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Autore: MorgueHanami    22/09/2011    3 recensioni
Mi avevano chiesto il continuo della storia ' La nuit du Chasseur '.
Bene, allora ho deciso di partire dall'inzio.
Da Zero.
Morgue è Lex. Una fortunatissima ragazza, destinata ad affiancare i Thirty Seconds to Mars non solo nell'ambito della Musica...
..ma anche nell'ambiente Vita. E capirà davvero il significato di 'Echelon + 30 seconds to mars = Family'
Ma ormai il concerto era finito; nella mia mente il ricordo di me folle che scavalca le transenne e si aggrappa al palco tendendo la mano al cantante. La security ovviamente ha fatto del suo meglio... stava per sbattermi fuori dall'Ippodromo! Ma Jared li ha bloccati. Jared mi ha preso la mano che tendevo piangente, me l'ha stretta e mi ha tirato sul palco. Mi ha abbracciato, mi ha chiesto cosa avevo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Is this War? No, this isn't. This is Love.

A chi avrebbe il coraggio di dare la propria vita

per la Musica.

 

 

Capitolo 4 - A modern Myth.

Quando gli occhi si riaprirono, ciò che vedevo era lo scenario che si vede oltre un vetro appannato per il freddo. Oltre un vetro completamente ghiacciato. Le palpebre si chiusero e riaprirono più volte, come a voler inumidire l'occhio dandomi la possibilità di vedere. Nonostante fossi in stato confusionale,chissà perché,ricordavo benissimo ogni singola cosa accaduta in quegli ultimi giorni.

Il fatto che mi trovassi in un letto, mi lasciò intendere che avevo sognato ogni cosa.

Ogni fottutissima cosa è immaginazione, è la mia mente malata che tesse la tela, che scrive un copione che nessuno leggerà; e che fa male al cuore.

Mi guardai un attimo intorno rimanendo spaesata: stranamente, quella non era la mia camera. Era completamente azzurra, con qualche strano ghirigoro in pittura blu; il letto blu anch'esso era in ferro battuto come i piedi della scrivania in vetro. Un computer portatile nero era poggiato e chiuso sul comodino accanto al mio letto. M'alzai pian piano, presi le coperte che tenevano al caldo le mie gambe e scesi dal materasso.

Ma dove sono finita? E' un albergo.

Per un momento pensai che era appena finito il concerto; ero nell'albergo che aveva prenotato Wry per me? Era carino, colorato del mio colore preferito. Ha scelto bene.

Mi guardai un attimo addosso, notando che ero vestita perfettamente come dopo il concerto. Tastai le mani del pantalone sentendo la sagoma delle sigarette nella tasca assieme al cellulare e mi rallegrai. C'è tutto, non mi ha rapito nessuno. Credo.

Ma quel sorrisino di sollievo svanì, nel momento in cui pensai che - se davvero non fosse successo nulla di quello che i miei occhi avevano visto, era tutto davvero un sogno - allora Golden Ticket e le parlate con i Mars in realtà non c'erano mai state. Ecco, lo sapevo. Se non c'erano telecamere, allora era un sogno.Giusto.

Mentre mi osservavo intorno, notai qualcosa di lievemente giallo sulla scrivania, sottile, come dei biglietti. ALLUCINAZIONI POST CONCERTO E DIANA.Dovrò smetterla di fumare.

Stavo per avvicinarmi alla scrivania, nel tentativo di capire cosa fosse quel colorito giallastro sulla chiazza di vetro, quando il cellulare cominciò a squillare.

A beautiful lie. Sembrò strano.. anche nel mio 'sogno' avevo la suoneria di ' A beautiful lie' eppure ricordavo benissimo di aver avuto - in raltà - welcome into the universe.

Sorvolai quel piccolo ed insignificante, quando il mio respiro si bloccò. Il nome che apparì sullo sfondo mi mise ansia; rispondere o non rispondere? Questo è il problema.

