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Autore: Ruby__Eyes    25/09/2011    7 recensioni
Vorrei raccontarti la mia storia, vorrei raccontarti ogni cosa.
L'apparizione di un nuovo personaggio riuscirà a cambiare le sorti di Dean e Castiel.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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I personaggi di questa storia non mi appartengono (vabbè, il personaggio femminile sì, e porta il mio nome, anche se non sono io!). Non scrivo a scopo di lucro ma solo perché ho bisogno di svuotare la mia testa (che è piena di stupidaggini) e quello che scrivo non è reale ma è frutto della mia fantasia. Buona lettura!

 

 

 

«Come puoi immaginare sono qui da molto, moltissimo tempo, e ricordo innumerevoli cose. Ricordo il giorno in cui, in piedi sul litorale, osservai un piccolo e all’apparenza insignificante pesce grigio che a fatica tentava di trascinarsi sulla spiaggia; uno dei miei fratelli maggiori mi disse di fare attenzione, di non calpestarlo, disse che c’erano grandi piani per quel pesciolino. Ricordo di aver osservato l’avvento dell’uomo, la nascita delle civiltà, i “miracoli” che quelle creature erano in grado di attuare. Nella maggior parte dei casi non riuscivo a comprendere gli umani: le loro brevi esistenze erano dominate dai sentimenti più primitivi come l’odio, la cupidigia, la lussuria, la gelosia; scatenavano guerre decennali per la sete di ricchezza e per il gusto della conquista, senza preoccuparsi di far stragi dei loro simili, ma allo stesso tempo avevano la capacità di creare le opere più belle, opere quasi degne del Paradiso. Come potevano costruire le Piramidi e desiderare contemporaneamente il sangue dei loro fratelli? Come potevano scolpire il marmo più duro dando vita a figure d’infinita delicatezza e meraviglia e nel contempo trucidare interi villaggi? Non ero in grado di capirli: nella loro infinita semplicità erano tremendamente complicati, concedimi la contraddizione, ed erano così lontani dal mio modo di vedere le cose. Passarono gli anni e divennero secoli, poi millenni. Il tempo per me non era così importante: eseguivo gli ordini che mi venivano imposti e, quando potevo, mi fermavo ad osservare quel mondo tanto strano che continuava a crollare e ricomporsi in un vortice senza fine. E quelle creature erano forti, erano indipendenti, erano libere nel loro dolore, nella loro gioia… avevano un destino che potevano cambiare, erano in costante lotta con loro stessi, con i loro simili, con il Cielo. Apparentemente non trovavano pace, ma la scintilla nei loro occhi era sempre accesa e la paura dell’ignoto e del futuro si mischiava con la fascinazione per quella strada ancora buia davanti a loro, con la consapevolezza di avere in mano il potere di crearsi un proprio percorso, con il brivido e l’amore insuperabile per la propria libertà. Tutto ciò mi era incomprensibile. Poi accadde quello che, ancora non lo sapevo, avrebbe cambiato per sempre la mia esistenza: mi fu assegnata una missione, una missione pericolosa, quasi impossibile. Ma io sono sempre stato un bravo soldato, sai? Nessun dubbio, nessuna esitazione. Mi recai all’Inferno per salvare un’anima, per riportare in vita un uomo il cui destino, evidentemente, non era quello di marcire per l’eternità in quel pozzo nero. Forse c’erano grandi piani anche per lui, non potevo saperlo, ma obbedii e svolsi al meglio il mio compito. Riportai sulla Terra Dean Winchester… e la grande storia ebbe inizio, l’evento più degno di nota tra quelli che ricordo, importante perché non avvenne mai, perché fu sventato da due ragazzi, un vecchio ubriacone e un Angelo caduto. Prima di allora non mi ero mai posto troppe domande: quello che mi veniva chiesto era semplicemente giusto, o almeno così credevo; niente scelte, quindi nessuna possibilità di sbagliare. Ma loro… i miei protetti mi insegnarono a prendere una mia posizione, a scegliere, scegliere liberamente, in base a quel che io ritenevo giusto, non in base a ciò che mi veniva ordinato da qualcuno troppo in alto perché io potessi vederlo. Per la prima volta scorgevo innanzi a me una sentiero ancora selvaggio e inesplorato: il libero arbitrio che, segretamente, avevo invidiato agli esseri umani; ne fui attratto, assuefatto, ma notai che questi sentimenti così forti e innaturali per me erano accompagnati da qualcosa di più oscuro e nascosto, qualcosa che tremava incessantemente, sepolto in profondità. Era forse quel che avevo scorto tante e tante volte in quegli esseri? Ora capivo la loro costante paura, le loro angosce, perché quando ti senti libero, veramente libero di scegliere, allo stesso tempo non puoi evitare di chiederti: avrò fatto la cosa giusta? E se mi stessi sbagliando? Ma non ci sono risposte. Nessuno ti dà delle risposte.

