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Autore: fragolottina    22/09/2011    5 recensioni
'Anche io ho baciato solo una persona ed avrei voluto continuare a farlo…'
Era stata la prima volta che lo aveva sentito parlare ed anche la prima volta che il sapore delle lacrime gli aveva ricordato qualcos’altro.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II
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sora questo capitolo è stato una bella sorpresa...non credevo che venisse così bello...ecco, se adesso mi dite che fa schifo potrei davvero deprimermi!
leggete ci vediamo giù...

Capitolo 7

«Allora, qual è il piano?» bisbigliò Sora a Lea ed Isa, mentre si dirigevano al castello dove una volta Ansem svolgeva i suoi esperimenti. Nessuno sembrava essere molto interessato a loro, anzi, tutte le persone che incontravano avevano l’aria di essere piuttosto indaffarate, ma il ragazzo sapeva che quello che stavano cercando di fare era sbagliato – o almeno ai più sarebbe apparso tale – e continuava imperterrito a bisbigliare.
    Isa si strinse nelle spalle. «Andiamo da Even, gli ricordiamo che è Vexen, poi Lea lo minaccia per farsi dare delle informazioni.» non era esattamente un piano, ma funzionava quasi sempre.
    Stavano seguendo il programma alla lettera. Dopo l’illuminazione della mattina, per un po’ avevano continuato a confabulare, coinvolgendo, suo malgrado, anche Riku nella loro teoria tutt’altro che verificata o verificabile. C’era stato un precedente e tanto bastava. Lui aveva continuato ad osservare Sora, che passava dal parlare con le persone che aveva davanti a quello nella sua testa, in modo piuttosto agghiacciante. Alla fine si era offerto per il compito più ingrato: andare a prendere Kairi.
    Quando si era proposto l’entusiasmo di Sora era scemato tutto insieme ed aveva colto negli occhi del suo migliore amico la ferita che gli aveva lasciato, quando aveva, con poca grazia, dato la colpa di tutto a lui.
    Avrebbe dovuto parlarci ed avrebbe dovuto chiedergli scusa; ci aveva provato, ma Riku lo aveva interrotto con un: ‘Vado ad inventarmi una scusa per farmi prestare una gummi ship da Cid. Non è sicuro portare Kairi in un corridoio oscuro.’ E Sora aveva dovuto rimandare i ‘mi dispiace’.
    Se Riku andava a recuperare Kairi a loro non restava che andare a parlare con Even. Even che non ricordava – o diceva di non ricordare – niente del suo passato da terrorista dei mondi.
    «Perché Lea?» domandò curioso osservando l’uomo che non aveva aperto bocca da quando erano partiti per quella missione.
    Lui scrollò le spalle tranquillo. «Perché la gente si ricorda sempre di me.»

Sora rimase immobile con la testa all’insù a guardare il maestoso castello che lo sovrastava. Sospirò, in un modo o nell’altro era di nuovo lì, di nuovo in missione, di nuovo ad un soffio dal perdersi. Tutte le pessimistiche previsioni di Kairi si erano avverate con triste puntualità: aveva trovato una missione, un amico da salvare, certo, non c’era nessun mondo in pericolo, ma visto che Roxas doveva in qualche modo salvarlo da sé stesso, credeva che compensasse.
    Siamo amici? – Roxas sembrava davvero incredulo da quello strano sentimento di affetto.
    Era buffo, Sora non sapeva come era successo, ma ad un certo punto avevano smesso di odiarsi ed avevano iniziato a collaborare. ‘Credo di si a questo punto’. Riprese a camminare raggiungendo gli altri che non si erano presi la briga di aspettarlo, l’ombra nel suo cuore era preoccupata, ma non gli disse perché, anche se avrebbe potuto arrivarci da solo: Roxas aveva visto morire tutti i suoi amici.
    Sia Lea che Isa sapevano esattamente come muoversi all’interno del castello ed era un bene, Sora non ricordava tutti quei vicoli. Even era dentro lo studio di Ansem con un ragazzo – ci mise alcuni secondi a riconoscerlo come Zexion – tutto preso dal riordinare; andava da una parte all’altra della stanza esaminando, catalogando e mettendo al proprio posto tutti i libri del Saggio, mentre l’altro lo seguiva come un’ombra senza parlare. Non appena li sentì arrivare si voltò ad osservarli con vacua curiosità, come se dovesse pensarci prima di ricordare chi fossero.
