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Autore: Rik Bisini    03/06/2006    3 recensioni
In una breve storia un drammatico confronto tra Voldemort e Severus Piton.
Questa storia HA PARTECIPATO AL 21° CONCORSO DI EFP dell'aprile 2006, dedicato ad Harry Potter. La fanfiction non è stata ammessa tra le venti finaliste.
La storia in sé risulta enigmatica al di la della mie intenzioni :-P . Per questo ho inserito un post sul forum di EFP, per chiarire i punti che possono rimanere oscuri dopo la lettura.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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L'ultima ora

Attraverso una finestra alta e stretta, la luna illuminava un uomo disteso prono sul pavimento di pietra.
Era a torso nudo e giaceva completamente immobile. Quando dal corridoio adiacente alla stanza venne un rumore di passi, l'uomo strinse i pugni e fece forza sulle braccia, come per sollevare un carico invisibile che gli gravava sulle spalle. Lentamente sollevò il volto verso la porta.
Mentre la porta si apriva, un filo di luce colpì l'uomo negli occhi. Due occhi neri come l'inchiostro, a lungo rimasti al buio, si serrarono in fretta. Poi l'uomo chinò il collo e si coprì il viso in parte con l'avambraccio.
Si sforzò di aprire leggermente le palpebre e non ebbe moti di sopresa nello scorgere la figura di un uomo alto e magro, avvolta in un manto bianco, che entrava nella stanza. Dal mantello del nuovo arrivato, emergevano le mani dalle lunghe dita sottili e un volto che non sembrava del tutto umano. Il naso era piatto come quello di un serpente, gli occhi erano di colore rosso e la pelle cadaverica, ma il volto non incuteva in alcun modo pietà o disgusto, quanto piuttosto un perverso ed inquietante fascino.
Tuttavia l'espressione di sadico divertimento del suo viso, non poteva che allarmare qualsiasi suo interlocutore, piuttosto che affascinarlo. Da una delle tasche del mantello, l'uomo estrasse una sottile bacchetta di legno e con un rapido e leggero gesto la agitò verso un caminetto ad un lato della stanza.
In quello stesso istante un fuoco iniziò a scoppiettare allegramente illuminando l'ambiente. L'uomo ammantato ripose la bacchetta e si voltò verso l'altro.
Questi non presentava segni di ferite o piaghe, ma si muoveva come se un insopportabile dolore gli provenisse dalle ossa, dai muscoli e dai nervi. Girando il collo verso il nuovo arrivato, scoprì che ora i suoi occhi soffrivano meno la luce e lasciò che il suo volto ne fosse illuminato.
Un naso adunco dominava sul viso dell'uomo, incorniciato da untuosi capelli scuri. Prese un respiro mentre il suo sguardo, determinato e fiero incontrava quello dell'altro.
"Buona sera, Severus." disse l'uomo ammantato.
Le sue labbra si strinsero ancora di più allargando il diabolico sorriso di quel volto.
"Come ti ha detto Bella, avevo urgenza di vederti." disse, "Una tale urgenza che le ho chiesto di fare bene attenzione che tu non ci lasciassi prima del mio arrivo. Vedo che Bella ha eseguito alla perfezione il mio ordine. Oserei dire con gusto, per come la conosco."
Sollevò una mano e studiò con attenzione le sue unghie, come se esse avessero la medesima importanza dell'uomo che giaceva di fronte a lui. Riprese a parlare senza tornare a guardarlo.
"Povero Severus, quanto facilmente le persone che incontri sono pronte a credere alla tua malafede. Non hai mai potuto fare nulla per quel tuo modo di apparire sempre tetro, sempre indisponente, sempre sprezzante."
Il tono della voce era falsamente compassionevole. Lo sguardo dell'uomo si posò di nuovo su Severus.
"Sì, in fondo hai sempre voluto non essere compreso, per non condividere con altri quello che conoscevi. Per questo non saresti mai stato incondizionatamente fedele. Per questo hai svolto il ruolo di spia. Io ho capito assai presto come la tua ostentazione di una diversità nei confronti degli altri miei Mangiamorte avrebbe portato i miei nemici a credere che tu non fossi dalla mia parte."