Imparai ben presto che ogni cosa ha il suo prezzo: fermammo l’Apocalisse, ma io fui ucciso. Bastò uno schiocco di dita e mio fratello Lucifer mi ridusse ad un ammasso informe di minuscole particelle; quello che so per certo però, quello di cui sono sicuro, è che anche in quell’ultima frazione di secondo prima di morire non mi pentii delle mie decisioni. Ciò che avvenne dopo… bhe, non posso spiegarlo: fui semplicemente riportato indietro. Curai Dean e Bobby, ma la nostra perdita fu gravissima: Sam rimase chiuso nella gabbia con Lucifer e Michael, e io decisi che non potevo lasciare le cose in quel modo. Mi recai nuovamente nelle profondità dell’Inferno, questa volta però con troppa sicurezza in me stesso; peccai d’arroganza, fui cieco: quello che liberai dalla gabbia non era Sam, o per lo meno non era interamente Sam. Nonostante i segnali non affrontai la realtà, e con la convinzione di averlo salvato tornai in Paradiso; i miei fratelli mi accolsero come il nuovo prescelto dal Signore, come l’Angelo designato per guidarli. Tentai di spiegar loro che non ci sarebbe stato nessun leader, che ognuno di loro doveva esser libero di fare le proprie scelte e decidere del proprio destino ma sai, spiegare agli Angeli cos’è la libertà è un po’ come insegnare la poesia ai pesci. Inoltre mi si presentò presto un altro problema: mio fratello Raphael. Senza mezzi termini mi chiese di piegarmi alla sua volontà… e le sue minacce non furono certo velate. Voleva liberare Lucifer e Michael dalla gabbia, fare in modo che l’Apocalisse avesse luogo: non era la volontà di nostro Padre, era solo la sua. Raphael era pronto a fare qualunque cosa per ottenere quel che desiderava ed era sicuro di ottenere il consenso degli altri Angeli: disse che essendo soldati erano fatti per seguire e obbedire, non per essere liberi, e aggiunse che chiunque avesse tentato di fermarlo e mettersi contro di lui sarebbe stato ucciso. Devo ammetterlo, Raphael è più forte di me: quando gli risposi che non mi sarei mai messo dalla sua parte e che avrei fatto di tutto per fermarlo mi mise facilmente fuori gioco. Così… così scesi nuovamente sulla Terra con lo scopo di chiedere aiuto ad un vecchio amico; quando me lo trovai di fronte, però, esitai: che diritto avevo di chiedergli questo ulteriore sacrificio? Dopo tutto quello che aveva perso, dopo tutto ciò che aveva passato… che diritto avevo di distruggere la sua nuova vita chiedendogli di abbandonarla e di seguirmi nell’ennesima missione senza speranza?» il tono dell’Angelo si fa più basso, quasi un triste sussurro. «Come posso annientare la felicità di Dean, ora che finalmente ha quello che vuole, quello che ha desiderato per tanto tempo?»*

«Sei sicuro che Dean abbia davvero quello che desidera?»

