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Autore: suzako    03/06/2006    11 recensioni
Davvero credete che l'amore c'entri qualcosa?
Genere: Generale, Romantico, Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo I
[Solo Noi]
Ovvero, come tutto ebbe inizio, come tutto ebbe fine.

Durante l’ora di Pozioni, ad Hogwarts, mantenere l’usuale clima di silenzio tombale non è sempre possibile.
Soprattutto se in quel momento Neville Paciock ha appena fatto esplodere l’ennesimo calderone, Ronald Weasley si è ritrovato completamente coperto da una sostanza appiccicosa e verdastra, e anche Millicent Bulstrode non è rimasta indenne, mentre stuoli di Serpeverde ghignano incontrollatamente.
Allora, prima che Piton ripristini l’ordine, c’è una manciata di secondi di anarchia pura, che ognuno può sfruttare come meglio crede…
Blaise Zabini ne approfitta per rivolgere un sorrisetto malizioso a Daphne Greengrass, che ridacchia lusingata.
Calì e Lavanda si scambiano quelle cinque o sei parole che bastano a svelare alcuni fra i più oscuri segreti della scuola, come il colore delle mutande di Draco Malfoy o il contenuto del diario di Ginny Weasley.
Seamus Finnigan scruta assorto la classe, alla ricerca di una nuova “preda”, come le chiama lui, fino a che i suoi occhi arrivano a…

Neanche Hermione Granger ed Harry Potter hanno perso tempo. Il ragazzo si avvicina alla compagna, le posa una mano sul braccio e mormora poche parole.
Nulla di strano
Proprio niente di anormale.
Beh, forse qualche novità c’è…

<< Domani. Torre di astronomia. Alle 12.30. >>

<< Ok. Andiamo insieme, con il mantello. >>; risponde lei, sorridendo maliziosa.

Il cruccio di Hermione in quei giorni, erano i ‘se’.
Se Ron si fosse svegliato una buona volta.
Se avesse capito cosa c’era fra lei ed Harry.
Se la cosa lo avrebbe potuto minimamente interessare.


Forse sarebbe arrossito fino alle orecchie, senza riuscire a spiccicar parola.
Forse avrebbe spalancato gli occhi instupidito, per poi fissarli con evidente disgusto.
Forse sarebbe entrato in una crisi isterica, per poi andarlo a spiattellare a tutta la scuola.
Forse avrebbe tolto la parola ad entrambi, pretendendo scuse e la promessa di “non-farlo-mai-più”.

“Sicuro Ron, sicuro.”

Più probabilmente non l’avrebbe mai saputo.
Ma forse… L’avrebbe scoperto qualcun altro.

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Nel momento in cui cala la sera, dopo le ultime lezioni, nella Sala Comune dei Grifondoro, l’atmosfera è placida e sonnolenta, e nei primi giorni di quel brumoso novembre il fuoco nel camino allegro e scoppiettante, mentre fuori le prime stelle sorgono lente, tracciando vie luminose, decidendo destini e cammini futuri…
Storie, che si sarebbero intrecciate sotto il cielo blu profondo…
…In una notte di mezza estate, così lontana e imperscrutabile, in quella sera invernale.

Il famoso trio di Hogwarts era riunito nella stanza: Harry e Ron consumavano l’ennesima battaglia con gli scacchi magici, Hermione rileggeva, annoiata, un volume sulla medimagia antica.
Lavanda e Calì stavano salendo in dormitorio, salutati brevemente i ragazzi, che d’altro canto erano prossimi ad appisolarsi lì, sulle calde e confortevoli poltrone appena sdrucite della Sala.

Ginny Weasley entrò bruscamente nelle stanza, rischiando di precipitare dalle scale, riuscendo a scamparla aggrappandosi goffamente al braccio di Harry, lasciato ciondolare lungo un fianco.

<< Oh, io… Scusa, scusami tanto! >>, disse arrossendo furiosamente, e parlando al ragazzo sopravvissuto come fosse stato l’unico là dentro.

<< oh, niente, figurati. >>, rispose lui.

<< Ginny… Dovevi dirci qualcosa? >>, chiese Hermione con una nota di stizza nella voce, che fece raggelare i presenti. Ma perché diavolo quella ragazzina non gli molla il braccio?!

<< Io… Volevo stare un po’ con voi, non posso? >>

La grifondoro più grande sbuffò impercettibilmente, cercando di intercettare lo sguardo di Harry, che sembrava non accorgersi di nulla. Ron invece la fissò appena accigliato, ma si affrettò a riabbassare lo sguardo sulla scacchiera.

