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Autore: Melanto    22/09/2011    7 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
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ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 6: Il Circo Acquatico (parte IV)

Dhèver – Regno degli Ozora, Terre Centrali

Quando arrivarono al circo, tra tutti gli addetti dilagava il fermento.
Gli Elementi li videro raccolti attorno alla casa di Kanda e Rika o in gruppetti che discutevano animatamente di ciò che era accaduto e del misterioso rapimento.
Riuscirono a raggiungere l’abitazione facendosi largo, mentre i luoghi del misfatto erano controllati a vista dalle guardie.
I ragazzi trovarono Rika seduta al tavolo del salotto occupata a cullare la piccola Mayleen. Accanto a lei, c'erano le mogli del Naturalista Animale e dell’addetto alle illuminazioni.
“Vedrai, andrà tutto a posto” stava dicendo quest’ultima. “Lo sappiamo che Koshi non avrebbe mai fatto una cosa del genere.”
Quando li vide, Rika si alzò di slancio andando loro incontro, il viso contrito in un’espressione preoccupata.
“Ditemi: come sta? Che sta succedendo?”
Hajime guardò per un momento le due donne, le quali compresero subito che era meglio lasciarli da soli e se ne andarono, raccomandandosi ancora una volta di stare tranquilla.
Appena la porta venne richiusa, la piccola Mayleen ricominciò a piangere. Rika cercò di calmarla, dondolandola dolcemente. “E’ da quando siete andati via che è così agitata. Anche lei sente che è successo qualcosa al suo papà…”
“Lascia che ci pensi io, mentre Hajime ti racconta tutto” si offrì Yuzo. L'ex-Sacerdotessa lo guardò con profonda riconoscenza e lasciò che il giovane prendesse May dalle sue braccia. Li vide uscire dal salotto per andare nella cameretta della bambina.
Hajime si sedette al tavolo, incrociando le mani sulla superficie.
“Al momento, ci sono solo accuse contro di lui, ma non prove certe. Lo tengono in custodia.”
Rika si lasciò cadere sull’altra sedia. “Divina Yoshiko…” si appellò con gli occhi lucidi. “Ma è innocente, lo sapete anche voi!”
Teppei le prese le mani per cercare di rassicurarla e le sorrise. “Ma certo che lo sappiamo, non temere. Non hanno nulla di definitivo” Poi aggrottò le sopracciglia. “Anche se quel poco è tutto a suo sfavore…”
“Ragazzi, vi prego, aiutatemi. Lui non ha fatto niente, davvero…”
“E’ ovvio che ti aiuteremo, siamo già tutti d’accordo” continuò Hajime, mentre Mamoru fingeva ancora d’esser contrario e girava il viso, arricciando le labbra. “Ma ora devi dirci tutto dall’inizio: sai chi ha avvisato le guardie?”
La giovane annuì. “Ho saputo che è stato uno dei tecnici del pompaggio delle acque nelle vasche. Ma è strano che Tsuyoshi(1) non sia venuto subito da noi appena ha scoperto il misfatto. Di solito, quando succede qualcosa, Kanda è il primo a cui tutti si rivolgono. Ho provato a parlarci, ma si è chiuso in casa e non vuole saperne nulla.”
Questa notizia fece insospettire il Tritone. “E sei riuscita a dare un’occhiata nel tendone o al magazzino?”
“Le guardie non fanno passare nessuno e io non ho insistito, anche perché c’era May di cui dovevo occuparmi.”
“Ci andremo noi” decise Mamoru. “E poi parleremo anche con questo Tsuyoshi”
“E come faremo a passare le guardie?” domandò Teppei con perplessità, ma ignorava quanto sapesse essere convincente una Fiamma di Fyar, quando voleva.
“Non temere, a quello penserò io” Il sorriso minaccioso che gli tese le labbra lasciò interdetti gli altri due, mentre lo vedevano attraversare la stanza per raggiungere il corridoio. “Vado ad avvisare Yuzo, aspettate qui” disse infine scomparendo alla vista.
La porta della stanza di Mayleen era proprio di fronte a quella dei genitori. La Fiamma la trovò socchiusa. Stranamente, da fuori non aveva avvertito il pianto della bambina. La sua solita ironia prese possesso delle labbra in un sorriso sbilenco, mentre pensava che era meglio per Kanda se non avesse saputo che il volante era riuscito a tener buona la piccola un’altra volta.
Fece per entrare quando dallo spiraglio aperto, Mamoru scorse Yuzo seduto sul davanzale della finestra chiusa dalle tende leggermente tirate, la schiena appoggiata allo stipite e il capo addossato al vetro. Dalle labbra scivolava il suono d’una lenta melodia, simile a una ninna-nanna, ma l’Elemento di Fuoco avvertì una nota malinconica carezzargli la pelle sotto gli abiti.

“Trovo che Yuzo abbia un innato senso paterno.”

