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Autore: miss moonlight    24/09/2011    12 recensioni
Marzio Chiba è il tipico ragazzo ribelle, conosciuto per le sue “bravate” e sempre sulla bocca di tutti. Leader del suo gruppo di amici, è l’unico che con la sua freddezza e calma riesce di tanto in tanto a tenerli a bada. Le mattine, i pomeriggi e le serate, scorrono con la loro monotonia caratterizzati dal mancato dialogo con il padre. Tutto cambia con l’arrivo di Bunny che, con la sua determinazione e la sua bontà incondizionata, mette Marzio difronte alla realtà e alle conseguenze dei suoi comportamenti. Marzio si ritroverà spesso a scoprire un nuovo mondo, il mondo di Bunny, fin quando i due non si troveranno coinvolti in una serie di situazioni che li porterà ad innamorarsi. Ma il lieto fine per i due è ancora lontano…
Due persone e due mondi a confronto, il tutto unito dalla magia che solo un sentimento potente può creare.
ATTENZIONE: Fanfic narrata dal punto di vista di Mamoru. Personaggi OOC!
Ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale. I fatti narrati sono frutto dell’immaginazione dell’autrice.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Ero cresciuto in una piccola città a pochi chilometri dal mare con graziose caffetterie che si dividevano per le strade centro, negozi indipendenti e modesti locali. I cittadini tra di loro si conoscevano, un caffè preso al bar spesso diventava un ottimo pretesto per ricevere un dettagliato riassunto degli ultimi pettegolezzi che avevano interessato il paese.
Per noi ragazzi nel fiore degli anni tutto ciò era abbastanza fastidioso e per il fine settimana sceglievamo spesso di spostarci in paesi limitrofi, più aperti alla movida e con locali ad hoc per chi cercava un tipo di divertimento un po’ fuori dalle righe.
Abitavo a Charlsetown, una cittadina americana del Rhode Island che contava poco più di settemila e cinquecento anime. La villa di famiglia si trovava appena fuori il paese, dopo le lezioni mi bastavano pochi minuti in auto per raggiungerla.
Si presentava con un grande giardino e un perimetro tracciato da un muretto in pietra arenaria, che si congiungeva con un alto cancello in ferro battuto.
Passando per l’ingresso, cercai di capire se ci fosse qualcuno della mia famiglia. Nel piano inferiore vi era un ampio salotto, uno studio per il lavoro, la cucina nella quale mia madre non aveva tralasciato il minimo elettrodomestico, un bagno di servizio e un salone che veniva usato nelle grandi occasioni, come i pranzi di Natale o le noiosissime cene d'affari che mio padre organizzava invitando altri imprenditori e chiedendomi di partecipare, affinché potessi entrare più a contatto con il dinamico mondo imprenditoriale. Avvertì solo la presenza del personale di servizio sul piano superiore, dove vi erano tutte le camere da letto, il bagno con la Jacuzzi ed una stanza che io e mia sorella avevamo arredato per lo svago, portando il tavolo da biliardo, divanetti e svariate alternative per intrattenerci in compagnia di amici.

Come immaginavo, dovetti pranzare da solo anche quel giorno.
Mio padre era in azienda e dubitavo seriamente che sarebbe tornato presto. La Chiba Technology Service era per lui quasi come una seconda casa. Aveva investito denaro e tempo da quando ereditò il piccolo progetto di mio nonno, riuscendo a trasformarlo e portando l’azienda sul mercato internazionale. Ricordo che da piccolo passavo anch'io delle ore con lui nel suo ufficio, portando con me le macchinine che era solito regalarmi. Stavo sul tappeto e spesso gli chiedevo di giocare con me, ma si limitava ad un sorriso e a chiedermi di aspettare perché era molto occupato a sbrigare alcune faccende. Passarono gli anni, smisi prima di chiederlo e poi di andare da lui.
