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Autore: IlaOnMars6277    23/09/2011    5 recensioni
"Cosa mi stava succedendo? Ultimamente mi ritrovavo spesso a fare sogni ad occhi aperti su di lui e non mi era mai capitato. Sin dall'inizio ci eravamo detti che sarebbe stato solo un rapporto lavorativo e di amicizia, per non creare incomprensioni e malintesi.Eppure ora facevo questi pensieri, dopo anni di lavoro."
[Vincitore dei NESA nelle categorie: Best Scena, Best Kiss, Best Long Fic, Best Female, Best Couple.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alzai il viso sorpresa.
“Era così evidente?” dissi malinconica.
“Abbastanza per chi ti conosce. Anche mamma lo aveva capito”
“Scusa…ho fatto un casino”
“Perché continui a scusarti?” prese una sedia e si accomodò accanto a me.
“Perché….perchè non doveva andare così…non dovevo…io…” non riuscivo neanche a guardarlo, non so che espressione avesse mentre cercavo di spiegarmi senza riuscirci.
“Em, non sono cose che si possono controllare, lo sai meglio di me.”
 
Silenzio.
 
“Ehi, che stai pensando?” mi prese il mento e cercò di rivolgere il viso verso di lui.
“Visto che lo sapevi avresti dovuto mettere una barriera sin da subito. Non avresti dovuto lasciare che ti baciassi.” Mi alzai e aggiunsi “ovviamente, non ti sto incolpando di nulla”
“Mi hai colto di sorpresa” e si alzò anche lui, venendo di fronte a me. Non sapevo cosa dire, avrei voluto che in quel momento di aprisse un buco nel pavimento e che mi divorasse, per togliermi dall’imbarazzo.
Aggiunse “ ma ero ancora più sorpreso dai continui cambiamenti che hai avuto dopo. Nonostante ti conosca da molto non riuscivo a capire quello che ti frullava per la testa. Ho provato ad ignorarti ma sembravi stare peggio, così ho cominciato a provocarti.”
“E cosa avresti voluto capire? Cosa hai capito? Ci eravamo detti di non parlarne più, eri stato abbastanza chiaro. Per quanto  puoi essere chiaro tu .”
Si avvicinò ancora, dicendo “ Cercavo di capire se fosse un caso isolato. Non lo era. Così provavo a farti capire che ti ero vicino ma mi hai allontanato, non era quello che volevo. Hai capito male ed hai reagito di conseguenza.”
“Non sapevo che fare. Non ci stavo capendo nulla. Non ci sto capendo nulla. L’unica cosa che so è che mi sentivo terribilmente in colpa.”
“In colpa per cosa? Se non avessi voluto baciarti, mi sarei tirato indietro e gentilmente ti avrei fatto capire che non ero d’accordo”
Silenzio.
Che stava dicendo?
 
“Non devi dirlo perché ti faccio pena”
“Hai finito di sparare stronzate?” aveva alzato la voce. Prese il mio viso fra le mani e si fermò a pochi centimetri. Azzardai un pensiero e lo trasformai in timide parole:
“Quindi….. volevi… baciarmi?”
“Si. E voglio baciarti. Ora” soffiò e fece quello che voleva.
Cercava le mie labbra ed io le sue. Ero confusa, ancora.
Non riuscivo a mettere insieme i pezzi, ma poco mi importava in quel momento.
Sentivo che mi voleva e non  serviva altro. Mi aggrappai al suo collo e alla sua maglietta. Sentivo i muscoli, tesi.
Volevo toccarli.
Infilai una mano sotto la maglietta e sfiorai la schiena.
Lui mi prese per i fianchi adagiandomi su un tavolino. Era imprigionato tra le mie gambe che  sfiorava ripetutamente salendo verso i fianchi, scostò la maglietta e salì fino alla schiena. Non staccava le labbra dalle mie, cercando con la lingua la mia. Il suo odore mi inebriava, il suo sapore mi eccitava.
Senti il suo telefono vibrare nella tasca.
“Cazzo…” lo prese rimanendo attaccato a me. “Che c’è?....Si, arrivo”
“Devi andare?” avevo ancora il fiatone, dannazione.
“No, dobbiamo andare” e catturò le mie labbra ancora per pochi secondi.
“Si. Giusto. Andiamo”
 
Rimasi dietro le quinte durante il concerto, come sempre.
Ero stordita. Quindi lui mi voleva ma era frenato dal mio comportamento ambiguo?
Sembrava che tutti mi guardassero in modo strano o ero io che avevo un segreto e mi sentivo a disagio?
La folla andò in delirio quando si buttò su di loro e vidi che un’altra maglietta era partita.
“Riposa in pace ennesima canottiera!” dissi sbuffando e corsi in camerino a prenderne un’altra.
Tornai in tempo per la fine della canzone. Jared corse dove ero io per cambiare microfono.
“Jared, mettiti questa, sei sudato e fa freddo.”
Infilò al volo la maglia sbrindellata e mimando un “grazie” tornò sul palco.
 
