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Autore: shellnosoul    23/09/2011    0 recensioni
Nessuno è in grado di giudicare una persona, se non quella persona stessa.
Perchè solo quel qualcuno conosce le sue esperienze e le sue emozioni, solo lui può dare motivazioni sensate alle
sue scelte, anche quando non lo sono. In ogni caso, è un dato di fatto anche che non avrà mai il coraggio e la sincerità
di giudicarsi. Passiamo tutti la nostra vita a giudicare qualcuno che non possiamo permetterci
di giudicare e ad evitare di criticare la vera persona che possiamo criticare: noi.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni." - Massimo Troisi

 

Sentì la luce pizzicarle gli occhi. Aveva scordato di chiudere la finestra la sera prima, così quella mattina fu svegliata dai primi raggi del sole. Erano entrati nella stanza e le avevano accarezzato dolcemente il viso, comunque sia, furono sufficienti a svegliarla. Non aveva il sonno pesante, bastava un niente per farla smettere di dormire e riprendere sonno non le era mai venuta una cosa facile. Si mise seduta nel letto, stiracchiò braccia e gambe; si stropicciò gli occhi sbadigliando e si mise in piedi. Era buffa appena sveglia, sembrava perfino incapace di tenersi dritta, più che camminare solitamente barcollava. Erano poco o più le 7 del mattino, ma trovò Emilia sveglia in cucina.

Cosa stai... facendo ? “, disse piuttosto sorpresa sgranando gli occhi. Emilia era lì, alle 7 del mattino e stava preparando il caffè. Sembrava assurdo. Non che ci fosse qualcosa di surreale in una persona che si prepara il caffè la mattina, ma non era da lei; era da lei piuttosto dormire fino a tardi e poi uscire per prendere la colazione al bar, o meglio ancora farsela portare da Melissa stessa.

Ti preparo la colazione.”, rispose tranquillamente la ragazza voltandosi verso di lei e accennando un sorriso. 

Per quanto assonnata Melissa riuscì a capire il significato di quelle quattro parole, scrutò bene l'amica e poi si avvicinò pericolosamente togliendole di mano la tazzina prima che potesse versarci qualsiasi cosa dentro. Le mise una mano alla fronte : “Ma stai bene? Cioè ne sei proprio sicura?”
Emilia rise allontanando la mano della ragazza.
Sì, sto bene, tranquilla. Sto cercando solo di farti il caffè.”
E ti sei alzata alle 7 del mattino per questo? “
Bèh, mmh, “, farfugliò guardando il caffè, “Lo sai che non sono brava in cucina, dovevo fare dei tentativi, questo però è il primo, se vuoi assaggiare...”
Melissa la guardò addolcita, si avvicinò e se lo versò da sola in una tazzina.
Grazie. Apprezzo lo sforzo.”, disse sorridendo pensando a quanto si erano dette la sera prima. Avvicinò la tazzina alla bocca ma poco prima di berla si fermò ad osservare cosa ci fosse dentro.

Ehm, Em...”
? “
Perchè è arancione? “
Emilia si avvicinò velocemente e glielo prese di mano, per vedere meglio. Era davvero arancione, arancione scuro sì, ma era pur sempre un caffè arancione. Guardò Melissa, sembrava davvero morfiticata. “Non volevo avvelenarti, giuro! Era il prima tentativo! Io..”
la ragazza scoppiò a ridere, credendo seriamente alle buone intenzioni dell 
''amica, che in cucina non era davvero mai stata un asso.

"Fa niente, vieni dai, vestiamoci e andiamo al bar. Il tuo caffè è decisamente creativo, ma lì è più buono.”, disse facendo spallucce e continuando a ridere. Dopo qualche secondo la sua risata contagiò anche l' amica. “Ovviamente offrì tu!”, aggiunse poi sorridendo.

 

Si svegliò circa verso le 10 del mattino. Quella precedente era stata una serata tranquilla, davvero. Passare del tempo a giocare con Simone, anche se come dei bambini, gli era servito per liberarsi da un po' di stress. Nella sua mente era convinto che non fosse servito solo a lui, ma ad entrambi. L' amico all' inzio sembrava giustamente turbato, dal piccolo incidente e dall 'incontro con Mia, ma alla fine della giornata sembrava essersi liberato di un pizzico della sua rabbia. “A Tekken 4 mi ha proprio stracciato, ma solo perchè volevo farlo sfogare.”, pensò Tiziano ridendo quasi da solo di se stesso. Dopo essersi alzato, prese il cellulare e non potè fare a meno di andare nella Rubrica e cercare il nome di Melissa. Trovato. Si interrogò per 10 minuti chiedendosi se fosse meglio chiamarla o mandarle un messaggio. Era una tipa a cui piaceva scappare, chiamarla sarebbe stata una cosa troppo diretta, ma forse il solo modo in cui avrebbe potuto convincerla a prendere un caffè con lui. Mandare un messaggio le avrebbe invece permesso di rifiutare l' invinto più facilmente. Alla fine optò per un messaggio, avrebbe avuto poche possibilità ma in fondo non la conosceva bene e non aveva molta confidenza con lei, una chiamata sarebbe stata eccessiva. Al termine delle sue riflessioni scrisse il messaggio :

