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Autore: Akane    03/06/2006    3 recensioni
Se potessi non esistere…ma per me è impossibile ormai. Sono stato creato e svanire non mi è concesso. Ma avrò la mia pace. Perché loro non sanno quello che fanno ma io si. Il tutto è da fermare alla radice. Dovrò bloccare il futuro nel presente.
Genere: Romantico, Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insolitamente insieme'
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CAPITOLO 12:
STAND BY ME


/Joe/

Sono seriamente preoccupato.
Abbiamo ascoltato attentamente quello che ha detto Mimi, anche se era confusa e spaventata si è capito fin troppo bene.
Abbiamo a che fare con… scienza e tecnologia… che vuole avere la propria pace e liberarsi dagli uomini che lo tengono schiavo dello sviluppo e delle scoperte. Vuole ottenere questa sua libertà e pace eliminando il futuro del mondo, i bambini. Se non ci saranno mai più bambini, se anche quelli che nasceranno continueranno a venir rapiti in eterno, il mondo umano morrà.
E' un pensiero che lascia i brividi, non c’è stato nessuno che non si è sentito più o meno terrorizzato.
Noi non possiamo fare nulla perché quello che potremmo fare noi sarebbe utilizzare proprio quella tecnologia e scienza di cui lui è padrone e signore. È una cosa pazzesca.
È diventato ‘vivo’ proprio perché l’uomo ha iniziato ad utilizzarlo troppo e per scopi sempre più sbagliati; è colpa solo della nostra razza, anche di questo gruppo, anche mia.
Ci sentiamo così spossati ed esausti che non riusciamo più a connettere qualcosa di sensato, non sappiamo cosa potremmo fare ma se c’è qualcosa, certamente non lo troveremo ora in queste condizioni.
Tutti consci di questo concetto abbiamo deciso in comune accordo di andare ognuno a casa propria, riposarci, fare quel che dobbiamo e ritrovarci appena possiamo domani.
È solo una notte come tante quella che ci appresteremo a passare eppure ho un pensiero fisso.
Presto spariranno tutti i bambini?
Anche i nostri?
Lui aspetta che quello di Mimi nasca per prenderselo, ci ha lasciati andare solo per questo e poi perché ormai noi non siamo più il futuro del mondo, non siamo più bambini, paradossalmente noi non gli serviamo!
L’ho visitata, la sua pancia era cresciuta troppo però stava bene, è come se fosse all’ottavo o nono mese, manca pochissimo al parto, deve stare molto attenta. Sono in pensiero, il bambino potrebbe nascere da un momento all’altro, tuttavia siamo andati via per lasciarla riposare; ha pianto tanto ed ora Izzy si occuperà di lei, noi dobbiamo passare a prendere Joji dalla madre di Izzy, li avevamo lasciati da lei pensando di stare un tempo medio, lei abita qua vicino…
Sospiro.
Quando il piccolo di Mimi e Izzy nascerà sarà tutto finito?
Non lo so… non lo so proprio… il futuro non mi era mai apparso tanto incerto ed oscuro!


