Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
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Autore: Mikelina Hatake Jackson    24/09/2011    0 recensioni
Mi coprii con il mio morbidissimo piumone arancione e iniziai a scrutare la sua foto: i suoi capelli lisci e neri cadevano delicatamente lungo il suo viso contratto in un sorriso, i suoi occhi sembravano mi fissassero ed avevano un’espressione felice. La sua mano era in alto e l’indice con il medio formavano una “V”. Feci un sorriso come per ricambiare il suo, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo mi alzai stordita, ancora incredula di quello che fosse successo la sera prima. Dopo essermi vestita scesi a fare colazione. Non c’era. Sentii un senso di tristezza invadermi.
Finito di mangiare, uscii ma questa volta, non per la gita turistica, ma per andare a correre al parco. L’aria fresca mi dava un senso di libertà e leggerezza. Dopo aver corso circa mezz’ora, mi sedetti su una panchina per riposarmi. Ormai mancavano tre giorni al mio rientro e il primo pensiero che mi affiorò in mente fu quello delle mie atlete. Chissà come stavano. Chissà se erano migliorate, ma poi ricordai di aver visto in tv le condizioni del tempo in tutta Italia: prevedevano delle precipitazioni. Sperai che Roma si sarebbe salvata dalla pioggia ma ne dubitavo molto. Quindi le mie atlete avrebbero perso un bel po’ di giorni di allenamento; che avrei dato per una pista al chiuso…ormai era diventata un’ossessione.
Mi alzai e tornai all’albergo per l’ora di pranzo. Entrai nella sala, sempre grande e molto confortevole e poi…sempre coperto, lui era lì seduto al suo posto ma ormai sapevo che dietro quegli occhiali da sole e quell’impermeabile c’era il mio idolo. Si voltò verso di me, lo ignorai per la vergogna, poi lo vidi avvicinarsi al mio tavolo e sedersi.
<< Ciao. >> fece lui.
<< C-ciao. >> risposi io timidamente.
<< Vuoi che me ne vada? Sembra che tu debba scoppiare da un momento all’altro per quanto sei rossa. >> mi disse gentilmente guardandomi di sottecchi –si era tolto gli occhiali.-
<< No, non preoccuparti…io sono così, cioè…mi emoziono facilmente. >> cercai di fare un sorriso convincente, poi gli chiesi:
<< Come mai ti interessa tanto una fan come me? Voglio dire…sono una come tutte le altre… >> lasciai la frase in sospeso e lui rimase fermo a guardarmi.
<< Non c’è un motivo; o meglio, il motivo più plausibile è quello del sogno. Ma in realtà non c’è un motivo ben preciso. >>
<< Ah, va bene. Io devo andare… >> finii di mangiare e mi alzai dal tavolo. Sentii lui dietro di me che mi seguiva, poi mi chiese:
<< Ti andrebbe di uscire? >> mi bloccai all’istante e mi voltai stupita.
<< Credo di aver capito male…cosa hai detto? >> iniziai  a pensare che forse la mia comprensione in inglese era pessima.
<< Ti andrebbe di uscire? >> ripeté lui più lentamente. Non risposi subito.
<>  sorrise, poi mi disse:
<< Alle giostre più grandi che ci sono, ho voglia di divertirmi. >>
<>
<< Sì! amo le giostre, amo giocare! >>
<< Oh sì quello lo so. >> gli sorrisi più spontaneamente.
<< Come fai a saperlo? >> mi chiese incuriosito.
<< Michael, non dovresti stupirti, so che tu hai il cuore di un bambino, lo vedo nei tuoi occhi. >> rimase sorpreso e mi guardò di sottecchi.
<< Sai proprio tutto di me…eh? >> l’imbarazzo questa volta colpì lui.
<< Diciamo…quello che c’è da sapere. So che sei una persona straordinaria. >> conclusi io fissandolo. Non ero più imbarazzata.
<< Grazie… >> rispose lui arrossendo leggermente. Ci fu una pausa poi disse:
<< Beh, andiamo? >>
<< D’accordo. >> gli sorrisi; ormai ero meno impacciata, mi sentivo più a mio agio. Ci incamminammo e poco dopo fummo ad un parco giochi.
<< Ti piace? >> chiese lui.
<< Sì molto! E’ bellissimo questo parco! >>
<< Sono contento che ti piaccia…Grace. >> lo guardai strano, quasi storto poi gli dissi seccata:
<< Michael, io non mi chiamo Grace, mi chiamo Sabrina! >>
<< Tu non sei americana? >> chiese lui ignorando ciò che gli dissi io.
<< No! Sono italiana! Non si sente il mio accento? >>
<< Per niente, hai una pronuncia perfetta. >> rise. Era evidente che mi stava prendendo in giro. Io sbuffai e gli domandai:
<< Perché continui a chiamarmi Grace? Quello era un semplice sogno… >>
<< No, non era un semplice sogno. >> mi interruppe.
<< Ma allora cosa succede di così particolare? >> rimase a guardare fisso davanti a sé, poi si voltò a guardarmi e mi prese una mano.
<< Ci innamoriamo. >> lo guardai sorpresa. Fino a qualche giorno prima credevo fosse impossibile parlare con una star del suo calibro…addirittura lui innamorarsi di me?! Nah, non mi quadrava tutta quella situazione, possibile fosse uno scherzo?>>
  
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