-Sono Tiziano, spero che tu ti ricorda ancora di me. Ti va un caffè?

Se ne pentì subito dopo aver cliccato il tasto inviò. Avevano trascorso pochi momenti insieme, forse anche un messaggio era troppo, in più quello che aveva scritto era davvero banale. Ma se non lo avesse inviato non avrebbe davvero avuto modo di conoscerla meglio. Si contradisse così per circa 30 minuti, poi lasciò stare e si interrogò sul perchè non arrivò nessuna risposta.





Ritornarono a casa verso le 10, si erano dilungate un po' troppo sulla passeggiata post-caffè. Melissa poggiò chiavie cellulare sul tavolino all 'ingresso e subito dopo si buttò sul divano. Dopo pochi secondi sentì il cellulare suonare, era un messaggio.

"Mel, il cellulare.”, disse Emilia.
La ragazza sbuffò.
"Spegnilo, sto bene, non ho avuto problemi oggi e sinceramente ho paura che anche mia madre oltre a mio padre abbia imparato come si inviano gli sms.”, lo disse quasi ridendo. L' amica la imitò e fece quando detto senza guardare il contenuto del messaggio.


Nessuna risposta, nemmeno dopo 180 minuti. Certo, era ormai ora di pranzo, non del caffè e ovviamente non avrebbe più risposto. Tiziano si chiedeva perchè il suo invito era stato gentilmente ignorato, non aveva avuto neanche la cortesia di rispondere un “No, non se ne parla.” Anche questo gli sarebbe bastato per farsene una ragione. Non la conosceva, ma voleva farlo; era convinto che ci sarebbe riuscito.





Si erano fatte le 4 del pomeriggio, il negozio di musica dietro l' angolo era appena stato aperto e Melissa pensò fosse carino andare a dare un occhiata. Si fece accompagnare da Mia, che come al solito era sempre disponibile. Non era come lei una patita di cd, poster, strumenti, ma le aveva comunque promesso che l 'avrebbe accompagnata, ed eccola lì. Purtroppo quella “assente” era Melissa, completamente presa quei cd. Da 20 minuti ormai ripeteva sempre le stesse azioni : ne prendeva uno, leggeva le track dietro e poi lo riposava. Questa sua piccola routine fu interrotta dall' ingresso nel locale di due ragazzi. Lei alzò viso e vide Tiziano, anche lui si accorse di lei e instintivamente sorrise e fece un segno con la mano. Lei ricambiò. Vide il tizio accanto a lui e senza volere si irritò, era lo stesso ragazzo della sera in discoteca. La cosa che lo colpì fu il fatto che lui uscì immediatamente dal negozio dopo aver incrociato prima lo sguardo di Mia e poi il suo. L'amica dopo averlo visto si bloccò per qualche secondo, poi uscì anche lei.

 

 

Mia, aspetta !”, non fece neanche in tempo a dirlo che non era più dentro al negozio. Non sapeva cosa fare, così decise di seguirla. Fu bloccata però da Tiziano, che si mise davanti alla porta.
"Ehi tu.”, disse lui bloccandole il passaggio.
"Ehi”, rispose lei sorridendo.
Era una ragazzo simpatico, ma non sapeva definirlo bene. Il giorno prima avevano passato del tempo insieme, una passeggiata, niente di più, ma le aveva fatto piacere. Forse, nonostante il pessimo inizio, sarebbe stato un buon amico.

"Non so se hai notato, ma Mia sembrava piuttosto scossa, posso passare?”, disse poi riprendendosi dai suoi pensieri.
"No.”
No?”, chiese lei leggermente sorpresa.
"
Credo che abbiano bisogno di parlare..”, disse vago.
Melissa scrutò il suo viso attentamente, per capire se stesse scherzando o chissà cosa. Lui indicò fuori dalla vetrina e lei vide Mia avvicinarsi al ragazzo biondo. In quel momento iniziò a capire qualcosa. Tornò però a guardarlo con aria interrogativa.
"Ti spiego dopo, fidati. Usciamo dall'uscita di emergenza.”, continuò lui.Lei annuì e lo seguì. Era strano come quel ragazzo riuscisse a trasmetterle fiducia e tranquilità.


