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Autore: Alessia Heartilly    23/09/2011    2 recensioni
Squall, Rinoa e Selphie rimasero fermi fino a quando il silenzio tornò a circondarli, tenendosi per mano e cercando di trovare forza da qualche parte.
Era davvero tutto troppo adulto e troppo amaro.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MOONLIT ORCHID
II. Fade to Black

Quistis non temeva molte cose, nella vita. Ma aveva sicuramente paura della morte.

Non era il massimo per un SeeD, se ne rendeva conto, ma un conto era essere SeeD che vanno a fare missioni sul campo ogni tanto, un altro conto era essere un SeeD in prima linea in una guerra. E in quella guerra, Quistis aveva visto morire troppi ragazzi troppo giovani e troppo inesperti. Nomi su una lapide commemorativa, nomi, date, numeri, statistiche. Era tutta lì la loro morte. A nessuno di loro era stata dedicata una frase; c'era un encomio generico che chiudeva la lapide. Non c'erano immagini. E a piangerli erano stati tutti quanti all'inizio, e poi solo gli amici stretti, e poi il dolore si era affievolito, i ricordi iniziavano a svanire, e di quei ragazzi, troppo giovani, troppo inesperti, troppo presto morti, non sarebbero restate altro che le lettere dorate a marcare il nome e le date di inizio e fine delle loro vite.

Era di questo che aveva paura. Che anche il suo nome, prima o poi, sarebbe finito su una lapide, che di lei non sarebbe rimasto altro che quello, e qualche ricordo sbiadito che alla fine sarebbe stato così vago da essere inesistente. Aveva avuto ragione Squall, anni prima, a pretendere che non si parlasse al passato di lui? Sarebbe stata così anche la morte di Cid? Un passaggio all'apparenza indolore dal presente al passato, un passaggio veloce e fuggevole dalla vita alla morte?

Alle diciassette, le ceneri di Cid Kramer sarebbero state buttate nel mare, così come aveva chiesto lui stesso. Tra qualche giorno, sarebbe stata posata una lapide accanto a quella degli studenti defunti. E poi la vita avrebbe continuato a scorrere, e le persone si sarebbero dimenticate di Cid Kramer. O almeno, le persone per cui non era stato un marito e un padre.

Una brezza salì dal mare, e la fece rabbrividire. Iniziava già a fare freddo. Rimase ferma davanti alla lapide degli studenti, posando gli occhi sull'orchidea commemorativa che Edea aveva fatto mettere lì davanti. Quell'orchidea aveva dei fiori così candidi che se si andava lì di notte parevano brillare, ed era per questo che era stata scelta: come una luce nel buio, aveva detto la Madre, l'ex Strega, la donna che aveva indirettamente causato la morte dei duecentoquarantanove studenti elencati sulla lapide. Quistis lesse i nomi, cercando di ricordare se qualcuno di quei ragazzi era stato un suo studente; ma ad ogni nome si sovrapponeva Cid, ad ogni viso ricordato con sforzo si sovrapponeva quello di Cid, e le sue decine di tic: togliersi gli occhiali, pulirli, incrociare le mani dietro la schiena, allargare le braccia sopra la testa per enfatizzare i concetti, muoversi lentamente... Cid, Cid e ancora Cid.

Cid e il ricordo di Cid.

Dietro di lei si avvicinavano dei passi. Lei li ignorò volutamente, fin quando la persona le si fermò proprio accanto, e rimase rispettosamente in silenzio davanti allo spaventoso elenco di studenti. Dopo svariati minuti, Quistis si voltò e lo guardò incuriosita.

Seifer fissava la lapide con un'espressione indecifrabile.

"Sai," disse con voce malinconica e insieme ironica, "la cosa più triste è che non conoscevo nemmeno la metà di queste persone."

Quistis sospirò, e tornò a guardare l'orchidea bianca e pallida. "Penso sia una ragione in più per ricordarle adesso."

Ci fu silenzio. "Ci penso, ogni tanto," rispose lui. "Non sapevo bene come Cid mi avesse salvato, fino a quando Squall ieri me l'ha spiegato. Mi viene da pensare che sono salvo grazie anche a queste persone."

Quistis seguì il ragionamento in silenzio. La morte di quei ragazzi per la vittoria finale? La morte per la solita storia di bene che sconfigge il male? Era una cosa forse anche più triste. "Già."

I due rimasero in silenzio ancora, persi ciascuno nei propri pensieri. Avevano perso il senso del tempo quando il caratteristico suono che annunciava una comunicazione interna si diffuse nel Garden, e la voce di Shu richiese poi la presenza di Quistis sul ponte di comando.

Lei sospirò, si scostò i capelli dal viso, diede un'ultima occhiata alla lapide e all'orchidea commemorativa, fece un cenno del capo a mo' di saluto e si voltò verso Seifer. "La cerimonia si terrà qui alle diciassette," gli disse con voce monotona.

Seifer si voltò a guardarla: Quistis era sempre stata una bellissima ragazza dall'aspetto severo, freddo e un po' malinconico, ma in quel momento aveva dipinto sul volto un dolore che non seppe riconoscere e che insieme gli parve estremamente familiare.

"Grazie."

Con un cenno del capo, Quistis si allontanò verso la scalinata che l'avrebbe riportata all'interno.

"Quistis!" la chiamò all'improvviso Seifer. Lui le corse incontro, si fermò ai piedi della scalinata e le disse di nuovo, "grazie."

"Cid voleva che ci fossi anche tu," iniziò a spiegare lei, stupita.

"Non per questo," rispose lui scuotendo la testa. Alzò un braccio e indicò la lapide. "Per quello."

Quistis lo guardò confusa, leggermente colta di sorpresa da quella frase.

"Per non avermi detto che non ho il diritto di rimanere qui," chiarì lui.

Quistis aprì la bocca in un cenno di sorpresa silenzioso, e poi la richiuse, guardandolo con un'espressione che, se possibile, parlava di un dolore anche più profondo. Si chiese quando fosse diventato un esperto delle espressioni facciali umane - e scacciò il pensiero perché indicava un cambiamento che non riusciva ancora a inquadrare.

"Di niente," rispose lei, prima di voltarsi e andarsene.

Non lo aveva detto, rifletté poi, entrando in ascensore e premendo il bottone per il terzo piano. E non lo aveva pensato, e questo misurava la distanza tra la persona che era oggi, disposta ad accettare, comprendere e rimediare ai propri errori, e la persona che era stata allora, che invece non avrebbe esitato né a pensare né a dire a Seifer che doveva andarsene. Era cresciuta, in quei cinque anni, e aveva avuto modo di capire meglio se stessa, e anche Squall e Seifer, le due persone più enigmatiche che aveva avuto come alunni. Aveva imparato a non darsi colpe che non aveva, e aveva imparato che le persone vivono il dolore e il rimorso secondo i propri tempi personali.

Per cinque anni, Seifer non si era mai fatto vedere, come se avesse cura di allontanarsi prima che il Garden attraccasse nei porti del mondo. Nessuno di loro lo aveva mai incontrato, ma lei aveva sentito abbastanza parlare di lui per sapere che non era esattamente la persona che conosceva. Qualcosa era successo, e non era solo la manipolazione di Artemisia. Era qualcosa di profondo, e lei era curiosa di sapere cosa esattamente gli fosse successo, che persona fosse diventata, che passaggio ci fosse stato dal ragazzo strafottente che metteva i piedi sul banco, in classe, persino durante le lezioni del professor Aki, e la persona che osservava nomi sconosciuti su una lapide commemorativa con la maturità dolorosa che lei aveva percepito.