«Sì, io credo… io credo di sì» risponde Castiel, con poca convinzione.

«Bhe, sai una cosa? Io ho osservato Dean e… cioè, non fraintendermi, non sono una specie di stalker o qualcosa del genere ma ero lì, intrappolata tra quelle poche case, e tutto quel che potevo fare era rimanere ferma a guardare le persone del quartiere…»

L’Angelo annuisce lievemente, come a dire: lo so, non ti preoccupare, prosegui pure.

«Ehm, comunque, tornando a Dean… mi ricordo del suo arrivo, mi ricordo di aver pensato che nascondesse qualcosa di forte e straordinario dietro quello sguardo sfuggente e quel sorriso scanzonato. Davvero, ho pensato che dovesse avere una storia incredibile da raccontare, peccato che mi fosse impossibile chiederglielo.

La sera, mentre me ne stavo seduta sotto lo stesso albero di oggi a fissare il cielo, vedevo Dean che si rifugiava in garage; di norma non entravo nelle case dei miei inconsapevoli “vicini” perché mi sembrava di violare la loro privacy, però la prima volta che l’ho visto chiudersi là dentro mi sono incuriosita, così l’ho seguito e mi sono affacciata a guardare. Stava togliendo il telone che copriva una macchina, una bella Chevrolet nera»

«Era la sua bambina…» interviene distrattamente l’Angelo, inclinando il capo.

Di nuovo quella posa irresistibile e innocente: questa volta la ragazza non si trattiene e scoppia in una piccola risata; poi riprende: «Dopo aver scoperto del tutto l’auto e averla ammirata per qualche secondo, ha preso una birra dal frigo e si è seduto sul cofano iniziando a bere lentamente. E sai una cosa?» la ragazza si volta per catturare gli occhi di lui. «Ricordo chiaramente che ha rivolto lo sguardo in alto, uno sguardo triste, anzi, quasi senza speranza. A quel punto mi sono avvicinata piano, mi sono seduta per terra davanti all’auto e sono rimasta a guardarlo mentre fissava senza posa il soffitto, anche se ero consapevole del fatto che il suo sguardo andasse in realtà ben oltre, che giungesse fino al cielo. Non sapevo a chi stesse rivolgendo quella sua preghiera silenziosa e disperata, ma ora credo di saperlo.»

Castiel distoglie lo sguardo istintivamente, tornando a osservare le acque calme e limpide del lago.

«Questa cosa è successa tutte le sere da quando si è trasferito… e ogni sera io l’ho seguito e sono rimasta lì con lui, seduta nel mio angolino. Potrebbe sembrarti assurdo, ma mi sentivo quasi meno sola in quei momenti.»

Il silenzio cala per qualche attimo, l’unico rumore è quello della brezza tra le fronde.

«Quindi tu non credi che sia felice?»

«Non lo so, Castiel, posso solo dirti quello che ho pensato fino a poco fa, quando non sapevo nulla di ciò che mi hai raccontato. La mia impressione osservando Dean e la sua vita nel quartiere era che tutto fosse davvero perfetto, ma solo in superficie… capisci quel che intendo?»

«Ma tu non pensi che lui ami Lisa e che voglia stare con lei e Ben?»

«Bhe, non posso dire con sicurezza nemmeno questo, è ovvio, però… ecco, si può voler bene a una persona, si può provare affetto per lei, ma l’amore è un’altra cosa. È vero che io ho vissuto solo 25 anni, rispetto a te e alla tua esistenza è davvero niente, però forse qualche cosa la so anch’io. Credo semplicemente che l’amore sia qualcosa di potente, persino pericoloso in un certo senso, e che non vada confuso con il romanticismo e il sentimentalismo; credo che ti porti al limite, mettendoti nella condizione di non aver paura, di volerti sacrificare per la persona che ami, a costo di rischiare di perdere tutto… forse perché hai meno paura di rischiare la tua stessa vita che non la sua. Non saprei, magari sono solo stupidi pensieri che nessun’altro condividerebbe…» dice lei sorridendo lievemente e guardandolo di nuovo fisso negli occhi. Lui nota che il loro color nocciola vira al verde quando la luce diretta colpisce le iridi e all’istante pensa ad altri occhi, verdi, occhi che lo guardavano con ironia, con impazienza, a volte con rabbia… e altre volte con qualcosa a cui non sa dare un nome.

