From
A to Z, I’m shouting my love for you. Can you hear it?
[Sanji x Nami, 21 sweet moments]
1. A, come All Blue [loving the way you laugh]
Non
l’avrebbe mai ammesso, Nami, ma amava vederlo sorridere. Amava la luce che si
radunava in quegli occhi che troppo
spesso aveva colto a spiarla colmi d’amore, amava il modo in cui la curva
delle labbra si distendeva, contornata dai baffetti appena accennati, amava la
sensazione di contentezza –simile ad
una stilettata al petto, ma assai più piacevole- che quel semplice gesto le
suscitava ogni volta.
Era
ben consapevole, tuttavia, del fatto che il suo sorriso più stupefacente Sanji-kun lo tenesse
accuratamente nascosto dentro se stesso, aspettando il momento giusto per
esibirlo, ed esisteva un solo modo per farlo venir fuori.
«Sanji-kun,
parlami dell’All Blue» lo esortava allora, ed il suo sguardo brillava mentre,
le braccia distese a ricreare l’immensità di quel mare leggendario, narrava di
pesci multicolore e storie di straordinaria bellezza.
2. B, come Bellmere [the most precious treasure]
«Oh, ehi…
si è mossa, Nami-san!»
«Ho
sentito… Mi ha appena tirato un bel calcio. Non ha la tua cavalleria, sai»
Sanji
rise, l’orecchio premuto contro il ventre leggermente rigonfio della compagna,
i lineamenti intrisi di contentezza.
«Ehi, ehi»
disse in un sussurro, «non va bene prendere a calci le donne, anche se tu
stessa sei una signorina. Capito?».
Nami gli
rivolse un’occhiata che era insieme scocciata e colma di tenerezza.
«E,
sentiamo, come fai ad essere certo
che sia una femmina?».
Il biondo
le sfiorò appena il ventre con le labbra, ridacchiando tra sé. «Dimentichi che
il mio love power può fare questo ed
altro, Nami-san~. Posso riconoscere una donna ovunque essa sia, e di certo la
nostra Belle-chwan è una splendida signorina ~~».
La
navigatrice sbatté gli occhi, confusa. «Bell…».
Non
ci fu bisogno di concludere la frase.
Bellmere.
«Si
chiamerà cosi». Sanji le sorrise, una mano a sfiorarle la guancia. «E’ quello
che vuoi, no? Avrà il nome della persona che ha reso te, Nami-san, la donna più
meravigliosa del mondo».
Altre
parole non furono necessarie.
Nami
semplicemente lo abbracciò.
3. C, come Cigno [the first glance
tasted like milk chocolate]
La
sua bellezza l’aveva lasciato senza parole sin dal primo sguardo.
Aveva
amato fin da subito il colore intenso e particolare dei suoi capelli –una
tonalità intensa d’arancio che quasi sfociava nel rosso- in contrasto con gli
occhi furbi, del castano più dolce che
avesse mai visto –gli ricordavano il cioccolato fuso, e desiderò potervisi
specchiare senza tregua-.
Aveva
amato la curva delicata che le punte dei capelli descrivevano sollevandosi
sulle spalle, il modo in cui si sistemava dietro l’orecchio le corte ciocche
ribelli, la luce astuta ed intelligente che le sue iridi celavano.
Tuttavia,
seppur in seguito l’avesse osservata giorno e notte con tutta l’adorazione di
cui fosse capace, fermamente convinto che nessuna
donna potesse mai eguagliare e superare la sua bellezza, un giorno dovette
ricredersi.
Dopo
due anni Nami era diventata ancora più meravigliosamente bella.
Ed
il soprannome che aveva scelto per lei, Nami-swan,
gli parve più che mai adeguato.
4. D, come Di
nuovo [I’ll fall in love with you a thousand times
again]
«Nami-san…».
«Hm…?».