Il nome ' Ax' continuava ad illuminare la schermata, e il cellulare ormai canticchiava a più non posso, tanto che il cervello cominciò a pulsare nella testa come se volesse uscire e rispondere lui al cellulare. ' Pronto sono il cervello di Donia, in questo momento la ragazza non ha voglia di rispondere è ancora troppo stordita dal bel sogno che ha fatto.. puoi richiamare più tardi, quando mi sarò attivato anche io.. magari. '

Il dito tenni premuto sul tasto con la cornetta verde. - Pronto? - risposi assonnata e la voce da quell'altra parte, limpida e squillante, dolce e premurosa, mi rispose. - Donia! Finalmente. Avevi detto che mi chiamavi dopo il concerto.. invece sono due giorni che non ti fai sentire! Ma quand'è che torni a casa, hm? -

- Du.. Due giorni? Alessà sei sicuro che siano già due giorni? -

- Ahm.. il concerto è stato ieri sera.. ma adesso sono le otto di sera del diciannove giugno,cara. Sono quasi due giorni, comunque.. allora? Sei riuscita a dare la mano a Jared, Piccola? - la sua voce era dolce, ma non paterno come il Jared dei miei sogni. La voce di Alessandro - chiamato Ax poiché è un fan gasato di JAx - era innamorata, piena di riconoscenza e venerazione. Ma io non sono la sua fidanzata. Lui è con un'altra.

- Sono salita sul palco, Ax. Anche se non ne sono molto sicura.. mi sono appena svegliata, sono ancora convinta che sia tutto frutto della mia mente malata. - sospirai e lui scoppiò a ridere.

- Credo di sì.. magari è tutto un sogno, in realtà sei in camera mia e... - si bloccò ed immaginai che sorrise. - E.. abbiamo appena finito di fare l'amore. - continuò malinconico. - Mi manchi, Morgue.. quando torni? - domandò impaziente, mentre dall'altra parte sentì bussare alla porta.

- Non so ancora quando.. mi manchi anche tu.. ma.. chi è? - domandai, e in quel momento sentì quell'odiosa voce femminile starnazzare come una papera

- Con chi sei a telefono, Alessandro? -

- Con tu sorea. - risposi io seccata. - Non dirle che sono io. Digli che è... la TIM - inclazai seccata, lasciando palesare l'amarezza che fino a tre secondi prima ancora non mi aveva del tutto avvolta. Adesso ci manca solo che la parlata con i Mars è stata realmente un sogno e tornerò a casa più depressa di come sono partita...

- La tim, Melà. - rispose Ax, per poi attaccare senza nemmeno salutare. Cinque secondi dopo il mio cellulare vibrò un nuovo messaggio.

' Scusami. Scusami. Scusami. E' Melania, sì. Perdonami, Amore. Prima o poi troverò il coraggio di parlarle.. prima o poi glielo diko che amo te. Solo te.

Promesso, Un Bacione. '

Rimasi a fissare lo schermo con gli occhi lucidi. No, cazzo.Non devo piangere. La storia tra me e Alessandro ormai andava così; Melania era stata la più facile da sedurre, io ero troppo ingenua e fragile, non voleva prendermi in giro. Ma era troppo tardi, ormai e il signorino lo sapeva bene. Ormai ero innamorata, partita, il mio cervello era in tilt per lui. Ma lui non sa rinunciare.. non è ' o Donia o Melania' è ' Melania ufficialmente, Donia praticamente.'.. ormai andavamo avanti da mesi così. Era incominciato con uno stupido bacio alla stazione. E' stata colpa mia, lo so, ma cosa potevo farci? Lui era li, era l'unico a consolarmi e mi stava troppo vicino. TROPPO. Non ho resistito.Non ha resistito a tentazione.

Un bacio.

Un altro. Ancora. Ancora.

Baciami ancora.

Ancora. Ancora.

Le mani. I jeans. Una panchina.

Affanni. Ancora mani. Maglia.

Cominciava ad accarezzarmi le gambe, le sue mani con tanto coraggio e delicatezza cominciavano a farsi largo dentro di me. Sudati, forse era perché faceva caldo. Forse perché eravamo tesi. Forse perché quella tensione ci piaceva. Ancora le mani, cominciano ad accarezzare le labbra, si fanno spazio, fino in fondo, scomparendo nei meandri del mio essere. Del mio corpo. Le spinte docili e mansuete, i battiti accellerati e i sussulti sulle labbra rosse e accese, sottili. I sorrisi, le parole dolci. I baci.

