Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Martyx1988    25/09/2011    4 recensioni
Secondo capitolo delle avventure di Ayame, reincarnazione di Afrodite, e delle sue Sacerdotesse. Sconfitto Efesto, la pace sembra tornata sulla Terra, finchè un nuovo nemico non si presenta, costringendo la dea ad una fuga al Grande Tempio. Sarà l'occasione per tre ragazze di conoscersi meglio e di conoscere nuovi amici e le loro storie...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'La Dea dell'Amore'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Babylon
(seguito di "A Divine Love")

9- Dal tramonto all'alba


Ad Ayame fece uno strano effetto passare dalla notte tinta di stelle di Tokyo al caldo tramonto di Atene. Non erano passati che pochi minuti dalla loro partenza, esattamente come aveva predetto Kanon, eppure a lei sembravano un'eternità.

Era strabiliante quante cose potessero succedere in pochi minuti. A lei erano bastati per percorrere migliaia di chilometri, riabbracciare il suo uomo e sincerarsi delle sue condizioni, rivedere amici vecchi e nuovi e ritornare indietro. Ma soprattutto le erano bastati per passare dall'essere sull'orlo della disperazione allo straripare di determinazione e ottimismo riguardo al suo futuro.

Va un po' meglio?” le chiese Mu, dopo averle lasciato la mano.

Ayame annuì vigorosamente e riuscì anche a sorridere. “Grazie di tutto” gli disse poi, sinceramente riconoscente. In quel momento, a mente lucida, poteva ben immaginare che rischio avesse corso il Cavaliere ad andare contro il volere del suo maestro teletrasportando entrambi in Giappone.

Mu rispose con un gesto noncurante, per poi avviarsi verso le Dodici Case, seguito da Kanon.

Già, Kanon. All'ultimo momento aveva deciso di trascinare anche lui in quel viaggio da incoscienti attraverso lo spazio e il tempo, senza nemmeno chiedergli cosa ne pensasse e dopo che si era procurato quelle terribili bruciature per fermare la sua folle corsa. Ayame sentì il bisogno di dirgli qualcosa, qualsiasi cosa.

Kanon?” lo chiamò, incerta della sua reazione.

Il Generale lasciò proseguire Mu e si voltò verso Ayame, che lo raggiunse in breve.

Ascolta... mi dispiace, per tutto. Per le scottature e... per averti portato con noi...”

Sì, beh, il viaggio me lo sarei evitato volentieri” confermò lui, bloccando le scuse di Ayame. “Odio gli incontri lacrimevoli. Ma per queste”, si guardò le bruciature, “non c'è da preoccuparsi, credo. Mu me le sistemerà stasera in poco tempo”

Bene” si sforzò di sorridere Ayame. “Comunque, io non volevo far del male a nessuno, non so come sia successo”

Se è per questo, nemmeno io, ma forse Shaka ne sa qualcosa di più. Ti conviene parlargliene domani, o rischi di bruciarli i boccioli, invece che farli fiorire”

La bionda fece per ribattere, quando le sorse spontanea una domanda: come faceva Kanon a sapere del compito assegnatole da Shaka? Che gliel'avesse detto lui? A che scopo? Forse perché era stato Kanon a chiederglielo?

Hai finito di fare domande?” Kanon interruppe bruscamente la sua valanga di dubbi. “Le mie braccia cominciano a fare seriamente male, vorrei andare a farmele curare”

Co... ma... hai sentito quello che stavo pensando?” chiese Ayame, sconcertata.

Sì” rispose il Generale con superficialità.

'Sì'? Solo 'sì'? Ti sei intrufolato nella mia testa e tu mi rispondi con un inutile 'sì'?”

Sì. Ci vediamo, divinità da strapazzo”


Sono tornati” comunicò Camus alle Sacerdotesse, dopo aver percepito la comparsa dei cosmi di Mu e Kanon in fondo alla scalinata delle Dodici Case.

Dopo la fuga di Ayame, aveva lasciato agli altri due l'onere di inseguire la ragazza e di convincerla a tornare. Quando aveva sentito i loro cosmi scomparire, aveva intuito che Ayame doveva essere stata più convincente. Aveva quindi comunicato la cosa a Galatea e Psiche, mandandole totalmente in agitazione, la sua ospite in primo luogo. Sembrava terrorizzata all'idea che potesse succedere qualcosa ad Ayame e si era sentito in dovere di tranquillizzarla.