La ragazza lo distoglie dai suoi pensieri: «Posso dirti una cosa?»

«Certo»

«Tu sei dubbioso riguardo al fatto di chiedere aiuto a Dean, credi che abbia già sacrificato troppo e che non meriti anche questo… però non pensi che lui abbia il diritto di sapere e di scegliere da sé? Sai, il libero arbitrio di cui parlavi prima: non dimenticare che anche Dean ha il diritto di averlo»

«Lo so, ma è così difficile decidere. È capitato anche a te di avere paura, di pensare di aver sbagliato tutto e sentirti persa?»

«Castiel…» dice lei ridendo gentilmente. «Certo! Mi è capitato ogni singolo giorno della mia vita. Fa parte della nostra natura, non possiamo combatterlo. Possiamo solo continuare a prendere le nostre decisioni e, nonostante la paura e l’insicurezza, convincerci di aver fatto la scelta giusta e semplicemente continuare per la nostra strada senza guardare indietro ad ogni passo»

«Il mio primo istinto è stato quello di andare da lui… forse dovrei davvero spiegargli la situazione e lasciare che decida liberamente se aiutarmi o no»

«Già, forse dovresti. Sul serio Castiel, non lasciare che il dubbio ti distrugga, vai da lui. E poi fammi un ultimo favore se puoi…»

«Cosa posso fare?»

«Ti prego, non dimenticarti di me… perché so che è giunto il momento di andare, lo sento. Ho paura di svanire semplicemente nel nulla, come se non fossi mai esistita. Ricordi Blade Runner? ‘E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire’»

«Non capisco il tuo riferimento, ma ti prometto che non svanirai nel nulla e che farai per sempre parte dei miei ricordi» e le stringe ancora di più la mano mentre lo dice.

«Castiel, se tu e Dean riuscirete a risolvere il tuo problema, se potrai finalmente vivere un periodo tranquillo… ti prego, fatti portare al cinema!» dice lei ridendo e facendo scontrare scherzosamente la spalla contro quella dell’Angelo.

Per la prima volta anche lui sorride.

Sorridendo ancora si stringono forte la mano un’ultima volta, poi sciolgono la presa e lei dice solo: «Ora vai, e ricorda la tua promessa, ti prego»

«Lo farò, non temere.»

Con un ultimo accenno di sorriso l’Angelo svanisce.

 

È tarda sera ormai, e come ogni sera Dean si rifugia nel garage per stare un po’ da solo, per riflettere. Seduto sul cofano dell’Impala, beve a piccoli sorsi la sua birra fredda, immerso nei suoi pensieri. Un suono lo distoglie però, un suono che conosce, che ha imparato ad apprezzare, ad amare. Un attimo dopo Castiel è di fronte a lui.

«Dean»

«Cas.»

 

 

 

 

            I’m a ghost, you’re an Angel, we’re one and the same, just remains of an age.

 

 

 

*Il racconto di Castiel è ovviamente stato preso in prestito dalla puntata 6x20, con svariate aggiunte e/o modifiche da parte mia.

 

 

Piccolo angolo dell’autrice

Un ringraziamento speciale a tutti quelli che hanno avuto voglia di leggere e commentare il primo capitolo di questa mia storiella.

Se avrete voglia di lasciare qualche parola anche per questo secondo capitolo ve ne sarò eternamente grata!

Kisses!

A presto,

Vale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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