/Sora/

No, questo è troppo anche per me. Guardo Joe e lui ricambia il mio sguardo allibito!
L’agitazione mi cresce dentro insieme ad un dolore sempre meno ignorabile.
Perché deve succedere?
Perché?
Quel… quel coso… si è preso anche il nostro bambino e quella di Mimi e Izzy… io… io non posso crederci.
Smarrita comincio a non capire bene, anzi a non capire nulla.
Ho impiegato molti anni a domarmi e trovare la calma e la pacatezza, ma ora non ce la faccio a mantenerle. Non ci riesco.
Mi sento male. Mi aggrappo a Joe e lo scuoto sconvolta, do di matto o qualcosa del genere.
Non può, quello non può farci questo.
Si è preso Joji e Miho.
- Joe! Dove sono? Cosa facciamo? Se l’è preso, dannazione! -
Lui inizialmente è confuso, non riesco a vedere bene il suo sguardo, non è qua con me, sembra caduto in un altro mondo, vorrei andarci ma io resto maledettamente incollata alla realtà, da non crederci. Mi sembra di impazzire, lo chiamo, deve darmi una risposta, lui è Joe, non ha un piano per ogni situazione come Izzy, non ha l’incoscienza per buttarsi a pesce in ogni situazione pericolosa come Tai, non ha la freddezza per risolvere i guai come Matt… o che ne so io… lui ha la semplicità per superare qualsiasi situazione, anche quelle che gli provocano il panico!
Io so quanto lui sia capace di trovare il coraggio anche quando vorrebbe scappare, anche quando all’inizio magari lo fa, io so quanto lui sia in grado di raggiungere, quando è alle strette, la freddezza necessaria per affrontare le situazioni critiche!
Io so che tipo è lui… ora deve concedermi di farmi andare nel panico perché lui me ne tirerà fuori.
Lo mollo e vado su e giù per la stanza gesticolando, scuotendo il capo incredula ed alzando sempre più la voce.
- Ha osato… per sé stesso… per la sua pace… ma chi è?! Chi si crede di essere?! È solo una macchina, un qualcosa che non esiste concretamente, non è una persona, non ha emozioni, come può volere la pace e cose simili? Sono gli uomini con cuore che desiderano quelle cose, lui il cuore non ce l’ha perché altrimenti non rapirebbe i bambini! Cosa vuole da noi? È falso, un bugiardo, un ipocrita! Come osa?! Come osa fare l’uomo quando invece non lo è? -
Improvvisamente mi ferma un abbraccio forte, stretto, vigoroso.
Mi immobilizzo e rimango senza fiato. È Joe che mi ha abbracciato.
Solo ora realizzo che stavo piangendo dalla rabbia, sono crollata, succede anche a me... capita. Mi ha visto altre volte in queste condizioni e lui con la sua pacatezza e fermezza mi ha tirato fuori da queste mie crisi.
- Basta. Basta, smettila… sappiamo bene dov’è, almeno abbiamo la consapevolezza che non farà loro del male, l’ha detto espressamente, non li ucciderà, non farà cose inutili. È inutile ucciderli. Staranno bene… noi domani troveremo una soluzione e ce li riprenderemo. Lui è un bambino forte come lo eri tu, come lo sei ancora… non avrà paura, starà bene. Smettila. -
Mi ha appoggiato la testa sul suo petto, ascolto i battiti del suo cuore all’unisono coi miei e con le sue parole che sono agitate ma che vanno calmandosi. Prova dolore mentre le dice.
Rivela sempre di essere un uomo con fragilità e forza insieme.
Lo nasconde agli altri, appare in altro modo, ma su tutti lui è quello più ‘uomo’ perché gli uomini non sono solo forti, coraggiosi e vigorosi, sono soprattutto incerti, indecisi, impauriti, fallibili. Lui lo dimostra ma sa tirarsene fuori.
La calma un po’ mi torna, mi alza il volto facendo si che lo guardi negli occhi, i suoi blu hanno un lampo di sicurezza e freddezza che mi fa rabbrividire, con voce bassa e penetrante, tagliente, mormora:
- Una cosa è certa. Non la passerà liscia. Metteremo noi fine alle sue sofferenze! In un modo o nell’altro! -
Questo mi fa tornare del tutto in me, come se respirassi di nuovo, come se fossi di nuovo io, Sora, madre e moglie. Ha ragione, si goda la notte perché domani le cose cambieranno!
Questa sicurezza che è propria mia mi fa star decisamente meglio.
Anche se vorrei che Joji fosse qui.
Fortuna che c’è Joe.
Fortuna che c’è lui.
- Stammi vicino, Joe… -


