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Autore: Shari Deschain    25/09/2011    8 recensioni
Nel riferirgli della sua nuova situazione, con quell'orrido ghigno compiaciuto stampato sul volto, Freezer ha dimenticato che lui è sì uno degli ultimi superstiti della sua specie, ma anche il migliore in assoluto: lui è salvo, e tanto basta perché la sua razza sia salva con lui. Non ha bisogno di nessun altro. {Pre-serie}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nappa, Radish, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vegeta (Big Damn Table)'
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Warning: Pre-serie
Word Count: 1367 (Open Office)
Disclaimer: Vegeta appartiene interamente a Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per disquisire su Vegeta. Così va il mondo.
Note: Scritta per la BDT, prompt 026. Compagni di squadra fanfic100_ita
- Titolo made in Alice in Chains





Last of my kind





Poche ore sono passate da quando Vegeta-Sei è esploso, portandosi via la sua famiglia, il suo regno ed il suo esercito, e tutto ciò che l'ex-erede al trono saiyan riesce a provare a riguardo è un iroso senso di sfida.
Nel riferirgli della sua nuova situazione, con quell'orrido ghigno compiaciuto stampato sul volto, Freezer ha dimenticato che lui è sì uno degli ultimi superstiti della sua specie, ma anche il migliore in assoluto: lui è salvo, e tanto basta perché la sua razza sia salva con lui. Non ha bisogno di nessun altro.
Improvvisamente uno stralcio di conversazione torna alla mente del bambino, e Vegeta si volta verso Nappa, che se ne sta silenziosamente seduto al suo fianco, con lo sguardo fisso nel vuoto.
«Freezer ha detto i saiyan sopravvissuti sono tre. Chi è il terzo?», gli domanda seccamente.
«Un certo Radish, figlio di Bardack», risponde immediatamente Nappa.
Vegeta aggrotta le sopracciglia, cercando di ricordare.
«Non ho mai sentito nominare nessuno dei due», ribatte infine.
«Non è affatto strano. Da quel che so, Bardack era un guerriero di seconda classe e faceva parte delle squadre di conquista; era il capitano ma non credo abbia mai brillato per abilità o potenza fisica. Suo figlio è ancora peggio, credo che sia addirittura una terza classe», e mentre lo dice, Nappa si premura di mettere quanto più disprezzo possibile in quelle parole.
Il bambino manda un leggero gemito, a metà tra l’insofferenza e il disprezzo.
«Che fortuna che si sia salvato», borbotta poi, con sarcasmo.
«Posso sempre provvedere io, se lo desideri»
Vegeta fa schioccare un paio di volte la lingua, considerando l’idea, ma alla fine scuote il capo.
«No, lascialo vivere. Perfino una terza classe è migliore di questi buoni a nulla che compongono l’esercito di Freezer. Inoltre un saiyan in più può sempre essere utile, in un modo o nell’altro», e mentre il bambino pronuncia queste parole, Nappa sente un brivido freddo, che sa quasi di predestinazione, scendergli giù per la schiena.
«Come vuoi, principe Vegeta», mormora comunque, obbediente.


