QUELLO E’ MIO FIGLIO
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ero stesa su un letto troppo grande e mi sentivo persa.
 
Capelli biondi e lunghi, fili sottili della seta più pregiata che avevano rubato il pallido colore alla luna, sudati, appiccicati alla fronte e scompigliati, dispersi tra il candore delle lenzuola di lino.
 
Annegavo nel mio affanno.
 
Occhi chiari, grigi e freddi, scintillanti di dolore e appannati dalle lacrime, contornati da folte e lunghe ciglia, spalancati in uno sguardo allucinato.
 
La stanchezza straziava il mio spirito.
 
Bocca carnosa, rossa come le ciliegie più mature, labbra morbide come i petali della rosa più rara dalle quali il respiro usciva affannato.
Lunghe gambe pallide aperte sotto lo sguardo vigile della levatrice, muscoli che si contraggono e mai rilassano.
Voce acuta di donna che s’innalza al cielo, rimbalzando contro le pareti affrescate della grande stanza.
 
Eppure lo sentii.
 
Il pianto del neonato irruppe tra la nebbia che mi avvolgeva e divideva dal resto del mondo.
Il cuore mancò un battito mentre gli occhi venivano calamitati verso quell’improvviso raggio di sole che aveva illuminato la stanza.
La luce che sembrava emanare quella piccola creatura fu un toccasana per il mio corpo provato.
 
Un pensiero sfrecciò nella testa.
Un sorriso fiorì sul volto della donna.
 
Quello è mio figlio…
 
 
 
 
L’odore di carne bruciata mi pizzicava il naso mentre la sua pelle d’alabastro veniva macchiata di nero da quell’orrido simbolo.
 
Le lacrime erano congelate nei miei occhi.
Lo sguardo restava fisso sulla giovane figura che si mordeva le labbra a sangue pur di non urlare, che si piantava le unghie curate della mano nella carne, lasciando solchi profondi.
 
Vedevo il ghigno sadico di quel pazzo e gli occhi rossi come carboni ardenti, braci di un’anima ormai consumata dall’odio e dalla pazzia.
Vedevo la bacchetta di mio marito pigiata contro la tenera carne del suo avambraccio e le belle labbra di mia sorella piegate in un ghigno crudele, in una risata stridula da bambina.
Vedevo la paura della morte, l’incertezza del futuro, l’orgoglio dei Malfoy e la passione dei Black.
 
Non feci altro che stare lì ferma, a guardare, quando in realtà, agognavo di corrergli incontro e stringerlo al petto.
 
Avrei voluto proteggerlo, urlando al mondo, così che tutti sapessero.
 
Quello è mio figlio!!!
 
 
 
 
Scelsi lui, e, se dovessi tornare indietro, sceglierei sempre lui.
 
Per gli stolti nella radura, per coloro che non conoscevano né amore né pietà, per chi nascondeva il volto dietro una maschera bianca e piegava il capo sotto un cappuccio nero, per tutti loro le mie parole suonarono diverse.
 
Non capirono che non c’è limite che una madre abbia paura di superare.
Non capirono che l’unica devozione per me possibile era quella che gli dovevo.
Non capirono che lui era, semplicemente, più importante di tutto; di loro, della guerra, di me…
Non capirono che la sua salvezza era la sola cosa che contava.
 
Fu questo l’errore.
 
Non capirono che quando mi scostai dal corpo immobile di Potter e dissi:
-E’ morto-
In realtà, urlai con tutta la forza della disperazione, con tutto il fiato che avevo in gola, con tutta la potenza del cuore di donna, di strega e di madre.
 
Due parole che segnarono la mia scelta.
Due parole che nascondevano le quattro che avevo sempre voluto dire e mai avevo fatto.
 
Quello è il mio Draco!
QUELLO E’ MIO FIGLIO!!!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THE END
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve a tutti!!!
 
Ecco qui l’ultimo elaborato perverso della mia mente!!!
E’ semplice, corto e senza pretese…e spero vi sia piaciuto!
Lasciate un segno del vostro passaggio mi raccomando!!! Tenete sempre a mente che le recensioni sono il pane quotidiano di uno scrittore e NON creano dipendenza!!!
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Un saluto speciale dalla vostra Crazy_k!!!