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Autore: Portos    22/09/2011    1 recensioni
Una ragazza, amori e altri disastri
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Ritrovarsi

“John Deacon…sei proprio tu? Non ci credo ”

Lili non poteva credere ai propri occhi, ma il bassita le guardava perplesso.

“Perché?”

“Come non ti ricordi?” disse la ragazza, alzando entrambe le sopracciglia.

“Ehm…non lo so…” disse John confuso. Il viso della ragazza gli appariva famigliare, ma non riusciva ricordare dove diavolo l'avesse visto.

“Ero l’amica di tua sorella Julie, alle medie: la famiglia Evans, che abitava nella villetta alla tua” disse Lili, sospirando.

John si sbatté una mano sulla fronte imbarazzato, tornagli finalmente in mente in mente i lontani ricordi di gioventù, Freddie fece un sorriso a trentasei denti. E guarda il nostro Deaky!

“Sì! Sì! Oh, Santo Cielo, scusami...me ne ero scordato. Tu e Julie trascorrevate un sacco di tempo insieme!”

“Già, già quanto tempo, eh?”

“Che sorpresa, rivederti, Lili. Ti trovo bene”

“Invece tu non sei cambiato di molto eh?” disse Lili, con un sogghigno.

“Oh, eh certo…” balbettò il bassista, grattandosi la testa e arrossendo un po’.

“Adesso sono il bassista dei Queen, strano eh? Comunque sono contento di rivederti, Lili”

Brian decise saggiamente di lasciare soli, i due e trascinò dietro anche il cantante e batterista.

“Anch'io. Quindi adesso tu, saresti la nuova truccatrice?”

“Già, dopo il divorzio dai miei genitori ho studiato per diventarlo”

“I tuoi hanno divorziato?” fece eco John stupito.

“Diversi anni fa, ma lasciamo stare va’…aah, scusami” esclamò Lili, agitando le mani, per far disperdere il discorso.

“Di nulla, ma perché non ci raccontiamo un po’ davanti ad un caffè, qualche volta?”

“Ok, va bene…aspetta mi accompagneresti dal coordinatore? Sono terribilmente in ritardo, scommetto”

“No, non sono nemmeno le otto”

“Ah, be’ mi ci accompagni?” chiese Lili.

“Per me va bene, tanto per adesso non ho nulla da fare…” mormorò il bassista.

“Certo che è strano, tu che fai lo rock star...non ti ci immaginavo”

“Scusa perché?”

“Non mi fraintendere, John ma eri sempre così timido...”

“Ah! Lo sapevo...me lo dicono sempre tutti” sospirò John, scuotendo la testa sconsolato.

“Eddai ti stavo solo prendendo in giro...sei davvero un tesoro” ridacchiò Lili.

“Smettila” borbottò il bassista. Impedendosi di arrossire, una seconda volta.

Lili gli tirò una pacca sulla spalla.

 

“Roger mi spieghi, cosa cavolo stavi cercando? Sei peggio di un tornado che entra in casa di qualcuno” si lamentò Freddie.

“Solo le mie bacchette” rispose il biondo, scuotendo la testa.

“Per un paio di bacchette?”

Il biondo roteò gli occhi.

“Sei palla unica, questo non te lo ha mai detto nessuno?”

“Sì, mi spiace ma non sei l’unico, perciò fila a rimettere a posto, mio caro” disse Freddie, agitando il pollice per aria, poiché non era un tipo facile all’arresa.

Brian giocherellava con la biro, intendo a farsi le parole crociate, facendo finta di nulla anche se in realtà si stava divertendo un mondo a sentirli litigare.

“Che noioso!” s’arrese Roger, alzando le braccia al cielo.

“Ritenta un'altra volta, amore”

“Freddie non scassare le scatole, per una volta? Ti prego”

“Il grande Roger che dice ti prego, memorabile!”

Il biondo alla fine s'arrese, uscì sbattendo la porta. Agitando le mani per aria.

“Oh meno male”

Brian alzò lo sguardo dal giornale di enigmistica e sorrise.

“Certo che ce l’hai proprio con lui, eh?”

“Non è vero, perché?” replicò Freddie con un tono di voce da persona più innocente del mondo.

“Sarà da ieri che lo perseguiti, ma cosa hai?”

“Non tentare di analizzarmi, Brian”

“Non sono mica Sigmund Freud”

“Eeh?! Chi diavolo è sto tizio?”

Brian soffocò una risata.

“Non sai chi è, che asino!”

“Senti chi parla…il secchione da 101 lode” replicò il cantante. Non voleva mica ammettere la sua ignoranza, su certe cose.

