sono certa delle loro capacità ma, allo stesso tempo, sono certa che la prudenza non è mai troppa.››

            ‹‹Saremo lì immediatamente.›› disse l’altra, ottenendo un assenso da parte del compagno; e non attesero che un’altra parola uscisse dalle labbra della Regina. Si smaterializzarono subito, mentre l’altra strega li guardava con la malinconia negli occhi.

            Troppe persone erano in gioco…

‹‹… ma non tutte.›› si disse, mentre usciva dalla stanza, decisa a mettere a punto, con l’altro sovrano, gli ultimi attimi di quel regno.

 

~

 

            Quando era un po’ più piccola, Hana si era ritrovata più volte ai piedi di quell’albero, in giardino. Era una pianta particolare quella. A giudicare dalle storie di Majoheart – che si era ritrovata spesso a farle compagnia a palazzo, negli infiniti giorni in cui aveva provato nostalgia per le sue mamme – quell’albero cambiava a seconda dell’umore del mondo magico e dei suoi abitanti. Anni fa, i petali erano di un bel rosa salmone dalle leggere sfumature dorate. Quello, diceva Majoheart, simboleggiava splendore, sia per la pace del mondo che per la serenità presente negli animi delle streghe e dei maghi, una tranquillità riacquistata dopo molto tempo, solo grazie alle sue mamme. Ciò le metteva allegria. Guardare quei fiori la faceva sentire a casa, come se potesse sentire, in qualsiasi momento, il calore e l’affetto che un tempo le venivano dedicati.

            Ora invece, nel tornare in quel giardino, poteva vedere il marcio in quei fiori, i petali come bruciati dal troppo sole, gran parte dei rami spogli ed, ai suoi piedi, una delle cause del malessere di quell’albero. Majoheart era convinta che ogni piccola cosa potesse influire sullo stato d’animo di quell’arbusto, ogni indecisione, ogni dubbio, ogni sconvolgimento; e se qualche settimana prima era stata indotta a pensare che la causa di quel marcio fossero le figure nere, ora poteva dire con sicurezza che il fiore che si stava staccando, in quel preciso istante, dall’ennesimo ramo fosse dipeso dal Principe Akatsuki, raggomitolato su sé stesso, con la schiena appoggiata al tronco. Lui sentiva sicuramente il suo dolore… ed anche lei.

            Si avvicinò al ragazzo con cautela. Non voleva che lui la mandasse via in maniera troppo rude. Non se lo meritava. Non era colpa sua. Dovevano adempiere ai loro doveri, si ripeteva a sé stessa; ma nel vederlo lì, debole e privo di difese, si disse basta. Incatenò il suo buon senso, se così lo si poteva chiamare, in un angolo del suo cuore, e continuò il suo percorso fino a lui. Gli si sedette accanto e certamente lui sapeva che era lì, ma non alzò il viso per guardarla. Hana lo sentì singhiozzare e percepì la compassione che stava per attanagliarle la gola. Strinse i denti, per trattenere eventuali lacrime, e sollevò una mano, incerta sul compito da affidarle; poi si decise e l’appoggiò sulla spalla del ragazzo, carezzandogliela dolcemente.

            ‹‹Scusa se ti ho schiaffeggiato prima.›› sussurrò la bionda debolmente, senza aggiungere altro e senza interrompere il contatto con la schiena del giovane.

            Lui non rispose, anche se Hana aveva sperato che dicesse qualcosa, ma non fece neanche nulla per respingerla. Lei rimase per qualche minuto a tastare la disperazione del ragazzo; sentiva i suoi sussulti con la punta delle dita e col palmo della sua mano. Rammentò di quando anche lei si era ritrovata accucciata su quelle radici a piangere, cercando in tutti i modi di non dimenticare la voce di Doremi… in particolare la sua, a discapito delle altre. Le era mancata così tanto. In quei giorni, tutti apatici e simili fra loro, nessuno c’era stato veramente per lei, per consolarla o per mentirle dicendole che l’avrebbe rivista presto.