Non avevo un buon rapporto con mio padre. Non ricordo precisamente da quando, ma ad un certo punto i nostri dialoghi iniziarono a basarsi soprattutto sulle ramanzine che arrivavano ogni volta che era costretto a tirarmi fuori dai guai, oppure, su quanto fosse importante che terminassi gli studi per poi ereditare l'azienda che tanto amava. Iniziò seriamente a temere che non me ne importasse niente soprattutto dopo che riuscii a farmi espellere dall'istituto Mugen, uno rinomato istituto privato che formava esperti in economia e giovani manager.
Mia madre di tanto in tanto lo seguiva nei suoi viaggi d'affari, ma lei con il suo amore e la sua pazienza nella mia vita era il pilastro fondamentale, così come in quella di mia sorella Marta.
La mia svampita e estroversa sorella, il mio lato opposto. E' una famosa modella, aveva accettato un contratto di lavoro che l’aveva portata dall’altra parte del mondo, sulle spiagge americane, a sfilare e pubblicizzare la linea di costumi da bagno di una famosa stilista. Con il passare degli anni eravamo riusciti a instaurare un rapporto meraviglioso, fatto di complicità e affetto fraterno. Rido ancora ripensando a quante volte sono stato io a tirarla fuori dai guai e quante altre, da sorella maggiore e premurosa, ha cercato di farlo lei. In qualsiasi parte del mondo si trovasse, il nostro legame sfidava la distanza, sapevo che avrei potuto sempre contare su mia sorella.
Terminato il pranzo, mi diressi in camera mia e mi abbandonai sul letto. L'impianto stereo era una delle cose buone che mio padre mi aveva regalato. Alzai il volume e mi lasciai coinvolgere dagli assoli di chitarra e dal ritmo incalzante della musica rock. The kids aren't alright del gruppo The Offspring si diffondeva nella mia stanza mentre mi perdevo in una serie di pensieri, la maggior parte rincorrevano quanto era successo quella mattina.
Perché ero stato persuaso così facilmente a cedere a quella stupida scommessa?
Indubbiamente aveva influito Seiya, aveva posto la questione come se fosse una sfida e conosceva benissimo la mia indole, non mi sarei tirato indietro davanti a qualcosa che metteva in evidenza i miei possibili limiti. Io non li accettavo.
Bunny, l’incentivo. La conoscevo da appena poche ore e aveva osato fare quanto nessuno aveva mai osato nella sua stessa situazione. A cosa si era appigliata? Per quale motivo mi aveva scelto come suo obiettivo? Per la prima volta mi ero ritrovato nella situazione inversa, non ero più quello che si divertiva a prendere qualcuno di mira, ero il bersaglio.
Questi e altri interrogativi si susseguivano senza logica nella mia mente, fin quando la porta della mia stanza fu spalancata  senza preavviso, con mia grande irritazione.
Entrò Yaten con entrambe le mani sulle orecchie e la bocca che sbraitava qualcosa che mi era incomprensibile, la sua voce era coperta dal rumore delle chitarre e della batteria. Abbassai il volume.
-Com'è che ancora non ti si sono rotti i timpani con questo chiasso assordante?- disse lasciandosi sprofondare sulla poltrona accanto al letto.
-Ciao anche a te, Yaten. A che devo l'onore di questa visita?-
-Siamo di cattivo umore oggi vedo.-
-Sono solo seccato, tutto qui...-
-Non mi offri neanche da bere? – sbuffò.
Gli indicai il minibar alla sua sinistra : - Serviti pure.- ma aveva già fatto da solo.
Mi passò una birra che accettai senza problemi.
- Seiya ha trovato un bel posto per passare la serata.-
- Quale? - gli chiesi.
- Il Cat Scratch Club, non è molto distante da qui. Organizzano diverse serate a tema e a quanto pare questa sera ci sarà uno spettacolo adatto a noi...-
Lo guardai sorridendo, avevo già capito che aveva in mente.
-... Spogliarelliste ! - esclamammo insieme.