Quella frase pronunciata da Rika, la sera prima, tornò a occupare la sua mente con prepotenza e stavolta non poté negare a sé stesso che aveva ragione. Yuzo guardava la piccola con un sorriso amorevole sulle labbra chiuse che sussurravano quelle poche note concilianti e la sensazione che investì Mamoru fu di calore. Un calore diverso dalla Fiamma che bruciava nel suo cuore a ogni istante. Era qualcosa di tiepido e… bello… che si diramava a raggiera in tutto il corpo. Un calore che lui, proprio lui, Elemento di Fuoco, non aveva mai conosciuto nella sua infanzia.
Quando la nenia terminò, lo stato di stupore cessò con essa, ma quel tepore particolare Mamoru lo sentì ancora, dentro di sé, nostalgico e aleggiante come un ricordo.
Serrò il pugno con forza scacciando, o almeno ignorando, quella sensazione e attese qualche altro momento prima di entrare nella stanza, per non far credere al volante d’esser stato lì fuori ad ascoltare. Quando fece il suo ingresso, un piglio più duro di quanto non fosse stato fino a un attimo prima sostò sul suo viso. Yuzo sollevò lo sguardo verso di lui.
Mayleen si era davvero addormentata come era parso alla Fiamma.
“Noi stiamo andando al magazzino degli attrezzi per cercare di carpire qualche informazione. Tu sei dei nostri?” domandò con tono basso per non svegliare la piccola.
“Veramente… preferirei restare con Rika e la bambina, se non è un problema per te. Almeno terrò loro compagnia.”
“Certo che non è un problema” Mamoru fece una smorfia nel sentirsi dipingere come un essere insensibile e allungò una mano verso di lui. “Dammi il permesso reale.”
Yuzo glielo concesse senza protestare, ma visibilmente incuriosito. Pescò il piccolo rotolo chiuso in un involucro d’oro dove campeggiava il simbolo della Casa Ozora.
“E a che ti serve?”
“Sarà il nostro lasciapassare” ridacchiò la Fiamma con perfidia. “Ci sono le guardie che presiedono le due strutture. Almeno così non faranno storie.”
Il volante annuì e, per una volta, non mise in mezzo i suoi soliti discorsi sulla correttezza ad ogni costo. Mamoru gliene fu mentalmente grato.
“Spero che riusciate a scoprire il più possibile e tu, mi raccomando, cerca di essere diplomatico.”
“Ehi! Ehi! Cosa vorresti dire con questo?!” La Fiamma gli agitò animatamente un dito sotto al naso.
“Oh, proprio nulla.”
Tsk. Lo spero. Tu aspetta qui e non fare danni, volante.”
Così dicendo, Mamoru tornò nel salotto dove Hajime e Teppei erano già pronti per entrare in azione. “Muoviamoci” ordinò.
Terra e Acqua annuirono prontamente e abbandonarono l’abitazione. Fuori, i lavoratori del circo si erano messi in moto per svolgere le loro mansioni quotidiane, ma c’erano ancora numerosi gruppetti che seguitavano a discutere animatamente degli ultimi eventi. Rika vide gli Elementi allontanarsi a passo spedito per raggiungere la loro prima meta, il magazzino, e chiuse l’uscio con un profondo sospiro. La prima cosa che fece fu andare da sua figlia. Non l’aveva più sentita piangere e quando si affacciò alla porta della cameretta, sorrise. Con passo silenzioso e le mani dietro la schiena si avvicinò al volante e si affacciò per vedere come la bambina stesse dormendo, rannicchiata contro Yuzo. Nello scorgere il suo visino sopito e la piccola bocca leggermente aperta, le si strinse il cuore.
“Voi Elementi d’Aria siete davvero bravi a sedare gli animi, anche quelli di creaturine così imprevedibili come i bambini.”
“Più che bravura, credo sia abitudine. Conosci già quale sia il ciclo scolastico di un Elemento, quindi ho spesso a che fare con allievi molto più piccoli di me” Sorrise divertito. “Ad Alastra sono un fratello maggiore quasi per tutto il tempo.”
Ridacchiò anche Rika, carezzando leggermente una guancia di sua figlia. “Volevo chiedertelo già ieri, ma poi non c’è stata l’occasione” aggiunse, sollevando lo sguardo su di lui. “Tu sei il figlio del Console Shiroyama, vero?”
“Sì.”
E tutto le sembrò improvvisamente più chiaro.
“L’avevo immaginato.”

Quando Hajime, Teppei e Mamoru arrivarono nei pressi del magazzino, il tyrano masticò a mezza bocca.
“Spiegami che hai intenzione di fare.”
“Ora lo vedrai. Fate parlare solo me, capito?” si raccomandò la Fiamma. Rigirò il permesso tra le mani e si fermò, schiena dritta e sguardo infuocato, davanti agli uomini di Rivaul.
“Fermi” intimò uno dei due, sollevando una mano. “Qui non potete entrare, ordine del Comandante Rivaul.”
Mamoru tirò fuori il tono più autoritario di cui era capace, quello che faceva storcere il naso a qualsiasi Doge si fosse trovato davanti, ma in questo momento non c’erano Doge ed era lui a dettare le regole. “E’ il tuo Comandante che ci manda. Siamo Minister Elementali, fatevi da parte.”
Il soldato incassò il colpo con una certa perplessità e scambiò una rapida occhiata con il compagno accanto a lui.
- Bene, sono dei pivelli - pensò invece Mamoru. Alle sue spalle, Hajime era sbiancato di colpo per la balla colossale che l’Elemento di Fuoco aveva tirato fuori.
“Spiacenti ma noi…” tentò di dire l’interlocutore, ostentando un’espressione più ferma, “…noi non ne sappiamo niente e se-”
Mamoru gli mise sotto al naso l’involucro d’oro all’interno del quale era racchiuso il permesso reale firmato da sua Maestrà il Re Ozora, il simbolo della famiglia sovrana era impossibile da non riconoscere.
“Non so, vuoi che ti conduca dal Comandante in persona o ti basta questo?”
Richiamando una minima frazione dei suoi poteri, Mamoru lasciò che parte della mano venisse coperta da fiamme sottili. Stavolta, la guardia prese a sudare freddo.
“No, no di certo. Basta questo. Prego, potete passare.”
L’altro soldato non osò replicare e, dall’espressione che fece, sembrava essere altrettanto teso.
“Molto bene” L’Elemento di Fyar ridacchiò dentro di sé, pensando a quale goduria sarebbe stata far assistere anche quel pacifista del perfettino, tsk! Lo aveva sempre detto, lui, che i suoi metodi erano altrettanto efficaci!
Senza aggiungere altro i tre giovani varcarono il perimetro recintato, raggiungendo l’ingresso del magazzino.
“Minister del Re?!” sibilò Hajime affinché gli altri non sentissero. “Ma ti rendi conto che casino verrebbe fuori se si sapesse che abbiamo mentito?!”
“Vuoi aiutarli i tuoi amici o no?” replicò Mamoru per nulla intimorito. “E allora fai come ti dico. Tanto non lo verrà a sapere nessuno, quindi, piantala e cerchiamo quello che ci serve.”
“Sante Dee, Sante Dee…” Hajime si era portato una mano alla fronte, mentre Teppei, di fianco a lui, se la rideva divertito. A lui, l’idea di farsi passare per Minister, non era dispiaciuta affatto.
Quando si trovarono di fronte l’ingresso, l’acqua era dappertutto, proprio come aveva detto Rivaul. Il cancello del magazzino era alto e spesso, decisamente difficile da sfondare senza l’ausilio di poteri o di una testa d’ariete, ma per maneggiare quest’ultima ci sarebbe voluta ben più di una sola persona, e, soprattutto, gli eventuali ladri avrebbero dovuto impiegare il quintuplo del tempo facendo un rumore infinito. Era anche questo che aveva lasciato perplesso Hajime: possibile che nessuno avesse sentito nulla? Un cancello così grosso avrebbe dovuto fare un gran botto nel cadere al suolo, e le prime abitazioni dei membri del circo non erano troppo lontane da lì.
Il Tritone si inginocchiò toccando il liquido che, al suolo, si era raccolto in pozzanghere. Sì, era proprio acqua.
Ma era troppa.
Troppa perché fosse tutta opera di un incantesimo come una Sfera Marina; addirittura le traiettorie colpite erano inverosimili. Camminando all’interno del capanno, Hajime notò che erano fin troppo bagnati anche dei luoghi in cui a stento sarebbero dovuti arrivare degli schizzi.
“C’è qualcosa che non va” esordì a un tratto. Mamoru tornò indietro, provenendo dal fondo.
“Hai già trovato qualcosa che non ti convince?”
“Lo spargimento d’acqua post incantesimo è stato simulato” a passo deciso raggiunse il cancello per esaminarlo più da vicino. Le sbarre erano state piegate dall’esterno verso l’interno, ma presentavano curvature irregolari che non avevano continuità le une con le altre; sembrava come se ogni sbarra fosse stata divelta singolarmente. “Guardate qui: se fosse stata opera di un incantesimo, tutte le aste avrebbero dovuto seguire una stessa deformazione omogenea. Inoltre, c’è troppa acqua; ben oltre quella necessaria al sortilegio che avrebbe permesso di sfondare questo cancello.”
Erano cose che un occhio non allenato non avrebbe notato con facilità, ma che non potevano sfuggire a un Elemento che conosceva il potere della propria magia fin nei minimi particolari.
In quel momento, anche Mamoru sembrò accorgersi di qualcosa. Con perplessità inarcò un sopracciglio, tornando a ispezionare l’inferriata da cui il cancello era stato scardinato.
“Ma cosa…” lo sentirono mormorare. “La serratura non è divelta!”
“Che?!” fecero eco Hajime e Teppei contemporaneamente.
“Quello che ho detto! Guardate al lato della toppa.”
Il metallo era intatto, nemmeno un po’ ripiegato. Il meccanismo di chiusura era funzionante, come nuovo.
“Ma non ha senso!” fece notare il tyrano. “Se fosse stata sfondata, avrebbe dovuto essere rotta.”
“Proprio così. Controllate i cardini” Mamoru si sporse per vedere quelli relativi al resto del cancello e, ovviamente, non erano stati toccati.
“Nuovi nuovi” illustrò Hajime.
“Pure troppo nuovi…” sottolineò invece Teppei. E in quel momento il Tritone collegò i fili. Rapidamente s’alzò, raggiunse Mamoru e osservò con lui il resto dell’inferriata nella sua interezza. Il metallo, in alcuni punti, aveva cominciato ad arrugginirsi, mentre nel resto si era un po’ scurito da quello che era il suo colore originario. Probabilmente a causa del tempo, l’usura e le intemperie. Quello del cancello abbandonato al suolo era di un bel grigio omogeneo, leggermente più chiaro.
“Ecco perché nessuno ha sentito nulla…”, la conclusione ormai era divenuta lampante, “…non è stato sfondato, è stato sostituito.”
“Chiunque sia stato ha cercato di simulare un attacco elementale per fare in modo che Kanda venisse incolpato del rapimento delle sirene” Teppei spostò le iridi dall’uno all’altro compagno. “Ma chi? E perché?”
Mamoru assottigliò pericolosamente lo sguardo. “Credo sia il caso di fare una visitina a questo Tsuyoshi.”