            A quel ricordo amaro, poggiò la testa sulla schiena del ragazzo e portò anche l’altra mano a porgergli carezze in quello stesso punto. Chiuse gli occhi e ascoltò i battiti del suo cuore ed il diminuire dei singhiozzi. Sembrava più quieto, anche se ugualmente triste.

            ‹‹Ho fatto un casino›› bisbigliò e Hana si sentì sollevata dal fatto che si stesse aprendo con lei, ‹‹Doremi sa tutto. Mi odia a morte… Tutti mi odiano a morte.››

            “Le hai detto tutto? Come hai potuto?” avrebbe voluto urlargli, ma si costrinse a tacere per non peggiorare le cose. Non era il momento delle spiegazioni. Quel che era fatto, era fatto, e il pandemonio, avvenuto qualche minuto prima nella sala del trono, era poca cosa in confronto a ciò che si celava dietro di esso e ai sentimenti che erano e sarebbero stati inevitabilmente sacrificati.

            ‹‹Tu la ami, vero?›› gli domandò, mentre i suoi occhi nocciola tornavano ad appropriarsi di ciò che aveva davanti, quasi per avere un senso in più a testimoniare la risposta che stava per arrivare.

            ‹‹Sì.››

            E non avrebbe mai creduto che un monosillabo potesse fare così male. Due lettere e basta. Cosa potevano mai contare? Eppure si sentiva soffocare, come tanto tempo prima… di nuovo sottratta dall’affetto… di nuovo sola. Strinse tra le dita un lembo della maglietta del Principe e si chiese se quella fosse gelosia, o semplicemente un capriccio, od un bisogno di attenzioni.

            ‹‹Va’ da lei, allora.›› disse soltanto, occultando al meglio la stretta allo stomaco che stava provando.

            Akatsuki finalmente alzò la testa e poggiò il mento su un avambraccio, guardando dritto davanti a sé.

            ‹‹Non posso.››

            Il suo tono era soffocato. Stava cercando di trattenere altre lacrime, ma non ci riuscì per molto. Quelle sgusciarono fuori al primo nuovo singhiozzo, contro la sua volontà, rigandogli le guance.

            ‹‹Perché?›› gli chiese Hana, mentre l’altro si asciugava gli occhi col dorso della mano.

            ‹‹Perché...›› iniziò, esitando per qualche secondo, ‹‹anche se vorrei con tutto me stesso essere al suo fianco, ciò non è possibile... È qualcosa di irrazionale. Sono destinato ad altro... e lei appartiene a qualcun’altro.››

            La Principessa si domandò chi mai potesse essere l’altro ragazzo, ma la risposta non tardò ad arrivare.

            ‹‹Tetsuya...›› mugugnò Akatsuki, ed Hana si stupì di quel nome e del viso da ragazzino che le ricordava.

            ‹‹Lui?››

            ‹‹Sì.››, e subito dopo abbozzò un sorriso, ‹‹Ma litigano così tanto da non rendersi conto di ciò che li lega.››

            Anche Hana sorrise.

            ‹‹Come allora.›› disse.

            ‹‹Già, non hanno mai smesso.››

            Seguì un silenzio lunghissimo, durante il quale il Principe rifletté molto. La ragazza che amava, amava un altro e lui non aveva nessun diritto di separarli. Tetsuya, del resto, si era fatto strada nel cuore di Doremi, in tutti i modi possibili, per anni. Erano amici d’infanzia e si sa come finiscono gli amici d’infanzia, soprattutto se entrambi si insultano quotidianamente a vicenda, per nascondere l’imbarazzo ed i sentimenti che provano, per poi esserci sempre l’uno per l’altra nei momenti giusti. E poi c’era quello sguardo che il ragazzo dai capelli blu aveva assunto, quando lui, Akatsuki, l’aveva baciata. Lui l’avrebbe protetta sempre, anche se era un semplice umano; ma soprattutto, lui avrebbe potuto farlo, perché non aveva un regno da accollarsi. Non poteva scappare, non più, ma non poteva neanche sposare Hana, visto il legame che c’era tra lei e Doremi.