Il cicalino dell'ascensore la avvisò del suo arrivo.

Uscì, sospirando, e si preparò ad affrontare qualsiasi cosa volesse Shu da lei.

*~*~*~*~*

La brezza che saliva dal mare aveva costretto tutti a stringersi vicini.

Non era tanto per il freddo, però, quanto piuttosto per la necessità di sentirsi vivi, l'uno accanto all'altro, nel calore che passava tra le divise ufficiali. Le ragazze si erano strette intorno a Edea; Seifer era un po' più in disparte, accanto a Irvine e Zell. Dietro di loro, tutti i SeeD che ci tenevano a dare l'ultimo addio al loro Preside erano presenti, pronti a fare il saluto ufficiale non appena Squall avrebbe aperto l'urna per gettare le sue ceneri in mare.

L'elogio funebre era finito da poco. Edea non era in condizioni di parlare; ci aveva pensato Squall, tenendo per tutto il tempo gli occhi fissi sui suoi amici, su Rinoa, per avere la forza di essere forte per tutti. Era stato un discorso breve, ma sentito, alla fine del quale Squall aveva detto che tutti i presenti avevano sicuramente un ricordo di Cid come figura paterna, perché Cid aveva un istinto da padre che li rendeva tutti un po' suoi figli, per come aveva saputo guidarli lasciando che ciascuno di loro imparasse dai propri errori. E aveva chiesto che ognuno, all'apertura dell'urna, cercasse quel ricordo del Cid paterno che avevano conosciuto, e che lo ricordassero così, con un saluto SeeD, perché potessero mischiarsi anche nella morte i suoi ruoli di padre e di Preside, come in vita. Poi era tornato accanto ai suoi amici.

Ci fu una pausa di silenzio in cui l'unico rumore era la brezza del mare che penetrava tra i fili d'erba e tra le fronde degli alberi.

Dopo qualche istante, Squall avanzò verso il piccolo piedistallo su cui era stata posta l'urna con le ceneri di Cid, e la sollevò, aprendola. Si voltò verso i suoi amici per capire chi di loro avrebbe voluto aiutarlo; e lentamente tutti, compresa Edea, si fecero avanti. Gli altri SeeD rimasero rispettosamente indietro; Cid era stato un padre per tutti loro, ma per il gruppo dell'orfanotrofio era stato un padre nel vero senso della parola. Attesero che il vento si calmasse, e poi, lentamente, ciascuno prese una manciata di ceneri, si avvicinò al bordo del Giardino, dove c'era ancora la crepa dovuta alla guerra tra Garden, e la fece scivolare dolcemente nel mare.

Si udì il rumore dei tacchi che sbattevano mentre ciascun SeeD salutava il proprio Preside.

Cid Kramer aveva espressamente voluto solo poche cose nel suo testamento. Aveva chiesto che le sue ceneri fossero sparse in mare, perché potessero raggiungere Centra, dove aveva vissuto i suoi anni più felici insieme a sua moglie e ai loro figli adottivi; aveva chiesto che venisse fatto al tramonto, perché era quello il momento in cui all'orfanotrofio radunava tutti i bambini per leggere una fiaba, mentre Edea preparava la cena, e perché era quello il momento del suo discorso settimanale al Garden; e aveva chiesto che l'urna delle sue ceneri, vuota, venisse consegnata a sua moglie, perché ne facesse quello che riteneva più opportuno. Edea la strinse al seno singhiozzando, mentre le ragazze cercavano di consolarla; Squall si strinse gli occhi, cercando di non dare a vedere la sua commozione, e si voltò per parlare ancora.

"Ognuno di voi potrà rimanere qui quanto vorrà. Per il Garden di Balamb, questo è il luogo dove potrete onorare la memoria di Cid, se lo vorrete."

C'era un silenzio irreale, nell'aria, un rumore di brezza che lo rendeva inquieto, un frusciare di onde che sembrava lambirgli il cervello, come se l'acqua si infrangesse sui suoi neuroni, avvisandolo dell'arrivo dell'ennesimo mal di testa.

"Per questa sera, il coprifuoco è annullato. Avrete tutto il tempo di fermarvi qui, quando e quanto vorrete. Tra quattro giorni verrà posata la lapide commemorativa accanto al Monumento degli Studenti. Consideratevi fin da ora invitati alla cerimonia. Avrete maggiori dettagli al più presto. Siete liberi di fare quello che volete, adesso."

I SeeD si sparsero lentamente nel Giardino, chi vicino alla lapide commemorativa, chi sulle panchine sparse qua e là, chi all'ombra degli alberi, stringendosi nella divisa e ricordando insieme Cid.

Squall si avvicinò ai suoi amici. Non ci fu bisogno di dire che ognuno era libero di salutare Cid come voleva; lentamente, come in processione, passarono tutti accanto al bordo del Garden da cui il mare portava via il loro padre e Preside.

Edea pianse, in ginocchio e in silenzio, stringendosi al petto l'urna di suo marito, ma stavolta gli altri rimasero a rispettosa distanza. Avevano tutti una sensazione nettissima di separazione, e di impossibilità di capire. Cosa si provava quando l'amore della propria vita se ne andava per sempre? Cosa significava perdere il proprio compagno della vita, dopo averci passato insieme dei decenni? Le relazioni più lunghe di cui avevano esperienza i ragazzi non erano nulla di paragonabile a ciò che aveva legato Cid ed Edea, anche solo per tutta la parte di vita che avevano passato insieme.

Quando infine Edea si alzò, fu Zell ad avvicinarsi per primo. Lanciò qualche pugno nell'aria, un saluto piuttosto bizzarro, e sussurrò qualcosa che il vento si mangiò e che nessuno, a parte lui, riuscì a sentire. Stava ringraziando il Preside Cid di avergli insegnato a dare il meglio di sé dandogli completa fiducia. Poi lasciò scivolare in acqua qualcosa che aveva stretto nel pugno fino a quel momento, si alzò con le mani sui fianchi, annuì alla vastità dell'oceano e si voltò, con gli occhi lucidi. Sakura aprì le braccia per consolarlo.

Poi toccò a Quistis. Sembrava che fissasse semplicemente il mare, e il sole all'orizzonte; aveva le braccia incrociate, come quando, in classe, ascoltava i suoi studenti rispondere alle sue domande. Il vento le scompigliava le ciocche di capelli che lasciava come sempre libere dalla pettinatura; dopo un lungo momento, in cui non fece altro che rimanere immobile a fissare il mare, annuì e si voltò, dopo essersi asciugata furtivamente una lacrima.

Selphie si avvicinò al bordo facendo tintinnare uno degli ultimi ornamenti che aveva usato per i suoi festival. Cid era stato un grande fan delle sue feste; la mancanza di Norg aveva reso il Garden un posto con meno regole e più libertà, tra cui la gioia di vivere che Selphie sapeva trasmettere negli eventi che organizzava. Lasciò cadere l'ornamento in acqua, perché seguisse le ceneri di Cid, con la promessa che da quel momento in poi, ogni evento alla memoria di Cid Kramer avrebbe finanziato dei progetti per gli orfani nel mondo. Era sicura che Cid avrebbe approvato, e anche Edea, nel suo dolore composto e silenzioso, era riuscita a sorridere lievemente all'idea.

