Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Amy In Wonderland    24/09/2011    9 recensioni
Damon ha messo in chiaro i suoi sentimenti con Bonnie: non prova niente per lei.
così, dopo un anno, la strega è quasi indifferente al bel vampiro che è ancora in lotta contro il fratello per Elena.
ma, nel frattempo, arriverà in città un nuovo "cattivo ragazzo", vampiro anche lui, che si unisce al gruppo e punta le sue attenzioni su Bonnie.
Bonnie ricambierà il nuovo arrivato? ma sopratutto, Damon come reagirà?
ovviamente è una Donnie!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16. RABBIA.
 
 
 
 
Bonnie sospirò, leggendo per l’ennesima volta il titolo a grosse lettere di carattere greco e brontolando qualcosa in protesta.
Deglutì nuovamente.
<< E se non fossi pronta? >> guardò Stefan che le aveva appena comunicato la notizia.
<< Ragazzina, saresti capace di fare quell’incantesimo in questo preciso momento a occhi chiusi per quanto sei potente. E poi lo devi fare ventiquattro ore prima del rito: se non sei pronta per un incantesimo del genere, possiamo anche dire addio ai nostri propositi di fare fuori quei due >>.
Trevor voleva rassicurarla? Beh, non c’era riuscito affatto e le aveva appena ricordato che mancava una settimana e mezzo a quella notte che, Bonnie ne era sicura, sarebbe stata un incubo.
“Sarai bella e giovane nella tua tomba”.
Deglutì, scacciando di mente quelle terrificanti parole.
“Come paralizzare il corpo di demoni originari della Dimensione Oscura”.
Il titolo dell’incantesimo continuava ad attirare la sua attenzione.
<< Siamo sicuri che siano originari della Dimensione Os... >>.
<< Sì, Streghetta. I kitsune sono della Dimensione Oscura >>.
Bonnie quasi trasalì.
Damon le aveva risposto ancora prima che finisse di porre la domanda.
La rossa sapeva che Damon era lì, l’aveva visto appena entrata, prima che Elena, Stefan e Meredith si avventassero su di lei per comunicarle il loro piano.
Tuttavia, ogni volta che sentiva quella voce, provava una sensazione strana.
Erano passati alcuni giorni da quando Damon le aveva chiesto scusa e ancora non si erano rivolti la parola.
Bonnie sentiva il suo sguardo su di sé ogni qualvolta in cui si trovavano nella stessa stanza ma, da codarda qual era, non aveva osato nemmeno guardarlo, tentando di dimenticarsi della sua presenza parlando con Trevor. I risultati, ovviamente, erano scarsi: come si faceva a ignorare Damon Salvatore?
Bonnie era una vigliacca, se ne rendeva conto, ma era tutto così difficile.
Voleva con tutto il cuore accettare quelle scuse, ma poi cosa sarebbe successo?
Damon l’avrebbe illusa nuovamente e poi, dopo un po’ di tempo, l’avrebbe derisa per la sua ingenuità?
Bonnie era stata male, aveva pensato di morire per il dolore che quel vampiro le aveva causato e ne era sicura: non avrebbe potuto sopportare che succedesse ancora.
Ci aveva messo così tanto tempo per tornare a vivere che, nonostante volesse credere alle scuse del moro, non riusciva proprio a farlo.
Eppure, quelle scuse erano così sincere!
Bonnie aveva visto il rammarico in quel cielo notturno, ne era sicura.
Ma non poteva crederci, non voleva crederci. Era meglio evitarlo, fare finta che non esistesse, lasciare tutto com’era che ammettere che qualcosa fosse effettivamente cambiato tra Damon e lei.
Ma se poi non era vero? Se non era cambiato niente?
Non poteva rischiare, non ne aveva coraggio.
Così aveva deciso di comportarsi da codarda e non affrontare la situazione.
Dopotutto anche Damon non le aveva più rivolto la parola e questo voleva pur significare qualcosa.
Forse, se quelle scuse erano sincere, si stava pentendo di averle fatte a lei?
Beh, probabile. Bonnie non se ne sarebbe sorpresa.
La ragazza guardò davanti a sé Trevor.
Già, Trevor.
Cos’era per lei Trevor?
Era qualcosa di diverso. Non era un amico come Matt, non era un rapporto doloroso e allo stesso tempo bellissimo come Damon, lui era… semplicemente qualcosa di diverso.
Alcune volte lo odiava e sentiva quell’odio ricambiato. Eppure, un istante dopo, si ritrovava ad ammirare i suoi bei lineamenti, quegli occhi stupendi, quel sorriso fiero e, in pochi secondi, sentiva un’attrazione quasi fatale che la spingeva a volerlo toccare, a volerlo conoscere, a volerlo vicino a sé.
E poi la faceva stare bene. Con lui, improvvisamente, tutti problemi, tutto ciò che la confondeva scomparivano. Perfino Damon veniva eclissato nella sua mente quando si trovava da sola con Trevor.
<< E va bene, lo farò >>.
 