È con due guerrieri preparati e potenti. Non corre alcun rischio” le aveva detto, ma le sue parole non aveva sortito l'effetto desiderato.

Era poi sopraggiunto nell'atrio il Gran Sacerdote, il volto stanco e tirato composto in un'espressione impassibile. Il silenzio era calato tra loro quattro. Non era un mistero che Shion non vedesse di buon occhio le tre nuove arrivate, Ayame specialmente, e quel colpo di testa della ragazza rischiava di peggiorare la situazione. Probabilmente conscia di questo, Galatea si era gettata ai piedi di Shion poco dopo la sua comparsa, supplicandolo di non punire Ayame e di comprendere le ragioni del suo gesto.

Lei e Hyoga sono quasi morti per conquistarsi la libertà di amarsi” gli aveva spiegato, levando verso il Celebrante il volto rigato di lacrime. “Perdere lui significa perdere una ragione fondamentale di vita per Ayame, soprattutto adesso. Vi prego, Eccellenza, cercate di capire”

Shion era rimasto spiazzato da quella supplica e non aveva ribattuto niente sul momento. Si era, poi, trovato ancora più in difficoltà quando anche Psiche gli si era inginocchiata davanti, con un espressione di ferma decisione nettamente in contrasto con quella supplice della compagna d'armi.

Sappiamo che la nostra signora ha molti difetti, ma forse questa devozione verso l'uomo che ama è il miglior pregio che possieda” aveva aggiunto la Rosa a quanto già detto da Galatea. “Se riuscite anche voi a vederla sotto questo punto di vista, vi preghiamo di non prendere provvedimenti nei suoi confronti”

Il Gran Sacerdote aveva sospirato e aveva chiuso gli occhi per qualche secondo, quindi si era chinato per prendere le due giovani ai suoi piedi per le braccia.

Alzatevi, Sacerdotesse. Non è degno del vostro rango prostrarvi ai miei piedi”

Si erano rimessi tutti e tre in piedi. Galatea si era asciugata alla bell'e meglio il viso col dorso della mano e aveva lanciato un breve sguardo a Camus, per poi rivoltarsi col volto acceso da un lieve rossore.

Attenderemo il ritorno della vostra dea qui, insieme, d'accordo?” aveva infine domandato Shion, accondiscendente. Le due ragazze avevano annuito e di nuovo il silenzio era calato.

Galatea e Psiche avevano preso posto sui primi scalini davanti all'atrio e la bionda era sembrata a Camus fermamente convinta a non voltarsi verso di lui. Il Cavaliere non aveva saputo comprendere se quell'atteggiamento fosse dovuto al modo in cui l'aveva trattata all'Undicesima oppure all'imbarazzo per quanto successo col Celebrante poco prima. Stava di fatto che lui, invece, non riusciva a staccare gli occhi dalla sua schiena. La sua devozione verso Afrodite l'aveva profondamente colpito, forse perché non era ancora riuscito ad inquadrare quella fanciulla come sacro guerriero quale era. Non che non la considerasse una sua pari, ma Galatea aveva sempre dimostrato una freschezza e una fragilità che poco si sposavano con la figura di una Sacerdotessa guerriera. Forse era per questo motivo che Camus la trovava sempre più interessante. Quel caldo che sentiva ogni volta che incontrava il suo sguardo cominciava a diventare stranamente piacevole e l'idea lanciata da Milo di invitarla fuori non gli sembrava più così abominevole. Poteva essere un'occasione per conoscere meglio quella ragazza a lui fisicamente vicina in quel momento, ma che percepiva ancora a chilometri di distanza.

Quando comunicò ai presenti del ritorno di Ayame, Kanon e Mu, le Sacerdotesse scattarono in piedi e presero a scrutare il fondo della lunga scalinata, dove, poco dopo, comparve la figura di Mu, seguita a breve distanza da Kanon e, quindi, da Ayame.

Una volta intravista la ragazza, entrambe si voltarono a guardare di sottecchi Shion, che si era avvicinato a loro. Il suo volto era imperscrutabile e fisso a seguire la risalita del suo allievo e di Ayame.

Dopo minuti interminabili, Mu e la ragazza emersero dalla Dodicesima Casa e si accinsero a salire verso la Tredicesima. Galatea e Psiche anticiparono, però, l'incontro, correndo verso Ayame. La prima gettò le braccia al collo alla ragazza, sorprendendola, mentre Psiche mantenne la sua compostezza di sempre e si limitò a sorriderle sollevata.

