Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: PrincesMonica    22/09/2011    8 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 10
 
Era l’ultima sera in Louisiana. Ovviamente c’erano tutti, ma proprio tutti, ad affollare il giardino. Anche se era stata una giornata nuvolosa che minacciava pioggia, erano dovuti per forza trasferirsi fuori perchè in casa non ci stavano, almeno non nel grandissimo salotto. Per fortuna il tempo aveva tenuto, probabilmente la tempesta sarebbe arrivata quella notte, quando loro erano tutti al sicuro nel loro letti.
A Monica, da un certo punto di vista, dispiaceva andarsene: amava essere viziata e soprattutto amava essere 'di proprietà di Jared'. L’amicizia con benefici che aveva creato era incredibilmente appagante. Il miglior sesso della sua vita e, doveva ammettere, con tutta l’esperienza che si era fatta negli anni passati, era una cosa non da poco. Jared era il padrone del rapporto, questo era indiscutibile. Lui sapeva quello che faceva, anche quando non conosceva certe sue risposte, andava a colpo sicuro e sapeva strapparle qualche gemito. Sapeva e non la lasciava mai insoddisfatta. Che fosse con la bocca, o con le mani o con il suo uccello, la portava sempre alla pazzia. Questo non significava che lei ricevesse passiva e non facesse nulla, anzi, si prendeva le sue belle soddisfazioni a vedere Jared che si contorceva sotto di lei, però semplicemente Jared non era solo l’uomo, ma anche lo faceva, con sua somma gioia.
Però le mancava casa sua, le mancavano le amiche pazze e forse le mancava anche quella sicurezza di se stessa che, a contatto con lui, stava perdendo. La linea già di per sè sottile dell’amicizia, si stava logorando lentamente, portandola a scardinare alcuni punti che erano rimasti saldi negli anni. Questo, soprattutto, le faceva paura. Come sarebbe andava avanti a Los angeles? Anzi, sarebbe potuto andare tutto avanti come se niente fosse successo in quella settimana.
Scosse il capo: non aveva voglia di pensarci in quel momento. La focaccia davanti a lei reclamava attenzione.
Si erano seduti vicini, appoggiati al loro salice piangente, mentre Shannon in lontananza ci provava, più che altro per fare qualcosa, con la povera Sandra, ormai denominata Suor Sandra. Non gliela avrebbe mai data e Shan lo sapeva, semplicemente era nella sua natura fare il cascamorto, più per divertimento che per vero interesse.
“Con le stelle sarebbe stato perfetto.”, mugugnò Jared cercando di coprirsi da alcune raffiche di vento più fredde dell’usuale.
“Non può essere tutto perfetto, perchè altrimenti non riusciremmo poi ad apprezzarne la perfezione.”
“Wow, siamo in vena di filosofeggiare.”
“A stare con lo zoppo...”, ridacchiarono insieme prima di terminare quello che avevano nei loro piatti.
“Ma secondo te, se ci mettiamo al buio, zia Margot eviterà di darci altro cibo? Sono piena come un uovo.”
“Se ci mettiamo al buio penseranno che facciamo chissà che cosa. Pensandoci, non sarebbe male.” E si girò per andare a stuzzicarla sul collo.
“Dai, è già abbastanza imbarazzante sorbirmi gli sguardi maliziosi, slash, scandalizzati, slash, qualsiasi cosa, che mi tocca sorbire ogni mattina o pomeriggio, a seconda di quando lo facciamo.”
“Bhe, allora lasciamoli scandalizzarsi anche adesso.” Sentì la mano di Jared sotto la sua maglietta accarezzarle la pelle facendole venire i brividi.
“Jared, smettila!”
“No... mi diverto troppo.”
“Dai.” Le risate dei due fecero voltare più di qualche curioso, tra cui George che aveva passato la serata a parlare con chiunque volesse ascoltarlo e a bere birra. 