 
<< Ragazzina, dovresti essere più rilassata! >> la apostrofò, accomodandosi sul davanzale di camera sua.
<< Oh sì, tanto potrei solo morire, no? >> disse sarcastica, buttando in malo modo il suo giacchetto primaverile su una sedia.
Trevor ghignò.
<< Beh, che c’è? Io sono morto, eppure me la passo bene! >> mise le mani congiunte dietro la nuca, continuando a ghignare.
<< Stupido! >> gli lanciò addosso un cuscino preso dal letto.
Trevor subì il colpo, sbottando a ridere e trascinandosi dietro anche Bonnie.
<< Ah! Quasi dimenticavo: la collana >> afferrò la collana che si trovava su il comodino e la porse al biondo.
Trevor alzò un sopraciglio.
<< Quasi dimenticavi? >> domandò sarcastico.
Bonnie sentì arrivare i sensi di colpa e sfoderò uno dei suoi sguardi da cane bastonato.
<< La prego di perdonarmi, Signorino mio >>.
Trevor che era diventato serio poiché aveva pensato per un secondo di averla offesa, iniziò nuovamente a sghignazzare e fece finta di pensare a qualcosa.
<< Mmm… Non so proprio se posso perdonarti ragazzina! >> disse vago.
Bonnie assottigliò gli occhi.
<< E come posso farmi perdonare, luce dei miei occhi? >> disse, fingendosi tremendamente dispiaciuta e ridendo sotto i baffi.
Trevor trattenne una risata e tornò a recitare la sua parte.
<< Credimi, Ragazzina, un’idea l’avrei ma non penso che sarebbe di tuo gradimento >> disse malizioso.
Bonnie rimase sconvolta.
<< S-stai scherzando vero? >> domandò balbettando e arrossendo.
Trevor ridacchiò, sinceramente compiaciuto da quella reazione.
<< Buonanotte, Ragazzina! >> e, rivolgendogli un’occhiata eloquente, uscì dalla finestra.
Bonnie dopo cinque minuti era ancora rossa.
“Quel brutto… Come osa pensare… E per quale cavolo di motivo arrossisco? Bonnie sei un’idiota!” inveì contro il Signorino e contro se stessa.
Dopo aver cenato realizzò di essere esausta e sprofondò nel sonno.
 