Scusatemi per avervi fatto preoccupare, ma sto bene. Stanno bene tutti” le rassicurò Ayame, per poi procedere con la scalata insieme alle due Sacerdotesse.

Una volta giunta davanti a Shion, questi smise di parlare con Mu e puntò il suo sguardo ametista su di lei. Non sapeva cosa aspettarsi da lui, il suo volto non lasciava trasparire nulla né lei sapeva se sentirsi nel torto o nella ragione. I piani di sabotaggio dell'estate del Celebrante erano chiusi in un cassettino remoto della memoria di Ayame, passati in secondo piano rispetto a tutto quanto era accaduto in quei pochi minuti.

Riuscì, comunque, a sostenere lo sguardo di Shion finché non ruppe il silenzio.

Sembri molto stanca. Vuoi andare a riposare?” le domandò semplicemente, senza dare alla sua voce un'inclinazione particolare. Neanche un rimprovero od un'ammonizione. Che fine aveva fatto il Gran Sacerdote acido e velenoso del giorno prima?

Dopo un attimo di spiazzamento, Ayame rispose gentilmente “Sì, ne ho proprio bisogno”.

Shion si spostò per lasciarle libero il passaggio. Ayame entrò alla Tredicesima dopo aver congedato le sue Sacerdotesse. Percepì lo sguardo del Gran Sacerdote fisso sulla sua schiena finché non girò l'angolo per imboccare il corridoio che conduceva alla sua stanza.


Quella notte, le tre ragazze dormirono tutte un sonno profondissimo e tranquillo, fiaccate dagli eventi che avevano reso la loro giornata più intensa del previsto.

Il sonno profondo e beato di Ayame durò fino alle prime luci dell'alba, quando l'incubo del baratro senza fondo tornò a farle visita. Di nuovo la caduta senza fine sotto quegli occhi maligni, di nuovo il buco nero delle fauci di Mikyo, di nuovo il risveglio traumatico e le lacrime agli occhi. Come si era ripromessa la notte precedente, Ayame cercò di focalizzare il panorama della notte greca per rilassarsi e calmare i battiti del suo cuore.

Poco dopo il brusco risveglio, Selene bussò alla porta, come da copione, per portarle la colazione.

Ti senti bene?” le chiese, preoccupata, la bambina, dopo averla vista in faccia. Doveva avere proprio una brutta cera.

Certo! Mai stata meglio” mentì Ayame, tirando la bocca in un sorriso falso.

Selene se ne andò, non del tutto convinta, dopo averle comunicato che Shaka la aspettava alla Sesta Casa quella mattina.

Ayame andò allora in bagno a risciacquarsi nella speranza che il suo aspetto migliorasse, cosa che avvenne, in parte, solo dopo una mano pesante di fondotinta e correttore per le occhiaie.

Aveva lo stomaco ancora chiuso per l'agitazione derivata dall'incubo, perciò lasciò il vassoio così come le era stato recapitato e se lo portò appresso nella sua discesa verso la Casa della Vergine. Non voleva sprecare quel ben di dio e sperava che qualcuno dei custodi dei templi ne avrebbe approfittato. Alla Decima, Shura prese solo qualche assaggio perché era ancora appesantito dalla cena della sera prima. All'Ottava, invece, Milo non fece complimenti e si prese tutto il vassoio.

Sai, oggi ho un sacco da fare” spiegò con mezzo croissant in bocca. “Mi servono energie”

Ayame non indagò oltre riguardo agli impegni di Milo e procedette fino alla Sesta Casa.

Varcata la soglia, si ritrovò immersa in un'atmosfera di irreale serenità che riuscì a scacciare l'ultima traccia di turbamento che il sogno aveva lasciato nella sua testa.

È bene che l'oscurità non si faccia largo nella tua mente, se vuoi riuscire nel tuo intento di rinascere, Afrodite”

La voce di Shaka la raggiunse da un antro non troppo distante dall'ingresso della Sesta. Un enorme fiore di loto troneggiava tra le colonne e, sopra di esso, il Cavaliere levitava nella sua posa meditativa, emanando un'energia talmente grande che persino nelle sue condizioni di normale essere umano riusciva a sentirla.

Mi dispiace” disse istintivamente Ayame.

Shaka sorrise, ma non si mosse.

