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Autore: PrincesMonica    25/09/2011    12 recensioni
Jared e Shannon devono presenziare, assieme alla madre, ad una riunione di Famiglia in Luisiana. Ma Costance li obbliga a trovarsi delle fidanzate che li accompagnino. Cosa succederà?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
 
I bagagli erano già sistemati nell’auto. Monica aveva lanciato un ultimo sguardo malinconico alla piccola mansarda. Alla fine in quella stanza aveva vissuto alcuni dei momenti più belli della sua vita e di certo indimenticabili. Quella mattina si era svegliata abbracciata a Jared sentendo il suo respiro calmo sulla pelle e la mano a stringerle il fianco. Aveva chiuso gli occhi con forza cercando di immagazzinare ogni più piccola sensazione splendida di quel momento, magari per tirarla fuori al momento giusto, quando sarebbe stata sola nel suo, ormai, enorme letto vuoto a Los Angeles.
“Mi raccomando, non andare troppo veloce. Stai attento per strada.” Zia Margot dava le ultime raccomandazioni. Aveva già aggiustato il colletto della T-shirt di Shannon come se questo fosse un bambino delle elementari e aspettava solo di abbracciare Costance.
“Non credo che ci sarà pericolo. Troveremo sicuramente coda entrando a Bossier, come sempre.”
“E tu, bambina... “, continuò guardando Monica, “spero ti sia piaciuto stare qui.”
“È stato stupendo, signora. Il posto è un sogno e lei è stata fin troppo gentile con me che neanche faccio parte della famiglia.”
“Non dire sciocchezze. Tu ormai sei una di noi. Leto o Metrjons non cambia.” E le scoccò due baci sulla guancia. 
Monica si sentiva commossa e anche onorata, peccato che poi subentrava quella sensazione così spiacevole di consapevolezza. Aveva mentito per una settimana e si sentiva un po’ una merda: non solo Costance, ma anche Margot credeva in lei. Scosse il capo: era inutile pensarci troppo, sarebbe stato un problema di Jared, non suo. “Sei troppo gentile, ti ringrazio per tutto.”, rispose.
Monica entrò in macchina seguita da Shannon che le faceva compagnia sul sedile posteriore. Dallo specchietto vide il lungo abbraccio di Margot con Costance: alla fine per la signora Leto quella era l’ultima parente vicina, oltre i suoi figli, che le era rimasta dopo la morte dei genitori. Anche Jared guardò la scena con uno sguardo tenero. In fondo, lo aveva detto anche Monica, lui era un mammone.
La strada scivolò lenta e, come avevano immaginato, trovarono coda poco prima di entrare in aeroporto.
Monica aveva passato il tempo limitandosi ad ascoltare le chiacchiere di Shannon e Jared che avevano imbastito una discussione su come iniziare a fare per uscire con il nuovo album all’inizio del 2013 e quindi lei aveva potuto chiudere gli occhi e pensare. Anzi, forse evitare di pensare sarebbe stato meglio. Sentiva su di sè l’attenzione di Costance e questo le faceva aumentare il senso di colpa. Non se lo meritava.
In aereo Monica e Jared si erano seduti vicini, lei con le cuffie dell’i-pod nelle orecchie ad isolarsi dal mondo, mentre Jared leggeva annoiato una rivista di cinema raccattata all’aeroporto.
Aveva capito che Monica non stava bene. Cioè, fisicamente stava perfettamente, ma era rimasta silenziosa praticamente per tutto il viaggio. Le prese la mano e sentì che lei gliela strinse quasi in automatico. Le tolse una cuffietta e lei si voltò alterata.
“Stai bene?”
“Sì, certo, perchè non dovrei? Finalmente torno a casa.”
Jared rimase stupito dal tono malinconico della ragazza. “Bhe hai ragione.” Si bloccò: onestamente non sapeva cosa dire, quindi si limitò a stringerle ancora la mano. Sentiva che qualcosa si era rotto. Deglutì pesantemente: sentiva anche lui che il ritorno a Los Angeles stava portando ad un radicale cambiamento tra loro. Era pronto ad affrontarlo?
“Magari una di queste sere potremmo uscire assieme, che te ne pare?”, Monica lo fissò senza capire. “Lo sai, quello che fanno due persone normali. Una cena, cinema, una mostra d’arte. Ce ne dovrebbe essere una di fotografie molto bella.”
“Io... non vado matta per le foto.”, rispose Monica, sempre più confusa. Jared voleva uscire a Los Angeles con lei? Ma si rendeva conto del pericolo?
“Allora cinema. Ah sì, Katzuya prima. Ho voglia di un po’ di cibo Giapponese.”
“Ma tu non eri un vegano? E quindi com’è che mangi sushi?”
“Mi piacerebbe poter essere totalmente vegano, ma...”