Non avendo nessun altro posto dove andare, i saiyan vengono trasferiti su una delle navicelle di Freezer. Nessuno di loro ne è particolarmente contento, e Vegeta meno che mai, soprattutto in quel momento, mentre cammina lentamente per i corridoi senza guardarsi intorno. Ha girato quasi una decina di edifici e, nonostante gli pesi ammetterlo, si è ormai completamente perso.
Non che sia colpa sua, ovviamente: quella maledetta piattaforma orbitante è stata costruita da veri imbecilli. Sia i corridoi che le stanze sono perfettamente circolari e, gira che ti rigira, per quanta strada uno riesca a fare, si ritrova sempre allo stesso posto. Oppure in un posto identico a quello da cui si è partiti, che è anche peggio.
Indispettito e con i nervi a fior di pelle, il bambino spalanca l’ennesima porta grigioverde con una violenza tale che il poveraccio che sta dall’altra parte viene scaraventato a terra.
Vegeta si gira ad osservarlo, ma solo perché il fracasso gli ricorda vagamente il rumore di piatti infranti e, difatti, l’alieno giace, dolorante, in un cumulo di stoviglie rotte.
«Dov’è la mensa?», chiede il principe, puntando i suoi occhi freddi dritti in quelli del povero inserviente che, senza nemmeno tentare di dissimulare il terrore, arretra contro il muro.
La base non è poi così grande e le notizie si diffondono in fretta, senza contare che la presenza di un moccioso in quel covo di mercenari non passa di certo inosservata. Soprattutto perché suddetto moccioso non fa assolutamente nulla per non farsi notare.
Le varie voci che circolano per i corridoi concordano solo su una cosa: meglio stargli alla larga.
Memore di questo, l’alieno muove a disagio le sue quattro mani e, tremando, si affretta ad indicargli il corridoio di destra.
Vegeta si allontana, a passo più svelto questa volta.
Quando la porta della mensa si apre davanti a lui, il principe si trova ad osservare un'enorme sala (anch’essa rotonda, ovviamente) gremita di persone. Il vociare non è molto alto, poco più che un brusio in realtà, ma è così fitto da dare il mal di testa.
Sempre più infastidito, Vegeta fa scorrere lo sguardo sui vari gruppetti radunati intorno ai tavoli, fino ad individuare la considerevole sagoma di Nappa, china su un piatto ricolmo di carne.
Accanto a lui c’è un ragazzo dagli assurdi capelli lunghi quasi fino ai piedi e, a meno che la coda arrotolata intorno alla vita non sia posticcia, dovrebbe essere l’altro saiyan sopravvissuto.
Ad occhio, Vegeta stabilisce che deve avere una decina d’anni in più di lui e, sempre ad occhio, lo classifica immediatamente come terza classe. Lo scouter gli dà poi ragione, mostrandogli un livello di combattimento quasi irrisorio rispetto a quelli che era abituato a riscontrare negli altri saiyan. Il fatto che nessuno dei due si accorga della sua presenza, nonostante sia a pochi metri da loro, lo indispettisce ancora di più.
«Nappa!», chiama, e la sua voce, sebbene nemmeno troppo alta, richiama l’attenzione della maggior parte degli astanti, che si voltano a guardarlo.
Vegeta non ci fa caso, d’altra parte è abituato ad essere sempre al centro dell’attenzione e avere degli occhi puntati addosso non gli fa né caldo né freddo.
Nappa, intanto, si alza pesantemente dalla sua sedia e gli si avvicina, esitante. Non c’è mai da star tranquilli con Vegeta: sarebbe capace di farti saltare via la testa solo per abbattere la noia. L’altro saiyan, invece, si irrigidisce visibilmente alla vista del nuovo arrivato.
Dopo aver preso possesso sia del posto di Nappa, sia della sua cena, il bambino alza lo sguardo sugli altri due.
«Beh?», domanda, intuendo dalla posa tesa di entrambi che c'è qualcosa che devono riferirgli.
Grattandosi la testa calva, Nappa si mette a sedere sulla sedia al suo fianco e fa un grosso respiro. Meglio togliersi subito quel peso dallo stomaco, pensa.
«Freezer vuole che lavoriamo per lui. Come mercenari», inizia.
L'altro fa un gesto seccato. «Questo lo so»
Nappa tira un sospiro di sollievo e passa alla parte più facile.
«Ci è stato... chiesto di partire al più presto. Ho già le coordinate del pianeta che dobbiamo conquistare. Ci hanno chiesto anche di organizzare una squadra»
«Non voglio nessuno di questi idioti tra i piedi», sbotta Vegeta immediatamente, lanciando uno sguardo di puro disgusto ai soldati, che se ne stanno stravaccati intorno ai tavoli a parlare del più e del meno, lamentandosi poi della fatica di montare il turno di guardia.
Se Freezer avesse tentato di appiopparglieli, glieli avrebbe restituiti indietro in un barattolino.
«Lo avevo immaginato» risponde invece Nappa, ora più rilassato, passandosi un’unghia tra i denti.
«Per questo ho fatto in modo che la nostra squadra venisse limitata a noi saiyan», continua poi, con un mezzo ghigno. Vegeta si limita a scoccargli uno sguardo inespressivo e torna a dedicarsi alla cena. Nappa decide di prenderlo come un assenso.
«E… hanno accettato?», chiede un attimo dopo Radish, intervenendo nella discussione per la prima volta. Nappa finisce di togliersi i rimasugli di cibo ancora incastrati tra gli incisivi, poi solleva le grosse spalle in un gesto noncurante.
«Sarebbe stupido non concedere a Vegeta quello che vuole», dice semplicemente e Radish annuisce. Non gli riesce affatto difficile crederlo.
Il principe, intanto, ignorando totalmente sia la conversazione che i borbottii alle sue spalle, continua tranquillamente a masticare la sua carne.
«Quindi... ora siamo compagni di squadra?», domanda ancora Radish.
Notando l'occhiataccia scoccatagli da Nappa, il saiyan capisce di aver appena fatto un passo falso. E in realtà lui vorrebbe non fare domande tanto stupide, davvero, ma ha sedici anni e nessuna certezza al mondo. E neanche più un mondo, se è per questo.
Vegeta alza lo sguardo dal piatto e lo fissa per la prima volta direttamente in quello di Radish.
L'attimo prima che il bambino si appresti a rispondere è curiosamente silenzioso.
«Io sono il principe dei saiyan, non il tuo compagno di squadra. Voi siete i miei sudditi», sibila con la sua voce infantile, calcando bene sulle parole. «Non siete altro che soldati che devono obbedire ai miei ordini. Chiaro?»
«Chiaro», replicano all'unisono i due.
E l'identica sensazione di fatalità, provata pochi giorni prima, torna a scuotere sia i sensi di Nappa sia quelli del suo nuovo compagno.

   
 
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