            In preda a quell’ultima consapevolezza, il Principe Akatsuki scivolò via dalle attenzioni della Principessa Hana, tirandosi su, in piedi, continuando a guardare davanti a sé.

            ‹‹Smetterò di sottrarmi ai miei doveri per dei capricci.›› disse, risoluto, poi si voltò verso di lei ed inchiodò i suoi occhi color ametista a quelli della ragazza, ‹‹Ma resta il fatto che non potrò mai sposarti, Hana.››

            ‹‹Ma dobbiamo!›› precisò lei, alzandosi; il suo sguardo si era fatto battagliero.

            Akatsuki scosse la testa.

            ‹‹Non sono la persona adatta a te, piccola.››

            Hana strinse i pugni più che poté, di nuovo presa dalla tentazione di colpirlo, e soprattutto infastidita dal soprannome che il ragazzo aveva scelto per lei.

            ‹‹Non sono… piccola!›› gli urlò, ma non proseguì oltre con l’esporre i propri pensieri; sarebbero stati discordanti con i consigli, dati a lui poco prima, ‹‹Io sono la Principessa.›› disse solo, cercando di giustificare meglio la sua testardaggine.

            ‹‹Ma è ancora presto per te.››

            ‹‹Sono perfettamente in grado di…››

            ‹‹Portare sulle spalle un intero regno?›› concluse lui al suo posto, lasciandola interdetta, ‹‹Penso di no.››

            Seguì una pausa e Akatsuki prese ad allontanarsi dal grande albero semispoglio, ma la voce di Hana lo indusse a fermarsi a metà strada: ‹‹Sai bene che non c’è scelta… Io non scapperò.››, ed in quell’ultima frase, il Principe percepì il rimprovero verso sé stesso; era certo dell’allusione che aveva colto, perciò un sorriso insipido gli si dipinse in volto, dovuto forse alla caparbietà da lei mostrata che, dal canto suo, non aveva avuto il coraggio di presentare.

 

~

 

            Aiko, Momoko, Onpu, Pop, Tooru e Leon avevano camminato per ben dieci minuti per il castello, svoltando in vari corridoi e passando attraverso numerose porte, prima di capire che per giungere all’ingresso del Bloody Blossom non sarebbe bastato girare una chiave nella toppa ed abbassare una maniglia. Mentre seguivano il passo lesto di Majorin, quest’ultima aveva spiegato loro che quel luogo era posizionato lontano dalla civiltà e che, in seguito alla perdita della chiave, era stato isolato ulteriormente, tramite vari incantesimi.

            ‹‹Ma come avrete notato le figure nere hanno ugualmente trovato il modo per violarli.›› aveva aggiunto infine, prima di aprire con un gesto della mano l’ultima porta, oltre la quale si trovavano un numero inimmaginabile di manici di scopa, ‹‹Raggiungeremo la foresta con queste e procederemo finché non giungeremo a destinazione.››

            ‹‹Sta dicendo che l’ingresso del Bloody Blossom è nella foresta?›› aveva chiesto poi Aiko, guadagnandosi qualche occhiataccia dalle sue compagne, che non avevano ancora metabolizzato il suo tradimento. La sportiva si era irrigidita e se fosse stata una caricatura di sé stessa, l’avrebbero vista rimpicciolire. Leon le aveva preso la mano, intuendo il suo disagio, ed entrambi si erano ritrovati con le gote più rosee.