Posso capire che non sia facile mantenere la serenità quando un incubo del genere viene ogni notte a farti visita” continuò l'asceta, per poi tornare serio “Ma devi cercare di essere più forte delle tue paure, altrimenti esse ti tireranno sempre più verso il fondo. O peggio”

Nel pronunciare le ultime due parole, Shaka aveva aperto gli occhi, dando al suo cipiglio un'ulteriore nota di serietà che riuscì ad intimorire Ayame. Cosa poteva esserci di peggiore della sua condizione?

In che senso 'peggio'?” domandò per esternare il suo cruccio.

Parlo di quanto successo ieri sera, di ciò che la paura e la preoccupazione per le sorti di Hyoga ti hanno fatto fare”

Lo so, non sarei dovuta fuggire, ma non riuscivo a ragionare e...” iniziò a giustificarsi Ayame, ma si interruppe quando vide Shaka scuotere la testa.

Non parlavo di questo, ma di ciò che hai fatto ad Aldebaran e Kanon” spiegò ulteriormente Virgo, sempre con gli occhi pervinca puntati sulla ragazza.

Non volevo fare loro del male, giuro...”

Ma l'hai fatto. In quel momento erano ostacoli sul tuo cammino e li hai feriti per raggiungere l'obiettivo. Ringraziando il cielo il cosmo che in te è ancora profondamente addormentato, altrimenti chissà cosa avresti potuto causare loro”

Shaka era sinceramente preoccupato per tutta quella situazione. Quando, la sera prima, Kanon e Aldebaran si erano presentati da Mu per farsi curare, l'Ariete l'aveva subito fatto chiamare perché, per la prima volta, non era stato in grado di curare completamente una ferita banale come una bruciatura. Shaka aveva esaminato i segni sulle braccia e sulle mani dei due guerrieri a fondo e aveva riconosciuto le tracce di un cosmo arrabbiato e cupo, nonché di ingente potenza. Si era fatto allora spiegare da cosa erano state procurate quelle ferite e aveva capito che bisognava porre rimedio a quella situazione.

Mentre osservava impassibile Ayame, capì che anche la ragazza era profondamente preoccupata ed era comprensibile. Probabilmente non aveva mai raggiunto la massima espansione del suo cosmo divino, né tanto meno ne conosceva le ombre. Perché ogni cosmo, si ripeté per l'ennesima volta nella sua vita Shaka, ha luci e ombre.

Il Cavaliere abbandonò la posizione del loto per avvicinarsi ad Ayame, il cui sguardo spaventato si era spostato a terra.

Mi dispiace” si scusò subito. “Non volevo allarmarti ma è importante che tu capisca questo. Ogni cosmo, grande o piccolo che sia, può tendere alla luce o all'oscurità e a seconda della sua inclinazione ha effetti diversi. Per quanto sia la nostra volontà a decidere questa inclinazione, sono le emozioni e gli stati d'animo ad influenzare la nostra scelta. Serenità, fiducia, determinazione portano il nostro cosmo verso la luce. Rancore, invidia, desiderio di vendetta, paura lo portano verso il buio”

Ayame tornò a guardare il suo mentore. Non aveva più l'espressione severa di poco prima e le palpebre erano di nuovo chiuse.

Perché la paura porta all'oscurità?” osò domandare, sperando di non apparire troppo ingenua od ottusa.

La paura mina le nostre convinzioni, fa vacillare la nostra volontà. Per paura di perdere o, al contrario, di non ottenere qualcosa, spesso si sceglie la più rapida via del male che quella impervia del bene. Capito cosa intendo?”

Ayame ripensò agli avvenimenti di poche ore prima, alla paura per Hyoga e alla reazione istintiva che essa aveva provocato. Non una delle sue azioni era stata ponderata, aveva dato libero sfogo alla sua parte più irrazionale, che con ogni probabilità era giunta ad attingere forza da quella parte di lei ancora addormentata.

È stato il mio cosmo a causare le bruciature di Aldebaran e Kanon” concluse Ayame. “Per paura ho lasciato che il mio istinto risvegliasse una parte del mio cosmo per aiutarmi a raggiungere il mio obiettivo. È così?”

Shaka annuì, sorridendo soddisfatto.

Bada, non sto dicendo che l'istinto porti al male. Anzi, sai perfettamente quante volte ricorrere ad esso sia fondamentale per salvarci la vita. Ma non bisogna cedervi e lasciare che siano le nostre emozioni a comandarci. Tu stessa hai visto che effetto può avere una scelta del genere”

Mi dispiace davvero per quanto accaduto, Shaka, ma penso di aver imparato la lezione” disse Ayame e Shaka seppe subito che era vero. Consapevole di ciò che aveva fatto, sentiva che era più serena e determinata a portare avanti la sua rinascita.