 
Bonnie tremò non appena udì quella melodia, così bella e così terrificante.
Sapeva da dove proveniva, sapeva da chi proveniva.
La domanda era: quale delle due ragazze le sarebbe apparsa quella notte?
Quella gentile e pura da sciogliere il cuore, o quella malvagia e terrificante?
Le due si alternavano di notte in notte, anche se la prima sembrava sempre avere fretta e continuava a dirle di stare attenta.
Si girò, ritrovandosela davanti.
Non aveva il carillon in mano, ma giocherellava con una catenella.
Sembrava non averla notata e Bonnie non osava guardarla.
Era tutto buio intorno, l’unico rumore udibile oltre all’insistente melodia era lo scandire dei secondi di un orologio che, come il carillon, era invisibile.
Tic, toc, tic, toc.
Bonnie non riusciva a togliere gli occhi dalla ragazza che, finalmente si accorse della sua presenza. Si limitò a guardarla e a ghignare.
Era lei, quella creatura che la spaventava, quella malvagia.
Tic,toc,tic,toc.
La catenella che lasciava oscillare, si muoveva seguendo il ticchettare dell’orologio.
Bonnie rimase senza fiato. Quel ciondolo le era familiare, lo aveva già visto.
Sentì la ragazza ridacchiare divertita, della sua voce melodiosa non ce n’era traccia.
Bonnie sentì i brividi percorrerle la schiena e, all’improvviso, ebbe paura.
Tentò di scappare ma non appena si girò trovò quel viso, tanto bello e dolce che stonava con il ghigno maligno della bocca, a pochi centimetri dal suo.
Quella scintilla negli occhi della ragazza le suggeriva una sola cosa: svegliati immediatamente.
 
