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Autore: raiki    24/09/2011    0 recensioni
Keith e Ash.
16 e 21 anni.
Il bianco delle pareti di una nuova stanza e delle ossa e masse delle continue radiografie.
Il rosso del fuoco da cui si rinasce e del sangue.
Il verde della coda di un pavone e della speranza.
La rinascita, così come succede alle fenici dopo il loro falò.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Be our problem, please ∞


Si alzò piano dal letto, uscì dalla camera e si chiuse lentamente la porta dietro le spalle; scese tranquillo le scale comparendo nella cucina: sua madre era intenta ad aiutare Cinthya, tra la tavola e le pietanze per la cena. Riconobbe nell'aria il profumino invitante, molto, della paprika, in assoluto la sua spezia preferita. Entrambe le donne erano talmente prese, o soprappensiero, che non si accorsero della sua presenza fino a quando non si sedette a tavola. Lo guardarono storto per qualche instante, come se volessero trasmettere un messaggio del tipo "Beh, non ci dici niente?"

-Dov'è Keith?-

La voce di Cinthya era bassa e trasudava insicurezza da tutte le parti. Il pensiero si spostò immediatamente e naturalmente, senza difficoltà, al ragazzino. Si era addormentato tra i singhiozzi e i gemiti, rannicchiato in un angolo di letto e in una posiziona che sembrava essere molto scomoda. Non capiva tutta quella situazione, perché Keith doveva.. prendersela così? C'era cose che non sapeva, vero, ma la sua reazione era un tantino esagerata.

-Dorme.. State facendo il pollo alla paprika?-

Come tentativo di svicolare il discorso non era granché, però gli interessava veramente la risposta. Sua madre lo guardò storto, sbuffando.

-Ash, sei un insensibile. Davvero.-

-Grazie mà, sempre gentile.-

Sì allontanò senza pensarci troppo, sparendo dietro la porta finestra; sigaretta in bocca e accendino in mano.

 

Quando intorno alle 23 Keith sì svegliò, era distrutto. Gli occhi erano rossi e gonfi e infilarsi gli occhiali era servito a poco; non riusciva a mettere a fuoco, nemmeno tra i pensieri. Se l'era presa tanto perché, poi? Sapeva di creare problemi, che era difficile da capire e da gestire, che aveva carattere e comportamenti strani, particolari. Erano normali certe litigate in famiglia? Non lo sapeva, no. Però Ash l'aveva rassicurato in un certo senso, dicendogli che succedeva anche a lui. Però non capiva, non capiva davvero. Si ritrovò in sala, qualche minuto dopo; a debita distanza da entrambi, fiacco e infreddolito, mentre timido si strofinava il braccio destro da sopra la felpa. Parlò piano, un bisbiglio poco più che percettibile.

-M-mi dispia-ace.. N-non voglio esser-re un p-problema..-

-No, no. Keith, succede okay? Non è colpa tua. Si litiga, a volte, è normale.- Brian tentò di rassicurarlo, sorridendogli dolce.

-I-io n-non..-

-Dai, basta, vuoi mangiare? Bere qualcosa di caldo?-

La donna si era già diretta in cucina, cominciando a trafficare con gli arnesi. Forse un thè caldo, o magari una cioccolata potevano andare. Anche perché, dopo tutto, qualcosa per ingerire il cocktail di farmaci, doveva mangiarlo.

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Saaalve, con due mesi e mezzo di scarto torno. Ho avuto dei problemi, come avevo detto alla fine del quarto capitolo, quiindi. Niente, ecco

  
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