Abbiamo cominciato su quella panchina una sera di Marzo mentre aspettavo l'ennesimo Bus che poi persi. Abbiamo cominciato con un bacio dicendo che sarebbe stato l'ultimo. Mi sbottonava il jeans e diceva che sarebbe stata l'ultima volta che mi avrebbe fatto provare tutto quel piacere. Eppure ogni volta quelle promesse andavano a farsi fottere, perché le lenzuola si stropicciavano quando andavo a casa sua. Non sempre, ma accadeva spesso. Sempre più spesso. Però lui è fidanzato. Sono l'amante. E lui è fidanzato.

Gli occhi ricolmi di amarezza e dolore si voltarono ad osservare la porta ormai spalancata da un po'; la visione angelica che mi ritrovai dinnazi mi fece sussultare. A quel punto le lacrime non si trattennero e scesero invadenti sul viso. Mi stropicciai gli occhi e guardai la porta. Di solito quando lo facevo sulla porta non c'era nessuno, palesando così che avevo avuto un'allucinazione. Adesso, invece, l'immagine di Jared a torso nudo era davanti ai miei occhi. Mi sarei voluta muovere volentieri con i piedi verso di lui ma rimasi impalata al centro della stanza con il cellulare tra le mani a piangere. Jared accigliò le sopracciglia mentre senza dire nulla si avvicinò a me, portando l'indice a catturare le mie lacrime, sorridendomi. Prese il mio cellulare tra le mani, lo poggiò sulla scrivania.

- Hey.. - mi sussurrò all'orecchio, abbracciandomi. Jared Leto mi sta abbracciando. Era strano, ma quel pensiero non mi balenò il cervello nemmeno per un attimo. Mi strinsi a lui, quasi fosse un amico d'infanzia, il mio confidente, la persona a cui ho sempre detto tutto. Mi diede un bacio tra i capelli, mentre le sue braccia liscie mi accarezzavano e mi cingevano i fianchi.

- Cazzo, sto abbracciando Jared Leto. - sussurrai sorridendo appena e lui scoppiò a ridere.

- Domani ci rivedrai in TV che racconterai tutto quello che hai vissuto con i Mars. - disse lievemente ironico, anche se in quella frase accennava con sarcasmo tutto quello che farebbero le fan. Dopotutto, chi non si vanterebbe di aver abbracciato Jared Leto?

Scoppiai a ridere tra i singhiozzi e lui mi guardò. - Siamo a Napoli, dovresti chiamare i tuoi genitori e dire che sei qui.. noi aspetteremo che loro ti vengano a prendere. - sussurrò al mio orecchio.Sembrò sensuale. Un brivido mi attraversò la schiena e le mie mani sussultarono per lei. - Mi dici cos'hai? - mi domandò con la stessa tonalità di prima, mentre si avvicinava a letto, guardandolo curioso.

- Pomegranate era un colore più figo. - aggiunsi io, ridendo. Lui mi gaurdò arricciando il nasino, comprendendo la mia presa in giro. Mi sedetti accanto a lui e gli raccontai tutto. Rossa in viso. Lui mi guardò sgranando gli occhi, quasi non ci credeva a quello che dicevo. Eppure era vera, ogni singola parola che avevo pronunciato trattenendo lacrime di amarezza. Non disse altro, ma fu tentato ad avvicinarsi a me e gli occhi blu mi fissavano con qualcosa di strano dentro di loro, come se avessero letto qualcosa che io non ho mai scritto, qualcosa che non ho mai percepito nel mio 'io' e che non ho mai detto nè pensato.

- Vieni qua, Echelon. - mi disse aprendo le braccia. - Non ti mordo, tranquilla. Voglio solo... consolarti. - Devo farmi consolare da Jared più spesso, pensai. Mi accucciolai tra le sue braccia, mentre lui insolente mi fece coricare sulle sue gambe, accarezzandomi i lineamenti del volto. Mi sorrideva ingenuo. Forse non stava pensando a tutto...ehm, tutto quello che pensavo Io, in qualità di brava echelon.