- Sei dei nostri? -
- Certo, vengo con voi. -
- Bene! Anche perché ci servirebbe la tua auto...! -
- La mia auto? Pensavo che ognuno ci sarebbe andato con la propria dopo le ultime volte!- scossì la testa, non avrebbero messo piede sul Suv.
- Andiamo, Marzio. Sei l'unico che può guidare! A Seiya non hanno ancora ridato la patente e io Taiki faremmo meglio a evitare, abbiamo appena pagato la multa per aver superato i limiti di velocità la scorsa settimana. Andando per esclusione…-
-... rimane anche Moran! Non mi fido di voi. – la mia immaginazione corse alla carrozzeria nuova di zecca, la vidi ammaccata, i sedili di pelle color panna prendere sfumature di vino rosso misto ad altro. Non potevo rischiare: - Chiamo Moran e gli dico di passare a prenderci.- senteziai.
Yaten guardo l'orlo della sua bottiglia con espressione assorta, come se vi stesse cercando qualcosa e mi disse: - Marzio, ricordi com'è andata a finire l'ultima volta che eri ubriaco? Quando abbiamo dovuto portarti via dalla discoteca. Durante il tragitto hai vomitato sui suoi sedili. Tu non ricordi niente, ma le sue imprecazioni contro di te sono difficili da dimenticare anche per me che ero sbronzo quasi quanto te.-
- Merda...-
- Vedila così: hai una sorta di debito... ci dai tu il passaggio.- disse ammiccando.
- Ma cosa dici, sarebbe accadere a tutti.-
In quel momento bussarono alla porta.
- Signor Chiba? – chiamò una voce che mi era familiare.
- Si? -
- C' è sua sorella al telefono. Vorrebbe parlarle.-
Entra pure.-
La donna di servizio entrò, mi porse il cordless e uscì discretamente. Mi sembrò quasi che Yaten si fosse spostato leggermente dalla sedia.
- E' tua sorella Marta? - mi chiese.
- Ti risulta che ne abbia altre? - scherzai.
-Idiota...- tornò a finire la sua birra e io mi allontanai di pochi passi per parlare al telefono.
- Sorellona! Come va? - dall'altra parte della cornetta sentii uno strano rumore, come se fosse nelle vicinanze del mare.
- Marzio, non potrebbe andare meglio! - la sua voce era più che entusiasta. - Indovina un po' dove mi trovo? -
- Come faccio a saperlo, Marta? Ti sposti come un ciclone per il mondo. Potresti essere ovunque...- risi.
- Sono in Florida, a Siesta Beach! Ho appena finito di sfilare in una location fantastica! Hanno allestito una passerella sulla spiaggia e per la prima volta ho sfilato senza indossare i tacchi, era tutto così surreale! Ora sono in un albergo con il balcone che si affaccia sul mare. In un certo senso mi sembra quasi di essere a casa, ma qui ci sono alte palme e chioschetti di frutta esotica ovunque. Dovremmo venirci insieme qualche volta...-
- Sono contento che ti piaccia, verrei volentieri anche adesso, lo sai.-
- Già, lo so. Lì sempre la solita musica, eh?-
- Indovinato.-
Le sfuggì un sospiro : - Comunque ti chiamo per darti una buona notizia. Tra una settimana sarò lì da te! Torno a casa. Credo che questa volta resterò da mamma e papà molto di più. Ho girato abbastanza per il mondo, credo che mi accontenterò di restare in zona. Ho bisogno di stare un po' di tempo a casa con voi.-
La notizia mi mise di buon umore, Marta mancava da quasi un anno ormai.
- Significa che ti riavrò presto tra i piedi? Tu e le tue stupide manie come quella di svegliarmi di notte per tenerti compagnia durante i tuoi spuntini notturni? - scherzai.
Yaten corrugò la fronte.
Rise al ricordo di quei momenti divertenti: - Non è bello lasciar mangiare sola una persona. Inizia a riabituarti finché non torno.-
- Va bene, ti aspetto allora! -
- Ora scappo fratellino, ho ordinato il servizio in camera e più tardi esco a fare un giro in barca per la costa. Qui è fantastico, l’ho già detto vero?! Ti richiamo presto, promesso. Salutami mamma e papà! Ciao! -
- Sarà fatto. Divertiti..-
Schioccò un bacio e poi riagganciò.