 
“ Che ne dite di uscire a festeggiare?” disse Shannon dopo il concerto. Era su di giri.
“Che si festeggia?” chiese Tomo allontanandosi da lui, fingendosi schifato da tutto quell’entusiasmo.
“Il matrimonio tra me ed Emma, l’altro giorno si è dichiarata, ricordate? Jared, c’eri anche tu testimone…” mi cinse le spalle con la sua mole sghignazzando.
Il fratello sorrise di sbieco e rispose “Te ne sei trovato una dal bel caratterino, tanti auguri!”
“Ma parliamo della stessa Emma? Quella che conosco io è un pezzo di pane” Shannon guardò il fratello con sguardo curioso, poi mi scompigliò i capelli sorridendo. Corse a raggiungere Jared, che nel frattempo era entrato in stanza.
 
Chi dei due mi conosceva meglio? Probabilmente entrambi. Mi conoscevo abbastanza bene da affermare che ero entrambe le cose. Poi ero più che sicura che Jared avesse detto così per provocarmi. Ormai lo faceva senza neanche rendersene conto.
Abusava di quella sua abilità.
E spero non sapesse che su di me aveva un certo effetto.
 
Uscimmo tutti quella sera, in un locale nelle vicinanze che ci avevano consigliato.
Una splendida serata. Avevo parlato molto con Tomo, era intenzionato a sposare la sua fidanzata ma il problema principale era trovare un momento libero per farlo. Qualcuno della crew, ubriaco, si era offerto di pendere il suo posto sul palco. Tomo di tutta risposta alzò il dito medio dando inizio ad una guerra in cui si lanciavano qualsiasi cosa.
Schivando delle noccioline, mi allontanai.
Mi diressi verso il bagno delle donne per darmi una sistemata, attraversai un lungo corridoio disseminato di luci soffuse e coppie che, sarebbe potuto passare di lì un dinosauro e loro non se ne sarebbero accorti per quanto erano impegnati a dimenarsi.
Finalmente trovai le indicazioni per il bagno, girai l’angolo e trovai Jared a parlare in un orecchio, stretto ad una bionda che avevo già visto. Rimasi imbambolata di fronte a loro, non si erano accorti della mia presenza e non sapevo cosa fare. La cosa più preoccupante è che mi stava montando dentro una rabbia che non avrei controllato, lo sentivo.
Indietreggiai con cautela, mantenendo il mio sguardo su di loro.
Lei era aggrappata a Jared, lo teneva per le spalle. Ogni tanto gli sussurrava qualcosa nell’orecchio, poi tornava a guardarlo in viso ridendo.
Sorrideva anche lui.
Lo vedevo bene, le luci lo illuminavano perfettamente. Vidi altrettanto bene il momento in cui incrociò il mio sguardo. Il sorriso gli morì sulle labbra.
Io invece non sapevo cosa stavo provando. Rabbia, delusione, confusione, tristezza?
Mi voltai e mi incamminai verso l’uscita.
Non corsi, dentro di me speravo che mi rincorresse e si scusasse per quanto avevo visto. Una volta fuori dal locale, respirai un po’ d’aria fresca e mi voltai a guardare l’interno.
Nessuno mi aveva seguita.
Ero sola.



Lo so, sono una stronza senza cuore che vi finisce sempre i capitoli sul più bello, però mi piace farvi rimanere così O_O
Ringrazio tutti quelli che leggono silenziosamente....so che ci siete u.u
Tutti quelli che seguono, preferiscono e ricordano.
Sopratutto quelle anime "Tomose" che sprecano qualche minuto della loro vita a lasciare due righe con i propri pensieri!! Per il prossimo dovrete aspettare un pò di più, dipende dal tempo che ho per scrivere ^_^
Un abbraccio a tutti...
   
 
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