Lui forse pensava seriamente di volermi solo ed esclusivamente coccolare, ma io pensavo che avrei fatto volentieri altro in quel momento.

Alzai la mano - la stessa mano che mi accarezzò la mattina prima, la stessa mano con cui mi afferrò e mi fece salire sul palco - e lui si lasciò accarezzare le labbra, prima di accovacciarsi di poco, portando il viso verso il mio, sorridendo. Ingenuità, in questo momento te ne vai direttamente a fare in culo, giusto?!

Gli accarezzai i lineamenti e la mia mano arrivò fin dietro la nuca. Lui si avvicinò ancora di più a me. - Ti piace così tanto questo Ax? - domandò a pochi centimetri da me. I suoi fari azzurri mi contemplavano assatanati, le mani mi accarezzavano il volto, sfioravano il nasino all'insù, le labbra, senza lasciarmi parlare. - Sì.. No. Cioè.. Se fosse il mio fidanzato gli darei anche l'anima.. ma lui ama anche Melania, io sono la ruota di scorta.. sono la ragazza per quando lei non c'è, per quando litigano. Mi fa soffrire, se potessi lo cancellerei dalla mia vita. Lo odio, non lo amo. Ma lo amo, e lo odio. - bisbigliai, e in quel momento Jared diminuì le distanze.

Jared cosa cazzo stai combinando? HO DICIASSETTE ANNI, Jared. NON FARE IL PEDOFILO, JARED! Che.. che.. Oddio, le sue labbra. Soffici. Mi sfiorano. Mi sfiorano. ODDIO. MI STA BACIANDO. Muoio. Se prima sono svenuta per i GT, adesso muoio direttamente.

Le mie mani si ancorarono alle sue spalle, il mio voltò s'alzò dalle sue gambe. Non so descrivere la scena, non riesco a capire niente.. solo che Jared mi sta baciando. Che sensazione è questa che sento nelle vene? la chiamano adrenalina? Cos'è? Mi sento.. nata diversa, nata marziana.

- Hey hey, vacci piano. Ho 39 anni, io. - bisbigliò, staccandosi. - volevo solo darti un bacio, non mangiarti la bocca. - scoppiò a ridere, ma sembrava felice della mia reazione.

Oh, ma mi scusi tanto Mr. Leto, il problema è che mi hai preso alla spovvista?

- Scusa. Ehm.. mi.. mi sono lasciata prendere dall'eufo.. - mi da un altro bacio sulle labbra, facendo segno di restare in silenzio. - Mon cher, non una parola, intesi? Spero che con questo bacio capirai cosa devi fare.. cosa devi afferrare e cosa devi lasciare andare. - aspettò che io m'alzassi dalle sue gambe e annuissi, prima di continuare.

- Piccola, devi chiamare i Tuoi. Domani ho un concerto fuori ITTTTaly, e sono ancora qua. Non posso trattenermi ancora. - bisbigliò dandomi il suo BlackBerry. Lo guardai spaesata. Poi guardai il suo BB. Esatto, il suo BlackBerry. Non sapevo nemmeno come usarlo; lo maneggiavo tra le mie mani, ne guardavo ogni minimo paricolare, avanti, indietro, destra sinistra, proprio come Jared faceva con il profumo della Hugo Boss durante la pubblicità, restando praticamente immobile, sconcertata; Il BB di Jared Leto, il suo futuro marito, è nelle mie impotenti mani.

Eh, e come cazzo si usa?

Jared mi capiì dallo sgaurdo e scoppiò a ridere. Prese il suo cellulare e me lo pose indicandomi dov'è che dovevo comporre il numero.

- Ah. ecco. - sospirai e digitato il numero poggiai il BB al mio orecchio. - Sono arrivata, Mamma. sono Donia. Sono a Napoli. - sussurrai e mia madre mi chiese quasi con tono preoccupato se stessi bene, se mi fosse successo qualcosa.