- Allora, ritornando a noi...- mi rivolsi al mio amico.
- Tua sorella sta tornando qui? -
- Si, forse tra una settimana, è stata poco precisa. Perché? -
Il suo strano interesse mi aveva insospettito. Da quando a Yaten importava di mia sorella?
- Oh, niente. Vorrei solo parlarle... sai c'è una mia amica che vorrebbe fare la modella e allora volevo un po’ informarmi...- disse gesticolando.
- Ok. Comunque chiama gli altri, avvertili che abbiamo la mia auto e che se solo le fate un graffio dovrete vedervela con me e con una mazza da baseball.-
- Sapevo che non mi avresti detto di no, Marzio! -
Guardai l’orologio: - vi aspetto qui per le nove, ora credo che passerò da Rea.-
Si alzò in piedi e si avvicinò alla porta : - Certo, vado. Marzio sta attento a lei…-
Mi accigliai : - Perché? -
- Ascoltando vari pettegolezzi... A quanto pare sembra che sia soggetta a perversioni sessuali ultimamente! - scoppiò a ridere e quando mi avvicinai per cacciarlo via, era già uscito.
- Va’ al diavolo, Yaten! -
- Ci andremo insieme dopo questa sera! - gli sentii dire infine da dietro la porta.

Da anni la famiglia Hino era in buoni rapporti con la mia, rapporti favoriti soprattutto dagli affari.
Il padre di Rea aveva lavorato per diversi anni nella Chiba Technology Service prima come responsabile delle pubbliche relazioni, poi dopo un giusto azzardo in borsa e un colpo di fortuna, ne era diventato anche un azionista minoritario, dopodiché con gli introiti aveva deciso di dar vita ad un’impresa di pubblicazioni di vario genere e da allora era sempre in trattativa qualche grosso affare con mio padre. Rea era l’unica figlia e per questo motivo è sempre cresciuta come in una sfera di cristallo, con persone che la riempivano di attenzioni e cure affinché il piccolo e delicato mondo nel quale viveva non venisse mai infranto. Agli occhi di tutti era la ragazza perfetta, in particolare a quelli dei suoi genitori.
Ottimi voti a scuola, bell'aspetto e altre tante ottime qualità che la caratterizzavano.
Peccato però che poche persone conoscevano veramente Rea Hino e il modo in cui riusciva a far cadere tutti ai suoi piedi e ad aggraziarsi chiunque poteva servirle per raggiungere suoi scopi. Ma il motivo per il quale anch'io le stavo attorno, dopo tutto, non sapevo ancora spiegarmelo. Era una volpe furbetta e dannatamente sexy.
Fu lei ad accogliermi all’entrata di casa sua. Come aveva detto quella mattina, era da sola. Mi baciò con foga e subito mi slacciò i bottoni della camicia, per poi buttarla a terra.
- Aspettavo da giorni di averti ancora tra le mie braccia...- mi sussurrò tra un avido bacio e l'altro, guidandomi verso il salotto dove di lì a poco avremmo passato delle ore.
Forse Yaten aveva ragione, l'assalto riservatomi da Rea preannunciava qualcosa che mi avrebbe divertito e soddisfatto per un bel po'.
Passando per la porta, notai la camicia a terra. Quel giorno non avevo fatto altro che spogliarmi.

***

- A volte mi chiedo perché dopo che abbiamo fatto l'amore, scappi via...-
Rea era ancora distesa sul divano e mi guardava rivestirmi mentre fumavo una sigaretta vicino alla finestra.
- Ti sbagli, non sto scappando questa volta. Siamo da soli, non c'è rischio che i tuoi tornino da un momento all'altro.-
Sospirò. - Non mi riferivo a questo.-
- Esco con i ragazzi questa sera.- Tagliai corto, cercando di cambiare argomento.