Poi si avvicinò Irvine. Era l'unico ad aver sempre ricordato chi fosse Edea, e quindi, di riflesso, chi fosse Cid; questo lo aveva avvicinato moltissimo al Preside, che lo aveva spesso consolato della sua sofferenza e del suo senso di colpa per aver sparato quel colpo perfetto che avrebbe ucciso Edea, se Artemisia non avesse usato la magia. Sentiva la perdita acutamente, come se qualcuno gli avesse conficcato qualcosa nel petto; giurò in silenzio che avrebbe catturato il suo assassino e si sarebbe accertato che passasse la vita a marcire nei sotterranei della Prigione del Deserto. Poi si allontanò ed andò da Selphie, che lo accolse tra le braccia.

Rimanevano solo Seifer, Squall e Rinoa; Seifer scosse appena la testa, quando gli occhi suoi e di Squall si incontrarono, e allora lui spinse in avanti Rinoa, facendole cenno di salutarlo pure, se voleva. Lui preferiva fare per ultimo.

Rinoa non pretendeva di provare le stesse cose che provavano gli altri; Cid era stato un padre per lei quanto Edea era stata una madre, quando avevano cercato di aiutarla a gestire la magia della Strega, ma non era la stessa cosa che per gli altri. Lei aveva comunque due genitori di riferimento, che erano Caraway e Julia Heartilly; amava questa coppia come si amano due cari zii senza figli, affettuosi e dolci, ma si rendeva bene conto che poteva capire cosa provavano gli altri, ma non era paragonabile il loro dolore. Tuttavia, Cid era stato una persona a cui lei aveva voluto molto bene; le era sempre stato vicino, quando c'erano problemi con Squall, quando aveva bisogno di parlare dei suoi poteri con una persona che potesse capirla, o semplicemente con qualcuno. L'aveva sempre aiutata a non sentirsi in colpa per aver nascosto il suo dono a suo padre, considerato che poteva metterlo in pericolo; soffriva della sua morte, e soffriva per il dolore che vedeva nel suo ragazzo e nei loro amici. Rimase china vicina al bordo, come parlando in silenzio alle acque sottostanti, e poi si alzò, stringendosi gli anelli che portava al collo tra le dita. Tornò da Squall con due lacrime silenziose sulle guance.

Ci fu un surreale momento di silenzio, in cui persino il vento parve tacere. Squall e Seifer si guardarono, annuirono, e si avvicinarono insieme.

La maggior parte delle persone non capiva il rapporto che c'era tra loro. Squall e Seifer non erano completamente rivali, e non erano del tutto amici. Spesso chi li aveva visti combattere aveva pensato a un odio così radicato da arrivare ai duelli cruenti a cui erano abituati; ma poi altre volte si vedeva una forma di rispetto, tra i due, che sembrava quasi impossibile. In quel momento, quando entrambi si avvicinarono al limitare del Giardino, la maggior parte del Garden non capì, ma il gruppo di amici vide quel saluto per quel che era: i due pupilli di Cid Kramer, entrambi allo stesso tempo il meglio e il peggio del Garden, gli unici due veri specialisti di gunblade al mondo, i Cavalieri del passato, del presente e del futuro racchiusi in uno unico momento nel tempo.

L'eroe e il reietto.

Lentamente, Squall si raddrizzò nel saluto SeeD, e anche Seifer lo fece, e nessuno fiatò perché nessuno sentiva che non aveva il diritto di farlo. Poi si allontanarono entrambi per prendere ciascuno una custodia da sotto il piedistallo dell'urna, coperto da un telo di velluto rosso scuro, e le aprirono.

Contenevano entrambe un gunblade.

I due ragazzi impugnarono il loro primo gunblade di bambini, quando Cid aveva visto in loro il talento innato che serviva per maneggiare quell'arma leggendaria, e aveva regalato loro quell'arma praticamente giocattolo per iniziare a fare pratica. Era così che era iniziata anche la loro rivalità, ed entrambi si trovarono ad accarezzare la lama poco affilata, l'impugnatura scarica, con la mente che vagava fra i ricordi. Entrambi fecero volteggiare il proprio gunblade in un gesto che parve un perfetto riflesso allo specchio, e poi tornarono al bordo del Giardino, fissando il mare.

Lo splash dei gunblade contro l'acqua sottostante fu l'unico rumore che si udì.

E poi, le due figure stagliate contro il sole morente ripeterono il saluto SeeD, e quello parve a tutti l'unico saluto degno del Garden di Balamb.

*~*~*~*~*

Squall posò una mano sulla schiena di Rinoa, in un contatto rassicurante, mentre lei bussava alla porta di Edea.

C'era un ultimo desiderio di Cid da esaudire, e loro due erano le persone scelte da lui stesso per farlo. Rinoa si strinse al petto la borsa per il nervosismo, voltandosi a guardare Squall; lui mosse la mano sulla sua schiena, in una carezza dolce che non seppe comunque calmarla.

La porta si aprì poco dopo; era Shu.

"Ciao," li salutò a voce bassa. "Rimango io con lei stasera. So che c'è la cena da Selphie, ma secondo la Kadowaki non è ancora il caso di lasciarla sola. Scusatemi con gli altri, per favore."

Rinoa annuì, stringendosi di nuovo la borsa al petto. "Dobbiamo consegnare una cosa ad Edea," disse poi. "Possiamo entrare?"

Stava per chiedere se era un brutto momento, ma si morse la lingua. Ovviamente era un brutto momento. Il resto della vita, per Edea, sarebbe stato un brutto momento.

Shu annuì e si fece da parte per farli entrare. "Si è appena messa a letto, l'ho convinta solo a bere un po' di brodo. È in camera da letto, se volete parlarle."

"Vai pure tu, Rinoa," disse Squall. "Io devo chiarire alcune cose con Shu per i prossimi giorni. Se hai bisogno sono qui."

Rinoa annuì, e si diresse alla camera da letto, mentre Shu e Squall si sedevano sul divano e iniziavano a parlare sottovoce.

Bussò piano alla porta, e rimase in attesa del permesso di entrare, che però non arrivò. Bussò di nuovo e premette appena la maniglia; spinse la porta e infilò la testa nella stanza.

"Rinoa?" mormorò Edea.

"Sì, sono io," rispose lei, con le gambe che tremavano di nervosismo. "Posso entrare?"

"Vieni," disse la Madre, e nella stanza ci fu un fruscio di stoffe; coperte spostate, forse. Rinoa si chiuse la porta alle spalle. "Siediti qui con me," le disse Edea, spostandosi verso un paio di poltrone sull'altro lato della stanza. Rinoa avanzò piano, come temendo di disturbare nonostante l'invito, e si sedette lentamente.

Ci fu un momento di silenzio, in cui Rinoa cercò di valutare come introdurre l'argomento; fu Edea, alla fine, ad ammettere, "Cid era ancora un Cavaliere, nonostante tutto."

"Lo si è per sempre," commentò Rinoa, e l'altra donna annuì, spostando lo sguardo sul mare, fuori dalla sua finestra, che ospitava suo marito. "C'è ancora una parte di legame, signora?"

Edea annuì soltanto.

"Posso fare qualcosa per lei?" domandò allora la ragazza. Le si stringeva il cuore all'idea di Edea che era rimasta praticamente sola - c'erano loro ragazzi, ma Rinoa sapeva, in qualche modo, che non bastava, che era diverso. E le si stringeva il cuore all'idea che non c'era praticamente nulla che loro potessero fare, pur con tutta la buona volontà da cui erano animati.

