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Autore: Lily_Cams    25/09/2011    1 recensioni
In un giorno qualunque, la vita di Remus Lupin e Ninfadora Tonks viene sconvolta per sempre. Cronaca dei loro ultimi momenti insieme.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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In un giorno qualunque.
 




In un giorno che sembrava un giorno come tutti gli altri, Remus Lupin e sua moglie Ninfadora Tonks stavano mettendo a letto Ted Lupin, il loro figlioletto nato da pochi mesi. Entrambi erano esausti poiché il piccolo aveva pianto e urlato, agitando le manine, quasi per quaranta minuti interi e i suoi pochi capelli erano passati dal fucsia, al rosso, al verde smeraldo parecchie volte ed erano tornati del colore naturale, un castano chiaro, soltanto adesso.

Tonks aveva cercato di calmarlo in tutti modi, provando a cambiarlo, a nutrirlo, a farlo giocare, ma si era rivelato tutto inutile.

Aveva smesso di urlare soltanto quando il padre gli aveva fatto ascoltare la Nona di Beethoven, mentre lo cullava tra le sue braccia: il piccolo si era addormentato in pochi secondi.

“Bene” pensò Remus pieno d’orgoglio“ gli piace la musica classica babbana, proprio come a me!”

Forse perché, mentre Ninfadora era incinta, le faceva ascoltare tutte le sere una di queste musiche prima di andare a letto, per farla addormentare.

A parte questo, non erano molte le cose che aveva in comune con il figlio.

Assomigliava moltissimo a Ninfadora, soprattutto nei lineamenti. Ma dopo che l’avevano messo per la prima volta sul seggiolone e lui aveva rovesciato tutta la pappa, avevano scoperto che anche nei modi era molto simile a lei: molto
scoordinato!


Magari crescendo avrebbe trovato in lui un po’ della sua dolcezza o della sua calma, come ripeteva spesso nonna Andromeda.

 

Lupin, per la prima volta nella sua vita, si sentiva veramente felice e in pace con se stesso.

Aveva una moglie che lo amava, che lo aiutava nei giorni di luna piena e che gli stava vicino.

Inoltre, era molto raro che litigassero: andavano d’accordo quasi su tutto.

Ogni tanto la testardaggine di lei si scontrava con la razionalità di lui, ma la burrasca durava sempre poco.

Eccola lì, Ninfadora: aveva due occhiaie nere e i capelli scompigliati, ma era bellissima comunque, lui la trovava bellissima: riusciva a trasmettere energia anche quando era stanca.
 

E poi c’era Teddy.

Ora dormiva tranquillo, stringendo con le piccole dita la coperta gialla, nel suo lettino, nella casa che i genitori avevano comprato in vista della sua nascita.

Certo non era molto grande, una tipica casa inglese con il portico, un prato davanti all’entrata e le persiane verdi. Per loro poteva bastare.

Non c’erano parole che potessero descrivere cosa provasse per lui. Bastava dire che si sarebbe preso volentieri un Anatema Che Uccide al posto suo.

 
Sembravano una piccola famiglia felice, in perfetto equilibrio, ma non sapevano che, di lì a poco, quella tranquillità sarebbe svanita.
 

Quando Arthur Weasly si materializzò davanti a casa loro, bussò con forza alla porta, rischiando di svegliare il piccolo.

Remus corse giù dalle scale per aprire.

Arthur entrò in casa, trafelato.

-E' a Hogwarts, è a Hogwarts - farfugliò in fretta, così in fretta che Lupin fece difficoltà a capirlo.

-Ma cosa stai dicendo Arthur? Non dirmi che hai bevuto di nuovo troppo whisky incendiario eh?- rispose Lupin.

Dal volto dell’amico aveva capito che la questione doveva essere piuttosto seria, però, dato che in quel momento era scesa anche Tonks, aveva preferito sdrammatizzare la situazione.

-Che cosa succede qui? Arthur, ti pregherei di non urlare! Teddy si è appena addormentato! Diavolo, ma che ci fai qui a quest’ora? Non che non sia felice di vederti, ma mi sembra un po’ tardi per le visite, vecchio mio. Molly sarà ad
aspettarti a casa.- disse Tonks, un po’ sorpresa per quella visita inaspettata.