 

Lo video uscire dal negozio dopo aver incrociato il suo sguardo, non poteva rimanere lì ferma. Rimase un attimo bloccata e poi lo seguì senza pensarci.
Simone, fermati ti prego”, disse quasi farfugliando una volta fuori.
Il ragazzo si girò e la guardò incuriosito.
“Devi dirmi qualcosa?”
“Sì, io devo dirti qualcosa. Vorrei parlare con te.”
“Forse dovevi pensarci prima, quando io avrei perfino pagato per parlare con te.”, disse lui con un sorriso amaro sul volto.
“Mi dispiace.”, rispose lei.
“Anche a me.”
... però vorrei provare a spiegarti.”, continuò Mia. “Spiegarti perchè sono andata via, perchè sono stata così stupida. Sono scappata perchè avevo paura e perchè..”
“Aspetta, aspetta, senti il bisogno di dirmelo dopo più di un anno?”, disse lui in tono piuttosto acido.
Mia rimase senza parole, ma dopo poco rispose :”No, volevo parlarti da tanto, lo giuro. Non ne avevo il coraggio.”, scosse la testa e sembrò che i suoi occhi diventassero sempre più luidici.
“Cosa vorresti ottenere? Non ci si può sempre nascondere dietro la scusa del coraggio, se vuoi fare una cosa, la fai. Hai aspettato che fosse troppo tardi perchè sapevi che comunque a questo punto niente avrebbe cambiato le cose. Cavolo, come fai ad essere così? Dicevi di amarmi, hai fatto una cazzata, mi hai fatto stare male e non hai avuto nemmeno la forza di parlarmi prima che fosse troppo tardi! Bèh, indovina un po': è troppo tardi. Per essere amici, conoscenti, qualsiasi cosa.”, si fermò un secondo.
“La cosa peggiore è che tra i due il più stupido sono io, che invece di esserti indifferente sono ancora arrabbiato. Ciao Mia.”, sembrava davvero stanco. Dette queste parole andò via e lei rimase lì, da sola. Sentì gli occhi riempirsi di lacrime, decise di tornare a casa. Non avevo voglia di vedere nessuno in quel momento, perfino i passanti le avrebbero dato fastidio. Mandò un sms a Mel:

-Scusami, torno a casa da sola.. Dopo ho bisogno di parlarti, poi ti spiego.


 Devi spiegarmi cosa c'entra Mia con quel tuo amico.”, disse Melissa mentre camminavano.
“Quel mio amico... Si chiama Simone”, precisò lui.
La ragazza si fermò un attimo.
“Aspetta, è quel Simone? Mia mi ha accennato qualcosa.”
“Non so cosa ti abbia detto, ma penso parlasse di lui.”
“Cavolo.”
“Già.”, annuì lui continuando a camminare.
“Credi che abbiamo fatto bene a lasciarli da soli?”
“Ehi, smettila di preoccuparti, secondo me ne avevano bisogno.”
Lei scrollò le spalle.
“Forse hai ragione.”
“Io ho sempre ragione.”, precisò lui ridendo.
“Ehm, sì, ovvio.”, disse lei.
“Non sembravi molto convinta.”, la guardò inarcando un sopracciglio.
“No! Mi sembra naturale che tu sia convinto di avere sempre ragione, è un grande sintomo di modestia da parte tua.”, rispose lei sorridendo.
“Smettila di sfottermi.”, si limitò a dire lui sorridendo.
“Comunque.. perchè non hai risposto al mio messaggio stamattina?”, disse lui dopo qualche secondo di silenzio.
Melissa si ricordò di aver spento il cellulare e si maledì mentalmente.
“Cavolo, scusami, oggi non ho guardato per niente il telefono”, rispose cercando di giustificarsi.
Lui la scrutò e poi tornò a sorridere.
“Fa nulla, vorrà dire che mi devi un caffè, domani mattina?”


 




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Sono tornata qui dopo mesi, non so come scusarmi >_< Non sono più neanche capace di impaginare bene un capitolo, ma ci riprenderò la mano :P Scusatemi ancora, spero che il capitolo sia stato decente tanto quanto quelli prima, fatemi sapere che ne pensate :)

  
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