/TK/

Mi sento impotente, è brutto. Vorrei poter fare qualcosa, trovare subito delle soluzioni, ma tutto quello che possiamo fare è andare a casa nostra, cenare se ne abbiamo voglia e dormire. Dobbiamo far passare la notte e domani, lavori permettendo, ci rivedremo per sistemare questa situazione.
Facile, detta così sembra una passeggiata.
Io stesso non ne sono convinto, mi ha turbato e dispiaciuto vedere tutti in quelle condizioni, specie Mimi sempre così sorridente.
Quando siamo andati a Digiworld la prima volta che eravamo bambini lei piangeva spesso all’inizio ma poi ha imparato a sorridere e quando lo faceva illuminava tutti, trasmetteva serenità anche a noi. Vederla così triste, confusa e smarrita è strano, ferisce un po’ tutti dandoci quella sua tristezza e malinconia.
Poi è stato stranissimo vedere soprattutto Tai così giù e amareggiato, era dispiaciuto più di tutti, rabbioso per non aver potuto far nulla, infastidito, seccato. È tipico suo, vorrebbe risolvere tutto subito ma non sempre si può… non sempre.
La pazienza non so nemmeno chi me l’abbia trasmessa, non è una cosa da poco.
Eppure sono frustrato, Matt prima di andare mi ha detto di stare sereno per aiutare Kari, anche lei piuttosto giù. Mi ha anche sussurrato di passare la notte con lei ma questo suggerimento sembra più da Tai che da Matt, penso che non me l’abbia detto con malizia, conoscendolo!
Sospiro mentre la guardo qui accanto a me che cammina a testa bassa e lo sguardo perso nel vuoto, pensierosa e delicata, non ha più quella sua tipica espressione decisa. Penso che tutti siamo spossati e smarriti, il segreto è sostenersi a vicenda, stare vicini.
Così lo faccio, semplicemente e senza vergognarmi le prendo la mano.
Lei allaccia le dita alle mie donandomi un occhiata dal sorriso forzato, è il meglio che sa fare ed io faccio altrettanto.
Questo silenzio è normale ma quando sto per interromperlo qualcun altro lo fa per me.
E' un uragano che mi si appende al collo facendomi fare diversi passi indietro per non cadere, non ho fatto nemmeno in tempo a vedere chi fosse, anche se questa energia e questo entusiasmo penso di immaginare di chi sia.
- Ehi ehi ehi… calma… dai… -
Cerco di mantenere la tranquillità ed essere buono, l’istinto è quello di chiamare la disinfestazione!
- Ciao! Come va’? Da quanto tempo! Sembrano secoli… In realtà non penso di essere così vecchio, mica dimostro 1000 anni, spero! Tu forse… lei di sicuro no! Ciao Kari! -
La sanguisuga si stacca da me dopo avermi strillato cento parole in un millesimo di secondo all’orecchio e si attacca a Kari. La mia Kari che sta accanto a me e quel che fa è abbracciarlo titubante. Perché lo fa? Certo, quel pazzo furioso è difficile non assecondarlo!
Tossisco per riprendermi e finalmente lo vedo bene in faccia girando intorno ai due ancora stretti felicemente contenti, è Davis!
Questo era in America, ci stava così bene, perché è tornato?!
La pace è definitivamente terminata!
Sospiro sconsolato:
- Ciao Davis! Vedo che stai bene! -
Dico con poco entusiasmo, lui molla finalmente Kari e riporta l’attenzione su di me:
- Ehi, quanta gioia! Che succede? Ti è morto il gatto? Ah dimenticavo che tu preferisci i cani, è Matt quello dei gatti… -
Ma come fa a parlare tanto? Un lontanissimo accento americano devo dire che lo si nota, ma solo con molta attenzione.
Sapesse quanti motivi ho per non sorridere… come facciamo a dirgli che io e Kari ci sposiamo?
Proprio mentre ci penso e Kari con sforzo risponde più amabile, noto Ken a qualche metro che guarda la scena con la sua aria imperturbabile.
- Ehi ciao! Come va’? -
Dimostro decisamente più felicità mentre gli vado incontro con un abbraccio vigoroso. A parte le prime volte, con lui sono sempre andato più d’accordo, eravamo più in sintonia quando è diventato ‘buono’. Apprezzabile, insomma, anche se ad andarmi più a genio di tutti era Cody, quel piccoletto silenzioso ed intelligente. Poche parole ma incisive ed utili!
