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Autore: Kastel    21/09/2011    1 recensioni
Non smetto di desiderare di provare qualcosa di diverso dai sentimenti indotti.
Non smetto di provarci, a scrollarmi questo controllo.
Non la smetto, ma fallisco fin troppo spesso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non devi odiare il tuo passato. Sei tu.

 

Chi l' ha scritta sta cazzata?
Io non sono l' uomo che mi quasi uccisa.
Io non sono i due ragazzi che mi hanno baciata a tredici anni, sporcandomi.
Io non sono gli sguardi pieni d' odio.
Io non sono niente.
Io non ho un significato, solo un significante.
Sono un involucro vuoto, che osserva il mondo con rabbia indotta.
Non provo sentimenti.
C'è chi invidia la mia calma.
Se solo sapessero...

 

Pensa. Non smettere mai di pensare.
Fermati. Non smettere mai di fermarti.
Odiati. Non smettere mai di indurti odio.

 

Ho smesso di credere alle belle parole, ho smesso di essere ciò che gli altri vogliono.
Ho smesso di indossare i panni della brava ragazza.
Ma non significa che sono cambiata.
Non smetto di essere la più grande attrice di questo mondo, perché io sono bugiarda prima di tutto con me stessa.

 


Non smetto di desiderare di provare qualcosa di diverso dai sentimenti indotti.
Non smetto di provarci, a scrollarmi questo controllo.
Non la smetto, ma fallisco fin troppo spesso.

 

 

 

Sono nata per un caso.
I miei genitori non mi volevano davvero. Certo, non hanno fatto nulla per impedire la mia nascita, ma non mi hanno desiderato così ardentemente. Di questo ne sono sicura, anche se mai nessuno mi ha confermato questa mia idea.

 

Sono stata cresciuta con l' odio.
Mia madre, la donna che avrebbe dovuto amarmi prima di chiunque altro, mi ha odiata.
Depressione post parto?
Oppure essere tua figlia è stato l' errore della mia vita?

 

Ho amato mio padre. L' ho amato così tanto da nominare prima lui.
La mia prima parola è stata “papà”.
Papà, papi.
Maschio.
Uomo.


Quella prima parola l' ho pronunciata a tre anni.
Sono stata muta, chiusa nell' odio che sentivo.
I bambini non sono stupidi e se lo credete siete stupidi voi.

 

I bambini mi picchiavano.
Ero l' unica femmina presente nel luogo dove abitavo e quindi la più debole.
Ho imparato nelle lacrime che dovevo essere anch'io un maschio, se non nel corpo almeno nello spirito.
Forse da quel momento ho desiderato essere un maschio, per non piangere più.

 

La prima parola che ho imparato a leggere è stata “primavera”.
Non conoscevo ancora le stagioni, ma trovavo che quella parola non mi appartenesse.
Sono nata in inverno, nelle nevi più freddi.
Sono nata nel nord.
Per forza ho imparato quella parola: dovevo capire qual' era il mio opposto.

 

A scuola ho imparato a lottare.
Picchiavo e anche di brutto.
La mia era una forza da bambina, ma sapevo come usarla.
Ero la più rispettata tra le ragazze, per i maschi. Eppure tutti mi ridevano dietro.


Ho imparato a nascondermi dietro a una falsa risata presto.
Perché era più facile così.

 

Io non ricordo tutto, la mia mente vaga lontana, eppure ricordo...
COSA? cosa ricordo?
COSA RICORDO?

 


Sono alle medie.
Disprezzata e odiata.
La bambina temuta è morta, lasciando spazio alla giovane donna che veniva presa in giro.
Presi l' abitudine di non fidarmi di nessuno.
Nessuno mi avrebbe ascoltato.

 

 

Ho 13 anni, sono un' adulta, sono una bambina, sto piangendo, sto baciando, sono sporca, non è vero!, zitta e lasciami piangere.
Lasciami piangere.
LASCIAMI.
SPORCAMI.
ODIAMI.
AMAMI.
Lasciami...

 

Ho 16 anni, mi stanno per uccidere.
Ho sentito le risate dei miei compagni allontanarsi da me.
Ho sentito una mano sulla spalla e uno sguardo fisso.
Ho guardato la mano che teneva il taglierino.
Non datemi la colpa. Non ho urlato perché sono la bambina odiata. Nessuno mi avrebbe aiutata.
Non datemi la colpa.

 

 

Ho 18 anni, sto amando.
Ho 18 anni, sto odiando.
Ho 18 anni e sto simulando dei sentimenti.

 

Ho 21 anni e sono qui.
Seduta davanti al pc. Ad odiare.
A convincermi che devo ricordare.
A convincermi che devo piangere.
A convincermi che anch'io provo sentimenti.
Devo convincermi, se non voglio morire.

 

Ma forse ascolterai le mie parole?

 

 

 

 

 

E se ve lo state chiedendo.
E' davvero la mia storia.
Vorrei che non lo fosse, però.

   
 
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