Bussarono sul legno con insistenza fino a che non lo convinsero ad aprire la porta di uno spiraglio.
“Nishio(2), sei tu? Ho detto che non ho voglia di parlare con nessuno” ma quando Tsuyoshi Oda si ritrovò tre paia di occhi in cui riconobbe quelli degli ospiti di Rika, gelò all’istante.
Toc, toc” esordì Mamoru, il tono basso e minaccioso.
Visibilmente spaventato, Tsuyoshi tentò di chiudere la porta, ma la Fiamma lo bloccò col piede. “Non tanta fretta” con forza riuscì ad aprire l’uscio costringendo il povero tecnico a rientrare con passo incerto. “Vogliamo solo scambiare due chiacchiere.” Peccato che il tono di Mamoru non avesse nulla di rassicurante.
Teppei fu l’ultimo a varcare la soglia, chiudendo la porta alle loro spalle.
“Che… che volete d-da me?” balbettò Tsuyoshi, tremando da capo a piedi. “N-non ho niente… niente da dire… niente… lasciatemi stare…” Indietreggiava a ogni parola, ma fu costretto a fermarsi quando urtò contro il tavolo del salotto-cucina. La sua abitazione era più piccola di quella di Koshi e Rika poiché il giovane viveva da solo.
Hajime si fece avanti mostrando un’espressione più cordiale di quella del suo compagno di Fyar. Il giovane davanti a lui stava tremando come una foglia, sembrava terrorizzato e di certo il tono di Mamoru non aiutava a rilassarsi, ma era anche molto strano che avesse così tanta paura di loro.
“Non vogliamo farti nulla di male, davvero. Siamo degli Elementi, vogliamo solo parlarti.”
“Ho detto che non ho niente da-”
“Balle, Tsuyoshi”, lo zittì Mamoru, “quelle che non ho voglia di sentire, quindi vedi di darci un taglio.”
“Mamoru!” lo riprese Hajime.
“Ho già parlato col Comandante Rivaul, gli ho detto tutto quello che sapevo” l’addetto lo sbrodolò a raffica, come se fosse sufficiente ripeterlo anche a loro, ma le domande dei ragazzi erano differenti.
“Noi vogliamo sapere perché non hai avvisato Kanda appena ti sei accorto del rapimento, ma hai chiamato la Guardia Cittadina” Il Tritone tentò di avvicinarsi d’un passo, ma l’altro si ritrasse come poteva, tanto che l’urto contro il tavolo fece cadere il vaso che restava al centro. L’acqua scivolò fuori dal coccio di porcellana, rovinando sulla superficie e poi al suolo.
“Ah!” sbottò Tsuyoshi, che, ad occhio e croce, doveva avere la loro età. “Io… beh… pe-perché non avrei dovuto? Sono le guardie che si chiamano di solito, no?”
“Invece te lo dico io perché. Perché Kanda si sarebbe accorto subito che c’era qualcosa che non andava,” Mamoru camminava per l’ambiente guardandosi intorno, “che il cancello non era stato sfondato, ad esempio, ma semplicemente sostituito; che non era stata opera di un incantesimo.”
Lo sguardo di Tsuyoshi si muoveva dall’uno all’altro Elemento. Non sapeva che rispondere, stava sudando e Hajime si rese conto che gli mancava veramente poco per crollare. Doveva essere una persona facilmente impressionabile e incapace di sostenere una simile tensione.
“E invece qualcuno non voleva essere scoperto tanto presto, vero?” la Fiamma continuò, stavolta insinuante. Un mezzo sorriso gli tese le labbra. “Così ti hanno chiesto di rivolgerti direttamente alla Guardia Cittadina che non avrebbe perso tempo a prelevare Kanda come possibile responsabile, visti anche i noti attriti tra lui e Bala. Non ho ragione, forse? Smentiscimi.”
“I-io… io…” Tsuyoshi si lasciò cadere al suolo come se le sue gambe non fossero state più in grado di sorreggerlo. “Io non volevo, ma non potevo fare altrimenti!” Nascose la testa tra le mani. Si mise a piangere come un disperato. “Kanda è sempre stato onesto con me, non volevo fare una cosa simile! Ma quello… quello mi ha sollevato con un solo braccio! Mi ha detto che se non avessi fatto come diceva mi avrebbe spezzato le gambe! Avevo paura! Mi dispiace! Mi dispiace davvero!”
Teppei gli si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lui e poggiandogli una mano sulla spalla.
“Stai tranquillo”, cercò di rassicurarlo, “Noi siamo qui per aiutare lui e anche te. Sai chi è stato?”
Tsuyoshi scosse il capo, sollevando lo sguardo. “Non l’ho visto, sono stato aggredito alle spalle, ieri, durante lo spettacolo. Ero all’esterno del tendone principale a sistemare dei tubi, quando qualcuno mi ha afferrato come fossi stato un fuscello” Tirò su col naso. “Mi ha detto che al mattino, prima di tutti gli altri, sarei dovuto andare al tendone delle sirene e dopo avrei dovuto chiamare le guardie. Se ne avessi fatto parola con qualcuno me l’avrebbero fatta pagare.”
Tsk, un coraggio da leoni questi vermi” Mamoru sbuffò incrociando le braccia al petto.
“L’avevi mai sentita quella voce?” domandò ancora Teppei, ma l’interpellato negò ancora. Lui non sapeva nient’altro. Il tyrano rivolse un’occhiata ad Hajime il quale annuì.
“Torniamo da Rika” dovevano fare il punto della situazione.