Il mio ideale di uomo, se fossi gay… non lo sono e quindi il mio ideale di donna è Kari, anche se a volte lei è troppo dura e decisa, potrebbe essere più morbida ma va bene così.
- Ciao. A me tutto bene, e voi? -
Gentile e mite come al solito, la lontananza da Davis l’aveva fatto un po’ chiudere in sé stesso come all’inizio, poi le nostre insistenze per aiutarlo e vederlo sono servite un po’, però era da parecchio che non ci vedevamo, è sempre impegnato come anche noi, del resto.
- Sono appena arrivato! -
- Che bello! -
Mi esce spontaneo e lui fa una smorfia di finto offeso, è un gioco eterno che facciamo, io faccio quello che lo mal sopporta (come i primi tempi era veramente fra noi) mentre lui il finto maltrattato rompiscatole (che sarà sempre…). È un tipo così, tira fuori sempre molte reazioni e sentimenti fra i più contrastanti, ma alla fine se non ci fosse sarebbe da inventare.
Ho imparato a capirlo ed apprezzarlo in questi anni ed ora siamo diventati molto amici. Lo ammetto, è fra i migliori che io abbia, sono contento di averlo conosciuto e di essere stato suo compagno. Nonostante i vari contrasti che avevamo è quello che riusciva a distendere gli umori a tutti con le sue buffonate e sicurezze.
È un tipo strano che ha la fede più grande che abbia mai visto.
Alla fine sorrido normale, come una specie di fratello che rivede il proprio dopo tanto tempo e gli batto la schiena amichevole mentre Kari si avvicina a Ken e guardano la scena, per Ken è normale essere così silenzioso però per Kari no. Fra i due quello capace di recitare sono io, ho imparato ormai… non sono più un bimbo candido e completamente sincero.
A volte la mia speranza vacilla, per questo rimango sempre accanto a Kari, altrimenti mi affievolirei del tutto senza la sua luce.
- Allora, come ti vanno le cose? Come mai sei tornato? -
Lui comincia a parlare entusiasta gesticolando animatamente su come sono andate le cose laggiù, come si è trovato, cosa ha combinato, poi conclude con:
- Ma volevo farvi una sorpresa e capitarvi alla prima riunione, ho chiamato solo Ken perché avevo bisogno di un contatto… vi racconterò tutto quando ci vediamo anche con gli altri! -
Un gocciolone mi cala sulla testa sia a me che a Kari che a Ken…
- Ma se hai appena fatto il resoconto dettagliato… che altro c’è da dire? -
- Oh, molto altro! Saprai! -
Scuoto la testa mentre anche Kari sorride più distesa, ne sono felice, era così preoccupata che non sapevo cosa fare…
- Invece fra voi vedo che le cose vanno sempre bene… -
Dice malizioso. Non è più geloso, sembra che la cotta gli sia passata; andare in America gli ha fatto più che bene, guardalo… sembra un bambino cresciuto, il solito folle scatenato! Mette il buonumore solo guardarlo.
- Si tutto bene, grazie… anche noi abbiamo una cosa da dirti ma non ora e così… alla prima buona occasione! Organizza tu qualcosa, visto che ormai sei qua! -
Decido di tenerlo occupato, sembrano così felici e distesi, non voglio turbare questo momento, è importante starsene un po’ insieme senza preoccupazioni dopo tutto questo tempo… so che non è stato facile per nessuno dei due per motivi diversi ma stanno magnificamente solo insieme!
Sono ‘carini’ da vedere, penso che Kari direbbe così.
Davis comincia a tormentarmi affinché gli dica di cosa si tratta ma non mi strappa nemmeno una parola, così lancio un sos con lo sguardo a Ken che coglie al volo e in un attimo riesce a portarlo via.
Sarei rimasto anche tutta la serata con lui in condizioni ottimali, tuttavia non voglio coinvolgerlo in questa storia, non ha bisogno di questo adesso… e Kari vuole starsene tranquilla visto che non sta bene e lo si vede subito, non ha detto mezza parola.
Li vedo allontanarsi con Ken che cammina dritto ed elegante e Davis che saltella come se stesse ballando.
Che coppia!
Sono così diversi, come anche Tai e Matt, Izzy e Mimi, Sora e Joe… diversi ma tutti che si completano. Io e Kari non siamo così diversi eppure andiamo bene così, non potremmo stare separati, luce e speranza.