- Benissimo, ho solo dormito un po'. Sono all'Hotel... - mi bloccai per qualche istante mentre chiesi a Jared il nome dell'hotel, e mia madre ne sentì la voce - Con chi sei? - domandò preoccupata ed io sorrisi. - Poi lo vedrai quando mi vieni a prendere. Hotel Vesuvio, è sul lungo mare. -

- Perfetto. Arrivo adesso. immediatamente. Con papà. - e staccò.

Ridiedi il cellulare e Jared mi gaurdò. - Che hanno detto? - domandò impaziente, quasi un po' volesse farsi sentir dire che non potevano venire a prendermi, che avrebbe dovuto aspettare un po', ancora qualche altra ora, ancora una giornata intera. Gli occhi mi supplicavano di dire quelle parole, ma io non potevo mentirgli; sospirai, bisbigliando.

- stanno partendo da casa, tra un quarto d'ora saranno qua. - lui sorrise appena, avvicinandosi a me. - Abbiamo ancora un quarto d'ora. - sussurrò guardando la porta spalancata.

- e io ho diciassette anni, tu trentanove. Se mi sei ancora così vicino domani sarai costretto a venire al mio funerale, Jared. - sussurrai a mia volta ma quando mi si avvicinò lo strinsi a me, quasi gli pregassi di non andare via.

No, ti prego, non andare via. Sento il bisogno di te. Non dei 30 seconds to mars. Di te. Mi faresti dimenticare tutto, se solo volessi. Tu potresti portarmi via dal pozzo, potresti essere la fune che mi permette di rivedere la luce. Non allontanarti, resta ancora qui. Solo adesso, non dimentichiamoci di respirare. Perché poi dovremmo dirci addio.

- Mi sento un pedofilo. Effettivamente, mi sento un pedofilo. Very Soon. - sussurrò stringendomi a sè.

- Beh, infatti, i numeri non sono dalla nostra parte in questo momento però.. pazienza, non ci rivedremo mai più dopo, no?! tanto vale prendere la palla al balzo. - e lui annuì, baciandomi il collo - Ma non oltre i baci. Ricordiamoci di respirare. -

- The last mistake before We died. So don't forget to breath tonight. tonight is the last I said 'Good Bye' - canticchiai sussurrando ' A Modern Myth ' . Lui mi baciò, prima che Shannon entrasse nella stanza e ci guardasse con aria decisamente scettica ed incredula.

- Porco Tofu! - urlò quasi terrorizzato, e Tomo entrò in stanza guardando Shannon.

- Ma ti pare il caso di bestemmiare sul mio Santo nome? - trattenni una risata, poggiando il mio volto tra la spalla e il collo di Jared, immaginando angeli che scendevano dal cielo cantando ' Osanna Ehhh! Osanna Ehhh! Osanna è Tofu il Signoooo - o- or! Osanna Ehhh! Osanna Ehh! Osanna a Tofu cristo! '

- SHIT! - urlò subito dopo, vedendo me e Jared completamente attaccati,senza un briciolo di distanza. - SLEGATEVI SUBITO! - urlò anche lui, guardando Jared con una nota di disapprovazione, me con disgusto. Stavo per staccarmi da lui e scattare in piedi, ma Jared mi attirò nuovamente a se, facendo il broncio a Tomo e Shan. Lo guardai con un cenno di disapprovazione, ma quegli occhi fintamente limpidi e da bambino riuscirono a stregarmi e lo lo guard divenìo quasi con..Amore. Non sono innamorata, sia chiaro. Ma jared fa questo effetto a tutti.

- Jared, Hai quarant'anni.. e.. e... basta. Slegatevi immediatamente! - disse Shannon guardando il fratello con aria di rimprovero.Aquel punto setti ad ascoltare Shannon: m'alzai sorridendo a Jared e rimasi in piedi a fissare i tre, rossa come un pomodoro.

- Gli hai dato i golden? - chiese Tomo e Jared annuì. Mi gaurdò per un istante quasi mortificato. Effettivamente, aveva cominciato lui con i suoi giochetti subdoli.

- I Golden sono miei? - Sapevo che erano i miei, altrimenti non sarei mai svenuta. Ma.. ma, preferivo non crederci, insomma. Non saperlo, avevo paura di svenire ancora.