L’ex-Sacerdotessa e Yuzo si trovavano seduti al tavolo del salotto con delle tazze fumanti di tè quando gli altri rientrarono.
“E allora? Avete scoperto qualcosa?” domandò subito la giovane con apprensione.
“Come sta la bambina?” si informò invece Teppei; Yuzo sorrise.
“Dorme tranquillamente.”
Nel frattempo, Hajime si era seduto accanto a Rika, mentre Mamoru rimaneva in piedi a braccia conserte. Di nuovo, ora che era assieme al volante, era tornata quell’eco tiepida. La ignorò.
“Qualcuno ha cercato di incastrare Koshi” esordì il Tritone con serietà. Rika si coprì la bocca.
“Ne siete sicuri?” Yuzo era sconvolto quanto lei.
“Sì, l’attacco al magazzino è stato simulato. Il cancello d’ingresso è stato sostituito con un altro appositamente deformato e l’acqua è stata probabilmente sparsa con una secchiata. Inoltre, Tsuyoshi ha ammesso di essere stato minacciato da ignoti, ieri, affinché fosse lui a scoprire il furto e avvisare le guardie.”
“Ma chi può aver fatto una cosa simile? Koshi non aveva nemici…”
“Ragionate” Mamoru intervenne in tono fermo. “Qual è l’unica persona che avrebbe voluto Kanda fuori dai piedi?”
Hajime non parve convinto. “L’abbiamo già ipotizzato, ma a che pro Bala deruberebbe sé stesso? Le sirene sono un affare per lui.”
“Questo è vero, a meno che…”
“A meno che?” incalzò Teppei.
“A meno che lui non abbia trovato il modo di fare più soldi facendole sparire.”
Il tyrano continuò a scuotere il capo. “Ma allora perché inscenare tutto questo in maniera così palesemente intuibile? Di sicuro, lo capirà anche il Comandante Rivaul che Kanda non c’entra appena farà i sopralluoghi col Minister dell’Acqua.”
“E se avesse voluto prendere due piccioni con una fava?” Mamoru si massaggiò il mento, prendendo a camminare davanti al tavolo. “Mettiamo che Bala abbia fatto sparire le sirene per effettuare qualche traffico segreto, se Kanda fosse rimasto libero, avrebbe subito indagato per conto suo pur di trovare le ragazze; gli sarebbe stato di intralcio. Così ha montato la storia del cancello sfondato da un incantesimo acquatico affinché lui fosse messo dietro le sbarre per un po’, il tempo necessario a permettergli di fare quello che deve. Una volta che Kanda sarà stato scagionato, lui potrà comunque decidere di licenziarlo perché ugualmente non lo ritiene affidabile, visto che gli hanno sottratto delle creature senza che se ne accorgesse. Ovviamente, se Kanda va via, andrà via anche Rika e così Bala si sarà liberato di due ex-maghi decisamente scomodi ai suoi affari. Due piccioni, con una fava.”
Questa volta, nessuno replicò perché l’ipotesi formulata da Mamoru, improvvisamente, sembrava assumere connotati tutt’altro che impossibili. Rika sapeva che il proprietario del circo era capace di qualsiasi cosa pur di trarre profitto e se davvero lei e suo marito erano diventati un ostacolo alla sua ricchezza, sarebbe stato disposto a tutto pur di metterli fuori gioco. E ora sembrava a un passo dal riuscirci.
“Cosa possiamo fare?” domandò Yuzo, sollevando lo sguardo sulla Fiamma il quale arrestò il suo lento camminare, ma non rispose. Fu Teppei a farlo per lui.
“Ma oggi, Bala non aveva detto di avere un importante impegno d’affari?” domandò. “E se gli uomini che dovevano venire a vedere lo spettacolo facessero parte del piano? Magari il rapimento delle sirene ha a che fare con loro.”
In quel momento, Hajime sembrò avere un’idea. “Rika, sai dove potrebbero alloggiare i mercanti che intrattengono rapporti commerciali col proprietario del circo?”
“Sì, Bala ha sempre delle stanze riservate per i suoi ospiti in una delle locande più importanti di Dhèver, ‘La Trota Dorata’” spiegò la giovane e il Tritone si concesse un accenno di sorriso.
“Allora muoviamoci, ci apposteremo fuori dal locale. Prima o poi, dovranno pur muoversi per incontrarsi con Bala e noi li seguiremo. Se siamo fortunati, ci porteranno dritti dove sono nascoste le sirene.”
Per quanto non fosse sicuro che quegli uomini c’entrassero davvero con la sparizione delle creature acquatiche, era l’unico piano che avevano a disposizione e avrebbero tentato il tutto per tutto.