    «Ma certo!» esclamò dopo alcuni secondi in cui li aveva studiati. «Lea ed Isa e tu…» assottigliò lo sguardo scrutando il terzo personaggio. «hai l’aria familiare…»
    Gli fece un cenno con la mano a mo’ di saluto. «Sono Sora.»
    Un muscolo involontario guizzò sul viso Even e Lea prese a fissarlo con più insistenza: ma certo che ricordava, si rassicurò con un sorriso.
    «Si, credo di ricordare qualcosa.» mormorò tornando al suo lavoro.
    «Meno male.» esclamò Lea. «Perché è proprio dei tuoi ricordi che abbiamo bisogno.»
    Even li ignorò, di nuovo concentrato sui libri, ma a nessuno dei tre sfuggirono i suoi movimenti tattici che, in qualche modo, mettevano sempre Zexion tra lui ed i suoi visitatori. «Non so se potrò aiutarvi.» si scusò con falso dispiacere. «La mia memoria è troppo ingarbugliata, ci sono informazioni andate perse per sempre.»
    Isa fece un passo verso di lui con le mani aperte in segno di pace. «Ehi! Siamo tutti nella stessa squadra, no?» sorrise e Sora pensò che i membri dell’Organizzazione gli avevano sempre sorriso in quel modo minaccioso quando li aveva incontrati: facevano venire i brividi. «Tu farai quello che puoi per aiutarci, giusto?»
    L’uomo li osservò attento e palesemente in apprensione. «Certo.» mormorò.
    «E allora non ci saranno problemi.» lo rassicurò Lea, anche se in quel momento, niente nella sua figura avrebbe potuto renderlo più spaventoso, si avvicinò alla scrivania al centro della stanza e ci si appoggiò con le mani nelle tasche, in attesa.
    Ovviamente non c’era niente di spaventoso in lui agli occhi di Roxas, anzi, Sora lo sentiva fremere di aspettativa, mentre valutava l’eventualità di avvicinarsi, inginocchiarsi tra le sue gambe e prendere tutto quello che avrebbe voluto dargli. Scosse la testa realizzando che non era solo un’idea, era un ricordo, Roxas l’aveva già fatto, ma in un altro castello.
    ‘Piantala!’
    «Quindi dicci, Even…» iniziò Lea tranquillo, fermandosi per aggiungere drammaticità al discorso. Il suo interlocutore si immobilizzò ed a Sora sembrò quasi di sentir ronzare il suo cervello alla ricerca di una via d’uscita. «cosa ricordi di Xion?»
    «Niente.» lo disse troppo presto, come se avesse già immaginato il motivo della loro visita e si fosse preparato la risposta.
    Lea rimase imperturbabile, se c’era un’emozione all’interno dei suoi occhi, era molto bravo a tenerla nascosta. «Quella ragazzina mora, che era sempre con me e Roxas. Anche più del voluto.»
    Sora sentì che Roxas non aveva apprezzato quel commento. - Era geloso di lei, perché era identica a Kairi ed io avevo un po’ di te dentro di me.
    ‘Una Kairi mora deve essere bella.’ rifletté Sora, anche se stava pensando a qualcosa di più che ‘bella’, sexy. Kairi gli mancava.
    Sbuffò indispettito. – Come se potessi davvero pensare a lei in quel modo...
    ‘Beh, tu eri geloso di Demyx.’ Come si faceva ad essere geloso di lui? Era Demyx.
    Si, ma lui c’è andato a letto! – sbottò acido.
    ‘No!’ osservò con occhi diversi Lea, influenzato da quel nuovo scoop. In qualche modo infastidiva anche lui. No, molto più che infastidito: Axel era andato a letto con Demyx. Come aveva potuto?
    Prima che ci conoscessimo… - cercò di giustificarlo debolmente Roxas, certe cose bruciavano nonostante l’amore; anzi, bruciavano proprio perché l’amava. – Che ti aspettavi? Che fosse vergine? – il vuoto eccitato che percepì nello stomaco della sua controparte fu un ottima risposta a quelle due domande: no, non era vergine, perchè al dunque aveva saputo fin troppo bene cosa fare.