- Certo che sono i tuoi.. sono sulla scrivania. - disse Jared sorridendomi e alzandosi prese i sei biglietti che avevo già visto precedentemente. Me li pose, dando le spalle ai due e sorridendomi dolcemente. Cavolo, ma che BELLO STRONZO che sei, Dio Santissimo.

- Sono per te e le tue amiche. Dovrebbero esserne sei.. E' per il concerto in Francia, a Parigi. Ti ho dato quello perchè la Francia... - pronunciò la parola 'Francia' con tanto amore ed enfasi che nemmeno un francese riuscirebbe a dire Egalitè, Fraternitè e Giocagiuè con così tanta convinzione - La Francia è molto vicina all'Itttttaly diciamo così. - mi sorrise e io lo guadai stranamente irritata.

- sai Jared.. devo dirti una cosa che milioni di Echelon italiane vorrebbero dirti... - mi schiarì la voce, e la divah mi guardò incuriosita - CAZZAROLA INFAME, ITTTTTALY IS BETTER THAN FRANCEEEEEEEEEEEEEEEEE! - non lo urlai, ma avrei voluto farlo. I tre scoppiarono a ridere Shannon mi rispose.

- Beh.. - ma si fermò, forse non sapendo come giustificarsi. Il mio cellulare squillò e sullo schemo apparì la scritta 'Papuzzo'.

- Papà! - risposi e mio padre ,irato ma contentissimo di sentirmi, disse - Siamo nella Hole. Non ci fanno salire, dicono che non ci credono che siamo qui perché nostra figlia e con i cosi là... -

- I mars, Papà. Perché non sapete pronunciare il nome? - domandai sbuffando, rispondendo. - Scendo, voglio salutare la Band. -

- Sbrigati, ti stiamo aspettando da un po' ormai. - attaccai.

Jared non aspettò che io dicessi qualcosa fece cenno alla band di uscire dalla stanza. Ingenuamente, Shannon e Tofu annuirono e uscirono, insieme. E fu quando i due soppassarono la porta e si voltarono credendo che anche Jared uscisse con loro, e il cantante sbattè la porta in faccia ai due e la chiuse a chiave.

- Cazzo, Jared! NON FARE STRONZATE! - urlò Shannon dall'altra parte dando un calcio alla porta. - INTESI, CAZZO? - urlò da fuori la porta, ma Tomislav sembrò bloccarlo. Non sentì più nulla. Jared si voltò verso di me.

- ascoltami bene. A nessuna , e dico NESSUNA, ho dato questa opportunità che voglio dare a te. Sembri la persona giusta. I miei occhi sono caduti subito su di te, prima ancora che salissi sul palco. Ti do un'altra possibilità per scavalcare tutto e tutti, per arrivare da me. Un'altra possibilità per riabbracciarmi ancora, Donia. Morgue, o come vuoi che ti chiami? Stella? Echelon? - lo guardai senza capire e lui continuò. - Hai un Golden Ticket tra le mani. Ma cerca di arrivare oltre. Soppassa tutto e tutti, arriva da me. Se lo fai, giuro che ti ripagherò. E ripagare non vuol dire finire a letto con me.. ma.. altro. - disse prima di stamparmi un bacio sulla guancia e indicare i Ticket. - Adesso ci dobbiamo salutare. One day Maybe We'll meet again. - quella frase di Closer to the Edge la pronunciammo insieme.

- No! No! No! No! I will NEVER FORGET. - dissi io, mentre lo seguii e insieme prendemmo l'ascensore per scendere nella Hole.

L'avevo fissato per tutto il tempo dallo specchio, quando eravamo nell'ascensore.

Per un attimo avevo pensato seriamente di bloccare l'ascensore per restare ancora con lui.

Poi però me lo sono immaginato che urlava come una femminuccia in preda alla paura e quindi ho lasciato stare.

Mentre l'ascensore si muoveva lentamente verso il basso, Jared mi fissava e si tratteneva dal voler dire e fare qualcosa. Si mordicchiava l'interno della guancia, mentre con la coda dell'occhio mi osservava fingendo di guardare in un punto fisso. Cercai di ammazzare il silenzio con un colpo di tosse. A quel punto fu Jared a fare quello che io pensai: premette il pulsante 'Stop' e fermò l'ascensore.