Appostati dietro al muro di una delle abitazioni all’altro lato della strada, che immetteva in un vicolo, i quattro Elementi rimasero di guardia fino al primo pomeriggio, ma nessuno di abbastanza sospetto mise fuori il naso da La Trota Dorata. Per lo più videro sfilare coppie di persone facoltose che, sottobraccio, iniziavano a passeggiare per la città, in direzione del centro. Un paio di carrozze caricarono alcune famiglie e una coppia di signori anziani con alti cappelli ed eleganti soprabiti.
Nessuno di loro, a una prima occhiata, dava l’idea di poter intrattenere relazioni commerciali con una persona come Bala.
“Forse avremmo dovuto seguire direttamente il proprietario del circo” notò Teppei. Ma chissà per quanto tempo Bala era rimasto al comando delle guardie e se, dopo esser stato interrogato, era ritornato a casa.
“E’ quello che faremo se questo appostamento non porterà a nulla. Dovremmo farci dire da Rika dove abita, però” rimuginò il Tritone, quando il volante ruppe l’attesa.
“Non credo che ce ne sarà bisogno. Guardate chi è appena arrivato.”
Da una elegantissima carrozza privata – la si riconosceva dall’estrema ricchezza dei suoi finimenti – scese proprio Bala accompagnato dal fido gigante che avevano scoperto chiamarsi, per esteso, Bonjo Garcia. Il gigante muto, poiché in pubblico non parlava quasi mai, poteva essere l’uomo che aveva minacciato Tsuyoshi. La stazza ce l’aveva per sollevare il tecnico con una sola mano.
Con uno smagliante sorriso sulle labbra, segno che il Comandante Rivaul non era riuscito a scoprire nulla di interessante, il proprietario del circo entrò nella locanda e rimase lì per più di un’ora, ma quando uscì non era da solo.
“Ci siamo” Mamoru si era fatto improvvisamente più attento e aveva osservato gli uomini salire su due carrozze distinte, ma indirizzate entrambe nella stessa direzione. “Cerchiamo di non perderli di vista” disse, muovendosi tutti insieme per lasciarsi inghiottire dall’enorme confusione cittadina che già dal primo mattino aveva invaso le strade di Dhèver.
Le carrozze filavano abbastanza agilmente al centro della strada sgombra, molto più agilmente di loro, che invece dovevano farsi spazio tra i passanti.
Uccellino, abbandona la via principale e vedi di seguire quelle carrozze volando” ordinò Mamoru, ma prima che Yuzo potesse separarsi da loro lo afferrò per un braccio, rivolgendogli un’occhiata severa. “E cerca di non farti vedere, va bene? Non attiriamo l’attenzione più del dovuto.”
“Sissignore” gli sorrise l’Elemento d’Aria scomparendo tra le persone. Mamoru arricciò le labbra in una smorfia per quella sottile presa in giro. Il volante stava diventando troppo ironico per i suoi gusti, ma si redarguì subito per quel continuo dar troppa importanza ai suoi gesti o atteggiamenti; Yuzo finiva sempre con l’occupare una parte dei suoi pensieri e questo non andava bene. Stringendo gli occhi tornò a concentrarsi sulla strada e sulla carrozza che era divenuta un po’ più lontana.
Al riparo dagli sguardi indiscreti, invece, l’Elemento d’Alastra si era fermato in un vicolo e, indisturbato, era volato fino al tetto di una delle abitazioni. Da quella posizione dominante, aveva una visuale più completa dell’area e poteva seguire i movimenti delle due carrozze. Volando, saltò di tetto in tetto con la leggerezza di una piuma. I due tiri a quattro attraversarono tutta la città e poi presero una strada secondaria che abbandonava la Via Crociata per immergersi nelle campagne. Yuzo si fermò sull’ultimo tetto, appoggiando un ginocchio sulle tegole. Scrutò tra la folla e, dopo qualche minuto, vide i suoi compagni emergere a passo sostenuto.
Hajime, Mamoru e Teppei si fermarono all’incrocio dell’ultima abitazione oltre la quale si aprivano ampie distese pianeggianti circondate da folti boschetti. La forma concava dei crateri era ancora riconoscibile nel verde che ormai li aveva ricoperti. In quella zona periferica, ma situata più in alto rispetto al resto di Dhèver, si potevano scorgere lontane ville appartenenti, probabilmente, alle persone più in vista della città termale.
Yuzo planò toccando terra senza fare rumore.
“Da adesso ci muoveremo nascondendoci nella boscaglia, così saremo al riparo dai loro sguardi” fu la nuova disposizione di Mamoru.
Gli altri annuirono e insieme ripresero il loro pedinamento.
Sfruttando la copertura naturalmente offerta da alberi e cespugli e le loro abilità di inseguimento apprese durante gli anni di addestramento nelle scuole, seguirono il percorso delle carrozze senza che nessuno degli occupanti, né tantomeno i cocchieri, si accorgesse di nulla e non ci volle molto per capire dove fossero diretti. Sull’altura che rappresentava il bordo craterico sorgeva un’enorme villa. La dimora di Bala. Non ci si poteva sbagliare, il megalomane aveva fatto incidere il proprio nome nel ferro della cancellata che chiudeva la proprietà.
Le carrozze vennero accolte all’interno, mentre le pesanti inferriate venivano richiuse alle loro spalle.
Gli Elementi seguirono il perimetro del cancello che nascondeva la vista con lunghi filari di siepi. Yuzo si levò in volo fino a riuscire a scorgere l’interno.
“Sono appena scesi dalle carrozze e si stanno dirigendo sul retro” riferì. “Ci sono dei cani che fanno la guardia al giardino.”
“Ai cani penso io” si offrì Teppei. “Poi vi raggiungerò sul retro.”
Yuzo individuò il punto migliore affinché potessero scavalcare senza essere visti e misero piede nella proprietà di Bala. Una volta dentro, si separarono.
Teppei andò a mettere fuori combattimento gli animali da guardia, mentre gli altri tre aggirarono l’intera abitazione per poter raggiungere il commerciante.
Vi era un’altra ampia costruzione dietro la villa pantagruelica. Era un tendone simile a quelli che si vedevano nel circo, ma di dimensioni più ridotte seppur non piccolissime. Sperduto così in alto e con la mole della casa a coprirlo era praticamente impossibile da scorgere dal centro cittadino.
“E allora? Spero che abbiate portato tutto il necessario.”
Bala lo chiese agli uomini ben vestiti che si accompagnavano con lui. Alcuni servitori portavano tre bauli che, a giudicare dalla fatica con cui venivano trasportati, dovevano essere molto pesanti.
“Oh, suvvia, Bala. Ormai dovresti conoscerci, sai bene che siamo sempre di parola. Non vorrai certo metterti a contare fino all’ultima moneta?” rise un uomo dalla pancia prominente e il folto baffo candido. L’interpellato tenne il gioco, ma si comprese subito che per lui quando si parlava di denaro non c’era nulla da scherzare.
“Sarei capace, e tu lo sai, Merak. Ti ricordi quella volta che cercasti di fregarmi sul prezzo delle sete? Io ho una buona memoria, che credi!”
L’altro rise più forte, dandosi una manata sul ventre tondo, mentre anche gli altri mercanti – o forse era meglio dire ‘compratori’, in quel caso – si univano al divertimento di facciata.
“Tu e Teppei avevate ragione” sibilò Hajime all’indirizzo della Fiamma. “A quanto pare Bala ha davvero un losco giro d’affari.”
“Speriamo solo di essere arrivati in tempo” Differentemente da Yuzo, che era ottimista per natura, Mamoru non pensava quasi mai in positivo, ma faceva prevalere il suo lato pratico.
“Lo siamo” Come volevasi dimostrare, il volante era il suo opposto e, per una volta, Mamoru volle credere che avesse ragione.
Nel frattempo, Garcia aveva aperto l’ingresso del tendone facendosi da parte per permettere agli altri di entrare; lui fu l’ultimo.
“Che mi sono perso?” il mormorio di Teppei arrivò l’attimo dopo. I cani non erano stati affatto un problema.
“Non avrai mica fatto loro del male, vero?” si informò Yuzo con le sopracciglia aggrottate e Mamoru ruotò gli occhi, rassegnato.
“No, sta’ tranquillo. Sono delle bestiole innocue, in fin dei conti.”
“Piantatela con il vostro spirito animalistico” ironizzò la Fiamma prima di dare disposizioni. “Voi due accerchiate il tendone dal lato sinistro, io e il volante ci occuperemo del destro. Mi raccomando, non fate nulla fino a che non vi daremo noi il segnale attraverso il vento. D’accordo?”
Hajime e Teppei annuirono e tutti e quattro abbandonarono velocemente il proprio nascondiglio per raggiungere la nuove posizioni.
Mamoru studiò quella parte di perimetro scorgendo, sulla sommità, una specie di finestrella usata per illuminare l’interno e permettere il ricircolo dell’aria.
“Perfetto, vediamo di dare un’occhiata” mormorò e Yuzo lo prese alla lettera: senza nemmeno dargli il tempo gli circondò la vita con un braccio e si librò in volo.
Woh, woh, woh! Chefaichefaichefai?!” s’allarmò la Fiamma, stringendosi al suo collo. “Cazzo, ma almeno avvisami!”
Yuzo gli rivolse un’occhiata perplessa e innocente. “Eh? E perché? Che ho fatto che non va? Non soffrirai ancora di vertigini, a Sundhara eravamo più in alto…”
“Sta’ zitto! Non ho detto quello! E tu non puoi capire, maledetto piccione!” s’inalberò Mamoru, arrossendo leggermente; detestava dover ammettere d’aver ancora qualche problema con le altezze, e quindi girò il viso di lato, continuando a borbottare. “Sali piano piano. Grazie.”
Ma la Fiamma non aveva bisogno di dirle, le cose, o di tentare di camuffarle; per quanto ingenuo, non ci volle molto affinché Yuzo comprendesse i suoi timori nel tenere i piedi lontani dal suolo, così lo accontentò, raggiungendo lentamente la finestra.
“E comunque non dimenticare che ho promesso che non t’avrei mai fatto cadere” ci tenne però a ricordargli, mentre il contatto con il terreno era ormai stato lasciato indietro.
Mamoru sbuffò, mugugnando quel: “Sì, sì.”
-…lo so. -