Era particolarmente alticcio e con la camicia spiegazzata e la cravatta allentata, perdeva molto del suo fascino da oratore. “Ma guarda come sei felice...” Iniziò a voce alta riferendosi a Jared. “Sembri un ragazzino, come quando eri a scuola. Sfigato come pochi.” La voce impastata non aiutava.
Jared si irrigidì, ma non disse niente, non valeva la pena prendersela per un idiota ubriaco.
“E tuo fratello non parliamone. È così stupido che non ha neanche finito le scuole.” E rise sguaiatamente.
“Maledetto imbecille.” Sussurrò  Jared a denti stretti. Strinse la mano di Monica fino a farle male. Lei lo guardò e notò chiaramente che negli occhi stava brillando la rabbia inespressa. Gli accarezzò la mano con il pollice.
“A girare il mondo come dei barboni, ecco quello che siete.”, continuò George.
“Non ascoltarlo.” Gli sussurrava Monica, ma Jared era teso come una corda di violino e stava per esplodere.
“George, non mi sembra il modo di comportarsi.” La voce di zia Margot sovrastò tutto, ma l’uomo non sembrava interessarsene per nulla. Ormai era partito con il veleno e non aveva intenzione di smettere.
“Fate musica di merda e arrancate nella vita come avete sempre fatto, solo perchè siete incapaci.” Barcollando era arrivato fino all’albero. Intorno a loro nessuno fiatava. Anche Shannon era accorso e cercava di capire cosa stava succedendo, anche se gli bastava vedere il fratello per capire che non era niente di buono. “Del resto cosa ci si poteva aspettare da due cresciuti in una comune di hippie schizzati e tutto grazie alla bravissima zia Constance.”
A quel punto Jared non resistette più e si alzò per affrontarlo, peccato che prima di arrivare a dargli un pugno si ritrovò Monica davanti che diede uno spintone a George che, sorpreso da quella reazione, finì a terra.
“Ma la smetti idiota?” Jared si bloccò a guardarla: era effettivamente incazzata quasi quanto lui. “Mi spieghi che problema hai? Fammi indovinare? Ti senti inferiore a loro?”
“Ma...ma... che cazzo dici? Inferiore di quei due? Semmai dovrebbe essere il contrario. Loro non sono così in alto neanche per leccarmi le scarpe.”
Monica rise, ma era una risata cattiva, sfrontata. “Non sono così in alto? Ma lo sai quanta gente li segue? Lo sai che riempiono i palazzetti da ventimila persone che urlano solo il loro nome? E hai anche il coraggio di dire che non sono in alto? Quello con le pezze al culo sei tu: sei venuto qui facendo il gran figo, con i vestiti costosi, la macchina di lusso, pensando che sono i soldi il metro di misura per la felicità. Bhe, mettiti in testa che i soldi non sono tutto. Hai lasciato tua moglie e i tuoi figli per fare il gran figo e provarci con me. Sai cosa sei? Un bambino che vuole tutto perchè è abituato ad avere tutto.” Era un fiume in piena. Shannon la fissava a bocca aperta, mentre Jared aveva azzerato il cervello e la stava ad ascoltare quasi rapito. Non importava che Franny la stesse guardando come un’aliena, o che il resto dei Metrejons si stessero muovendo a disagio, Monica non sembrava volesse fermarsi. “Hai rotto i coglioni!” urlò alla fine.
“Ma chi ti credi di essere!?”, strillò la zia Franny che era andata in soccorso del figlio. “Non sei neanche una di famiglia.”
“Famiglia? No forse non faccio parte della Famiglia dei Metrjons, ma i Leto sono la mia Famiglia, questo sì. Jared è il mio uomo e, anche se fa un po’ impressione dirlo, Shannon è mio cognato e Constance mia suocera. Sono parte della mia famiglia in una maniera che tu e tutta la plastica che ti sei fatta non potrete mai capire.” Prese un profondo respiro e finì di sputare tutto il nervoso represso della settimana. “Volete sapere la verità? Voi siete invidiosi, perchè sapete benissimo che Jared ha più talento in una sua sola unghia di quanto voi avete in tutto il corpo. Shannon è più leale di chiunque e Constance è talmente incredibile per quello che è riuscita a fare nella sua vita e a voi non va bene, perchè intimamente vorreste essere come loro.”