-Mi dispiace ragazzi, ma… Remus- aggiunse, sottolineando che l’informazione riguardava solo lui, - sta arrivando, il momento è arrivato. Harry è andato a Hogwarts e anche Voldemort - a questo nome Tonks ebbe un sussulto, -
sicuramente sarà già a conoscenza di questa informazione, con tutti quei Mangiamorte piazzati nella scuola. Dobbiamo fare in fretta e raggiungerlo. Ho paura che stanotte avverrà uno scontro.


Fred ha ricevuto il messaggio da una strana moneta che diceva di passare dal pub di Aberforth. E per la barba di Merlino, non so assolutamente perché, ma diceva di fare presto e…-

Mentre Arthur continuava a parlare velocemente, i due coniugi rimasero in silenzio, sconcertati per la terribile notizia,

-Remus, dobbiamo fare in fretta!- ripeté Arthur, invitando l’amico, che aveva lo sguardo perso nel vuoto, a sbrigarsi.

Lupin annuì e iniziò a raccattare le proprie cose, ancora un po’ confuso: “Che cosa stava succedendo? Perché Harry era a Hogwarts? Era stato molto imprudente. Qualunque cosa fosse non presupponeva nulla di positivo.”

Prese la bacchetta sopra al mobile davanti alla cucina, infilò il mantello e fece per dare un frettoloso bacio sulla guancia della moglie che sino a quel momento non aveva detto una parola, quando quella lo guardò sconcertata.

-Ti aspetti che io rimanga qui?- disse lei alzando un po’ il tono della voce.

Lupin cercò di rassicurarla, calmo e gentile, provando a nascondere la preoccupazione che gli faceva  tremare la voce.

-Amore, è troppo pericoloso per te, ti devi occupare di Teddy. Se si sveglia e non trova sua madre cosa farà? E poi io tornerò presto! Magari Arthur ha esagerato, non ci sarà nessuna battaglia. Mi sembra una sciocchezza. Vado a
controllare e torno, torno presto.-.


Anche lui sapeva di essere stato poco convincente e, dalla sua espressione, capiva che nemmeno lei ci credeva, ma mentire era l’unico modo per tenere la moglie al sicuro.

-Giusto! Se è una cosa veloce e sicura come dici tu, non vedo il problema. Ti devo ricordare che sono un Auror? So badare a me stessa.- il suo era un tono di sfida.

Poiché Lupin stava per controbattere, lei non lo lasciò nemmeno iniziare:era certa che lui stesse per rifilarle una scusa banale come quella precedente.

-Remus, sappiamo benissimo entrambi che questa notte, se Voldemort sta andando veramente a Hogwarts, non avverrà un semplice scontro ma una vera e propria guerra e io voglio esserci, devo esserci, per la barba di Merlino, posso
essere d’aiuto!-.


Arthur capendo la gravità della situazione intervenne in aiuto dell’amico: -No Ninfadora, magari ho esagerato io, non volevo dire sco..- non poté nemmeno terminare la frase che lei, puntando il suo sguardo feroce su di lui, ringhiò
scandendo le parole una a una: - Non-Chiamarmi-Ninfadora!-.


- Grazie per l’aiuto Arthur, ma non posso nasconderle la verità!- Lupin, che era rimasto in silenzio un attimo, aveva deciso di dire la verità alla moglie: ne aveva tutto il diritto.

-Sì, stasera potrebbe scoppiare una guerra, non lo nego. E allora sarebbe pericoloso per me, per Arthur, per i ragazzi, per tutti quanti!

Ed è proprio per questo che non voglio che tu venga. Non potrei mai sopportare che ti succedesse qualcosa. Devi rimanere al sicuro.-.

In quel momento si avvicinò e le prese le mani.

La guardò fisso nei suoi grandi occhi marroni e quasi sussurrando aggiunse: -Ti amo Ninfadora Lupin e non sopporterei mai di perderti.-.

A quelle parole, una lacrima le rigò il viso, ma l’asciugò prontamente con il dorso della mano: non le piaceva piangere.

Il marito salì i grandini che li separava e le diede un bacio sull’angolo della bocca. Un bacio pieno d’amore e tenerezza, che valeva mille parole.

Lei non fece altro che abbassare lo sguardo, rassegnata, fissando un punto indefinito e lasciando che lui salisse al piano superiore nella camera del figlio.

 

Remus aprì piano la porta e ancora con più cautela attraversò silenziosamente la stanza fino al lettino.

Lì il suo Teddy dormiva beato .