Il resto della frase rimase solo pensiero; dirglielo sarebbe stato come fargli credere che si fidasse ciecamente di lui ed era ancora troppo presto. Al momento era fermo sul ‘mi fido’, senza infamia e senza gloria, spassionato, distaccato – più o meno –, solo il tempo avrebbe saputo dire se sarebbe mai arrivato ad avere totale fiducia in quello strano volante, e di tempo ne avevano ancora parecchio da condividere.
“Eccoci” disse proprio il giovane d’Aria. La finestrella era davanti a loro e non esitarono ad affacciarsi per cercare di carpire almeno una punta di verità in tutta quella faccenda.
Non gli andò affatto male.
L’ambiente non era troppo illuminato, ma la luce era sufficiente da permettere di capire cosa celasse al suo interno, ed erano vasche. Vasche di tutte le dimensioni, terrari, gabbie che racchiudevano, alcune in condizioni disperate, miriadi di creature acquatiche. E possedere simili creature, molte delle quali lontanissime dal loro habitat naturale, andava contro la legge. Venderle, poi, era reato punibile con la gattabuia. Ma di questo, Bala sembrava non curarsi affatto; conduceva i suoi traffici in tutta tranquillità, lì, nel suo eremo, in quella proprietà racchiusa da siepi dove nessuno poteva entrare, circondato da guardie del corpo. Tanto, chi mai avrebbe potuto avere la brillante idea di andare ad accusare il proprietario del Circo Acquatico d’essere un trafficante d’animali? Con tutto il denaro che guadagnava attraverso la struttura circense, era inutile pensare che non gli fosse sufficiente, e invece… era proprio così.
“Hai capito, il bastardo” scandì Mamoru con lentezza. Gli occhi che catturavano e studiavano ogni centimetro dell’interno, facendo un rapido conto di quante creature vi fossero stipate.
“Ma perché… fare tutto questo? Sono esseri viventi… non oggetti…” Yuzo non sembrava comprendere la malvagità che spesso animava lo spirito degli uomini, troppo abituato alla purezza di ideali e sentimenti con cui era stato cresciuto ad Alastra per poter credere che l’avidità sapesse andare oltre ogni logica.
Mamoru grugnì. “Non chiedertelo, tanto non esiste un valido motivo. Tutto quello che noi possiamo fare è mettere fine ai suoi affari una volta per tutte.”
Yuzo osservò, con le sopracciglia aggrottate, il profilo severo del suo compagno di viaggio. Aveva ragione e lo sapeva, quando tornò a scrutare nel tendone i suoi occhi però si illuminarono di sollievo.
“Eccole! Le sirene! Stanno bene, meno male.”
La Fiamma si sporse ancora di più notando solo allora la modesta vasca che occupava il centro della struttura. All’interno, un po’ strette, stavano Solei, Tamei e Betei e sembravano illese, anche se a cavallo tra il furente e lo spaventato.
“Sei un mostro! Un vile verme! Mi fai schifo!” Solei gli stava ringhiando contro, con tutti i capelli arruffati.
“E’ questo il modo di parlare a tuo padre, piccola insolente? Dopo tutto quello che ho fatto per voi, tsk, bella gratitudine!” rispose Bala, mentre i mercanti accanto a lui se la ridevano.
Solei si irritò ancora di più, i capelli le si gonfiarono come spugne intrise d’acqua, le unghie divennero artigli, allungandosi a dismisura, e tutto il viso si contrasse in un’espressione spaventosa.
Padre?! Tu non sei mio padre, porco bavoso!” Poi si fece minacciosa e malevola, mentre distendeva un sorriso terrificante. “Perché non ti avvicini, paparino delle mie pinne, vieni… ti caverò gli occhi e poi ti spezzerò il collo con un colpo di coda!”
Dietro di lei, Betei cercava di acquietarla. “Solei non provocarlo”
“Fa’ silenzio!” tuonò Bala e questo la urtò ancora di più.
“Ma come?! Non ti piace più la mia bella voce?!” Diede fiato a un urlo talmente acuto che gli altri furono costretti a tapparsi le orecchie.
“Dannazione, Garcia! Fai tacere quel maledetto pesce!”
La fida guardia del corpo non se lo fece ripetere e, con una cerbottana, narcotizzò la sirena. Solei crollò quasi subito addosso a Betei, ronfando della grossa, mentre Tamei sospirava.
“Come volevasi dimostrare.”
Il mercante Merak prese a ridere col vocione pieno. “Un caratterino niente male! Voglio quella! Farà un figurone nella fontana del mio giardino!”
“Prima però vediamo il denaro” Bala si sfregò avidamente le mani al solo pensiero.
L’uomo accennò col capo ai due servitori che portarono un grosso forziere fin davanti al proprietario del circo. Quando l’aprì, l’espressione che fece valse più di mille parole.
Fuori dal tendone, Mamoru inarcò il sopracciglio, pronto a dare battaglia.
“Fermiamoli” decise infatti e stava quasi per ordinare a Yuzo di lanciare il suo segnale per avvisare anche Hajime e Teppei, quando una voce sconosciuta attirò la loro attenzione.
“Ehi, voi! Chi siete?! Intrusi!”
Uno degli scagnozzi di Bala stava a terra, tenendoli sotto tiro con una balestra e il suo starnazzare attirò l’attenzione anche delle persone che restavano al riparo dentro al tendone.
“Accidenti” ringhiò Mamoru che poteva così dire addio al suo effetto sorpresa. “Dannato guastafeste.”
Bonjo Garcia uscì dalla struttura individuando le figure in volo e riconoscendovi immediatamente quelli che avevano incrociato al comando della Guardia Cittadina.
“Uccidili” ordinò senza nemmeno stare a pensarci e lo sgherro non tardò a eseguire, facendo partire il dardo.
La Fiamma arricciò le labbra minacciosamente, infastidito da tanta insolenza.
“Non scherzare!” Con una vampata divorò la freccia in un attimo facendola arrivare già sottoforma di cenere nei pressi del suo palmo. “Credi che un misero affare di legno possa farmi qualcosa?! Pivello pieno di spocchia, ti insegno io a provocare un Elemento di Fuoco!” Poi si rivolse a Yuzo: “Rimettimi a terra, volante, e fila al comando delle guardie. Rivolgiti solo ed esclusivamente al Comandante Rivaul, mi hai capito? Digli di venire qui con un nutrito gruppetto di soldati muniti di ceppi: avranno di che ammanettare.”
“Ma non vuoi che-?”
“Obbedisci” Il tono tagliente come una lama.
“Sì, va bene.” Yuzo comprese che non era il caso di fare storie. Svelto planò, mentre il povero servitore di Bala aveva perduto tutta la sicurezza di poco prima nel rendersi conto d’aver a che fare con dei maghi. Nel frattempo, nugoli di uomini stavano accorrendo dalla villa e lo stesso proprietario del circo uscì dal tendone.
