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Autore: Elenis9    25/09/2011    3 recensioni
Morgana e Alessandro sono uniti da un matrimonio combinato che sembra essere destinato all'infelicità, le differenze fra loro sono insormontabili: lui col suo silenzio e la sua freddezza e lei con quella voglia di essere se stessa, libera da tutte le regole imposte dalla sua condizione di nobildonna.
Ben presto però si accorgeranno che il matrimonio non è il loro unico problema: il Re è minacciato da continui attentati e Alessandro, essendo suo fratello, non può che essere coinvolto.
Dalla storia:
"Si piegò su di me con lentezza, dandomi il tempo di ripensarci, di scansarmi, ma io non ne avevo intenzione, fremevo per un misto di aspettativa e timore e desideravo che il tempo si fermasse e accelerasse insieme.
Mi sfiorò prima la fronte con un lieve tocco di quelle labbra caldissime, poi si spostò verso l’orecchio, solleticandomi col respiro e con un piccolo morso sul lobo, strappandomi brividi che mi corsero lungo tutta la schiena."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
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“Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica.[…]
Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano...”

Il Piccolo Principe


 
Guardai la donna riflessa nello specchio con una certa sorpresa: era bella, con i capelli scuri che scendevano inanellandosi in morbidi riccioli fino alla vita, con il viso dolce di una bambola e con indosso un candido vestito da sposa. Nell’osservarla cercai di individuare quel lato selvaggio che di solito era così evidente, ma non lo vidi finché non mi decisi a osservarla negl’occhi. E lì, in quei grandi pozzi di smeraldo, finalmente trovai qualcosa che mi ricordò che quella donna ero io. Tutto ciò che non traspariva dal mio contegno si poteva leggere nella vivace brillantezza che illuminava il mio sguardo e che, a dire di tutti, avevo preso da mia madre.
Presa com’ero a scrutarmi nello specchio nel tentativo di riconoscere qualcosa di me in quel riflesso, non mi accorsi dell’arrivo di mio fratello finché non mi fu accanto.
Sorrise guardando negli occhi la mia immagine riflessa, e scostandomi gentilmente i capelli mi mise al collo un piccolo medaglione che riconobbi immediatamente come quello che lui portava sempre. “Sei meravigliosa, Morgana” mi sussurrò, aveva la voce roca per l’emozione, quasi che fosse lui a doversi sposare.
Sorrisi anch’io e mi voltai per abbracciarlo, mi fidavo ciecamente di lui e sapevo che non mi avrebbe ceduta ad un uomo che riteneva indegno o che mi avrebbe fatto del male.
Mio padre avrebbe voluto mandarmi in convento, come aveva fatto con le mie tre sorelle maggiori, ma era morto ancor prima che imparassi a camminare e tutta la famiglia era passata nelle mani di Federico, mio fratello. Era stato lui a crescermi, ad insegnarmi a suonare il piano, a leggere e a scrivere. Aveva assunto per me i migliori educatori del paese e infine aveva deciso che al posto dei voti avrei preso marito.
“Sono abbastanza bella per piacergli?” domandai, timorosa di far subito una brutta impressione.
“Non avrà occhi che per te, piccola” mi assicurò, baciandomi la fronte come faceva ogni sera quando mi congedavo per andare a dormire. “Alessandro è un uomo particolare, Morgana, ma sono certo che non ti farai ingannare dalle apparenze” forse mi avrebbe detto qualcos’altro se non fosse che le prime note della marcia nuziale ci annunciarono che non c’era più tempo per le chiacchiere.
La navata era meravigliosa e i piccoli fiori bianchi, rosa e azzurri che erano stati usati per addobbarla incantavano per la semplicità e delicatezza con cui si facevano ammirare.
I volti delle persone che mi guardavano mentre camminavo scortata da mio fratello erano quasi tutti familiari ed esibivano delle maschere di cortese emozione. Rivolsi loro i miei migliori sorrisi falsi, disgustata dalla facilità con cui nascondevano la loro altezzosa arroganza.
Infine non ci fu altro cui rivolgere lo sguardo se non l’uomo che ormai distava pochi metri da me.
Era alto e robusto, tanto che la sua schiena imponente ostruiva la vista a gran parte dell’altare; più mi avvicinavo più mi sentivo minuscola e fragile, nonostante non fossi certamente la più esile delle donne. Non si voltò a guardarmi mentre percorrevo la distanza che ci separava, così che io potei vedere solo i suoi capelli che si arricciavano intorno al colletto della sua divisa. Lanciai uno sguardo ansioso a mio fratello, e lui mi sorrise con l’espressione divertita e dolce che usava ogni volta che facevo qualcosa che era sciocco e tenero allo stesso tempo.
Lo sposo non alzò il viso ad incrociare il mio sguardo nemmeno quando Federico mi consegnò a lui, unendo le nostre mani come voleva la tradizione. Neanch’io osai guardarlo, intimidita sia dalla sua imponenza sia dall’aura di glaciale severità che sembrava emanare.
Quando mi strinse la mano, mi accorsi che la sua era grande e calda, più ruvida di quella di tutti i nobili che mi era capitato di toccare fino a quel momento, aveva il palmo un po’ sudato e immaginai che fosse un po’ agitato anche lui per il passo che stavamo facendo.
Fu quello a spingermi ad alzare gli occhi verso il suo profilo. Aveva un viso molto mascolino, troppo duro per essere bello da togliere il fiato, ma abbastanza perfetto da sembrare scolpito; ad addolcire tutta quella potenza virile c’erano delle labbra sensuali e ben disegnate.
Sembrava totalmente impassibile, perciò mi convinsi di aver soltanto immaginato la sua presunta agitazione. Smisi di fissarlo non appena il sacerdote diede inizio alla cerimonia, ma per tutto il tempo rimasi dolorosamente consapevole di una cosa.
Lui non mi aveva rivolto lo sguardo nemmeno una volta.
 
 

  
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