“Ma non puoi, altrimenti non ti reggeresti in piedi, giusto?”
“Esatto. Almeno il pesce me lo devo mangiare, anche se una parte di me non vuole. Il medico è stato categorico e quindi, almeno per questa cosa, cerco di seguire le sue indicazioni. Oddio, dovrei anche mangiare carne fosse per lui, ma non me la sento.” Finì tranquillo.
“Sembra che la tua salute ti interessi fino ad un certo punto.”
“Sto bene. Dovrei solo mangiare qualcosa con più ferro, secondo lui. Ma il ferro lo trovo nella carne e non ho voglia di continuare a farmi di pastiglie.”
Monica aveva definitivamente messo le cuffiette nella sua borsa. Si era seduta in modo da poterlo guardare meglio. Notò quasi con tenerezza alcuni peli della barba bianchi e glieli accarezzò: erano l’unico segno distintivo che stava invecchiando.
“Secondo me dovresti più che altro trovare una tua dieta e seguirla. Avresti bisogno di una persona che ti cucini con regolarità qualcosa di sano. Hai bisogno di mettere su un po’ di carne.”
“Sembri mia madre.”
“É la cosa più carina che mi hai mai detto, lo sai?”, e rise.
“Non doveva essere un complimento, lo sai?”, la scimmiottò Jared un po’ contrariato.
“Da uno che ama la mamma come la ami tu, non puoi pretendere che io pensi che non mi stai dicendo qualcosa di carino.”
“Preferisci che ti dica che sei come mia madre, piuttosto di.... sei fantastica, continua così?” 
Monica gli diede un pugno sulla spalla. “Idiota! Quelle sono cose che dici a qualsiasi squinzia che ti scopi, non è un complimento.”
“E tu che ne sai?”
“Me lo immagino. Che scemo!” Jared rise facendo voltare anche l’hostess: Monica aveva notato che la donna praticamente non gli staccava gli occhi di dosso ogni volta che passava vicino a loro e non la poteva biasimare. Jared era di una bellezza imbarazzante. “Lo sai che dicono che nei nostri compagni ricerchiamo qualcosa che ricorda il genitore del sesso opposto? Quindi il fatto che io assomigli a tua madre è perchè tu in me cerchi un po’ di lei.”
“Ma che cavolata. Quindi io assomiglierei a tuo padre?”
“Un po’ sì... sei rompicoglioni come lui!”
Jared per vendetta andò a farle il sollettico. Stavano facendo tanto di quel rumore che parecchi si erano voltati a guardarli con indulgenza.
“Smettila, dai!”
“No!”, continuò a farle il sollettico, per poi baciarla. Monica rimase stupita, ma dopo un inizio titubante rispose. In fondo non stavano facendo niente di male e si godeva le ultime ore di “fidanzamento.”
Furono interrotti da un sospiro sognante: si voltarono e si trovarono la hostess decisamente imbarazzata che li guardava. Scappò via facendoli ridere.
“Meglio che ci mettiamo le cinture, tra un po’ dovremo scendere.”
Il LAX era come sempre stracarico di gente. Per Monica sembrava di essere in un enorme formicaio brulicante di vita e lavoro. Guardò da lontano Costance che parlava con Jared e Shannon: lei era in assoluto l’unica persona che i due fratelli guardassero con amore e devozione assoluta. Si capiva lontano un miglio che li legava un affetto profondo, vero e indissolubile. Quasi la invidiava, poi si dava della sciocca, dato che lei era la loro madre, mentre lei stessa era solo un’amichetta fra le tante.
“Ok, ora basta.”, mormorò a sè stessa: doveva smetterla con quei pensieri deprimenti. Lei adesso sarebbe tornata a casa sua, avrebbe disfato la valigia e buttando a lavare i vestiti, si sarebbe tolta di dosso tutta quella assurda settimana. Assurda e bellissima, unica ed inimitabile settimana. “Sono un caso disperato.”
Prese la sua valigia e seguì i Leto verso l’uscita. Come si aprirono le porte vide la sua amica farle ampi gesti con le mani: Cristel non passava mai inosservata. Non era molto alta, anzi era decisamente bassina, ma aveva un corpo tonico e scattante grazie agli allenamenti intensi di Karate. Aveva un bel seno sodo che, giustamente, metteva in mostra. I capelli scuri scendevano in morbidi boccoli dietro la schiena e il sorriso scintillava ovunque. Era di una bellezza radiosa e Monica l’adorava.
Ed era pazza. Totalmente: lo dimostrava l’enorme cartello rosso con una scritta nera che diceva “AAA cercasi scrittrice”
“Solo lei poteva fare una cosa simile.”, mormorò mentre Jared rideva.
Andò ad abbracciarla in modo da poter togliere quel cartello.
“Tu non sei normale, lo sai?”