- Ah, dici sul serio? Non ne sapevo niente. Heles non mi ha avvisata.- disse mentre iniziava a rivestirsi.
- Solo una serata tra uomini, non siete invitate. Spiacente.-
Mi voltai per vedere la sua reazione, detestava essere lasciata da parte e non essere al centro dell'attenzione.
Tante volte, tutte quelle in cui si era trovata a passare con noi le serate aveva catturato le attenzioni di svariate persone, dai proprietari dei locali che non aspettavano altro che liberarsi di noi, ai giovani e eccitati ragazzi presenti nelle discoteche che l'ammiravano ballare.
Quest'ultime per me erano situazioni le più fastidiose, ero costretto ad intervenire se la situazione iniziava a sfuggire di mano e Rea, ne sono sicuro, assecondava tutto ciò che poteva coinvolgermi e avvicinarmi in qualsiasi modo a lei. Studiava tutti i modi per far si che mi innamorassi di lei.
Me lo fece notare Seiya, un giorno dovette placare la furia di lei quando venne a sapere che trovavo interessante una ragazza di primo, la poveretta avrebbe dovuto occuparsi insieme a me degli addobbi per la festa di fine anno e questo non le dispiaceva. Le rese le giornate a scuola impossibili, piene di spiacevoli imprevisti. Solo Seiya riuscì a farla smettere. Lui capiva Rea meglio di tutti noi altri.
- Chiamo Heles e organizzo qualcosa da me allora, oppure usciamo anche noi. Non mi va di passare la serata da sola.- disse, distogliendomi da quei pensieri.
- Buona idea.- mi spostai verso la parte opposta per prendere dal tavolino le chiavi dell'auto, ma non le trovai. - Hai visto il mio mazzo di chiavi?- le chiesi.
Voltandomi la vidi mentre le faceva penzolare con la mano davanti i suoi occhi.
- Eccole... vieni a prenderle! – le pose delicatamente nel suo reggiseno.
Mi avvicinai un po' seccato, lei però era divertita.
- Devo andare, è già tardi.- dissi riprendendomi ciò che mi apparteneva.
Lei mi afferrò per il polso e mi baciò.

***
Il sole era a metà del suo tramonto quando decisi di fare una passeggiata sulla costa prima di tornare a casa. Eravamo nel mese di settembre e la temperatura a quell'ora era perfetta. Non faceva caldo ma si stava bene all'aperto e il vento leggero che soffiava portava con se quel profumo meraviglioso del mare. Adoravo quell’aria che mi faceva venir subito voglia di ispirarla e trattenerla nei polmoni il più a lungo possibile.
Il mare aveva il potere di rilassarmi.
Le altre erano gli esercizi in palestra e lo jogging.
Il mare... sarei potuto stare intere giornate a guardare quell'ampia distesa d'acqua che si fondeva con il cielo.
Feci bene a concedermi quei pochi minuti per me quel giorno poiché quando tornai a casa mi aspettava qualcosa di ben diverso dal rilassante.
I miei genitori erano rientrati ed entrambi erano seduti in salotto. Sfogliavano un giornale e discutevano i pro e i contro dei nuovi personal computer che erano in vendita.
Ero tentato di ritornare indietro ma pensai che dovevo solo salutarli e poi rinchiudermi in camera a prepararmi per la serata.
- Ciao mamma, ciao papà.- dissi e alzarono la testa al mio richiamo.
- Mamoru, tesoro. Pensavamo che fossi in camera tua. Sei stato fuori tutt'oggi?-
- Sono passato a casa solo per un po' e poi è venuto Yaten e...-
Alzò gli occhi al cielo. - Benedetto ragazzo! Lui non fa parte di quei tuoi amici scapestrati con i quali te ne vai sempre in giro, vero? Spero che almeno tu abbia pranzato! -
Mia madre... sempre presente, ma a volte fin troppo. Sempre preoccupata e in ansia per i suoi due unici figli, la sua ragione di vita. La donna più cara del mondo, ma che non riconosce quando inizia a far diventare soffocanti le sue premure. Non gliene ho mai fatta una colpa però. Ama troppo i suoi bambini per fare volontariamente qualcosa capace di dare a entrambi dei dispiaceri.