"Non dovete pensare a me," rispose sospirando Edea. "Voi ragazzi dovete farvi forza a vicenda. Avete tante cose a cui pensare adesso, e io posso farcela da sola. Questo è un fardello solo mio." Allungò una mano a prendere quella di Rinoa e la strinse leggermente. "So a cosa ti riferisci. Ma non puoi fare niente come Strega, è una cosa che devo affrontare da sola."

"È doloroso," disse Rinoa, e non era una domanda, era un'affermazione, che pronunciò con una sicurezza di cui non avrebbe saputo stabilire la provenienza.

"Sì," rispose Edea. "Non so spiegare come mai una parte del legame ci fosse ancora. Credevo semplicemente che fosse svanito quando ti ho passato i poteri... e ho sempre pensato che il resto fosse dovuto al fatto che io e Cid stiamo... stavamo... insieme da anni."

Rinoa sapeva bene cosa Edea intendesse con 'il resto'. Era stata lei stessa a insegnare a lei e a Squall come gestire 'il resto'.

Il resto era una marea di sensazioni condivise tra la Strega e il suo Cavaliere, che fluttuavano tra i due avvisando uno di ciò che stava succedendo all'altra. Era così che si percepiva pericolo, preoccupazione, sollievo... tutta la gamma possibile di sensazioni umane. Era così che si percepiva il dolore delle ferite dell'altro, il flusso di energia della guarigione, il ribollire della magia davanti a pericoli lontani. Il resto significava che quando la Strega o il Cavaliere morivano qualcosa moriva fisicamente anche nell'altro: un dito che non si riusciva più a muovere, un organo che deperiva e provocava l'insorgere di una malattia, un qualcosa che poteva andare da una vaga infiammazione della pelle al fermarsi del cuore.

Non sapeva se qualcosa era morto in Edea, ma sapeva che sentiva la mancanza di Cid più acutamente di quanto potesse sentirla una moglie che perde il marito.

"Era... legata... quando è successo?" chiese esitante Rinoa.

Essere legati era un termine che aveva coniato lei stessa, per cercare di spiegare quello che succedeva. Era il termine con cui indicava una sorta di presenza della Strega nel Cavaliere, o viceversa, come una carezza ai pensieri, un lambire della coscienza, che sapeva essere calmante e rilassante. Lo usava spesso, con Squall, quando era stanco, o nervoso. Lo aiutava ad arrivare alla fine della giornata. Essere legati era la sensazione del mattino, quando qualcosa sul fondo della mente, qualcosa che sapeva proprio di Squall, la spingeva fuori dal sonno. Essere legati era la sensazione più incredibile e terrificante del mondo, che rendeva insieme tremendamente liberi e tremendamente vulnerabili. Era come essere nudi nel senso più profondo della parola.

"In parte," rispose Edea.

Ed essere legati quando l'altro moriva era la cosa più terribile da vivere. Era come una lama che tagliava la mente.

"In realtà," sorrise triste, continuando a spiegarsi, "era solo per dargli la buonanotte. Quando ho sentito la recisione, pensavo che fosse perché lui si era addormentato... più passa il tempo e più questo residuo di legame di fa più debole. Non avrei mai pensato che..."

Si interruppe, e Rinoa si alzò, come aveva fatto spesso durante quegli anni, e andò a sedersi per terra, davanti a Edea, posandole la testa sulle gambe. Cercò di convogliare un po' della sua magia, una parte di consolazione, una parte di conforto, e una parte di vicinanza, ma non fu sicura di riuscirci. Rispettò il desiderio di silenzio di Edea, il suo piangere senza farsi né vedere né sentire, con la sensazione di riuscire a capire quella perdita - la recisione era qualcosa che non aveva mai sopportato del tutto. Era strano allungare le dita verso la mente di Squall e sentirlo chiudersi a riccio, era come essere tagliata fuori, e le dava un dolore fisico, come un taglio accidentale su un dito mentre si cucina. La recisione avveniva ogni notte, quando ci si addormentava.

Ma Edea non avrebbe mai più vissuto la sensazione meravigliosa dell'essere di nuovo insieme, al mattino, di una vicinanza sconosciuta a chiunque altro, di quel ritrovarsi che le dipingeva un sorriso sul volto ogni giorno. Squall le diceva sempre che la mattina, appena sveglia, era bellissima. E lei sapeva, nonostante i segni del cuscino sul viso, i capelli spettinati e gli occhi pieni di sonno, che lui lo pensava davvero, perché la sua ammirazione era la prima, rinvigorente sensazione del mattino.

Per Edea la recisione era definitiva.

Rimase seduta accanto alla sua maestra di magia e di vita fino a quando sentì la campana del Garden battere le otto di sera. Allora sollevò lo sguardo, ed Edea, con un gesto materno, le accarezzò i capelli. "Grazie," disse soltanto la donna.

"Ero venuta per darle questo," rispose Rinoa rialzandosi e tornando a sedersi. Aprì la mano che aveva tenuto chiusa fino a quel momento, e mostrò il medaglione ad Edea. "Cid ha allegato una lettera per il Comandante del Garden di Balamb, al suo testamento. Non ha indicato il nome, solo il titolo. Aveva dato precise istruzioni; andava aperta solo dopo il funerale. Squall l'ha aperta in presenza mia e di Nida, come testimoni, questa sera. Conteneva questo."

Allungò il medaglione ed Edea lo prese, con mani tremanti.

"La lettera indicava che deve aprirlo, signora."

Edea tastò con le dita alla ricerca della chiusura da far scattare, e quando ci riuscì le sembrò di sentire un odore stantio di fiori secchi.

"Cid diceva che l'interno del medaglione contiene un miscuglio di cose. Sono dei fiori polverizzati, un po' di sabbia della spiaggia dietro l'orfanotrofio, e la terra su cui è stato costruito il Garden. Può farne quello che vuole, ma per lui, quello che c'è dentro il medaglione è il riassunto della vostra vita."

Edea rimase a fissare il medaglione con uno sguardo che Rinoa non seppe decifrare, e poi lo fece scattare per richiuderlo. Aprì a fatica il fermaglio della collana che lo accompagnava, e cercò più volte senza successo di chiuderlo poi dietro al collo. "La aiuto io," intervenne Rinoa quando la vide in difficoltà. Quando sfiorò le dita di Edea per prendere la catenina, rabbrividì per quanto la sua pelle era fredda.

"Non c'era nient'altro?" chiese Edea quando Rinoa tornò a sedersi.

La ragazza scosse la testa. "Nient'altro. Ma Squall è disposto a darle la lettera, se lei se la sente."

"Sì, mi piacerebbe averla... se Cid non ha disposto che fosse distrutta o cose del genere."

Rinoa infilò la mano nella sua piccola borsa a tracolla, ed estrasse una busta piegata in due, che recava il sigillo spezzato del Garden. Sulla busta c'erano le firme di Rinoa e Nida, i due testimoni, e sotto il sigillo quella di Squall. "Ecco a lei," sussurrò allungando la lettera sul tavolinetto, davanti a Edea.

"Grazie," sussurrò la donna, e fece per aprire la busta, ma esitò.

"Il legame è mai passato attraverso gli oggetti per voi, Rinoa?"

"A volte," ammise la ragazza. "Ma solo se Squall era lontano, come quando è in missione e io rimango al Garden. Allora se lascia dei biglietti o dei promemoria, e io li tocco, posso sentire la sua presenza. Negli oggetti personali, come i vestiti, gli asciugamani... è molto più forte. Ma mi sembra che con il tempo si... consumi, ecco. Che più tocco gli oggetti e meno quello che rimane di lui sia forte."