La voce che gli parlava si velò d'astio.
"D'altra parte io sono Voldemort. Io sono il Signore Oscuro. Io sono l'ultimo discendente del grande Salazaar Serpeverde. Io sono il più potente mago mai esistito almeno dai tempi di Merlino. A me è concesso elevarmi al di sopra di ogni mortale. Tu puoi soltanto giacere ai miei piedi nella polvere, per aver tentato di fare altrettanto."
Severus stinse i denti in una smorfia di dolore e rabbia.
"Ti chiedi se ti ritengo un traditore?" chiese Voldemort, "La verità è che non mi interessa affatto. Non mi sarei preso il disturbo di farti condurre a me, per questa ultima ora che ti resta da vivere solo per il fatto che non mi sei mai stato completamente fedele."
I suoi occhi rossi sembravano divertiti.
"Mi sei stato utile, enormemente utile, più di quanto io avevo immaginato tu potessi essere. Avevo bisogno di informazioni su Albus Silente e contavo sulla sua principale debolezza per ottenerle attraverso di te. Lui si è sempre fidato delle persone e ti ha tenuto accanto a sé nel momento in cui ero sul punto di trionfare, come nei miei lunghi anni di debolezza.
Quando sono tornato in possesso del mio corpo, ho apprezzato le giustificazioni che mi hai presentato. Plausibili e convincenti. Come avrebbero dovuto essere se volevi ingannarmi."
La bocca di Voldemort si piegò in un compiaciuto sorriso.
"Non mi hai mai ingannato, Severus, per il semplice motivo che non mi sono mai fidato di te. Certo, avrei potuto usare tutto il mio potere per estorcere dalla tua mente la verità. Per scoprire se veramente mi eri rimasto fedele o se eri passato dalla parte di Silente o del Ministero. Ma a che avrebbe giovato? Avevo già quello che mi serviva. Una spia."
Voldemort scandì la successiva frase con studiata lentezza.
"Sì, eri quello che mi serviva, anche avendo intenzione di tradirmi."
Severus alzò con uno sforzo il busto, girandosi su di un fianco.
"Sei intelligente, Severus, questo è indubbio" osservò Voldemort, "e, per l'uno o per l'altro avresti svolto al meglio il tuo incarico. Il che significava che avresti fatto quanto dovevi per rimanere vivo." sorrise con sadismo, "Non potevi sperare di vivere se Silente avesse usato tutte le informazioni che tu potevi dargli, perché io avrei capito immediatamente che fonte avevano. Né potevi restare vivo tacendomi ogni cosa avesse importanza per i sostenitori di Silente, l'Ordine della Fenice. Dovevi essere per forza una spia utile per me o non avresti potuto esserlo per altri."
Voldemort si concesse un pausa per osservare compiaciuto l'espressione dell'uomo ai suoi piedi. Severus non sembrava affatto sorpreso delle parole che sentiva. Si sforzava di mantenere un ritmo regolare al suo respiro, come preparandosi a sostenere un lungo, sfibrante sforzo.
"Una spia di chi sei stato Severus?" riprese Voldemort, "Ormai puoi rivelarlo perché per te non farebbe nessuna differenza. Sia io che Silente sapevamo che tu avevi l'occasione di rivelare informazioni dell'uno all'altro. Era chiaro, per me, che saresti stato più utile a chi ti avesse dato meno opportunità di rivelare i suoi piani, a chi si fosse fidato meno di te. Quindi non certo a quel vecchio ingenuo."
Voldemort alzò gli occhi al cielo, assorto.
"Non ho mai smesso di domandarmi, di tanto in tanto, perché Silente è morto. All'apparenza tu lo hai ucciso perché secondo il mio piano lui doveva morire. Ma avrebbe anche potuto scegliere di uscire di scena sacrificandosi al posto di colui che credeva la sua utile ed insospettabile spia. Mi sono dato sempre la medesima risposta."
La voce del Signore Oscuro divenne improvvisamente carica di rabbia.
