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Autore: camy robsten HP    22/09/2011    1 recensioni
Robert e Kristen. Queste due persone mi hanno cambiato la vita. Grazie a loro ho scoperto nuovi valori e ho iniziato a credere che il vero amore ancora esite. Quel giorno, quel maledetto giorno... sconvolse totalmente la vita di Robert.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Si, è passato un pò di tempo. Scusate...e scusatemi anche se ci sono degli errori..
...l'ho scritto abbastanza di fretta. Buona lettura u.u


KRISTEN POV

"Quindi hai deciso di dirglielo?" -
"Scouty... è passato troppo tempo" - ero al telefono con la mia migliore amica Taylor.
Il problema? Sempre lui: Robert Pattinson.
Questo mi faceva sembrare più una quindicenne innamorata che una neo mamma.
Sono passate solo due notti da quando... beh, ecco... l'abbiamo fatto. Io e Robert, intendo.
E non ho neanche capito perché, o come è accaduto. Ma è successo.
Scouty è l’unica che sa davvero cos’accadde quella notte, e nonostante i suoi ‘invitanti’ consigli, ho sempre rimandato.
“Te l’avevo detto! Avresti potuto dirglielo anche prima. Conosco Rob meglio di te, non se la prenderà.” –
“Si, come no. Ci son stata su sei mesi, tra poco esce il bimbo e non so che cazzo fare. Prima o poi devo dirglielo. So solo questo.” –
“Diglielo ora. Appena lo vedi!” – Scouty stava cominciando a darmi sui nervi, seriamente.
“Ora è uscito… è con mio padre in polizia, a cercare informazioni su Cam.” – non avevo ancora rimarginato la ferita. Sarebbe restata per sempre aperta, ne ero certa. Piuttosto, quello che mi faceva male e non sapere perché l’aveva fatto. Avrei dovuto pensare che milioni di persone muoiono ogni giorno, ma non ci riuscivo. Cameron era uno dei due pensieri che mi tormentava giorno e notte. Al funerale mi vennero in mente tutti i momenti insieme… momenti che non sarebbero più accaduti. Forse un giorno l’avrei rivisto, in paradiso, nonostante il nostro scarso credo religioso. Non credevo nella religione, ma credevo nel fato e nel destino. Tutto accade per una ragione. E lui era della stessa opinione. Mi mancava, come non mai. A lui avevo sempre chiesto consigli riguardo a tutto. Alla mia relazione con Rob, perfino. Mi conosceva come un genitore. Anzi, lui era un secondo papà, forse anche migliore di John. E proprio in quel momento, in cui avevo un fottuto bisogno di lui… non c’era. Forse era stato deciso tutto. L’aveva deciso il fato. Ero stata messa alla prova, per crescere e diventare finalmente una vera donna.
“Scouty, qualsiasi cosa t’avviso. Lo sai” – immaginai il suo sorriso sotto i baffi e la sua aria innocente.
“Bene. Buona fortuna allora.” –
“Grazie” – riattaccai e corsi da Jules, per aiutarla in cucina.
Dopo qualche minuto sentii un leggero rumore e mi voltai in direzione della porta principale. John, seguito da Rob entrarono bruscamente in casa, con un viso rammaricato. Sapevo che entrambi stavano trattenendo le lacrime. Così corsi da Robert e lo abbracciai. Lui mi fissò stupito, con gli occhi – come immaginavo – lucidi. Dopo aver fatto sesso non ci rivolgemmo più la parola. Io sapevo che quello era stato solo un momento di sconforto, in cui non sapevo che fare. Quella non ero io. In normali condizioni non l’avrei fatto. O almeno, non l’avrei fatto il giorno del funerale di mio fratello, mentre piangevo. In quei due giorni lui continuò sempre a fare quello che ha sempre fatto: fissarmi. Asciugarsi una lacrima ogni tanto, mentre con l’altro occhio continuava a guardarmi. Anche John si voltò con sguardo stupito. Era da tanto che non ci vedeva così… uniti. Nonostante avessi detto loro che con Rob andava tutto a gonfie vele, credo che qualche dubbio sia sorto. Le mie mani erano intorno al suo fianco e sentivo il contatto della mia pelle con la sua giacca fredda. Appoggiò il suo mento sulla mia spalla, e le sue lacrime si trasformarono in cascate. Io ero più fredda, distaccata. Non capivo cosa fosse accaduto, e forse non avrei neanche voluto saperlo. Non avevo mai visto Robert piangere in questo modo. L’avevo visto piangere al funerale, piangere di gioia tutte le volte che lo facevamo, ma mai piangere a dirotto in quel modo terribile. Pensandoci, io lo amavo ancora troppo. Cazzo se l’amavo! Ogni contesto, persona, o situazione era irrilevante quando eravamo insieme. Per lui c’ero solo io e per me c’era solo lui. Un’unica cosa. Mia madre e mio padre ci lasciarono da soli, mentre mio padre cominciava ad importunare. Non osavo immaginare cosa avrei scoperto di lì a poco. L’abbraccio man mano si slegò, e ognuno di noi riprese la propria ‘sembianza’. Rob fissava il mio abbigliamento.
“Scusa” –
“Per cosa?” –
“Per la tua camicia. Non volevo” – fissai in direzione della camicia e mi resi conto che era zuppa, completamente bagnata dalle sue lacrime. Bene, sarebbe stata utile nei momenti di pianto improvviso notturno. Da abbracciare, pensando a lui nel mio letto, come i vecchi tempi. Si sedette sul divano, ancora con gli occhi umidi.
“Han… hanno scoperto cos’era.” –
“Cos’era cosa?” – silenzio assoluto. “ROB. COS’ERA COSA?” –
Scoppiò a piangere, e proprio in quel momento intervenne John, mio padre. Si sedette al fianco di Rob e gli cinse la spalla con la mano destra.
“Kristen, tuo fratello è morto per te. Per salvarti.” – non capivo.
“E’ STATA TUTTA COLPA MIA” – Rob si alzò e corse su. Lo seguii, senza chiedere altre spiegazioni. Era di spalle. La mia mano provò a toccare la sua, ma lui si scansò.
“Evidentemente lui sapeva. Sapeva che non stavamo più insieme e credeva che suicidandoci ti avrebbe tolto un peso. Ci hanno detto che ha stuprato una persona. Qualche mese fa. Ci sono delle prove. Ma tutto è così vago, incasinato. Non ci capisco più niente.” – a quelle parole rabbrividii.
Quindi era morto per causa mia. Non spiaccicai parola e mi ritrovai seduta su Rob, con le mani nei capelli, la sua camicia piena di mie lacrime. Non mi sarei più ripresa, questo era certo. La mia pancia – come qualche settimana prima – riprese a farmi male. Il piccoletto scalciava parecchio. La mano di Rob si posò sulla mia pancia.
“E’ arzillo, eh?” – sorrisi, mentre anch’io creavo una cascata di lacrime.