Edea esitò allora a toccare la busta, ritirando le dita. "Pensi... pensi che loro sappiano di farlo?"

"Non credo che Squall sia il tipo di ragazzo che fa cose del genere di proposito," ammise Rinoa. "Penso sia una cosa inconscia. Forse dipende da quando lo fanno, non sono ancora riuscita a capirlo... e magari è solo una mia impressione. Potrei essermi suggestionata. Ma non so come possa funzionare con voi," terminò.

"Non ci ho mai fatto caso... ma se la sua presenza è ancora un po' in questa lettera... ho paura di perderla."

Rinoa rifletté un momento su quelle parole, e poi allungò le mani a stringere quelle di Edea. "Non posso dirle che riesco a immaginare o capire cosa prova, perché non è così e la falsità non la aiuta. Ma posso dirle una cosa." Si spostò sulla sedia, come se avvicinarsi di più potesse dare più forza alle sue parole. "Lei non ha avuto modo di salutare suo marito. Probabilmente, se avesse saputo che non lo avrebbe più rivisto gli avrebbe detto molte più cose quando è partito per Fisherman's Horizon. Questa è la sua possibilità. Se davvero una parte di Cid è ancora viva in quella lettera, solo lei può sentirla. Può essere la sua occasione di dire addio... e non rimandi, signora. Non si lasci sfuggire questa opportunità, perché altrimenti lo rimpiangerà per tutta la vita."

Edea rifletté un poco, poi annuì e strinse le mani di Rinoa. La ragazza capì, e si alzò.

"La lascio sola. Sono sicura che vorrà vivere questo momento intimo come meglio crede..."

"Grazie," sussurrò la donna, con la voce resa roca dalle lacrime.

"Se ha bisogno di qualcosa c'è Shu... e se vuole uno di noi, siamo tutti da Selphie stasera. So che le risulta difficile crederlo adesso, ma... non è sola, Edea."

Rinoa aiutò Edea ad alzarsi, dato che quest'ultima sembrava fare molta fatica a muoversi, e si lasciò abbracciare. Non era stata una delle sue bambine, ma quel legame da ex Strega a giovane Strega si era fatto sempre più stretto, negli anni, arrivando a renderle l'una per l'altra l'unica persona in grado di capire certe cose.

"Domani mattina verrò a trovarla, se può farle piacere..."

Edea annuì e poi lasciò andare Rinoa. "Quando vuoi. Adesso vai... non voglio farti fare tardi con tutti. So che questa sera è per ricordare Cid... e vi ringrazio di quello che intendete fare per lui."

"E per lei," aggiunse Rinoa. "Non deve. Cid era un papà, per tutti noi."

*~*~*~*~*

Quando Rinoa e Squall arrivarono all'appartamento di Selphie, tutti gli altri erano già lì.

Rinoa allungò la borsa a Selphie perché la riponesse, e si scusò del ritardo. "Siamo stati da Edea. Shu starà con lei stanotte, si scusa con noi ma non potrà venire."

"Sarà per un'altra volta. Non è riuscito a venire nemmeno Nida," rispose Selphie guidando i suoi amici verso il tavolo. "Il Garden ha preso una corrente piuttosto forte, e siccome ha ordine di rimanere in acque esthariane, prevede di fare un po' di fatica per riuscirci."

Squall annuì; si era accorto del lieve scossone, poco prima, mentre uscivano dall'appartamento di Cid ed Edea. Sperava solo che il pilota del Garden riuscisse a trovare un punto tranquillo per la notte. Sapeva per esperienza che le correnti notturne che il Garden aveva avuto la sfortuna di incontrare in quegli anni avevano reso la notte difficoltosa per tutte le matricole più giovani, per lo più bambini, e di riflesso anche alle matricole più grandi, che si dovevano occupare di loro. Inoltre quando c'erano correnti troppo forti l'Infermeria si riempiva troppo e troppo in fretta.

"Sedetevi pure," disse Selphie, indicando i loro posti. "Io e Quistis arriviamo subito!"

"Serve una mano?" domandò Rinoa.

"Mi aiuterai dopo, adesso siediti, sei appena arrivata... e poi è quasi tutto pronto, mancavate solo voi!"

Squall fermò gli occhi su Seifer. Quando era stato invitato da Selphie, dopo il funerale, aveva letto sul volto del suo rivale lo stupore; sembrava che gli riuscisse ancora difficile accettare che il gruppo credesse alla sua innocenza e lo volesse come una parte di sé. Seifer aveva provato a schernirsi, quel pomeriggio, ma poi aveva finito le scuse. E soprattutto non era abituato all'insistenza di Selphie, anche se doveva ammettere che chiunque sarebbe stato steso dalle parole della ragazza: "fai parte della nostra famiglia. Cid ti ha voluto qui nel male, adesso noi ti vogliamo nel bene. O quasi."

Di certo, non sarebbe stata una cena semplice.

Seifer ricambiò il suo sguardo con un'espressione seria, quasi più consapevole. Squall annuì semplicemente a mo' di saluto.

Sembrava che Selphie avesse deciso il posto di tutti, a tavola. Aveva fatto in modo che le coppie fossero sedute vicine, ma che comunque le ragazze fossero vicine abbastanza tra loro da poter chiacchierare; aveva inoltre fatto in modo che Seifer fosse lontano sia da Zell che da Squall, e l'aveva quindi messo a sedere tra Quistis e Irvine. Accanto a Quistis, c'era Sakura, poi Zell, Squall, Rinoa e Selphie stessa. In questo modo Quistis poteva godere della compagnia di Sakura, se voleva, senza dover per forza parlare con Seifer. Le era sembrata la sistemazione che avrebbe assicurato più tranquillità alla serata; il forfait sia di Nida che di Shu aveva complicato le cose, ma si riteneva abbastanza soddisfatta.

Per un po' mangiarono in silenzio, ma con sorpresa di tutti fu Seifer a romperlo per primo.

"E così è stato Cid a volermi qui."

"Già," tagliò corto Squall.

"Ma se... se lui mi avesse dimenticato..."

"Sì, ti avremmo voluto qui comunque." Stavolta era stata Selphie a parlare. "Altrimenti non ti avremmo invitato a cena, ti pare?"

La conversazione poi si spostò su Cid. Erano per lo più i ragazzi dell'orfanotrofio a ricordare, con Rinoa e Sakura che se ne stavano un po' in disparte, in segno di rispetto di quello che gli altri condividevano e da cui loro erano state escluse. Risero insieme a loro della rabbia goffa di Cid, quando i ragazzi raccontarono di quella volta che avevano acceso i fuochi d'artificio senza averne il permesso. Si commossero quando ognuno citò ciò che Cid aveva detto alla loro promozione. Non cercarono di imporre i loro ricordi, ma lasciarono che fossero gli altri a decidere cosa condividere anche con loro e cosa no. Si limitarono a stringere le mani dei rispettivi fidanzati quando il dolore, dopo ogni risata, sembrava più acuto.

Questo silenzio diede modo a Rinoa di osservare Quistis.