Ginny continuò ad artigliare il braccio di Harry, che in quel momento ebbe qualche difficoltà a muovere i pezzi.
Hermione roteò gli occhi.
Harry rischiò di perdere l’equilibrio, e scansò con delicatezza la mano di Ginevra.
Hermione rituffò la testa nel libro.
Ginny andò a sedersi un poco distante da loro, accavallando le gambe nonostante la camicia da notte corta e piuttosto inadatta alla stagione.
Ron alzò la testa e vide la sorella, poi aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la richiuse prontamente.
Harry stava per addormentarsi sul tavolo.
Hermione guardò in cagnesco Ginny, la quale rabbrividiva vistosamente, facendo strane smorfie e versi.

In effetti, all’improvviso la stanza si era ghiacciata. Nessuno fiatava. Il vento, da fuori, aveva incominciato a soffiare. Una notte nera e senza stelle.
Era molto tardi. Eppure nessuno ancora si era alzato, nessuno aveva intenzione di farlo per primo.
Il fuoco mandava gli ultimi deboli bagliori, le fiamme giocavano sui capelli rosso sangue di Ginevra, facendoli brillare intensamente, riflettendosi sulla pelle chiara e i limpidi occhi azzurri, semichiusi dal sonno e dall’espressione assorta con cui guardava le fiamme.

Hermione rifletté che un ragazzo non poteva che trovarla bella. Anche Harry probabilmente lo pensava. Ron… Beh, era suo fratello!
Prova una specie di fastidio, qualcosa che non riusciva a definire bene, ma che rispondeva al nome di gelosia. Ma ovviamente, lei non poteva saperlo… O meglio, non voleva saperlo.
Quei capelli lisci e ordinati, che si accordano perfettamente agli occhi chiari… Quella grazia che trapelava da ogni movimento, o semplicemente la femminilità e il candore che esprimevano.
Hermione distolse subito lo sguardo. Stupidaggini, pensò.
Lei era superiore a certe cose.
Non le interessava apparire femminile e avere un aspetto piacente.
L’aspetto fisico non rientrava nei suoi interessi.
Magari ripetendoselo se ne sarebbe convinta.
Ma in fondo, perché diamine…

Si voltò di scatto.
Il volto di Harry, girato a guardare intensamente la piccola Ginny, la colpì come una folata di vento gelido.
La voce della suddetta ragazza che si alzava mestamente, balbettando che doveva andare, le sembrava lontana anni luce.
Meccanicamente, si alzò anche lei, affermando che era molto stanca.
Lo sguardo deluso di Harry non lo notò nemmeno.
I calorosi saluti di Ron la innervosirono e basta.
Doveva pensare, e da sola.

Si buttò sul letto, ancora vestita.
Non scambiò una parola con Ginny.
La sentì andare in bagno, augurarle la buona notte, mettersi sotto le coperte e spegnere le luci.
Non si mosse. Chiuse gli occhi, stringendoli fino a farsi male.
Gli occhi verdi di Harry fissi sul volto della bella Ginevra, in un espressione di adorante ammirazione… No, non era vero. Lei era bella, certo, ma non poteva competere con quello che c’era fra loro due.
In fondo, era la sua migliore amica da sempre.
Però… Quello, era solo sesso.
Solo sesso. Davvero l’amore c’entrava qualcosa?
Provò a ripercorrere con la mente le ultime notti passate insieme, nella stanza delle necessità. Non una volta che l’avesse chiamata amore, non riusciva a ricordare una volta che, dopo quelle poche ore di piacere, le avesse riservato una dolcezza particolare, qualcosa. Anche un qualsiasi segno fra loro, quando erano soli…
Si alzò di scatto, andando a sbattere contro uno scaffale stracarico di libri, non riuscendo a trattenere un’imprecazione e causando la caduta di una grosso volume di Divinazione.
Hermione sbuffò, allungando le mani per raccoglierlo, e l’occhio gli cadde inevitabilmente sulla pagina in cui si era aperto…
Il Mago. I tarocchi, pensò subito.

Indecisione, confusione, mancanza di aspirazione… Astuzia.”, recitò mentalmente. Odiava cordialmente quell’insulsa materia, ma ciò non le impediva di conoscerla a menadito. Deformazione professionale.

Cercando di fare piano si alzò dal letto, e mentre prendeva in mano il grosso volume, si bloccò.
Aveva sentito… Forse era stata solo la sua immaginazione.
Tese l’orecchio.
Un rumore soffocato, irregolare.
Singhiozzi incontrollati.
Ginevra Weasley piangeva disperatamente, i rumori attutiti dal cuscino.
Per un attimo, la ragazza pensò di dover almeno cercare di consolarla, fare qualcosa, non poteva starsene così impassibile.
Eppure è ciò che fece. Sarebbe troppo ipocrita preoccuparsi per lei, e non pensava che tutta quella disperazione fosse giustificata.
Com’è ovvio, Hermione Granger parlava da persona adulta e matura, che, giudicando qualcuno di più piccolo, non prende in considerazione l’idea di aver torto. Ma c’erano molte cose che non sapeva.
Ogni singhiozzo e sospiro della piccola Weasley scandivano quell’eternità che la separano dalla mezzanotte. Secondo dopo secondo, il tempo sembrava essersi cristallizzato solo per esorcizzare le sue pene.