Scese un silenzio tombale, perfino i grilli avevano deciso di tacere.
Monica si guardò intorno e arrossì fino alla radice dei capelli, ma veramente dopo l’insulto a Constance non ce l’aveva fatta più a trattenersi. 
Fece un debolissimo sorriso a Jared. “Scusami.”, riuscì solo a dirgli.
“E di cosa?”
“Di averti rovinato la settimana.” 
Jared sorrise e la abbracciò con forza. “Tu l’hai resa indimenticabile.”, le sussurrò all’orecchio. 
Guardarono Shannon che sembrava una statua di sale con la sua miglior espressione da pesce lesso, mentre Constance si era così commossa che si mise a piangere quietamente.
“Signora Margot, mi spiace di tutto questo. Mi dia dieci minuti e me ne vado.”, fece Monica slacciandosi dall’abbraccio di Jay.
“Non vedo perchè dovresti, bambina. Hai espresso le tue opinioni con forza, ma educatamente. E comunque sono d’accordo su parecchie cose.”
Monica sorrise ancora più imbarazzata.
“Ma cosa dici zia?”, urlò Franny sempre più sconvolta.
“Quello che penso, cara. Ora che ne dite di tornare dentro? Sta per iniziare a piovere.”
Monica sospirò di sollievo: era meglio per lei scappare prima che qualcuno non decidesse a mettersi a litigare. Jared la prese per mano e alla chetichella salirono in mansarda, evitando i saluti di rito.
“Saremmo dovuti restare giù. Ci sono un sacco di parenti che non potrai salutare domani.”, fece Monica guardando in giardino. In lontananza avevano fatto la loro comparsa i lampi intrecciati in una fitta rete luminosa.
“Guarda, onestamente non mi interessa nulla. Le uniche persone che mi interessano sono zia Margot e Julie e le vedo domani mattina prima di andarcene. Gli altri sono solo ronzii rumorosi.”, poi rise: “sei stata favolosa, veramente. Vedere la faccia di zia Franny sgretolarsi man mano che le dicevi quello che pensavi, è stato esilarante. Per non parlare dello sguardo da beota che aveva George. Mio Dio, Monica, è stata la miglior scena da anni!”
“Ma ti prego, sembravo una pazza scatenata.”
Monica si buttò sul letto e si godette Jared che si toglieva la maglietta: doveva ammetterlo, a Los Angeles le sarebbe mancato da morire toccarlo. Era così bello palparlo, era sostanzioso nonostante la magrezza, perchè i muscoli c’erano e guizzavano in maniera deliziosa sotto le sue dita.
“In effetti tanto normale non sembravi, ma eri bellissima. E sembravi veramente convinta di quello che dicevi.” Si distese vicino a lei, con solo i pantaloncini addosso. Le baciò la spalla lasciata libera dalla spallina della canotta.
“Ma io sono assolutamente convinta di quello che ho detto.” Chiuse gli occhi: era difficile concentrarsi con Jared che lentamentente le toglieva i vestiti e la baciava sulla pelle nuda. “Io credo a tutto quello che ho detto. Ad ogni singola parola.” Gemette quando lui le leccò la base del collo.
“Quindi sarei pieno di talento?”
“Imbecille, lo sai che ho sempre detto che sei fantastico.”
“In tutto?” e portò una mano sotto il reggiseno, togliendolo dalla sua sede naturale per prendere possesso del capezzolo.