Every teardrop is a waterfall. Ogni lacrima è una cascata.

Grazie a Cameron imparai ad amare ciò che avevo e a non preoccuparmi delle conseguenze. Fare una cosa e basta. Seguire semplicemente l’istinto. E così i miei occhi erano diversi. Il loro modo di guardare anche. La vita ruotava in modo diverso, e poi tutto fu chiaro. Non mi spiegavo quello stupro… non era da lui. Non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Cameron è stato mio debitore… ma non totalmente. Ora, passati diversi anni, credo che lui sia stato una delle persone più schifose che io abbia mai conosciuto sulla faccia della terra. Ma non posso disconoscere i miei familiari.
 
Era bello così, facile. “Hai mai pensato agli oggetti inanimati come se fossero persone?” – “No Stew. Tu stai impazzendo” – sorrisi, fiera della mia pazzia.
“Ma perché non ci siamo più parlati?” –
“Rob, abbiamo parlato tantissimo in questi giorni” –
“Non è vero. Ognuno ha fatto finta di niente” –
“Perché? Cos’è successo?” –
“Niente” –
Attimi di pausa.
Io scoppiai in una fragorosa risata.
“Niente di ciò che non sarebbe dovuto accadere.” – e la sua mano mi afferrò il fianco, giorno e notte. Ora sarebbe stato per sempre. Era invitabile; non riusciva a non amarmi, anche quando non voleva farlo. La sua mano fu sotto la mia maglietta, mentre il mio cuore pulsava, sussurrando ‘ti prego, fammi uscire’. Volevo mandarlo da lui, ma era un’operazione abbastanza complicata.

Vai. Fallo uscire.

Dovevo seguire l’istinto, no? Niente di più complicato.
“Quindi mi ami?” –
“Non si nota?” –
“Si… ma vorresti amarmi?” –
“Forse no.” -
E il mio cuore, con un gemito, lo raggiunse.
…………………………………………..
“don’t want to see another generation drop
I’d rather be a comma than a full stop

maybe I’m in the black, maybe I’m on my knees
maybe I’m in the gap between the two trapezes
but my heart  is beating and my pulses start
cathedrals in my heart

and we saw oh this light i swear you, emerge blinking into
to tell me it’s alright
as we soar walls, every siren is a symphony
and every tear’s a waterfall
is a waterfall

…………………………………
“Non voglio vedere un altro vuoto generazionale
Preferisco essere una virgola che un punto

forse sono nel buio, forse sono in ginocchio
forse sono in equilibrio tra i due trapezi
ma il mio cuore batte ed iniziano le mie pulsazioni
cattedrali nel mio cuore

e noi vedemmo la luce oh questa luce ti giuro, appare brillante
per dirmi che va tutto bene
come scavalchiamo le pareti, ogni sirena è una sinfonia
e ogni lacrima è una cascata
è una cascata”

[Coldplay, Every teardrop is a waterfall]

…………………………………………
Ma sai cos’è? Ho visto quella luce. L’ho vista. E la vedrò sempre.
Appare brillante e mi dice che tutto va bene, anche quando non lo è.
Mente.
Ma forse – a volte - è meglio mentire che dire l’amare verità. Quella verità che mi delude sempre. Non so dove sono, so solo che quello sei tu. E che sei con me.
Le lacrime non mi sono mai apparse così amare, eppure è la tua essenza su di me che mi fa diventare un punto... anche quando preferirei essere una fottuta virgola.
 
   
 
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