 
Bonnie quasi urlò, alzandosi a sedere sul letto, completamente sudata.
Era esausta, non ce la faceva più a sognare quella ragazza.
Aveva provato a trovare informazioni su di lei ma, ovviamente, era stato inutile.
Si mise una mano tra i capelli arruffati e sospirò.
“Non posso andare avanti così” pensava, osservando la specchiera della camera attraverso la penombra, “devo parlarne con gli altri, devo sapere chi è”.
Si sdraiò, girandosi di fianco, e ritrovandosi faccia a faccia con il cuscino azzurro che aveva lanciato poche ore prima a Trevor.
Bonnie sussultò.
“Aspetta un attimo!” si alzò nuovamente a sedere.
Era stato un flash, un ricordo che le faceva collegare tutto.
Il ciondolo di Trevor… quel ciondolo aveva aperto il carillon!
E se era stato un caso, per quale motivo le lettere incise sopra il ciondolo erano le stesse incise dentro il coperchio del carillon?
La ragazza era strettamente legata a quel carillon, ciò l’aveva capito da molto tempo ma, in quel momento, gli sembrò che tutto avesse un nesso.
Il suo cuore aumentò i battiti.
Cosa c’entrava Trevor con quella ragazza?
Doveva chiederglielo… No!
Non gliel’avrebbe mai detto, sennò l’avrebbe avvertita prima, sennò avrebbe parlato quando avevano recuperato il carillon!
Doveva farlo confessare, doveva capire chi fosse quella ragazza senza che Trevor sapesse che lei sospettava qualcosa.
Ma come?
Bonnie confidava nella sua improvvisazione (anche se era davvero molto scarsa) e sentiva dentro di sé la smania di sapere cosa stava succedendo e chi diamine fosse quella ragazza dai capelli rossi.
Lo sguardo si posò involontariamente su uno dei Grimori appoggiati sulla scrivania.
Bonnie lo aprì, trovando immediatamente un incantesimo di localizzazione.
Il carillon… se apparteneva a Trevor era un oggetto per localizzarlo!
Doveva assolutamente andare da lui ed era potente, sentiva l’energia magica scorrerle nelle vene: poteva farcela anche senza Trevor che le insegnava a controllarla e a utilizzarla.
Afferrò il carillon con la mano sinistra, stringendolo fino a farsi male.
Chiuse gli occhi, ispirando ed espirando, facendo tutto ciò che Trevor le aveva insegnato a fare. Poi pronunciò le parole latine che aveva letto poco prima.
Quando aprì gli occhi si trovava nel cimitero vecchio di Fells Church.
“Bene… molto rassicurante” disse tra sé e sé, sarcastica.
Trevor era lì e non si era ancora accorto della sua presenza: sembrava totalmente assorto a guardare la luna.
Si trovava sdraiato sull’entrata di marmo bianco di quella che doveva essere una cripta.
<< Quindi è questo ciò che fanno i vampiri di notte? Dormono sulle tombe? >> gli domandò canzonandolo e tentando di essere il più naturale possibile.
Trevor sobbalzò sorpreso e si girò verso di lei.
<< Ragazzina… ma che ci fai qui? >> disse, tradendo un tono stupito.
<< Provavo un incantesimo di localizzazione e ho usato un… tuo capello! Beh, ha funzionato! >> non poteva dirgli che aveva utilizzato il carillon, ovviamente.
Trevor sorrise orgoglioso.
<< Ovvio che ha funzionato! >> esclamò, mettendosi a sedere.
Bonnie lo raggiunse sedendogli accanto.
<< Che fai? >> gli domandò, cercando di non far trasparire le sue intenzioni.
<< Mi godo la bellezza delle tombe! >> disse sarcastico Trevor, girandosi a osservarla.
Il suo volto era così vicino…
<< Sai, Sage l’altro giorno mi ha raccontato com’è stato trasformato >> bugia, << mi chiedevo… te come sei diventato un vampiro? >>.
Trevor sembrò essere sorpreso per quella domanda e restò spiazzato per alcuni secondi.
<< Beh, ehm… non è una storia interessante >> tagliò corto.
<< Voglio saperla… >> gli sussurrò dolcemente, avvicinandosi al suo orecchio.