    ‘Saresti dovuto andare con Xion. Così ora sareste pari.’
    Sembrava un po’ schifato. – In un certo senso so com’è fare l’amore con una ragazza, attraverso te. La cosa non mi entusiasma…e comunque, mi sembra un po’ infantile.
    ‘Se lo sarebbe meritato. Dopo glielo dico.’
    Non ti azzardare. – minacciò. – O farò in modo che Kairi sappia quello che vuoi e che non hai il coraggio di chiederle…
    «Non puoi!!»
    I tre uomini presi da tutt’altra conversazione si voltarono a guardarlo sorpresi. Sora si passò una mano tra i capelli arrossendo imbarazzato.
    Even fece un passo verso di lui, gli occhi spalancati ed un sorriso folle sulle labbra. «Affascinante…» mormorò a sé stesso, dimenticandosi la sua parte da smemorato. Si fermò ad un soffio dal ragazzo e lo fissò dritto negli occhi. Sora guardò Lea spaesato e tirò indietro la testa, cercando di scappare da quella vicinanza improvvisa. «e così la nostra giovane chiave non si arrende.» allungò una mano prendendogli il viso e girandolo prima da un parte poi dall’altra, come cercando tracce in superficie dell’ombra che gli si annidava all’interno.
    Rabbia.
    Roxas lo afferrò per il collo del camicie di botto, segregando Sora in un angolo solo per un attimo. Non avrebbe mai più permesso a nessun membro dell’Organizzazione di trattarlo come se fosse uno strumento a loro disposizione. Oblivion brillava di nero tra i loro corpi, mentre lo fissava infuriato. «Non toccarmi!» sibilò spingendo la punta della chiave sotto il mento dell’uomo; avrebbe potuto staccargli la testa in un colpo se avesse voluto. «Tutte quelle dannate missioni solo per spremermi e buttarmi via quando non sarei più servito.»
    «Roxas.» alzò gli occhi, Lea era accanto a lui e lo osservava comprensivo. «Lascialo.»
    Per un secondo fu davvero sul punto di ucciderlo.
    ‘Se lo fai come faccio a tirarti fuori!’
    Lo lasciò, spingendolo lontano da lui, Lea gli lanciò un’ultima occhiata, poi si posizionò tra i due con i chakram che gli brillavano nelle mani: odiava stare in mezzo, ma quel giorno sembrava non poter far altro.
    «Proviamo con un’altra domanda, che ne dici, vecchio?» domandò fissando Even intensamente. «A che temperatura fonde il tuo scudo?»
    Per un po’ l’uomo continuò a studiarlo, sfidandolo a portare a termine quella minaccia, Lea non vacillò nemmeno per un secondo.
    Sora ripiombò nel suo corpo confuso ed Oblivion scivolò via in un’ombra di luce dalla sua mano. «Forte…» mormorò, cogliendo al margine del suo campo visivo il sorriso compiaciuto di Isa.
    «So cosa volete, ma senza la strega non potete fare niente.» spiegò.
    «Abbiamo la strega.» disse solo Lea.
    Even si portò le braccia dietro la schiena, prendendo a camminare come per trovare spunti per il discorso che si accingeva a fare. «Creare un organismo indipendente con solo dei ricordi non è una cosa semplice. È un processo troppo complicato perché possa conservarsi nel trasferimento che hanno subito le nostre coscienze.» si interruppe.
    Sora sospirò. «Puoi aiutarci o no?»
    «No.» si strinse nelle spalle. «Non io.» ma riprese a camminare dando loro la speranza che potesse aggiungere altro. «Ad ogni modo, ho sempre considerato molto seriamente una tale eventualità e per far sì che i miei studi non andassero perduti…»
    «Oh, no.» si lamentò Sora affranto. «Fammi indovinare: hai scritto un trattato che si è sparpagliato per i mondi?» domandò sarcastico.
    Lea, Isa ed Even si fermarono ad osservarlo stupiti. «Come fai a saperlo?» domandò il vecchio, soprannome che Roxas trovava quanto mai azzeccato.
    Sbuffò. «C’è sempre un trattato perduto da rimettere insieme!» spiegò senza entusiasmo.