Si congedò da lei per un attimo e scomparve tra le colonne del tempio, per riemergere con un bocciolo di rosa tra le mani che porse ad Ayame.

Sai cosa devi fare” le disse dopo che la ragazza lo ebbe preso dalle sue mani.

Questa annuì, ma rimase sulla soglia della casa, incerta sul da farsi, mentre Shaka tornava sul fiore di loto. Si guardò un attimo intorno, per cercare un posto in cui mettersi a lavorare, ma l'atrio della Sesta era spoglio di qualsiasi minimo comfort, eccezion fatta per la postazione di meditazione di Shaka.

Ehm, Shaka?” lo chiamò allora, piano per paura di distrarlo da qualsiasi cosa stesse facendo.

Che c'è, Ayame?” rispose lui, accondiscendente.

Dove posso mettermi a fare... questo?”

Dove più ti aggrada, basta che resti nei confini del Santuario”

Bene, ottimo! Allora... ci... vediamo dopo” si congedò titubante la bionda, mentre arretrava verso l'entrata della Casa della Vergine. Shaka non accennò a muoversi né a rispondere, allora Ayame si voltò e prese a scendere le scale verso il tempio del Leone. Aiolia la salutò cordialmente e le permise di passare. Giunta alla Casa del Cancro inciampò in una maschera dal naso eccessivamente prominente e cadde a terra imprecando in modo poco fine e divino, con la faccia a pochi centimetri da quella di pietra di un uomo estremamente brutto.

Ehi! Occhio a non rovinarmi la tappezzeria ogni volta che passi!” le urlò Death Mask da qualche oscuro meandro del tempio.

Ayame cercò di mantenere quel poco di serenità che aveva recuperato da Shaka e procedette verso la Terza Casa, che trovò vuota. Rimase leggermente delusa dall'assenza di Kanon. Dopo il discorso con Virgo, sentiva il bisogno di chiedergli nuovamente scusa. Le si presentò, però, l'occasione di farlo con Aldebaran, che comparve, poco dopo il suo arrivo, sulla soglia della Terza.

Ciao! Come sta la mano?” gli chiese subito, andandogli incontro.

Buongiorno, bellezza!” la salutò calorosamente, mostrandole poi la mano bendata. “Va benone! Sono morto e risorto, una bruciatura cosa vuoi che sia?”

La ragazza si sciolse in un sorriso davanti all'espressione bonaria del Cavaliere.

Bene, sono contenta. Mi dispiace molto, non volevo farvi del male...”

Ah, non starci a pensare! È andato tutto bene, alla fine, no?”

Sì, ma...” provò ancora a scusarsi lei, ma il Toro non voleva sentir ragioni, era un fiume in piena di affabilità.

E se quel brutto muso di Kanon dice il contrario, tu vieni a dirlo al vecchio Al, capito?”

E cosa pensa di fare, a quel punto, il vecchio Al a quel brutto muso di Kanon?”

Un silenzio gelido cadde sotto la volta della Terza Casa. Aldebaran si voltò con estrema lentezza verso l'entrata del tempio, dove Kanon si stava spogliando delle sue vesti di Generale con lo sguardo fisso verso gli altri due.

Ahah!” rise il Toro, per smorzare la tensione. “Ti darei un amichevole assaggio del mio Great Horn, che altro? Ma tanto non sei arrabbiato per l'incidente di ieri con la signorina, no?”

Aldebaran passò un braccio massiccio attorno alle spalle sudate di Kanon, che nel frattempo si era addentrato nella Casa e in quel momento guardava seriamente Ayame. Questa, in soggezione, prese a giocare col bocciolo che teneva in mano, nel tentativo di mascherare l'ansia che provava mentre attendeva la risposta del Generale. Risposta che si fece attendere per infiniti attimi, in cui la ragazza sbirciò l'espressione di Kanon, sempre impassibile e sempre puntata su di lei.

No, naturalmente no” disse infine il guerriero, e Ayame si lasciò scappare un sonoro sospiro di sollievo.