Ora sì che erano vicini.
Bonnie sperava che avesse almeno un po’ di fascino femminile che le venisse in soccorso!
Trevor deglutì.
Bonnie si allontanò, distanziandosi da quel bellissimo volto.
<< E’… E’ successo molto tempo fa. Era il 1635 e… >> vide il suo sguardo indurirsi, << sono stato costretto a trasformarmi contro la mia volontà >>.
Il tono che aveva usato era inespressivo ma, allo stesso tempo, lasciava trasparire quanto rancore serbasse dentro di sé.
<< I vampiri a quei tempi si divertivano con gli umani molto più di quanto facciano oggi >>, sorrise con amarezza, << Ero uno stregone >>.
Distolse il proprio sguardo dagli occhi stupiti di Bonnie.
In effetti, Trevor sapeva davvero molto di magia per essere solo un vampiro.
<< Quando sono stato trasformato ho perso i miei poteri. Quel vampiro… >> Trevor chiuse gli occhi e indurì la mascella.
Bonnie sentì le lacrime pizzicarle gli occhi: non aveva mai visto Trevor in quello stato.
Non provava solo disagio a parlare della sua trasformazione, sembrava provasse… dolore.
Quando aprì gli occhi e incrociò lo sguardo della rossa, Bonnie si sentì morire.
“Lo sto facendo soffrire…” pensò sentendosi in colpa.
Istintivamente, allungò la mano e afferrò quella di Trevor.
Aveva le mani calde ed era un piacevole contatto.
Trevor sembrò confuso per alcuni secondi e osservò le loro mani incrociate, poi alzò lo sguardo incatenandolo con quello della strega.
Forse furono quegli occhi tristi, forse fu il dolore del biondo palpabile nell’aria, forse fu perché voleva essergli vicina oppure fu semplicemente perché era lei a volerlo.
Senza esitare, si avvicinò a lui e annullò le distanze.
Fu il bacio più casto che avesse mai dato in vita sua e che Trevor avesse mai ricevuto.
Il contatto di quelle labbra le fece aumentare il battito del cuore, che sembrava volesse esplodere.
Trevor sembrò rimanere impassibile per alcuni secondi finché non si staccò di pochi centimetri.
Bonnie lo vide corrugare le sopraciglia e osservare le sue labbra. Involontariamente arrossì: aveva sbagliato a fare quel gesto avventato.
Ma, nemmeno il tempo di pensarlo che Trevor si avvicinò nuovamente, mettendole una mano su di un fianco e attendendo una risposta da parte di Bonnie a quel bacio.
Bonnie avvicinò ulteriormente il proprio corpo a quello del ragazzo e si sentì girare mentre i due approfondivano il bacio, imparando a conoscersi.
Era una sensazione stranissima, sembravano essere collegati.
In quel momento, Bonnie sentiva di conoscere tutto del vampiro, tranne alcune cose che sembravano rimanere celate dall’ombra.
“Cosa stai nascondendo, Trevor?” pensò, mettendo le proprie braccia al collo del biondo e sentendo la propria schiena toccare il piano freddo del marmo.
Bonnie sentiva l’attrazione che aveva per il ragazzo, esplodere.
Voleva sapere di più e ogni volta che le dita affusolate del biondo le carezzavano la schiena sotto la maglietta, Bonnie sentiva dei piacevoli brividi.
Trevor era come il ghiaccio: freddo e impossibile da decifrare.
Eppure le sembrava di poter sapere tutto di lui.
Quando il biondo si scansò, interrompendo quel bacio che non avrebbe mai dovuto dare, Bonnie sentì un senso di vuoto pervaderla.
Il ragazzo la osservò con espressione indecifrabile e poi sorrise sghembo.
<< Andiamo, Ragazzina, ti accompagno a casa >>.
Bonnie lo seguì, imbarazzata da quel silenzio che era calato tra i due.
In pochi minuti arrivarono a casa McCullough.
Trevor la porto in camera sua, poiché la rossa non aveva le chiavi di casa con sé.
Trevor la osservò ancora per qualche istante.
<< Bonnie… Grazie >> le disse prima di andare via.
Bonnie sorrise, sentendo l’imbarazzo dileguarsi.
 