- Cara, cosa vuoi che sia mezza giornata a digiuno...- Intervenne lui, con il bicchiere di brandy in mano. - Alla sua età cenavo solamente quando avevo tempo, avevo sempre qualcosa da leggere e imparare. Non come giovani d'oggi, privi di senso del dovere e incapaci di essere responsabili.- concluse continuando a sfogliare il giornale.
Mio padre... e i suoi soliti modi di farmi la lezione, arricchendola con le sue esperienze di vita. Non parlava d'altro con me e io ben presto mi sono ritrovato ad avere quasi quel rapporto padre-figlio, che tanto desideravo, con i padri dei miei amici. Il dialogo con il proprio padre è insostituibile, ma con quegli "estranei" avevo la possibilità di rapportarmi, scherzare e informarmi su tutto ciò che volevo, senza aspettarmi una ramanzina dietro un qualsiasi mio commento.
Mio padre. Freddo e distaccato, che vuole insegnare tanto al proprio figlio, senza riuscirci.
Ad ogni modo, risposi solo a mia madre.
- Si, ho pranzato. Ora vado a prepararmi, esco questa sera.-
- Farai tardi? Domani hai la scuola, non dimenticarlo! -
Già, la scuola. Ciò significava non lasciarsi prendere troppo la mano...
- Sta' tranquilla, torno presto. Usiamo la nostra auto.-
E subito mi pentii di averlo detto, quando vidi che mio padre aveva posato il bicchiere sul tavolo con un po' troppa grinta.
- Non spenderò più un soldo né per multe né per altre cauzioni e non verrò ancora a tirarti fuori da qualche caserma, sia chiaro!- esclamò.
- Chiarissimo...- tagliai corto. - Ah, dimenticavo. Ha chiamato Marta.- dissi ad un passo dalla porta del salotto.
- Lo sappiamo, la mia bambina torna la prossima settimana! - disse entusiasta mia madre.
Non mi restava nient'altro da dire, così andai a prepararmi lasciandoli lì a sfogliare il loro giornale e a godersi la loro intimità.
Circa due ore dopo, ero pronto per la serata al Cat Scratch Club.

 
 
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Riecco qui la vostra autrice con il nuovo capitolo !!! ;)
Il primo capitolo ha avuto un buon esito che mi ha reso davvero contenta e mi ha motivata a scrivere ancora! ( Più di quanto lo ero prima :D )
In questo capitolo, al contrario dell'altro che avevo intenzionalmente scritto in modo da suscitare in voi la curiosità per questa storia, ho pensato di entrare a fondo e scoprire qualcosina in più su Marzio e il mondo che lo circonda.
Devo essere sincera, questo capitolo continuava ancora di molte pagine descrivendo la serata del gruppo, ma all'ultimo secondo ho deciso di fermarmi qui. Questo perchè anche ciò che era scritto dopo aveva una certa importanza e la lettura era diventata pesante persino per me che son l'autrice. Perciò aggiornerò a metà settimana, salvo imprevisti!
Ma ritornando al capitolo, ecco a voi la descrizione della famiglia del protagonista, dei suoi rapporti con essa e qualche piccola abitudine svelata.
Che idea vi state facendo di questo Marzio???
Dovrei prepararmi a scappare per averlo fatto sembrare un ragazzino ricco e viziato? :D
Mi spavento da sola per aver stravolto così il mio idolo *___*
Detto questo, spero che anche questo capitolo vi abbia colpito e non deluso ( data anche l'assenza di Bunny) e vi ringrazio infinitamente per aver letto e avermi dato fiducia!
Non perdete il prossimo capitolo!
Vi aspetto al Cat Scratch Club! :D
Debora
   
 
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