“Non proprio. Ballare non è il tuo campo e neanche abbinare i vestiti.” Jared rise “Però ci sono parecchie cose che ti riescono bene.” Si morse il labbro: si stava divertendo, il maledetto, a stuzzicarla. “Oh adesso basta!” Si sedette sul letto, facendolo rolotare via mentre rideva. “Così non è valido, mi distrai e non riesco a parlare.”
“Chi ti ha detto che devi parlare.”
“Hai ragione, ma adesso comando un po’ io.” Lui alzò un sopracciglio incuriosito, ma si lasciò fare. Monica si tolse innanzi tutto il reggiseno, che a metà come glielo aveva lasciato, le dava solo fastidio, poi con lo stesso andò a legare i due polsi di Jared alla testiera del letto cercando di immobilizzarlo. “Vedi di non tirare troppo, vorrei che restasse integro.”
“Non dipende da me.”
Monica si distese a lato, appoggiando la testa sull’incavo del collo, incollandosi a lui. Poggiò la mano sul petto iniziando a disegnare dei piccoli cerchietti sul suo petto. Trovò il piccolo capezzolo circondato da dei peletti che lei si divertì a tirare con delicatezza.
“Sai, quando quello stronzo si è messo ad insultare te e Shannon, ho capito che stava per succedere qualcosa.” La mano si spostò sull’altro capezzolo dove lei riprese il lavoro abbandonato. “Sapevo che dovevo tenerti calmo, perchè altrimenti saresti scoppiato e poi... bhe, te ne saresti pentito di certo, in fondo i parenti sono i tuoi, non i miei.” Vide che Jared teneva gli occhi aperti. I capezzoli erano diventati ancora più piccoli e duri, quindi lei scese. La mano si fermò sull’addome: lo accarezzò con l’unghia facendolo inarcare leggermente. “Ma quando ha parlato di tua madre... non ci ho visto più. Constance è troppo brava come donna per meritarsi quelle parole.”
“Ti sembra questo il momento di parlare di mia madre?”, stava biascicando e lei sorrise. Portò la mano sotto il bordi dei pantaloncini e le mutande e prese semplicemente ad accarezzargli l’inguine e tirare un po’ del pelo, stando ben attenta a non andare troppo vicino al suo membro, già diventato duro.
“Però sono felice se la cosa ti ha divertito.”
“Smettila di parlare... ti prego, fai altro.” Monica rise issandosi. Andò a togliergli quello che ancora indossava ed era di troppo e se lo ritrovò davanti. La cappella faceva capolino rossa e gonfia.
“Devo?”
“Sì, cazzo! Devi.” Lei ridacchiò e nel frattempo scese a leccarlo. Il suo solito sapore forte e salato, invase la sua bocca. Era una dolce occupazione, soprattutto perchè aveva intenzione di lavorarci per un bel po’, voleva che Jared arrivasse ad implorarla. Lo leccò lentamente, dall’alto in basso e a ritornare, soprattutto per cercare di coprire tutta la superficie di saliva per farlo scivolare al meglio. Siccome tendeva a non stare fermo, Monica mise una mano sull’anca come a tenerlo incollato al materasso, mente l’altra andava a prendergli l’asta per muoverla con dolcezza su e giù.
“Ti muovi, Monica?”
“No. Mi voglio divertire.”
“E io voglio venire." Strattonò la braccia, ma il nodo non si sciolse. “Se mi libero vedi cosa ti faccio.”
Monica si alzò e si denudò del tutto. Inforcò la sua coscia muscolosa facendogli chiaramente sentire quanto era eccitata anche lei dalla situazione e poi si distese su di lui andando a baciarlo con trasporto.
Monica aveva realizzato, forse troppo tardi, ma lo aveva fatto, che quella sarebbe stata l’ultima notte e se la voleva godere appieno. E voleva, soprattutto, fargli capire che forse tra loro non era stato mero sentimento, ma qualcosa di più. Almeno da parte sua. Se avesse percepito un minimo interesse di andare oltre anche da parte dell’uomo, forse non si sarebbe fermata.