“Ancora voi?! Sapevo che mi avreste portato guai! Me lo sentivo!”
“Questo non era nei patti, Bala! Non erano previsti degli intrusi!” s'allarmò uno dei mercanti che era la metà, se non un terzo, di Merak, con unti capelli neri e una folta barba scura.
“Non preoccupatevi, non sono nulla che Garcia non possa eliminare. Torniamo pure nel tendone a pensare ai nostri affari.” Li costrinse seppur lasciandoli ugualmente reticenti. “Bonjo, falli scomparire” fu la sua ultima raccomandazione, prima di chiudersi all’interno della struttura.
Mamoru era di tutt’altro avviso. Appena toccò terra, creò una sfera infuocata. Yuzo, invece, sfrecciò oltre i contendenti per volare fino in città.
“Abbattetelo!” Garcia lo ordinò agli uomini che stavano accorrendo. Quelli armati di archi o balestre si misero in posizione per cercare di colpirlo.
“Non azzardatevi!” ringhiò la Fiamma lanciando la sfera nel mucchio che saltò in aria tra fuoco e grida.
“Ed era questo il segnale?!” sbottò d’un tratto Teppei, all’altro lato del tendone. Accanto a lui, Hajime era ancora più sconvolto.
“Credo proprio che ci sia stato un piccolo cambio di programma! Presto, andiamo!”
Entrambi uscirono allo scoperto per dar manforte a Mamoru. Quest’ultimo stava atterrando, senza nessun problema, chiunque gli capitasse a tiro utilizzando solo le tecniche di karate che Magister Wakashimazu gli aveva insegnato con rigore assoluto.
“Occupatevi di Bala e del grassone! A questi moscerini penso io!” disse, appena si accorse di loro.
Teppei non perse tempo. “Bala è tutto tuo, Hajime, lascia a me il gigante.”
“Ma sei sicuro? Quel tipo è-”
“Oh, sì” Il tyrano gli rivolse un sorriso a trentadue denti e fece sonoramente schioccare le dita tanto che il Tritone non replicò ma rimase a fissarlo con una certa perplessità. Di lontano, la voce di Mamoru arrivò decisa.
“Hajime! Abbatti quel maledetto tendone!”
Il giovane lanciò un’ultima occhiata a Teppei, che si avvicinava lentamente a un agguerrito Garcia, e si mosse. “Va bene!”
Bonjo si tolse la giacca di cuoio leggero per avere movimenti più liberi; osservò il piccoletto, che gli si era fermato a un passo, guardarlo con espressione di sfida e divertimento. Gli arrivava alla cintola: che sperava di fare quel nanetto? Gli avrebbe fatto capire che mettersi contro di lui non era stata affatto una buona idea. Senza premurarsi di andarci piano, caricò il destro e colpì di schianto il viso di Teppei dall’alto in basso. Il corpo del tyrano non si mosse nemmeno d’un millimetro, mentre il volto si girava seguendo la direzione del pugno. Dopo qualche attimo, tornò a volgersi verso Garcia. Non aveva nemmeno un graffio.
Bonjo rimase di sale. Finalmente, dai suoi occhi sempre stretti, le iridi vennero fuori, non più protette dalle palpebre.
“Riprova” invitò l’Elemento di Terra. L’interpellato caricò ancora, con talmente tanta forza da farsi male egli stesso. Ma il risultato non cambiò, il corpo non si mosse, il viso non subì il minimo danno, nemmeno fosse fatto di pietra. Teppei gli rivolse un’espressione compassionevole.
“E quello sarebbe un pugno?” domandò, sollevando la propria mano destra e stringendo saldamente le dita. Bonjo non perse di vista nessuno dei suoi movimenti, lo vide sorridere e baciarsi le nocche prima di caricare la mazzata.
Questo è un pugno!”
Il ‘crack’ delle ossa che andavano in frantumi lo sentirono tutti, non solo il diretto interessato che, per sua fortuna, perse conoscenza immediatamente.
Teppei parve deluso. “Tutto qui? Che noia.”
Nell’osservare come il grande e forte Bonjo Garcia fosse stato messo al tappeto in un attimo, tutti gli altri sgherri si fermarono all’istante, Mamoru compreso.
La Fiamma squadrò il minuto tyrano da capo a piedi. “Ricordami che non devo mai venire alle mani con te, mh?” Infine rivolse un’occhiata di fuoco ai fedeli di Bala. “C’è qualcun altro che vuole fare la stessa fine?”
Tutti mollarono le proprie armi all’istante sollevando le mani in segno di resa.
“Molto ragionevoli” approvò. “A che punto sei, Hajime?”
Alle loro spalle, il Tritone era inginocchiato con i polpastrelli premuti sull’erba. Funi d’acqua richiamate dalla falda sotterranea emergevano dal terreno e correvano lungo le pareti del tendone. Come serpenti liquidi s’erano avvolte alle corde che fissavano il telo al suolo.
“Ci sono quasi!” Appena fu sicuro d’aver fatto presa su ciascuna di loro, richiamò tutta l’energia che aveva a disposizione, iniziando a tirare. Le mani si sollevarono dal suolo mostrando come l’acqua fosse legata alle dita come i fili d’argento alle zampe d’un ragno. Li fece emergere completamente dalla terra e si alzò in piedi, stringendo i denti. Infine, liberò tutta la sua forza tirando le funi d’acqua che sradicarono quelle di corda dai rispettivi fissaggi. In pochi momenti, l’enorme tendone si ritrovò a oscillare come l’orlo grigio d’un fantasma fino a che non venne tirato via, mettendo a nudo lo scheletro metallico.
Solo in quel momento, Hajime interruppe il suo incantesimo e lasciò il tessuto libero di accasciarsi al suolo. Incrociò le braccia al petto con soddisfazione e venne affiancato da un lato da Mamoru e dall’altro da Teppei.
Trovandosi improvvisamente sotto al cielo e non più al riparo, Bala e i mercanti presero a urlare in preda al panico.
Garcia! Garcia!” Il proprietario del circo che arraffò quante più monete possibili e si lanciò fuori. Lui e i suoi compari si arrestarono d’improvviso quando trovarono Acqua, Terra e Fuoco ad attenderli, perfettamente incolumi e con un ironico sorriso sulle labbra.
“Andiamo da qualche parte, Bala?” esordì il Tritone e l’interpellato cadde a terra di schianto, in un tintinnare scoordinato di monete d’oro.
Quando Yuzo arrivò assieme a Rivaul e ai soldati della Guardia, i tre stavano piacevolmente chiacchierando con Tamei e Betei, mentre Solei era ancora immersa nel suo sonnellino indotto dal sedativo. Bala e soci erano legati a una delle travi della struttura del tendone e Garcia era ancora svenuto. Gli altri uomini al servizio del trafficante, invece, restavano buoni buoni seduti in un angolino senza fare storie.