Aveva notato che la sua amica, all'arrivo di Seifer a bordo, era diventata piuttosto rigida; era come se avesse eretto un muro di difesa tra sé e il nuovo arrivato. Quistis non le aveva mai raccontato molto dell'anno in cui aveva fatto da insegnante sia a Seifer che a Squall; quel poco che sapeva gliel'aveva detto il suo ragazzo, dopo parecchie insistenze. Aveva un'idea piuttosto vaga di che rapporto avesse avuto Quistis con i suoi due alunni più problematici, così speculari, uguali e diversi; ma aveva capito che Seifer aveva cercato in tutti i modi di sminuire il valore della sua insegnante. Per quanto lei avesse cercato di rispondere a tono, e per quanto dalla sua facciata fredda e composta non trapelasse nulla, le offese di Seifer, le piccole umiliazioni, i punzecchiamenti mai innocenti ma fatti per ferire, tutto quello che passava tra lei e Seifer, insomma, le aveva fatto del male. Rinoa non si sarebbe spinta a dire che aveva minato la stima di sé di Quistis, ma di sicuro aveva minato la sua sicurezza, le aveva fatto mettere in dubbio le sue capacità, e non c'era nulla di peggio di una persona insicura a gestire una classe così fortemente competitiva come quella che aveva avuto. Piano piano si era trovata con un mucchietto di cenere tra le mani, ciò che rimaneva del suo progetto di essere un'insegnante rispettata.

Nessun alunno aveva rispettato l'insegnante numero quattordici Quistis Trepe, perché Seifer aveva rivelato benissimo quali fossero i suoi punti deboli.

E i Fan di Trepe non erano rispettosi, erano fanatici, il che peggiorava le cose.

Ma notava anche qualcosa di diverso in Quistis, quella sera. Forse la consapevolezza del dolore comune, che per Seifer era accentuato dal modo in cui era stato marchiato come colpevole senza alcuna prova, l'aveva resa più sciolta. Era sempre sulle sue, ma ogni tanto guardava Seifer con un'espressione che le ricordava tanto la mancanza. Se ci pensava, in quella stanza erano tutte coppie: lei era pronta a sostenere Squall nel dolore della perdita, e sapeva di poter contare su di lui per avere sostegno a sua volta. Era sicura che la stessa cosa valesse anche per Sakura e Zell, e ancora più per Selphie e Irvine, colpiti entrambi dalla perdita di quello che consideravano un padre, mentre lei e Sakura non avevano questo ricordo di Cid.

Ma Quistis non aveva nessuno.

Finita la cena, si sarebbero salutati tutti quanti, e Quistis sarebbe stata l'unica a tornare da sola nel suo appartamento, l'unica che avrebbe sofferto da sola, l'unica che non avrebbe tratto quel minimo di conforto dall'intimità condivisa di una coppia. Certo, c'erano loro, e avrebbero sostenuto Quistis tanto quanto si sostenevano l'un l'altro. Ma Rinoa sapeva che non era la stessa cosa, sapeva che Quistis non pensava che fosse la stessa cosa. E le sembrava esattamente questo quello che vedeva sul viso di Quistis: la mancanza di quello che vedeva in tutti loro, la mancanza di quella consolazione in più che tutti loro potevano avere.

L'unica altra persona nelle stesse condizioni in quella stanza era Seifer.

Poteva funzionare, si trovò a pensare Rinoa. Quistis era stata piuttosto sfortunata, in quegli anni - aveva persino provato a uscire qualche volta con Nida, ma non aveva mai funzionato. Si trovava in difficoltà anche per il suo lavoro: da una parte, gli studenti, essendo un'insegnante, le erano inaccessibili, e dall'altra gli istruttori erano spesso troppo grandi; Quistis poteva essere matura, ma aveva comunque solo ventitrè anni. Ma Seifer aveva la sua stessa età, e soprattutto, non era più la persona che l'aveva derisa e umiliata anni prima; certo, avrebbero avuto molte cose da sistemare e chiarire, ma forse... vedeva Quistis soffrire di solitudine e fare finta di niente da anni, e se c'era anche solo una remota possibilità che la sua amica potesse essere felice con Seifer, allora lei era ben decisa a coglierla e offrirgliela. Era sicura che era meglio provarci, e magari fallire, piuttosto che rimanere con il rimpianto di cosa sarebbe stato se solo avesse avuto più coraggio.

"Ti aiuto io," disse Rinoa a fine cena, quando Selphie si alzò per portare in tavola il dolce.

Non appena furono in cucina, Rinoa prese Selphie per un braccio e le disse sottovoce, "hai visto anche tu?"

"Quistis?" sussurrò a sua volta Selphie. Negli anni il rapporto tra le due si era stretto moltissimo, fino a farle diventare ottime amiche; con l'esperienza avevano imparato a capirsi l'un l'altra, a volte senza bisogno di parlare. Ed entrambe avevano organizzato svariate serate per risollevare il morale di Quistis e farle capire che non era sola, entrambre avevano raccolto le sue confidenze, ed entrambe sapevano leggere abbastanza oltre la maschera per capire che la solitudine la feriva più di quanto cercasse di non dare a vedere.

"Sì," rispose soltanto Rinoa, prendendo i piattini da dolce. Selphie annuì.

"Credi che possa funzionare?" domandò a quel punto Selphie, distribuendo la torta nei piatti.

Rinoa fece spallucce. "Non lo so. Ma lui mi sembra molto cambiato, e anche lei l'ha notato. Lo ha guardato spesso stasera, anche se cercava di non farsi vedere. E non so... all'inizio mi sembrava molto più rigida, come se cercasse di distaccarsi. Forse temeva che lui non fosse cambiato affatto... ma sembra che abbia notato la differenza. Sembrava davvero incuriosita, stasera."

"Ho paura che possa soffrire," rispose Selphie. "Ho visto anch'io che lo guardava, ma forse è il momento... è stata una giornata difficile per tutti. Forse non siamo abbastanza lucide per capire bene."

"Anche io ho paura che soffra," disse Rinoa, fermandosi per guardare in faccia l'amica. "Ma molte volte ci è capitato di essere alle cene e alle feste ufficiali insieme a lei e altri SeeD che potevano interessarle. Magari con qualcuno è anche uscita. Ma non l'ho mai vista incuriosita come stasera. Non so... forse non funzionerà. Non sappiamo nemmeno cosa farà Seifer una volta finite le indagini. Ma non voglio avere il rimpianto di non aver fatto niente... sai anche tu come vive Quistis."

"Già." Selphie andò a prendere un vassoio per sé e uno per Rinoa, e iniziò a distribuire i piatti. "Vorrei tanto che anche lei trovasse qualcuno con cui essere felice, come noi. Ma non vorrei causarle altro dolore... anche se non lo dà a vedere, soffre molto di solitudine..."

"Lo so," rispose Rinoa. "Per questo voglio aiutarla... Selphie, dobbiamo almeno cercare di darle una possibilità. Se Seifer le interessa davvero c'è poco tempo per aiutarli... non possiamo tirare avanti le indagini in eterno. Che risolviamo il mistero o no, prima o poi dovremo tornare a terra. E allora proteggere Seifer sarà più difficile."

"Hai in mente qualcosa?"

"Solo di cercare di favorirli. Sono sicura che tra quei due possa succedere qualcosa... ma so anche che sono entrambi molto orgogliosi e non faranno il primo passo senza una spintarella. Se riusciamo a fare in modo che prendano almeno in considerazione l'idea, tutto quello che succederà alla fine delle indagini dipenderà solo da loro."

"E se non funziona?" chiese Selphie, sollevando il vassoio mentre Rinoa la imitava.

"Se non funziona, vorrei almeno che Quistis avesse qualcuno che possa aiutarla in questi giorni. Non voglio più che soffra da sola."

"Nemmeno io. Siamo d'accordo, allora?"