Le consiglio, tuttavia, di non perdere tempo qui e di andare a fare ciò che le è stato assegnato” continuò poi, parlando in una distaccata terza persona. “Questo non è il posto giusto per concentrarsi”

Sì, certo, io...” ribattè in fretta Ayame, dileguandosi prima di mettere insieme una frase sensata.

Aldebaran la seguì con lo sguardo mentre correva verso Rodorio, mentre Kanon non accennò nemmeno a voltarsi, fingendosi impegnato a sfilarsi i bracciali dell'armatura.

Lo sai, quando fai così sei veramente un brutto muso” lo accusò il Toro, meno bonariamente del solito, prima di lasciarlo per proseguire la salita.

Una volta solo, Kanon si sentì libero di pensare che era meglio essere un brutto muso e tenere Ayame lontana da lui, che fare il socievole e passare le notti insonni come quella precedente a causa sua.


Quella mattina era il turno degli allievi di Milo di allenarsi all'arena. In teoria si sarebbe dovuto dividere lo spazio con Shaka, ma il compagno non aveva allievi al momento e sembrava molto preso dal recupero di Ayame. Di questo aveva subito approfittato Aphrodite, che aveva chiesto una piccola parte dello stadio per un allenamento con Psiche.

La ragazza doveva essere scesa all'arena molto presto, perché Milo la trovò già attiva e a far volteggiare con grazia un'arma. Poteva essere l'occasione propizia per invitarla fuori, pensò lo Scorpione, ma l'ammonimento di Aphrodite della sera prima gli tornò a ronzare nelle orecchie. Era anche vero che mancava poco a venerdì e che, senza l'appoggio di quell'ingrato di Camus, ottenere una risposta affermativa dalla Sacerdotessa iniziava a risultare un'impresa titanica.

Non era, tuttavia, il tipo che si arrendeva facilmente e, forte di questa convinzione, mosse i primi passi verso la zona di allenamento di Psiche. Questa lo vide avvicinarsi, ma si ostinò a guardare dritta davanti a sé finché Milo non le si fermò a pochi passi.

Siamo mattiniere, oggi” esordì il Cavaliere, sorridente.

Non mi piace perdere tempo” ribattè lei, seria e senza fermarsi.

Nemmeno a me, a dire il vero. Pare che abbiamo qualcosa in comune”

Così pare, ma finché è solo questa piccola cosa, non mi preoccupo” commentò acida lei, senza smettere di agitare la lancia con cui si stava allenando.

Eppure sono fermamente convinto che abbiamo più di questa piccola cosa in comune” continuò Milo, senza scoraggiarsi.

Lasciami indovinare: è stata Galatea a dirtelo?” lo provocò Psiche, pur sapendo che non era vero. La compagna le aveva assicurato di non aver rivelato nulla al Cavaliere e si fidava delle sue parole.

Milo sorrise. “No. L'ho intuito da solo”

Psiche smise di far volteggiare l'arma e degnò lo Scorpione della sua attenzione. “Allora hai davvero un pessimo intuito”

Oh, io non credo proprio. E te lo posso dimostrare”

Psiche non rispose, ma gli rivolse uno sguardo più che scettico.

Da quello che ho visto, cara Psiche, sono quasi sicuro di riuscire a disarmarti della tua lancia in meno di dieci secondi, mentre tu non riusciresti a riprendertela in meno di cinque minuti”

La provocazione nelle parole di Milo era lampante, ma la Sacerdotessa non era intenzionata a cedervi facilmente, anche se la tentazione era forte.

E se invece riuscissi a non farmi disarmare o a recuperare la lancia entro i cinque minuti?”

Mi stai chiedendo qual è la posta in palio? Dunque, se vinco io, mi concederai un appuntamento, diciamo per venerdì sera. Se vinci tu...”

La smetterai di ronzarmi intorno come un moscone su una cacca”

Quanta poca autostima, Psiche!” le fece notare con un mezzo sorriso e azzardando un mezzo passo nella sua direzione. La ragazza non tentò di mantenere le distanze, ma sostenne il suo sguardo. “Nel tuo caso starebbe meglio 'come un'ape su una rosa'”

Mentre parlava, Milo aveva continuato la sua avanzata, lo sguardo fattosi magnetico puntato su Psiche, che ne era rimasta totalmente calamitata. La sua presa sulla lancia si era allentata notevolmente, esattamente come Milo aveva previsto.