"Lui è morto. Finito. Non tornerà ad ostacolarmi. Nessuno può frapporsi tra me e qualunque cosa io voglia, meno che mai l'unico che finora mi è sempre sfuggito. Harry Potter."
Sul volto di Voldemort comparve di nuovo un inquietante sorriso.
"E con questo la tua utilità per me è terminata, Severus. Non ho ritenuto necessario informarti di nessun altro dei miei piani. Dalla morte di Silente, nessuno dei miei nemici dubita che tu sia dalla mia parte. Quale migliore garanzia che tu saresti rimasto nascosto, come io desideravo che tu facessi?"
Voldemort si girò a considerare l'ampia porzione di luna che faceva capolino attraverso la finestra.
"E così hai trascorso lunghi mesi nella appagante compagnia di Codaliscia, che nel frattempo non ha fatto altro che sorvegliarti, sperando di riferirmi una tua mancanza e di ottenere che la mia stima verso di lui aumentasse."
Con lo sguardo sembrava intento a contare le poche stelle visibili in cielo.
"È facile prevedere come agirà Codaliscia. Ha tradito coloro che un tempo chiamava amici. Da loro non otterrà che odio e disprezzo. Ha rivestito uno dei ruoli chiave per il mio ritorno perché è stato costretto a credere in me quando tutti mi davano per finito. Questo lo rende utile, per quanto può riuscire ad esserlo un maldestro idiota."
Voldemort scosse la testa in segno di diniego e tornò a fissare l'uomo ai suoi piedi.
"Sei troppo intelligente per lui, Severus, troppo per fare quello che lui a lungo ha sperato. Ed io, ovviamente, ho fatto conto su di questo."
Voldemort si irrigidì. Poi riprese a parlare con un raggelante sarcasmo.
"Perdonami. Sto divagando. Non ti ho ancora detto perché sei qui. Perché stai per morire."
Severus non distolse lo sguardo, né arretrò di un millimetro.
"Non avevo e non ho bisogno della tua fedeltà. Ma sono costretto a fare ricorso a tutto il mio potere per accedere alla tua mente. Sì, Severus, sono inquieto come non ero da tempo, dal mio primo incontro con il compianto Silente. Visto che muori, posso dirti il perché. Nagini è scomparsa."
Gli occhi dei due si incontrarono e per lunghi istanti non ci fu un suono.
"Nonostante io non sia esattamente un novizio in Legimansia, non scorgo pensieri in te a proposito di questo. Devo congratularmi con l'accortezza di Silente... o piuttosto con la tua capacità di nascondermi i pensieri?"
Fece un sorriso quasi divertito.
"Meriti la stima di molti tuoi pari, Severus. Nessuno è stato mai capace come te di lasciare nell'incertezza il Signore Oscuro. Ma io voglio essere certo che Silente non abbia fatto un errore, che ti abbia nascosto tutto quello che potrebbe aver scoperto e che è possibile usare contro di me. Per questo penetrerò la tua mente e tu perderai completamente il senno."
Sollevò le mani e allontanò ambo le maniche scoprendo i polsi.
"Il Veritaserum non serve per te." spiegò, "Conosci tutti gli antidoti più noti e certamente anche qualcuno che io stesso non riuscirei ad identificare facilmente. Così, vedi, quello che sto per farti è inevitabile. Certo, non ho ragione di ucciderti, ma non pensi che sarebbe più crudele lasciarti vivere ridotto ad una larva? Non credi di meritare una ricompensa per aver ucciso il mio più mortale nemico?"
Voldemort mosse un passo verso la porta e chiamò "Bella!"
"Ho chiesto a Bella di preparare il veleno che porrà fine alle tue sofferenze." disse a Severus, "Non ne è contenta. Direi che lei avrebbe desiderato vederti punito a lungo per la tua insolenza."
"Bella, dove sei?" chiamò ancora Voldemort, "Fenrir? Fenrir?!"
Severus restava immobile con ogni altra parte del suo corpo, mentre le sue labbra si piegavano in un sorriso.

   
 
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