Cazzo. E adesso?

Mi si avvicinò, cancellando anche l'ultimo millimetro che ci divideva con un semplice bacio. Un bacio e la sua mano coraggiosa mi accarezza i fianchi e scende sfiorando le gambe; le sua labbra tracciano il collo, i denti sfiorano la pelle, le mani disegnano le sue carezze sul busto e oltrepassano la camicetta, ma si ferma.

Ora l'Universo trattiene il respiro, mentre noi qui sopra camminiamo sul filo. ( Jovanotti )

E' un attimo, un lungo attimo di silenzio, in cui ci guardiamo negli occhi, ci fissiamo e studiamo la posizione in cui ci siamo tuffati. Le mie spalle allo specchio, le mie gambe che gli accarezzano i fianchi, le sue che tengono ferme le gambe e il petto che tiene ancorato il mio allo specchio. E affanno.

- No, stavo pensando.. ma dopo come diavolo si riaziona questo arnese? - domandai addocchiando l'ascensore.

- Ahm, bella domanda. Non lo so. - sorrise lui e il nasino ritornò sulla mia pelle.

- Jared cosa hai fumato? - domandai seria. Beh, me le sto facendo due domande: non mi conosce, ho diciassette anni e vuole scoparmi. 'Nsomma, non è da persona normale. Avrà fumato qualcosa, no?!

- Non ho fumato niente, mi piaci. - sussurrò lasciandomi andare quando sentimmo improvvisamente l'ascensore ritornare a muoversi. - Ops. - disse lui, smettendo di tartassarmi il collo con incessante voglia di possesso.

- Ti piaccio come tutte le intervistatrici a cui fai il filo? - domandai ridendo e lui scosse il capo.

- No, quello è per prendere in giro la gente. Con te sono schifosamente serio. - aggiunse mentre vedemmo le porte dell'ascensore aprirsi in modo scorrevole e le faccie dei miei genitori spaesate che mi videro di fianco al mio cantante preferito.

- DONIA! - urlò mia madre gettando a terra la borsa di Roberto cavalli e correndo su tacchi a spillo in mia direzione. M'abbracciò e mi odorò i capelli. - Puzzi di fumo e di.. sudore. E di uomo. - disse ma nonostante ciò mi strinse a sè, come se per un attimo avesse dimenticato la marachella compiuta. Il mio sguardo fluttuò su Jared alla parola ' e di uomo' . Lui sviò lo sgaurdo concentrandosi su Shannon e Tomo che, a loro volta, lo squadrarono ma non compresero.

Probabilmente nemmeno lui comprese quello che mia madre stava urlando furiosa. E la cosa più bella di tutto ciò è che io fissavo la band senza degnare mamma nemmeno di un bisbiglio, come a volergli far capire che è sempre così. E che quando di solito è così loro sono le cuffiette e le chiavi per un mondo differente. Per Marte.

- Donia, mi stai ascoltando? - mia madre mi prese per le braccia e posò il suo viso dallo sgaurdo azzurro sui miei occhi. Mi voltai. - No. - risposi sincera e volò uno schiaffo.

Jared mosse un passo verso di me, ma Shannon gli prese la mano.

Rimasi immobile con gli occhi lucidi e lo sgaurdo perso in una qualsiasi direzione dell'albergo adesso caduto nel più stressante dei silenzi. La guancia pulsava lievemente arrossata, lasciando echi di dolore che cercavo di non ricordare; Jared non si trattenne e mi venne vicino poggiando la sua mano sulla guancia arrossata. Rimasi immobile, mentre mia madre lo osservava scossa.

- Adesso hai anche degli avvocati silenziosi, Donia? Non mi è piaciuto per niente il tu comportamento... Sei andata a Roma nascondendomi che saresti andata al... loro concerto! - disse indicando furiosa i Mars. Jared osservò il dito e mi chiese di tradurre. Lo feci al suo orecchio, mentre mia madre mi osservava. - Che stai confabulando? -

- Mi aveva chiesto di tradurre. - Jared s'allontanò dandomi un bacio sulla fronte. Mio padre si fece avanti e guardò Jared con la sua crestaccia appiattita sul visetto da finto giovane baldo (cit) prima di sospirare. - Donia, sai già la lezione che ti meriti. - disse addocchiando i GT che tenevo tra le mani. - Never Concert. - disse e Jared s'irrigidì nello stesso momento in cui anche io sussultai sgranando gli occhi.