Si staccò dalle sue labbra, decisa a smettere immediatamente di parlare e a venire entrambi. Senza troppi tentennamenti si impalò sul suo membro duro fino a sentirlo tutto a fondo e sospirò soddisfatta. Prese a muoversi già da subito con un ritmo sostenuto: in fondo sapeva benissimo che lui non sarebbe resistito a lungo. Portò un dito sul clitoride per massaggiarlo ed aiutarsi, mentre l’altra mano andava a palparsi il seno.
Per Jared era uno spettacolo incredibile: teneva la testa leggermente inclinata morsicandosi il labbro come faceva spesso, gli occhi socchiusi e quel corpo che andava su e giù. Avrebbe voluta prenderla, abbracciarla, magari ribaltarla e farle vedere chi comandava sul serio, ma quel dannato reggiseno non voleva slacciarsi. Voleva baciarla, voleva farla sua in tutti i modi possibili, ma lei glielo aveva impedito: eppure averla sopra lo stava facendo letteralmente impazzire. Stava scoppiando.
“Ti prego Monica, ti prego.” Tra una parolaccia e l’altra non riusciva a dire altro. La vide sorridere prima che iniziasse a muoversi con più velocità, alternando spinte forti ad alcune più leggere, ma ravvicinate. La sentì venire intorno a sè, con i muscoli vaginali che lo stringevano come un guanto di una misura troppo stretta e non ce la fece più. Si riversò in lei, senza preoccuparsi di farsi sentire da tutta la casa, gemendo quasi come un ragazzino arrapato.
Monica si distese su di lui, appoggiando la testa sul suo petto, stremato da un orgasmo decisamente intenso: le piaceva da matti sentirgli il cuore che batteva all’impazzata e pian piano, mentre i loro corpi si rilassavano, regolarizzarsi con il suo. Era una stronzata simil romantica, eppure le pareva che i duoi cuori battessero all’unisono.
“Sto decisamente esagerando.”, mormorò Monica piano.
“Direi che stai andando alla grande invece.” Per fortuna che lui non aveva capito nulla. “Mi puoi slegare?”
Monica gli tolse il reggiseno dai polsi, si distese al suo fianco lasciandogli la possibilità di abbracciarla e baciarla sulla nuca.
“Hai qualcuno che ti viene a prendere domani?” Le chiese Jared dopo un po’ di silenzio interrotto dalle loro coccole, ovviamente amichevoli.
“Credo che verrà Cris, ma in caso prendo un taxi.”
“O ti portiamo noi.”
“Non serve, hai già tua madre da accompagnare.” 
Jared sorrise. “Tua suocera... credo di averla vista tremare di gioia quando lo hai detto.” 
Monica sospirò: “Mi dispiace che ci rimarrà male, invece. Come faccio a dirle che tra noi non c’è nulla?”
“Non glielo devi dire. A Los Angeles ci lasciamo e dopo un po’ le dirò che non stiamo più insieme.” Lei non disse niente e lui rimase a pensare.
'Jared è il mio uomo': quelle quattro parole lo avevano scosso tantissimo in giardino. Si era perso alcune battute della ragazza proprio perchè era concentrato a risentire il suono di quelle quattro cazzo di parole. Ed era un suono stupendo. Perfetto. Lei sembrava veramente convinta di essere la sua donna e per un momento, un solo gloriosissimo momento, aveva sentito un calore fortissimo nel cuore e ne aveva avuto paura. Ma gli faceva ancora più strano che in quel preciso istante, stesse di nuovo sentendo quel tepore in sè. Non andava per nulla bene. Doveva spostarla di lì, farla rotolare dalla sua parte del materasso e mettere un limite alle effusioni. La guardò: stava muovendo pigramente la mano su di lui, con gli occhi chiusi e il respiro tranquillo. Cinque minuti, e poi la sposto, si disse.
Sì, certo, come no.
   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: PrincesMonica