“Certo! Allora andiamo? Ciao Jay, ciao Shan. Oh, signora Costance.” Come amica di Monica ed Echelon, Cristel li aveva conosciuti tutti e ogni volta, appena poteva, ci provava con Shannon che, in fondo, non disdegnava quello strano corteggiamento.
“Ciao Cris. Come va?”
“Di fretta, come al solito. Mi aspettano i miei bambini per la lezione e sono in ritardo.”
“Ok, ho capito l’antifona.”, fece Monica, “Ci vediamo presto.”
Non riuscì a prendere la valigia che si sentì prendere la mano e fu voltata con la leggerezza di un elefante, verso Jared. Sentiva la seconda mano prenderla per la vita.
“Ti chiamo appena arrivo a casa?” Monica lo fissò come se fosse un alieno. “C’è mamma... te lo ricordi?”, il suo arrossare gli fece capire che non ci aveva pensato.
“C’è anche Cristel e non vorrei dare spettacolo.” Troppo tardi, la sua amica la stava guardando decisamente interessata. “Ok, come non detto.”
Jared si abbassò toccandole la fronte, poi le accarezzò la guancia con la sua grattandola con la barba ed infine, per la gioia dei presenti la baciò e di gusto.
Era proprio un bacio vero, pensò Monica, assolutamente diverso dai soliti. Era un bacio... oh Dio, un bacio sentito, carico di sentimento. Sentiva come la voglia di Jared di portarsela via, di non lasciarla. Le mani la stavano artigliando quasi a farle male, mente con la bocca la stava divorando.
Si sentì sua come non era stata di nessun altro prima: pessimo, pessimo segnale.
Quando si staccarono, praticamente in contemporanea, si leccarono le labbra, come a voler sentire per un ultimo istante il sapore dell’altro.
“A dopo, allora.” Quell’ultimo sussurro sulle labbra riuscì anche a farla rabbrividire.
“Perfetto.”
Quando Jared si staccò, salutò con la mano Shannon e Costance: notò che la donna la guardava incredibilmente felice. Cercò di trovare la forza per camminare dritta e non barcollare come un’ubriaca e si avviò verso il parcheggio con Cristel che stava incredibilmente muta.
“Mi devi spiegare un paio di cose o sbaglio?”, le domandò Cris quando furono sedute in auto.
“Guida che è più importante. Posso mettere un po’ di musica decente?”
“Che cos’hanno i Take That che non vanno adesso?”
“Non li ascoltavo quando ero un’adolescente, li devo ascoltare ora?”
“Vuoi sentire Jared che canta? Dovrei avere da qualche parte un CD di canzoni porno. Ah no, quella scena in aeroporto bastava ad aumentare gli ormoni.”
Monica sospirò guardando fuori dal finestrino. “Forse i TT non sono troppo male, va bene.”
“Ne vuoi parlare?”
“No.” Poi si rese conto di essere stata un po’ troppo brusca con l’amica, in fondo chiedere era lecito. “Non c’è nulla da dire, in realtà.”
“E tu pensi anche che io ci creda? Avanti, te ne sei partita continuando a dire che Jared è un amico e tale deve rimanere, e ritorni con un bacio alla 'Via col Vento' che non stonerebbe in un film drammatico da Oscar e sai che io me ne intendo.”
“Jared aveva bisogno di una fidanzata immaginaria per andare dai parenti. Mi ha recuperato due biglietti per gli U2 e io sono andata con lui.”
“Non capisco la relazione tra i due eventi.” 
Monica sbuffò: “Non avevo voglia di fare questa pazzia assurda e quindi per liberarmene senza troppo senso di colpa, gli ho detto che avrei acconsentito a fargli da fidanzatina ideale per una settimana. Quello era solo l’ultimo bacio per far scena, per sua madre, capisci? Lei è convinta che stiamo veramente insieme.”
“See, l’ultimo bacio... come se ti credessi. Ma guarda dove vai, imbecille!” Gridò ad un tipo che era sbucato da una via laterale. “Quello non era un bacio qualsiasi: lo si sentiva a distanza. Quello era un bacio serio.” Poi sospirò. “Almeno tu hai aperto la serranda!”
“Ma no!! Non dovevamo fare niente di che. Qualche bacio, mano nella mano e basta. E questo è stato.” Perchè stava mentendo alla sua amica? In fondo amici con benefici, non c’era nulla di male in quello. Non si era mai vergognata. No, non era vergogna, era qualcosa di più sottile. Voleva tenersi i ricordi per sè. “Merda.” Sussurrò.
“Mi stai dicendo che non hai scopato con lui?”
“No.”
“Non ti credo.”
“Fai a meno.”
Monica sentì il mal di testa iniziare a batterle come un martello pneumatico.
Almeno stava arrivando a casa.
   
 
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