    «Hai quasi ragione.» sorrise affilato. «Ma il mio non è affatto andato perduto.»
    «Dov’è allora?»
    La risata con cui gli rispose fece raggelare tutti quanti. «Sono sicuro che quando te lo dirò, capirai che sarebbe stato molto meglio cercarlo per tutti i mondi.»
    «Oddio…» sospirò con un improvviso presentimento.
    «Esatto.»

Lasciarono il castello abbattuti e pensierosi. Era impossibile recuperare quel libro, forse peggio che impossibile. Incrociò le braccia dietro la testa, cercando di spremere dal suo cervello un’idea geniale, o che la tirasse fuori Roxas, ma non potevano esserci idee se una cosa era impossibile.
    Isa era scappato via, mentre erano ancora tra i corridoi; Roxas immerso nei suoi pensieri, aveva alzato la testa, come prestando di nuovo attenzione al mondo che lo circondava. E la stava prestando ancora, con un misto di anticipazione e desiderio che Sora non riusciva a spiegarsi e che lui non aveva intenzione di spiegargli.
    «Cos’era quello?» domandò Lea serio.
    Sora piegò la testa lanciandogli un’occhiata confusa. «Quello cosa?»
    «Roxas.»
    «Oh…» assentì. «a volte riesce a prendere il controllo, se una cosa coinvolge più lui che me…» si zittì, perché Lea si era fermato alle sue spalle e lo fissava in un modo che non lasciava presagire niente di buono.
    Ora Roxas era attento come un felino a caccia.
    L’uomo continuò a studiarlo come se guardandolo con abbastanza insistenza avesse potuto trasformarlo in qualcun altro. Fu con orrore che il ragazzo realizzò, che era proprio quello che aveva intenzione di fare.
    Si avvicinò piano come se avesse paura di farlo scappare e Sora iniziò ad indietreggiare altrettanto lentamente; non aveva armi con Axel, Roxas non gli avrebbe permesso di torcergli un capello, era completamente indifeso. Sussultò quando si accorse di essere finito contro il muro: in trappola.
    Voltò la testa di lato studiando con ansia il corridoio che avrebbe dovuto percorrere, sarebbe riuscito a scappare?
    Non farlo. – era la supplica più intensa che avesse mai sentito nella sua mente, se avesse avuto un corpo, Roxas si sarebbe prostrato pur di farsi dire di sì. – Ti prego, un minuto. Nessuno lo saprà mai.
    Sora si sentiva schiacciato, di troppo, preso in mezzo alla morsa di due volontà che lo avrebbero volentieri eliminato per stare insieme. Si chiese con dolore e colpa se fosse così che Roxas si sentiva tutte le volte che lui era con Kairi.
    Si.
    E Sora sospirò affranto, abbattuto, mentre Axel si fermava troppo vicino a lui, appoggiando le braccia contro il muro, ai lati della sua testa, intrappolandolo nella gabbia del suo corpo. I suoi occhi lo terrorizzavano, perché non guardavano lui.
    «Chiudi gli occhi, Sora.»
    Lo baciò e lui rimase immobile come una statua di sale.
    «Chiudi gli occhi, Sora.» ripeté come se fosse un incantesimo, ‘liberalo, Sora’ era la parafrasi. Una mano si fermò sul suo collo e scivolò giù con lasciva tenerezza, fino a fermarsi al lato del suo ombelico. Avevano promesso niente porcate e nessuno dei due voleva spaventarlo e rischiare di perdere tutto.
    ‘Beh, che aspetti?’ – l’aveva fatto arrivare fin lì, a quel punto non poteva tirarsi indietro.
    Chiudi gli occhi, Sora.
    E Sora li chiuse.
    E nello stesso momento fu come se Roxas li aprisse.
    «Axel.» soffiò contro la sua bocca dischiusa con la propria voce.
    Sorrise di sfuggita a quel miracolo e lo baciò di nuovo, stavolta con la giusta partecipazione, di chi veniva baciato a sua volta. Roxas strinse i pugni di Sora, accertandosi di riuscire a controllare tutto. Alzò le braccia allacciandole al collo di Axel e strattonò i suoi capelli con dolce abitudine, spinosi, duri, di certo non soffici come quelli di Kairi che aveva sentito mille volte sotto i suoi palmi.