 
 
 
“Che situazione del cavolo!Sono un vampiro millenario e devo ritrovarmi in situazioni del genere!” pensò irritato, mentre pedinava silenziosamente Trevor in una passeggiata tra le strade deserte di Fell’s Church.
Le cose con la Streghetta si erano incasinate: aveva disagio perfino a guardarlo e lui non avrebbe mai saputo la verità se non avesse avuto il coraggio di affrontarla… di affrontarla di nuovo.
“Io, Damon Salvatore, uno dei più temuti vampiri presenti sulla terra, non ho il coraggio di parlare a una semplice umana!Ridicolo!” si rimproverò mentalmente.
Continuando a camminare, Damon seguì Trevor che si dirigeva verso il cimitero.
Dopo alcune ore, il biondo sembrava non volersi muovere da un monumento di marmo bianco. Si limitava a stare lì, a fissare la luna immerso nei suoi pensieri.
Damon era profondamente annoiato: insomma, nonostante fosse un vampiro non apprezzava passare il suo tempo dentro i cimiteri.
“Amico mio, un po’ di vita!” pensò, rivolto a Trevor.
Forse si era sbagliato su tutto: non era riuscito ancora a vedere l’Ossigenato parlare con i kitsune.
<< Quindi è questo ciò che fanno i vampiri di notte? Dormono sulle tombe? >>.
Una voce d’usignolo attirò l’attenzione di Damon che vide il suo Uccellino in piedi davanti a Trevor, mentre sorrideva amabilmente.
Damon indugiò su quella figura, totalmente ammaliato da quell’aspetto un po’ selvaggio che gli conferivano i capelli rossi arruffati.
Sembrava essersi svegliata da poco.
Da dove era sbucata?
La vide mettersi a sedere vicino l’Ossigenato e iniziare a parlargli.
“Bonnie, che diamine ci fai qui?” pensò tra sé e sé, aguzzando la vista e tentando di capire quale fosse il motivo per cui la rossa si trovava in quel posto che solitamente evitava come la peste.
<< Mi chiedevo… Te come sei diventato vampiro? >>.
Damon sgranò gli occhi.
“Uccellino, ma ti sei impazzita?! Sei venuta in un cimitero in piena notte per sapere come quell’insulso verme è stato trasformato?!”. Damon non riusciva davvero a capire ed era sbalordito dal comportamento della Streghetta.
<< Sono stato costretto a trasformarmi contro la mia volontà >>.
“Oh povera gioia!” lo prese in giro mentalmente, alzando gli occhi al cielo.
Si concentrò nuovamente sulla scena giusto in tempo per vedere la rossa allungare una mano, commossa, afferrando quella del biondo come a dargli conforto.
Damon fece una smorfia, sentendo lo stomaco attorcigliarsi.
Ci mise alcuni minuti per realizzare cosa stava succedendo.
Quella rosa, quella rosa matura era stata colta… ma non da lui!
Damon vide il suo Uccellino baciare, di propria volontà, il ragazzo.
Mise una mano sul proprio petto mentre una smorfia di dolore gli appariva sul volto.
Il proprio cuore, quel cuore spento da molti secoli, era come se glielo stessero pugnalando.
Delle fitte dolorose gli attanagliavano il petto, sentiva lo stomaco bruciargli insieme alla gola.
Quando realizzò che Bonnie, la sua Bonnie, il suo Uccellino era sdraiato sulla tomba con sopra quel… quell’Ossigenato, Damon non ci vide più.
Distolse lo sguardo: non ce la faceva a guardare.
Voleva una risposta? Voleva la verità?
Beh, era quella: Trevor non aveva mentito e Bonnie… Bonnie non era sua, non più e non lo sarebbe mai più stata.
Non sapeva cosa pensare, non sapeva nemmeno il motivo per cui provava quel dolore fisico, ma c’era solo un istinto che prevaleva in lui: uccidere Trevor, nonostante sarebbe stato odiato da tutti, perfino da Bonnie.
E poi, cosa gliene interessava di quella stupida ragazzina?
Avrebbe ucciso lui e fatto soffrire lei perché… perché era così e basta.
Lui era cattivo, era sempre stato dalla parte del male.
Non esisteva nessun Damon buono, non c’era mai stato.
Si trasformò in corvo, volando più veloce che poteva lontano da quel cimitero e sentendo la delusione, il dolore, trasformarsi in rabbia.
Quella notte si nutrì in modo disperato, ma la rabbia non scomparve.
 
 

*Angolo autrice*
 
*Prende uno scudo e protegge se stessa e Trevor da possibili tentati omicidi *
Okay, ehm… lasciatemi spiegare!
Ve l’avevo detto che Trevor avrebbe combinato qualche altro casino!
Ma questa volta è stata colpa di Bonnie, non del nostro povero cattivone!
Beh… Il capitolo è un po’ corto ma non penso che abbia bisogno di spiegazioni, no?
Dei dolci momenti Brevor (-.-‘’ lasciamo perdere il nome incrociato che fa pena ahah) che, inconsapevolmente, lasciano un Damon a fine capitolo parecchio (perdonatemi il francesismo) incazzato.
C’è da dire che questo bacio cambia completamente le carte in tavola!
Ma si sa, no? Damon e Bonnie fanno un passo in avanti e quattro indietro XD
Spero che non mi odierete troppo e vorrei sapere se ve l’aspettavate questo “Colpo di scena” XD
Non linciatemi nelle recensioni!!
Vi anticipo che il prossimo capitolo sarà molto lungo (infatti pensavo di dividerlo in due) e che le cose si movimenteranno davvero molto su tutti i piani! Dalla coppia Donnie a quella Stefan/Damon XD
Inoltre, finalmente, capiremo qualcosa di fondamentale su Trevor (mi sembra ora di svelare qualcosa di concreto su lui ed Elise!).
Un bacio e alla prossima,
 
Amily.

   
 
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