            ‹‹Non è precisamente nella foresta.››

            Con quella risposta, non avevano più proferito parola. Erano saliti sulle scope – Tooru dietro Onpu e Leon dietro Aiko – ed erano partiti. Avevano viaggiato per quasi un’ora, zigzagando attraverso alberi di tutti i tipi, finché la loro corsa non era stata fermata da un’altissima parete rocciosa.

            ‹‹Fly over it.›› aveva suggerito Momoko, che stava già per partire e passare oltre la montagna, ma la loro guida l’aveva fermata con un gesto della mano sinistra. Successivamente aveva alzato la destra e, chiudendo gli occhi, aveva disegnato un cerchio nell’aria, davanti a sé.

            ‹‹Mostrati.›› aveva sussurrato, e la parete aveva iniziato a trasformarsi. Pian piano era apparso un arco intarsiato di rubini, sostenuto da due massicci piedritti in marmo. Al loro interno, poco dopo, si erano fatti strada dei rovi, e fu come se, una volta posizionati nelle forme geometriche più disparate, questi facessero parte delle sagomature di un grande portone. Infatti non ci volle molto perché le piante diventassero marmo, le foglie smeraldi e perché la rosa rossa, che era spuntata al centro, diventasse un foro perfetto per la loro chiave.

            Le streghette e i due maghi erano rimasti a bocca aperta. Era stato uno spettacolo incredibile a vedersi e, allo stesso tempo, terrificante per i loro nervi. Aveva messo loro addosso una paura inspiegabile, come se fosse stato il luogo stesso ad emanarla. Infatti erano sobbalzati, quando Majorin aveva detto loro: ‹‹Andate.››

            Onpu dunque si era fatta avanti ed aveva allungato la chiave verso la toppa, con mano tremante; poi l’aveva girata lentamente, scandendo il tempo con i rumori sinistri, che essa produceva, ed infine l’ultimo scatto.

To be continued

 

~

 

Dal covo segreto dell’autrice

Ragazzi miei, scusatemi davvero. Sono la bellezza di otto mesi che non aggiorno e mi rendo conto che questa fic è un atroce peso che ci portiamo dietro da ben tre anni, sia io che voi, e che il mio stile cambia di capitolo in capitolo (spero in meglio) proprio perché aggiorno di rado. Ho voluto prendermela con comodo, perché non volevo inserire nessun tipo di cliché (come credo di aver fatto spesso nei capitoli precedenti) e volevo rendere ancora più interessante la lettura. Ho amato in particolare lo spazio che ho riservato ai sentimenti di Hana: la nostalgia, la paura di essere sola (come lo sono stata io in questi mesi, lo ammetto) ed il coraggio (che, come Akatsuki, non ho). Spero davvero che nonostante i secoli trascorsi dal capitolo 18, non abbiate abbandonato totalmente la speranza di un mio possibile ritorno, perché lo dico e lo ripeto, io non abbandono voi, dovessi aggiornare una volta all’anno, lo farò comunque. Ma non spaventatevi, cercherò di far giungere il capitolo 20 un po’ prima del previsto, anche se dubito fortemente che sarà l’ultimo. Me la sto prendendo molto, molto comoda e mi piangerebbe il cuore concludere, in maniera poco degna di lei, questa preistorica fic.

Voglio solo dire qualcosa riguardo la canzone che ho scelto di citare per questo capitolo. Innanzitutto è dedicata ad Akatsuki (ed anche un po’ a me, visto che ci vedo molto simili). Mi piacerebbe che ne leggeste la traduzione, a questo proposito. Aka, fa quello che senti di dover fare!

Infine – poi vi lascio stare – vi ricordo la mia pagina facebook per seguire i miei deliri. Vi basta cliccare sul mio “covo” sopra e sarete reindirizzati lì. Inoltre mi trovate anche su Twitter. Insomma avete milioni di modi per minacciarmi. Aspetto recensioni, commenti sulla pagina e/o su Twitter.

A presto.

Vale

P.S. Vi amo!

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Doremi / Vai alla pagina dell'autore: Vals Fanwriter