 


[1]TSUYOSHI ODA: sfiga!pg in Captain Tsubasa. Ha giocato come centrocampisca nella Nankatsu durante il campionato delle medie ed elementari. (Tsuyoshi: *clicca*)

[2]KOJI NISHIO: altro sfiga!pg in Captain Tsubasa (XD gli sfigati mi ownano, lo sapete). Ha giocato come difensore nella Nankatsu durante il campionato delle scuole medie ed elementari. (Nishio: *clicca*)




…Il Giardino Elementale…

I nostri eroi non potevano assolutamente lasciare libero un tipo come Bala che, appunto, si è mostrato per il verme che è! XD Povero personaggio, nemmeno in questa fic trova la redenzione! XDDDD
Parlando da autrice, una delle cose che più mi sono piaciute di questo capitolo: è stato Teppei! XDDD Ridevo da sola mentre scrivevo come accoppava l'enorme Garcia! XDDD E' abituato a spaccare pietre con le mani, lui, Garcia gli fa un baffo!
Ormai ci avviamo alla conclusione di questa piccola avventura, la prossima sarà l'ultima parte prima che i nostri eroi si rimettano in viaggio e... X3 credo che vi lascerò con taaaaanti interrogativi!
Ringrazio di cuore chi continua a seguire questa storia! :D
Anche per questo capitolo è tutto, ci rileggiamo al prossimo! :D


Galleria di Fanart (nessuna aggiunta)

- Elementia: Fanart

Enciclopedia Elementale (nessuna aggiunta):

1) Enciclopedia Elementale – Volume Primo: Le Scuole Elementali e l’AlfaOmega

  • Capitolo 1: La Scuola di Tyran
  • Capitolo 2: La Scuola di Alastra
  • Capitolo 3: La Scuola di Fyar
  • Capitolo 4: La Scuola di Agadir
  • Capitolo 5: Gli Stregoni dell’AlfaOmega


  • 2) Enciclopedia Elementale – Volume Secondo: Elementia: storia e caratteristiche

  • Capitolo 1: La Storia
  • Capitolo 2: La Magia in Elementia
  • Capitolo 3: Le Divinità di Elementia


  • 3) Enciclopedia Elementale - Volume Terzo: Cicli di Studio e Titoli

  • Capitolo 1: Cicli di Studio
  • Capitolo 2: Titoli


  • 4) Enciclopedia Elementale - Volume Quarto: Gli Ozora ed i Gamo

  • Capitolo 1: La faida tra gli Ozora ed i Gamo
  • Capitolo 2: L'Armata Reale della famiglia Ozora
  • Capitolo 3: Le Legioni della famiglia Gamo


  • 5) Enciclopedia Elementale - Volume Quinto: Classi Magiche e Professioni

  • Capitolo 1: Elementi e Sacerdotesse Elementali
  • Capitolo 2: Erboristi e Stregoni
  • Capitolo 3: Naturalisti e Alchimisti

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