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Autore: Joey Potter    25/09/2011    6 recensioni
[Creaturina nata grazie al drabble day! organizzato da Chu e Nefene]
Coglione Grifondoro. Solo un coglione Grifondoro poteva decidere di affrontare il vento graffiante senza nemmeno un mantello.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Titolo: Gli amabili resti
Personaggi/Pairing: Harry Potter/Draco Malfoy
Rating: giallo
Avvisi: “Flugst” vale? Uno strano intruglio di Angst-Fluff.
Conteggio Parole:
Prompt: “Come home”, canzone dei One Republic
E “Piedi freddi”.
Note: Il PoV è alternato: Harry-Draco-Harry-Draco.
Devo ancòra capire come mai questa struttura mi venga istintiva con loro.
E rinnovo il “Merlino, che fatica scrivere Drarry!”.

Scritta per il "Drabble day", stupenda iniziativa delle stupende Chu e Nefene.
 
 



Gli amabili resti

 
 
 
Le sue orecchie cominciavano a sanguinare; aveva perso completamente la consapevolezza di possedere degli arti di qualsiasi sorta e sospettava che i piedi – freddi, gelati, ghiacciati – gli fossero ormai andati in cancrena.
Non era salutare. Completamente per niente salutare.
Stava lì da quasi tre ore, immobile e vestito solo di un leggero maglione di casa Weasley.
Ma altri avrebbero commentato – sogghignando – che d’altra parte lo stato di salute mentale dei Potter era comprovato da generazioni di stupidi eroi occhialuti, fastidiosi e competitivi.
Starsene seduto sul freddo pavimento della terrazza di quella sua – loro – casa ad aspettare – qualcosa? qualcuno? un segno nel cielo? un grido nella notte? –, incurante di gennaio e dei suoi gradi, era forse la cazzata minore che avessero mai fatto. Che lui avesse mai fatto.
“Ciao mondo”, salutò il caotico venerdì sera della Londra babbana che stava sotto il suo sguardo.
Ma il mondo non rispondeva, non rispondeva mai.
La porta d’ingresso si chiuse rumorosamente e Harry tornò a respirare.
 
 

*

 
 
Le spalle curve per il peso dei ricordi e gli occhi persi nell’orizzonte.
Draco non si stupì affatto di trovarlo in quella posizione, con le braccia strette intorno alle ginocchia, nel vago tentativo di riscaldarsi.
“Coglione Grifondoro.” Mormorò dentro di sé, perché solo un coglione Grifondoro poteva decidere di affrontare il vento graffiante senza nemmeno un mantello.
Gli gettò addosso la prima coperta sgualcita che era riuscito a trovare nel suo – nel loro – disordine, e i lineamenti di Harry si rilassarono immediatamente.
 “Vieni dentro. Vieni in casa.” Sussurrò. Dimenticò di aggiungerci quel ‘coglione’ che fremeva sulle sue labbra, distratto dalla bellezza del ragazzo.
Harry riusciva a essere bello anche se sporco di dolore.
L’altro gli artigliò un polpaccio – con le dita stanche e rattrappite – chiedendogli di rimanere lì.
Tra il freddo.
Sulla terrazza babbana di una casa babbana.
Con i suoi pantaloni d’alta sartoria.
 

 
*

 
 
Harry percepì un calore maggiore e il profumo di Draco avvolgergli le narici; seppellì il volto tra le pieghe della sua camicia – verde, sicuramente verde –  e sorrise.
“Cosa facevi qua fuori?”
Avrebbe voluto rispondergli sinceramente, dirgli: ‘aspettavo tornassi a casa, perché troppe persone che ho visto uscirne non l’hanno più fatto’, ma era infantile, doloroso e ingiusto.
Anche Draco aveva perso chi amava. Anche Draco aveva vissuto la Guerra.
Entrambi non avevano avuto una vera adolescenza, entrambi erano perseguitati dagli incubi anche in quella insulsa ‘Pace’.
“Il mondo non è cattivo nemmeno la metà di come lo dipingono” sputò quindi, non volendo mentirgli.
L’abbraccio del ragazzo si fece di intenso, e a Harry sembrò che – per un breve attimo – avesse cominciato ad accarezzargli la nuca con le labbra.
“Qualcosa è rimasto.” Disse Draco.
“Sì, qualcosa è rimasto.” Riconobbe Harry, ed erano degli amabili resti.
 

 

*

 
 
Le luci rendevano Londra inspiegabilmente bella. E Harry – schiacciato contro il suo corpo con una disperazione e un’esigenza affatto nuove – era caldo e vivo.
Si trattenne dall’urlargli uno smielato ‘Tornerò sempre. Tornerò sempre a casa’ perché era troppo sdolcinato, e lui era ancòra un Malfoy – malgrado vivesse in un quartiere babbano, malgrado fosse seduto sul pavimento di una terrazza babbana, malgrado stesse distruggendo i propri pantaloni eleganti, malgrado facesse l’amore con un Potter e lo trovasse meraviglioso – e poi sapeva che era una promessa che non poteva mantenere.
Nessuno poteva, perché la vita superava anche la ‘Pace’.
 “Torniamo in casa? Non vorrei che ti si congelassero ulteriormente i piedi. Mi sono utili.” domandò.
Harry lo baciò, e nella mente di Draco balenò la speranza: forse sarebbero riusciti a raccogliere quegli amabili resti che si ritrovavano tra le mani  – senza sapere bene cosa farci e come rimetterli al loro giusto posto – e magari un giorno Harry avrebbe smesso di tremare per il freddo.







   
 
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