"Niente interferenze troppo decise. Solo piccoli aiuti. E poi starà a loro decidere come accoglierli." Le due ragazze annuirono, come per suggellare il patto.

Quando finalmente tornarono dagli altri, Squall stava annunciando come intendeva procedere con le indagini. "Dobbiamo iniziare già domani," disse, come se stesse rispondendo alla domanda di qualcuno. "Possiamo rimanere in mare poco tempo, e dobbiamo sfruttarlo tutto per indagare. Domani mattina ci riuniremo e faremo il punto della situazione con tutto quello che sappiamo. Poi decideremo come procedere a seconda di quello che abbiamo. Direi di incontrarci per le nove nel mio ufficio."

"Che succede?" chiese Selphie, distribuendo i piatti.

"Nulla di che," le rispose Irvine scrollando le spalle. "Zell ha chiesto a Squall cosa pensava di fare, dato che oggi non abbiamo risolto nulla. Domani iniziamo a darci dentro per cercare di incastrare il bastardo che ha ammazzato Cid."

Squall annuì. "Esatto. Domani mattina per favore cercate di venire tutti pronti con quello che avete scoperto ieri. Poi decideremo come lavorare."

"Hai già qualche idea, Squall?" domandò Quistis, infilando il cucchiaino nel dolce che Rinoa le aveva posato davanti.

"Credo che sia stato qualcuno che ce l'aveva molto con Cid. È morto dissanguato in seguito a dieci coltellate. Una tale violenza si giustifica solo se l'assassino conosceva Cid e voleva fargliela pagare per qualcosa."

"E cosa?" domandò Seifer, riflettendo sulle conclusioni del suo ex rivale.

"Dobbiamo scoprirlo noi. Credo che se scopriamo il motivo dell'omicidio, ci sarà più facile scoprire anche chi è stato. Per questo non ho mai creduto che fossi stato tu. Perché tu non avevi motivo di ucciderlo, semmai di essergli grato."

"Quindi dovremmo scovare qualcosa che il Preside ha fatto e che possa aver fatto arrabbiare qualcuno?" domandò Irvine strofinandosi il mento.

"Beh, è un'idea da cui partire, ma non dobbiamo tralasciare niente. Se avete una qualsiasi idea, ditela. Può servire tutto."

"Ne riparliamo domattina," disse Rinoa, sedendosi accanto a Squall. "Oggi è solo per ricordare Cid. Da domani cercheremo di incastrare il suo assassino."

"E ci riusciremo," aggiunse Selphie, sorridendo alla sua amica in un modo che sottintendeva anche qualcos'altro.

Ad esempio, che sarebbero riuscite in quello che si erano prefissate, in cucina.

Rinoa annuì a sua volta. E poi, gli occhi di tutte e due le ragazze si spostarono furtivamente su Quistis, per poi tornare a incontrarsi con un'espressione complice.

Quistis stava guardando Seifer.

*~*~*~*~*

Una cosa che Squall adorava della possibilità del Garden di muoversi erano le notti passate in viaggio.

Nida sembrava essere riuscito a evitare la corrente per la notte, e aveva probabilmente inserito il mantenimento automatico della posizione. L'acqua cullava dolcemente il Garden, con un movimento leggero a malapena percepibile. Squall lo coglieva solo grazie al suo legame da Cavaliere con Rinoa.

E c'era un'altra cosa, che solo Rinoa era riuscita a percepire, quella prima notte passata insieme, e che lui non aveva mai detto. Le notti passate in viaggio gli ricordavano la sera della vittoria di cinque anni prima, gli ricordavano la prima notte passata con Rinoa, gli ricordavano momenti felici, sereni, tranquilli. Trovava qualcosa di tranquillizzante nel mare che scivolava sotto al Garden.

Ma quella notte non riusciva a dormire.

Il mal di testa gli martellava dietro gli occhi fin da metà cena. Era stato sopportabile, ma ora il dolore saliva a ondate, allargandosi e stringendosi come un cerchio intorno alle tempie, rendendogli difficoltoso vedere. Squall non era molto incline a prendere farmaci o a usare magie per curarsi, ma sapeva bene di non poter usare la magia in quelle condizioni; il dolore gli rendeva impossibile concentrarsi abbastanza da fare un incantesimo, e inoltre negli ultimi giorni la magia non serviva a nulla. Sopportava quando sapeva di poterci riuscire, ma ora stava diventando troppo.

Si alzò a sedere sul letto, strizzando gli occhi e stropicciandoli per focalizzare meglio quando gli sembrò che, nel sollevarsi, una palla gli premesse contro l'occhio destro impedendogli di vedere bene. Quando gli parve di vederci normalmente, ignorò la spinta ancora più dolorosa e martellante e buttò le gambe giù dal letto, sperando che il freddo del pavimento servisse ad aiutarlo a concentrarsi su qualcosa che non fosse la testa. Aprì il cassetto del comodino e frugò un po' alla cieca, cercando le sue aspirine. Trovò una scatola che gli parve quella giusta e quando la vista gli restituì un'immagine un po' più ferma di ciò che teneva in mano, prese due pastiglie e le inghiottì. Non ebbe bisogno di guardare per sapere che c'era un bicchiere d'acqua sul suo comodino; da quando soffriva di quei mal di testa, Rinoa aveva preso l'abitudine di prepararlo prima di andare a dormire. Nonostante il dolore, sorrise di quella sollecitudine della sua compagna, ma il sorriso divenne immediatamente una smorfia.

Rimase seduto alcuni minuti, nella speranza che il mal di testa almeno si attenuasse.

Dietro di lui le lenzuola frusciarono e poco dopo la voce assonnata di Rinoa, seguita immediatamente dalle sue braccia che gli cinsero la vita, gli sussurrò, "stai bene, Squall?"

"Ho il solito mal di testa. Stai tranquilla, torna a dormire," le disse, accarezzandole le mani.

Lei non lo ascoltò, e poco dopo la sentì appoggiarsi alla sua schiena, posargli un bacio in mezzo alle spalle. "Vuoi che provi a curarti io?"

Squall sembrò rifletterci un momento. Poteva aspettare che il farmaco facesse effetto, ma sapeva che la magia di Rinoa era in pratica l'unica cosa a risolvere il problema... e aveva bisogno di dormire. La mattina dopo doveva essere ben sveglio e attento. "Se vuoi, mi aiuterebbe almeno a dormire."

Rinoa si scostò da lui, e Squall infilò nuovamente le gambe sotto le coperte, girandosi verso di lei. Le posò un bacio veloce sulle labbra, con una smorfia per il dolore pulsante che gli causò quel movimento, e annuì come per darle il segnale.

Rinoa sollevò le mani, posandole sulle tempie di Squall. Chiusero gli occhi entrambi, e lei si concentrò, andando alla ricerca dell'energia curatrice dentro di sé, per poi incanalarla nelle dita a contatto con il suo Cavaliere. Inspirò profondamente, premette appena sulle tempie del suo ragazzo, visualizzò il suo dolore come un'ombra verde-nera, e poi, mentre buttava lentamente fuori l'aria, rilasciò l'energia.

Squall urlò in maniera straziante, separandosi bruscamente da lei.

Non era mai successo prima, e Rinoa interruppe immediatamente il contatto, cercando di non toccarlo fino a quando la temperatura delle sue mani fosse tornata normale. Lo osservò impietrita, mentre lui si lasciava cadere sul cuscino, inspirando ed espirando profondamente nel tentativo di ricacciare quel dolore insopportabile nel suo cervello.

"Squall, che succede?" chiese Rinoa con la voce rotta.