Avrebbe voluto prenderlo in braccio, vedere ancora una volta il suo sorriso.

Ma svegliarlo in quel momento sembrava un reato, poiché sembrava molto sereno.

Così, lo lascio dormire e rimase a osservarlo cercando di memorizzare ogni dettaglio di quel corpicino: la fossetta sotto il mento, il nasino a patata, le labbra rosa, i pochi capelli color miele… Era la cosa più bella che avesse mai visto.

Poi si abbassò all’altezza del figlio e assaporò il suo odore di talco e latte, gli accarezzò la testa e con gli occhi lucidi gli sussurrò: - Ti voglio bene Ted Lupin, non dimenticarlo mai.- consapevole che lui non potesse capire.

Una parte di lui avrebbe voluto rimanere così per sempre, non allontanarsi da lui, lasciare che il mondo se la cavasse da solo.

Poi però, la ragione lo spinse ad alzarsi e attingere alle proprie responsabilità: infondo andava a combattere per un mondo migliore in cui avrebbe dovuto vivere suo figlio.

Prima di uscire, posò nuovamente lo sguardo sul bimbo beatamente addormentato, consapevole che, forse, sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto.

In quel momento la mente gli si affollò di cose che avrebbe voluto insegnarli e consigliargli, ma sapeva che sarebbe stato tutto inutile: lui non avrebbe capito. Però l’idea che forse non avrebbe più potuto dirgli quelle cose, gli spezzò il
cuore.


Ritornò al piano inferiore, dove Arthur e Tonks stavano parlando.

Il colore di capelli della moglie era diventato grigio topo, segno di immensa tristezza.

Non sentì cosa stessero dicendo perché, appena lo sentirono scendere le scale, smisero di parlare.

Arthur aprì la porta e Lupin passando vicino a Tonks, gli diede un ultimo bacio.- Tornerò presto, vedrai.-.

- Certo che tornerai. Tornerai!- disse lei sull’orlo delle lacrime, più a sé stessa che al marito. Questa volta non si preoccupò che qualcuno la vedesse piangere.

Quando Lupin stava ormai per varcare la soglia, lei lo fermò. – Remus!-

Fece appena in tempo a voltarsi che lei lo strinse forte, come non aveva mai fatto, appoggiando la testa sulla sua spalla e bagnandogli il mantello con le lacrime calde.

Mentre ricambiava l'abbraccio con la stessa energia, Lupin, lanciò un’ultima occhiata al pianerottolo della sua bellissima casa. Non era una villa, ma era il suo nido d’amore ed era meglio di qualsiasi castello sfarzoso e ricco.

Si staccò da lei ed evitò il suo sguardo, consapevole che, se l’avesse guardata negli occhi, non sarebbe più riuscito ad allontanarsi.

Accostando la porta, riuscì a sentire le sue ultime parole: -Ti amo anch’io!-.

Chiuse gli occhi per un secondo, respirando affondo l’aria fresca della sera e combattendo contro la sua irrefrenabile voglia di ritornare da lei, 

Poi guardò Arthur, che fino a quel momento era stato molto paziente e discreto, lasciando quel momento d’intimità ai due coniugi.

Anche lui sembrava molto provato.

-Bene- disse dandogli una pacca sulla spalla -possiamo andare.-.

Preso il braccio del compagno, in poco tempo i due scomparvero come dissolti nel nulla, lasciandosi alle spalle un sonoro pop e il rumore di singhiozzi che proveniva da dentro la casa.


Note dell'autrice ^^

Buona sera a tutti cari lettori e lettrici. 
Spero che questa storia vi sia piaciuta e non vi abbia intristito troppo.
Forse ( e ripeto forse) scriverò un seguito a questo capitolo. Vedrò come va :D

Ah come avrete notato, lascio uno spazio tra una frase e l'altra. Questo, semplicemente perchè, dopo che una mia amica ha dovuto strizzare gli occhi per leggere una delle mie storie qui sul pc, ho pensato che con periodi più brevi e lontani tra loro, capire sarebbe stato più facile. 
Dal punto di vista della sintassi potrebbe non essere corretto, lo so, ma penso che faciliti la lettura. :)

Un grazie a tutti quelli che hanno letto fino a qui e che sicuramente lasceranno un commento! ( certo basta crederci!)
Un bacino a tutti

Lily_Cams


Dai su, fatemi sapere cosa ne pensate! xxx
  
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