Ma l’ora arrivò.
Un lievissimo bussare alla porta la fece sobbalzare, e solo in quel momento si rese conto di indossare ancora la divisa, di non essersi pettinata, e di avere gli occhi lucidi e forse arrossati.
Decisamente, la situazione non è sotto controllo, pensò spalancando la porta.
Harry James Potter la guardò con aria noncurante attraverso le spesse lenti degli occhiali, che mettevano una patina opaca su quegli occhi brillanti, e a volte mascherando anche la sua espressione. Non li toglieva quasi mai, e non sembrava aver nessuna intenzione di farlo, benché un incantesimo di medimagia per curarlo sarebbe stato uno scherzo, per la migliore strega di Hogwarts.

<< Oh… Ciao. >>, riuscì a balbettare dopo qualche secondo.

<< Ho preso il mantello dell’invisibilità, e sarà meglio metterlo subito se non vogliamo essere assaliti da Grattastinchi… Ehi, tutto bene? >>, concluse, inarcando appena il sopracciglio.

<< Sì, sì… Va tutto bene. >>, mormorò lei cercando di superarlo, uscendo a passo affrettato.

<< Ehi, aspetta! – inaspettatamente, Harry le afferrò la mano, stringendola senza forza, quasi con dolcezza. Hermione si bloccò senza sapere cosa dire. - Prima, in Sala Comune eri strana… E’ successo qualcosa? >>

<< Nulla, mi sono solo innervosita un po’… con Ginny. >>

Un ghigno trionfante apparve sul volto del ragazzo, facendogli brillare gli occhi: << Ah, ho capito! Sei gelosa! >>

E lui ancora non lo sapeva, forse.
Ma con quelle due parole, sancì la proprio condanna.

Hermione spalancò gli occhi, arrossendo leggermente.

<< Io… sarei cosa? >>

<< Oh, andiamo Herm, non è una tragedia. >>

<< Di tutti i boriosi palloni gonfiati tu… Tu sei il peggiore! Come ti permetti di dire sciocchezze del genere?! Ginny ti si può appiccicare quanto vuole, la cosa non mi tocca! >>

<< Veramente, prima non sembravi così indifferente. >>

<< Era solo… Fastidio. Te l’ho detto, no? Mi da fastidio che si illuda di avere delle possibilità, con te. Dovresti farglielo capire, una buona volta. >>

<< Illusa? Perché la chiami così? >>, risponde Harry in tono secco, sedendosi sul letto con aria disinteressata.

<< Beh… Perché… >>

<< E’ una ragazza molto carina, Ginevra, sai? >>, proseguì con tono noncurante.

Bang.
Colpita e affondata.

<< Oh. Certo. >>, mormorò atona.

<< Visto che non sei minimamente gelosa… A te non darebbe nessun fastidio, se le sue “illusioni” diventassero realtà, giusto? >>

<< Non ti permetto di divertirti con lei e usarla come una bambolina! E’ pur sempre la sorella del tuo migliore amico, inoltre è ancora piccola e… >>

<< Solo un anno meno di noi, Mione. E’ meno ingenua di quanto sembri. >>

<< Fa come ti pare. Tanto… >>

<< … Tanto fra noi non c’è assolutamente nulla, giusto? >>

Hermione impallidì. Le sue guance, fino a quel momento imporporate dalla rabbia, persero ogni colore. Aggrottò le sopracciglia, e rispose senza mostrare la minima indecisione.

<< Proprio così. E’ solo sesso. Credevi davvero che l’amore c’entrasse qualcosa? >>, disse con tono freddo, nonostante un leggero tremore nella voce.

L’espressione di Harry, che fino a quel momento era stata di tranquilla baldanza, si fece improvvisamente più cupa, quasi sofferente. Ma fu solo un attimo, e dopo che si fu avviato per avviarsi alla porta, i suoi tratti erano nuovamente distesi, le labbra tirate in un ghigno beffardo.

<< Non ho mai creduto a nulla, tanto meno all’amore. A questo punto… Addio. Ci vediamo domani, Mione. Sogni d’oro. >>

<< Buonanotte. >>, rispose con tono piatto.

La porta si chiude con un tonfo sordo.
Sarebbe stata una lunga, lunga notte.

 

* * *

Grazie per l'aiuto, Sarah^_^


  
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