    L’uomo tirò indietro la testa, lasciando le sue labbra libere di scivolargli sul collo; strusciò il naso contro la sua pelle, immagazzinando ogni minima particella del suo odore. «Axel.» mormorò ancora, beandosi di ascoltare il nome della sua voce chiamarlo; era una supplica a farsi dare di più, mentre staccava la schiena dal muro, contro il quale Sora si era rifugiato e gli andava incontro, le gambe che si intrecciavano nei loro passi. Gli sembrava quasi di sentire il rumore inconfondibile delle tuniche nere che si strusciavano insieme a loro.
    Lea gli prese il viso tra le mani e lo fissò, occhi negli occhi. «Presto.»
    Roxas tremò un’ultima volta, poi lui lo lasciò andare e si allontanò, permettendo a Sora di ritrovare la lucidità e di riprendere il suo posto. Si accorse del cambiamento quando il viso iniziò ad arrossire: ci sarebbe voluto molto di più per fare arrossire Roxas.
    Sbuffò imbarazzato a livelli inimmaginabili. «A costo di invadere il loro mondo, giuro di recuperare quel dannato trattato!»
    Lea ridacchiò senza dire niente.

La felicità lo abbandonò appena si trovarono nel giardino davanti al castello; Riku li aspettava lì con le braccia incrociate sul petto e l’aria severa. Lea deglutì lanciando un’occhiata triste a Sora ed a quello che conteneva: se Riku era tornato, significava che anche la ragazzina era da qualche parte nei paraggi.
    Aspettò che si avvicinassero prima di parlare, il suo sguardo era duro e gelido come una tormenta. «Stiamo da Aeris e Tifa.» scoccò un’occhiata tagliente a Lea. «Dove saresti dovuto essere.»
    Sora sospirò, percependo il possesso di quel ‘stiamo’, capisci di aver sbagliato qualcosa quando il tuo migliore amico cerca di ferirti; quando Riku aveva provato ad ucciderlo – una delle prime volte – lui aveva capito di aver commesso un errore nel credere di essere l’unico a trovare Kairi straordinaria. Ora stava sbagliando tutto.
    «Ok.» disse solo con voce piatta.
    «Non vuole vederti.» lo minacciò.
    Non lo ascoltò. «Sei mio amico si o no?» gli domandò a bruciapelo.
    Riku fu preso alla sprovvista e per alcuni secondi fu troppo sorpreso per mantenere lo stesso livello di odio. «Come?» perché non era odio suo, era l’odio di Kairi.
    «Ti sto chiedendo se mi aiuterai, se posso fidarmi di te.» spiegò fissandolo.
    Rimase in silenzio riflettendo. «Si, ti aiuterò.» decise in fine.
    Sora sorrise. «Ci sarà da sporcarsi le mani.» lo provocò.
    Riku rise divertito. «Ho cercato di rubare i cuori delle principesse, forse nemmeno lui ha le mani più sporche delle mie!» esclamò indicando con un cenno della testa Lea.
    «Dobbiamo ritrovare un trattato.»
    «Un classico.» Riku finse uno sbadiglio. «Sparso per i mondi?»
    «Peggio.» confidò con una smorfia.
    Lo studiò alcuni secondi con aria di sfida, poi lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. «Tu sai dov’è, vero?» annuì. «Non sarà mica…»
    «Oh no, non preoccuparti.» lo tranquillizzò. «Niente ‘Oscurolandia’…si tratta solo di rubarlo a re Topolino.»
    Per la prima volta nella sua vita ebbe l’onore di lasciare Riku completamente senza parole, Lea ridacchiò. «Sei pazzo.» sussurrò.
    «Inizia a pensare ad un modo.» disse superandolo. «Io devo andare da Kairi.»
    «Ma non vuole vederti!» provò a protestare.
    Si fermò e si strinse nelle spalle. «Non importa, io devo andare da lei lo stesso.»

momento di silenzio per un sexy Roxas che strapazza Vexen...
fatto?
allora, ditemi...che ne pensate? quanto siete sconvolte?
...oddio quante di voi stanno pensando di strozzarmi?!
baci...

   
 
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