- No, lo sapete. TUTTO tranne questo. No. - ma mio padre con rapidità mi prese i biglietti, anche se prima che potesse farne in mille e piccoli coriandoli Jared,come se avesse capito il tutto della faccenda, bloccò la mano di mio padre senza il minimo timore.

Ancora un attimo di assoluto silenzio. In bilico. Gli occhi di mio padre si accecarono di rabbia, mentre una sua mano si alzò in direzione della faccia di Jared.

- PAPà NON TI PERMETTERE DI PICCHIARLO! - urlai isterica mentre tentai di fermargli il braccio. E mio padre lo fece, si fermò. Shannon in quel momento corse vicino al fratello, Tomo a mantenere Shannon in caso fosse scoppiata una rissa.

- PAPà, D'accordo non vado al concerto. NON CI VADO. Andiamo via, lasciali in pace. Loro non hanno colpe. LASCIALI! - dissi e mio padre si ammorbidì, abbassando il braccio. Jared guardò i Golden Ticket che aveva afferrato e me li pose.

- Sono i suoi biglietti. E lei viene al concerto. - disse. Mio padre l'inglese lo capiva benissimo, non aveva bisogno di traduzioni.

- Il padre sono io. Prova di nuovo ad avvicinarti a mia figlia e ... - si bloccò, guardandomi.

- Signorina, con voi non abbiamo finito. Il resto vi aspetta a casa. - sussurrò e Jared mi afferrò il braccio per mezzo secondo, quasi a mettere alla prova le parole di mio padre.

- Echelon, tu ci credi. - mi disse prima di lasciare il mio braccio da quella morsa snervante. Mi aveva stretto così forte che dopo poco mi sarebbe uscito un livido.

Mio padre cercò di non fare caso a quella presa e lasciandomi tra le mani i Golden Ticket si avviò assieme a mia madre, sapendo che li avrei seguiti.

Diedi le spalle ai Mars con le lacrime agli occhi, guardando i miei genitori arrivare alla macchina. Mi voltai, e loro erano lì che mi fissavano. Non mi trattenni. Una corsa ed ero lì ad abbracciarli e implorarli di dimenticare.

- I'm Sorry. - sussurrai e Jared mi accarezzò i capelli.

- Torna al concerto. Ti prego... torna. - mi sussurrò, prima di lasciarmi definitivamente andare.

* S'INTROMETTE *

Sì, mi intrometto anche questa volta ùù

Shalve Echelons!

A) Perdonatemi.

B) ero scettica su questo capitolo! Cioè..l'avrò riletto milioni di volte.. il punto è che sembrava troppo romantico, troppo.. hm, jared sembrava troppo spinto. Secondo voi si comporterebbe in questo modo il vero Jared?

Io non lo so, ma ho scritto quello che il cuore e la musica mi hanno dettato.

Ho avuto un po' di perplessità, ma grazie a Rossella ( Grazie, Grazie, Grazie) - la mia carissima assorellata <3 - sono riuscita a convincermi che potrà andare.

A lei, A Rox. Questo capitolo è anche per te. Ti devo ispirazione.. e anche il copyright del padre che vuole prendere a pugni Gerardo! (Ma sai ho chiesto a mio padre.. e ha detto che mi scomunicherebbe direttamente come figlia! XD)

Grazie a chi recensisce.. a chi critica. Soprattutto alle criticone: vi voglio bene perché mi correggete <3 ! Grazie a Jared che.. boh, ma grazie bello.

Ah, sì.. Grazie a Rossella ( ANCORA! ) e.. beh, sì.. v.v Grazie a.. Antonio, ovvero Ax, ovvero Alessandro. Perché fortunatamente siamo rimasti solo amici, anche se avrei voluto qualcosa di più!

 

 

  
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