Lui non rispose per qualche secondo, e Rinoa stava per chiederlo di nuovo quando allungò una mano e gliela strinse. "La tua magia non funziona," disse poi con voce estremamente roca e forzata.

"Non posso curarti?"

Lui scosse la testa, rimanendo coricato a occhi chiusi. "Non appena ho sentito la tua energia, è stato come se mi esplodesse il cervello."

"Mi dispiace," disse lei, cogliendo l'occasione di asciugarsi le lacrime mentre lui non poteva vedere, e cercando di mantenere la voce ferma. "Volevo solo farti stare meglio..."

"Lo so..." Squall si sforzò di aprire gli occhi, e le prese una mano, tirandola a sé perché si accoccolasse tra le sue braccia. Le strinse un braccio intorno alla vita e con l'altra mano le accarezzò una guancia. "Lo so che vuoi farmi stare meglio. Non potevamo saperlo."

"Mi dispiace tanto..."

Squall strinse le braccia intorno alla sua ragazza, e lei si accoccolò contro il suo petto, cercando di asciugarsi le lacrime prima che gli bagnassero la pelle.

"Che cosa ti sta succedendo? Non hai mai sofferto di mal di testa, e poi..."

"Ho lavorato molto, sarà un po' di stress... non preoccuparti..."

"Non posso!" sbottò infine Rinoa, sollevandosi su un gomito a guardarlo. "Soffri di mal di testa che nemmeno la mia magia riesce a curare - non sappiamo cosa sia, non vuoi parlarne con la Kadowaki e io ho paura!"

"Rinoa, calmati adesso," cercò di rassicurarla Squall, lottando con il dolore e attirandola di nuovo al petto, dove lei scoppiò in singhiozzi. "Ti prometto che ne parlerò con la Kadowaki. Voglio solo scoprire chi ha ucciso Cid, prima. Per favore, cerca di essere paziente ancora un po'... ti prometto che scopriremo anche cosa mi sta succedendo. Solo che prima... capisci?"

Lei mosse la testa sul suo petto in un cenno d'assenso, attese che il pianto si calmasse, mentre lui continuava a coccolarla, e poi si tirò su per sfiorargli le tempie con le dita. "Mi sento così impotente..." sussurrò con la voce arrochita dalle lacrime, baciandolo leggermente.

"Lo so, ma mi fai stare bene comunque. Ho preso due aspirine, sono sicuro che tra poco passerà. Adesso voglio abbracciarti e basta," continuò rispondendo ai suoi baci. "Cerca di concentrarti sul movimento del mare. Mi aiuta..."

Non era del tutto vero, ma almeno era una distrazione sufficiente. Rinoa si concentrò sulla sensazione di essere dolcemente cullata dall'acqua, e la trasmise a Squall, nella speranza che lo aiutasse con il suo dolore. Non sembrava che funzionasse molto, però: secondo lui era più l'immobilità che altro a rendere meno acuto il dolore. La vista sembrava ferma, ma la testa gli martellava ancora senza tregua, spingendogli qualcosa dietro l'occhio, in un modo quasi sinistro. Cercò di voltare la testa e quel qualcosa sembrò muoversi, come una palla che gli rotolava nel cervello. Chiuse gli occhi e fece una smorfia.

Rinoa non disse nulla. Continuò a rimanere concentrata, sollevandosi per sfiorargli con una mano una tempia, baciandogli l'altra, cercando di fargli percepire il battito del suo cuore, e poco a poco lui si trovò a seguire quel ritmo, mentre lei continuava ad accarezzarlo e baciarlo, fino a quando il suo pulsare doloroso somigliò a quello del cuore di Rinoa, e lentamente il dolore si affievolì, senza mai svanire del tutto.

"Dormi," sussurrò lei scostandogli i capelli dalla fronte, e afferrando poi le coperte per tirarle bene fin sulle spalle, come se il caldo lo aiutasse.

Rimase sveglia a lungo, anche dopo che lui si fu addormentato in un sonno un po' inquieto, continuando ad accarezzarlo e baciarlo, cercando di riflettere per capire cosa gli stesse succedendo.

Squall non aveva mai sofferto di mal di testa, o in generale, Rinoa non lo aveva mai visto malato in quegli anni; ma da circa un mese aveva iniziato a soffrire di quei mal di testa lancinanti che quasi tutte le sere arrivavano quasi puntualmente. All'inizio, i medicinali o la magia riuscivano a curarlo, ma con il passare del tempo sembrava sempre più difficile, e l'urlo di quella sera sembrava quasi inumano. Non aveva mai reagito così ai suoi tentativi di curarlo, anzi; all'inizio era stato un sollievo. Ma quella sera...

Rinoa si chiese quali altri cambiamenti avrebbero portato quei mal di testa. Non erano ancora nemmeno riusciti a capire da cosa fossero provocati; all'inizio Squall pensava che fosse semplicemente una questione di stress. Settembre era un mese importante per il Garden, con le nuove immatricolazioni, gli esami di idoneità e tutti i nuovi piani; ma oramai quel periodo era passato, e invece i mal di testa si facevano sempre più forti.

E, a quanto pareva, più pericolosi.

La loro vita aveva iniziato ad adattarsi, ormai. Cercavano di fare tutto il possibile prima di cena, dato che era l'ora in cui, di solito, i mal di testa si presentavano; i rapporti con gli amici ne avevano risentito un po', dato che a volte Squall nemmeno riusciva a vedere bene per il dolore, e preferiva stare nel loro appartamento. La loro intimità ne aveva risentito, dato che anche il semplice movimento di alzarsi gli arrecava dolore; il sesso era fuori discussione, e i pochi minuti rubati al lavoro ogni tanto erano ben poca cosa rispetto a quello a cui si erano abituati negli anni. Il lavoro veniva svolto quasi tutto la mattina, lasciando le cose meno complesse e urgenti al pomeriggio; ma poi andava ricontrollato, perché la fretta poteva giocare brutti scherzi. E tutto quello che la carica ufficiale di Squall richiedeva - come i discorsi, le cene e via discorrendo - stava diventando sempre più pesante, in quelle condizioni.

Rinoa cercò di ripensare a cosa fosse successo un mese prima che potesse scatenare una reazione del genere.

Squall aveva incontrato un mostro diverso dal solito? Non le sembrava; inoltre, sarebbe stato inserito nel bestiario mondiale, ma non c'erano cambiamenti da almeno due anni.

Che fosse stato avvelenato? Il programma anti-avvelenamento del Garden lo rendeva praticamente impossibile. E Squall se ne sarebbe accorto.

Era davvero lo stress? Ma allora perché continuava a soffrirne, e soprattutto perché proprio quell'anno, perché non era mai successo prima?

La sua testa continuò a farsi domande senza risposte fino all'alba.

E quando Squall si svegliò dal suo sonno inquieto, e le sorrise per farle capire che adesso stava bene, lei poté solo sorridere a sua volta e cadere in un sonno troppo breve e troppo poco riposante.

*****
Nota dell’autrice: sì, i mal di testa di Squall sono importanti. Per questo li descrivo così tanto (anche perché ne soffro anche io, ma vabbè, questo dona solo realismo – purtroppo XD).
Dal prossimo capitolo iniziamo a cercare di capire chi è stato!
Solito link al post in cui rispondo a commenti, qui o qui critiche eccetera, anche se, dove posso, lo faccio direttamente sui siti interessati. Grazie a tutti e alla prossima! – Alessia Heartilly

   
 
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