... nove, dieci”

Con un gesto fulmineo, il Cavaliere disarmò Psiche. Questa parve risvegliarsi dallo stato di ipnosi in cui era caduta e, dopo aver realizzato di essere caduta nella trappola di Milo come una ragazza qualsiasi, lanciò al ragazzo uno sguardo assassino.

Ti conviene sbrigarti, ti restano solo quattro minuti e mezzo per riprendertela”

Psiche non se lo fece ripetere due volte e si lanciò all'attacco dello Scorpione, senza risparmiarsi. La notevole esperienza di Milo, però, dava a quest'ultimo un vantaggio non indifferente, aiutato anche dal fatto che era la rabbia a guidare gli attacchi di Psiche, rendendola prevedibile.

Dopo quasi due minuti ininterrotti di assalti, la lancia era ancora saldamente nelle mani di Milo e il Cavaliere pareva fresco come fosse appena sveglio, mentre Psiche iniziava ad accusare una certa stanchezza che la convinse a calmare gli animi e a cambiare strategia. Doveva recuperare quell'arma, ne andava del suo orgoglio di guerriera e non solo. I suoi attacchi si fecero più studiati e riuscirono, alcune volte, a cogliere Milo di sorpresa. Tuttavia anche lo Scorpione sembrava intenzionato a non perdere la sfida e trovava sempre un modo per non perdere la lancia dalle mani. Le cose si fecero, poi, ancora più ardue per lui quando Psiche decise di ricorrere alle sue rose, costringendolo a sfruttare anch'egli la sua mossa segreta, ma solo a scopo difensivo. Non sarebbe mai riuscito a colpire intenzionalmente la Sacerdotessa con la Scarlet Needle.

Allo scoccare del quinto minuto, Milo decretò la sua vittoria immobilizzando Psiche tra il suo corpo e l'asta della lancia.

Trecento secondi... che fanno cinque minuti... direi che ho vinto” mormorò all'orecchio di Psiche, tra un ansimo e l'altro.

Questa gli lanciò uno sguardo carico di astio, ma non ribattè, consapevole di essere l'unica responsabile di quella sconfitta. Molte erano state le occasioni per sopraffare l'avversario ma, forse inconsciamente, non ne aveva sfruttata neanche una.

Milo allentò la presa su di lei, che si allontanò sollevando la lancia con poca grazia e si diresse a passo spedito verso l'uscita dello stadio.

Passo a prenderti alle otto!” le urlò dietro il Cavaliere, ma Psiche parve non ascoltare. Sulla soglia dell'uscita, però, la Sacerdotessa si fermò e si voltò verso di lui.

Vedi di essere puntuale, almeno!” gli urlò di rimando, per poi proseguire il suo cammino.


Come, scusa?” domandò Galatea, sicura di non aver capito bene quello che Camus le aveva appena chiesto. Sicuramente aveva frainteso, era appena sveglia ed era facile capire fischi per fiaschi. Inoltre era pienamente convinta che Camus non era tipo da chiedere a chiunque fosse di uscire con lui.

Mi chiedevo se ti andrebbe di uscire, venerdì sera... con me” ripetè il Cavaliere, più lentamente, smentendo la Sacerdotessa su tutta la linea. Tuttavia Galatea non riusciva ancora a realizzare la serietà della richiesta, non quando ricordava perfettamente la freddezza con cui Camus l'aveva trattata la sera precedente.

Uscire con te?” richiese, infatti, e Camus sembrò andare parecchio in difficoltà.

Sì, cioè, non solo con me. Ci saranno anche Milo e Psiche... credo... e comunque un sacco di altra gente... insomma, è per fare un favore a Milo, che vuole uscire con Psiche, ma pare non corra buon sangue tra loro quindi...”

D'accordo” lo interruppe Galatea.

Cosa?”

Uscirò con voi. Qualunque sia il motivo per cui lo facciamo” spiegò serafica la ragazza.

Bene... allora... vado a dirlo a... Milo... ok?”

Galatea annuì. Quando Camus lasciò l'Undicesima, la Sacerdotessa si sentì finalmente libera di sorridere.

Bentornati, perdonate il ritardo, ma questo cap ha subito molte modifiche (come ben sa Panenutella, che ringrazio per la collaborazione :D). Le spiegazioni di Shaka lo fanno sembrare un giovane Obi Wan Kenobi, lo so, mancava solo che dicesse ad Ayame "Che la forza sia con te" XD. Parlando seriamente, ringrazio come sempre chi legge, segue, commenta ecc ecc. Attendo i pareri!

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Martyx1988