“Sinceramente sono un secchione, al contrario di voi” replicò Brian, con un sorrisino di superiorità.

Cosa che Freddie, aveva subito imparato a detestare.

“Piantala di fare il gasato, mio caro” gli disse semplicemente, cercando di nascondere l'impulso di tirargli qualcosa in testa.

“Hai un'espressione leggermente omicida, eh?” lo prese in giro Brian.

“Dolcezza, una di queste volte di faccio fuori” rispose l'altro con una certa calma.

 

Il primo giorno di lavoro, per Lili passò alla velocità della luce: le venne presentato

il resto dello staff, dove svolgere le proprie mansioni, l'orario di lavoro e che per la prima settimana sarebbe stata affiancata da un suo collega più esperto.

A fine giornata, non si sentiva stanca ma le era rimasta ancora qualche traccia di eccitazione nervosa, primo perché (forse) era riuscita a realizzare quello che voleva, a dispetto di sua madre e secondo la cosa più inaspettata era aver ritrovato un suo vecchio amico.

Sull'uscita si trovò John e Roger che stavano discutendo, Freddie e Brian si erano dileguati prima del tempo.

“Ehilà! Come andata?” chiese Roger sorridendo.

“Solo il primo giorno se sopravvivo, Roger...giusto? Non sono molto brava con i nomi”
“Il solo e unico”

La ragazza scosse la testa.

“Si vede...”

Già, perché è dannatamente carino, le suggerì una vocina dispettosa, ma Lili preferì subito metterla a tacere.

Il biondo scoppiò a ridere, divertito.

Roger allungò una mano e le diede un buffetto sulla guancia.

La ragazza rimase di sale, a quel gesto scherzoso. Non molto a dirla tutta.

“Ci si vede. Ciao Lili, John...”

“Ciao...”

John tirò su con il naso rumorosamente.

“Senti che dici di andarci a mangiare un boccone? Tanto mia madre tornerà per le dieci e mangerà qualcosa al volo”

“Conosco un locale ehm carino...se ti va, ci andiamo?” disse John timidamente.

“Per me va bene” disse Lili.

Anche per nascondere il fatto, di non voler mostrare la sua scassata Chevrolet del'64, infatti l'aveva parcheggiata il più lontano possibile da occhi indiscreti perché un po' si vergognava a mostrarla.

La carrozzeria dell'auto (o ferrovecchio) urgeva di una bella ridipinta per via del colore che si stava

scrostando, senza contare tutti i bolli sul cofano, le serrature che s'aprivano e si chiudevano quando volevano anche in fondo rimaneva un regalo di suo padre, no?

“Così potrai raccontarmi tutto quello che hai combinato, ok?”

“Come se avessi commesso chissà quale crimine. Per caso è una vendetta, signor Deacon?”

“In effetti, sì” ammise l'altro.

“Allora se vuoi vendicarti, ti offro la cena” disse John.

“Non mi sembra il caso, scherzavo. Basta solo che si mangi bene”

“Non è male e non costa molto”

“Così potrai sapere tutto quello che ho combinato, in questi lunghissimi anni”

John si mise a ridere.

Il sole stava tramontando dietro di loro, mentre le ombre s'allungavano sempre di più.

“Guarda quanto siamo alti!” disse Lili, indicando le loro riflesse sull'asfalto.

“Ma dai, sono solo le ombre”

“Aspetta, aspetta ma quanto sei diventato alto, te?” chiese ad un certo punto.

John non ebbe tempo di protestare che Lili gli mise gli le mani sulle spalle e s'alzò sulle punte dei piedi.

“Sei troppo alto, tu!” esclamò la ragazza.

John si era trovato il viso di Lili, vicino al suo.

Il bassista si ritrovò a specchiarsi negli occhi di Lili, di un blu scuro simili ad una gentile notte d'estate.

Il suo cuore cominciò a battere veloce. Ma mai una volta si erano trovati così vicini, quasi da potersi...potersi...

“Ma...ma...non è vero...” balbettò John.

“Perché non diminuisci, un po' di statura? Come minimo sei uno e settantacinque” constatò Lili, con fare da medico.

La ragazza s'era poi allontanata, con gran sollievo del povero bassista.

“Sbrighiamoci o non troveremo un tavolo libero” disse John, conservando un briciolo di calma.

Una folata di vento passò tra loro. Portandosi via tutti i pensieri, di quella giornata.

 

Fine Capitolo 2

 

Nota au extra magical pazz: Ed eccoci di nuovi qui, un altro capitolo...spero che non sia, insomma avete capito, speriamo. Spero che i personaggi siano venuti almeno decentemente...a proposito, Sigmund Freud è il padre della psicanalisi.

A presto Portos.

 

  
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