/Kari/

Cosa possiamo fare? Li vedo allontanarsi inconsapevoli di quel che sta succedendo, felici, finalmente sereni… e mi chiedo: ora che è tutto solo nelle nostre mani, cosa possiamo fare ? Che potere abbiamo di sconfiggere quello?
Noi combattiamo con la tecnologia e se è proprio quello che dobbiamo combattere cosa ci rimane?
Sono smarrita e confusa, molto giù… non so. Non so veramente.
Tornando verso casa sento la mano di TK che cerca la mia come prima e torno a respirare, uno strano senso di benessere, lo stesso che avevo quando c’era Davis che faceva il solito Davis. È stato bello rivederlo, è uno che dà forza e coraggio, è stato giusto così com'è.
Non lo guardo ma gli stringo la mano, intreccio le dita e continuo a camminare.
- TK, posso stare da te stanotte? -
Glielo chiedo con un filo di voce, sto bene solo con lui e stanotte sento che ne avrò bisogno. Ci sono momenti in cui non riesci a pensare ad altri, con egoismo cerchi qualcosa che possa permetterti di andare avanti al meglio che si può.
Per me questo meglio è TK.
Già, con cosa possiamo combattere questo mostro?
- Va bene, ero solo, non c’è nessuno stanotte… -
Anche questa notizia mi fa stare meglio, un po’.
Mi stringo di più a lui, mi sento indifesa, è brutto sentirsi così. Ho bisogno della sua forza, della sua energia… della sua speranza.
Arriviamo a casa sua e mi fa salire, una volta comodi sul divano, in silenzio senza nemmeno voler mangiare, ne parliamo lentamente e piano.
- Cosa possiamo fare, TK? Le nostre armi si basano su quello che è quel ‘mostro’… -
Lui mi fissa con quei suoi occhi azzurri che mi donano un senso di protezione, mi sembra di vedere un pezzetto di cielo ogni volta che sono su di me. Sono belli, lui lo è e quando penso così subito dopo mi rendo conto che sarà mio marito, passerò la mia vita con lui e so che così ce la farò ad affrontare molti ostacoli e problemi. Lo so.
La mia sicurezza in tutto quel che faccio deriva da lui, sembra così sdolcinato ma è vero.
- Ti sbagli… le nostre armi non sono quelle. Sono il sentimento dell’amicizia, del coraggio, dell’intelligenza, della semplicità, dell’amore, della purezza, della speranza e della luce… lo sai bene, sei tu che lo ricordi a noi nei casi critici… -
Rimango un lungo attimo in silenzio a ripensare alle sue parole, è quello che abbiamo dentro che ci ha permesso di farcela, perché credevamo in quello che facevamo, che potessimo farcela, che la nostra sola energia potesse sconfiggere qualunque avversario, che la nostra unione fosse indissolubile.
È vero.
Sono una sciocca, penso che il suo obiettivo fosse quello di scoraggiarci così, spingerci a rinunciare ma non potremmo mai farlo veramente. La mia forza è la sua speranza che nasce dalla mia luce, siamo collegati, noi come agli altri.
Noi ce la faremo perché quei bambini hanno chiesto aiuto a noi, perché è giusto che così sia, per il mondo deve avere un futuro.
Sorrido non radiosa ma più rilassata e lui fa altrettanto, il suo sorriso mi lascia sempre senza fiato, coinvolge tutte le parti del suo volto.
Mi stendo appoggiando la testa sulle sue gambe, mi rilasso per la prima volta dopo un bel po’ d’ore e lui mi accarezza i capelli sistemandomeli un po’, mi sento amata. Penso che andrà tutto bene.
Mi giro sulla schiena e col viso rivolto verso di lui prendo il suo fra le mani, lo attiro a me e quando ce l’ho davanti gli poso le labbra sulle mie, sono tornata quella di prima, mi sembra proprio di si. È perché sto con lui.
Basta star vicini.
Grazie TK per essere la speranza.
   
 
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