Alza appena il viso dalla carta nautica che sta consultando, sistemandosi una
lunga ciocca ribelle dietro l’orecchio. Il biondo è a qualche metro da lei, a
cavalcioni di una vecchia sedia, la testa poggiata sulle braccia, e la scruta
con un misto di ammirazione e desiderio.
«Nami-san,
credo di essermi appena innamorato di nuovo di te».
Un
leggero sbuffo tra il rassegnato e il divertito sfugge dalle labbra della
navigatrice. «Sanji-kun, è la decima volta
in due minuti. Quante volte ancora hai intenzione di innamorarti di me entro stasera?».
Lui le
rivolge uno sguardo carico d’adorazione, le labbra piegate in un lieve sorriso.
«Tutte le volte che ti guarderò».
5. E, come Epistassi [killed by your beauty]
Sanji-kun
doveva sempre rovinare tutto.
Aveva
come un’abilità speciale nel farlo, affinata all’inverosimile, tanto che Nami
sospettava che avesse conseguito a sua insaputa una qualche laurea in Come rovinare in una sola mossa una
situazione perfetta. Non vi erano spiegazioni, altrimenti.
Se
ne stavano tutti e due accoccolati su uno dei morbidi divani del Bar Acquario,
la stanza della nave che Nami in assoluto prediligeva, intenti a dialogare del
più e del meno, ridendo per cose del tutto insignificanti e beandosi della
sensazione delle loro mani che, di tanto in tanto, si sfioravano ed
accarezzavano con studiata casualità.
Era
stato un attimo –i loro sguardi si erano incrociati, come attratti da una
calamita invisibile- e l’eco dell’ultima risata si era spezzato a mezz’aria. Il
respiro di Sanji-kun che le solleticava la punta del naso ed annebbiava il
cervello, Nami socchiuse gli occhi e, semplicemente, aspettò di assaggiare la
dolcezza delle sue labbra –che non venne.
Spalancò
gli occhi, seccata. Davanti a lei, il biondo si teneva il viso con le mani, un
inconfondibile rivolo di sangue che colava dal mento.
«M-mi
dispiace, Nami-san… la tua bellezza mi ha… bubah…
annientato»
Nami,
le mani incrociate al petto, sbuffò.
Decisamente, quella di Sanji-kun doveva essere una qualche abilità
speciale.
6. F, come Fumo [smoke gets in my mind]
Non
era solo l’odore, in lui, a sapere di
fumo. Sanji era fumo.
Era
fumo il suo sorriso, che fioriva ed un solo istante dopo si disperdeva, chissà
poi perché, come soffiato via dal vento.
Era
fumo quella scintilla lattiginosa che di tanto in tanto si accendeva nei suoi
occhi –indistinta e nebbiosa, impossibile da decifrare- per poi morire in un
battito di ciglia.
Fumo
erano le sue dita lunghe e sottili –era quello l’odore che Nami vi percepì,
impresso a fondo nella pelle ed impossibile da cancellare, quando furono tanto
vicine da poterle sfiorare-.
Lui
era, totalmente e semplicemente, fumo.
Altrimenti, come avrebbe fatto ad
annebbiarle il cervello a quel modo?
7. G, come
Girandola [nothing but a symbol of our love]
«Nami-swan,
Nami-swaan!»
La
navigatrice imprecò mentalmente, gettando uno sguardo seccato al biondo che
volteggiava raggiante verso di lei. Quando Sanji-kun la raggiungeva saltellando
e le si rivolgeva con quel tono eccitato, c’era sempre di che preoccuparsi.
«Sanji-kun»,
lo salutò, fingendo indifferenza.
Lui si
accomodò su una delle sedie che le stavano accanto, e prese a fissarla con un
mezzo sorriso tutt’altro che
innocente. Nami riuscì ad ignorarlo per appena una manciata di secondi,
dopodiché sbatté con forza sul tavolo la matita che stringeva in pugno e gli si
rivolse, minacciosa.
«Sanji-kun. Se sei venuto qui per
blaterare delle tue solite stupidaggini, fissarmi per ore con quell’aria da ebete
oppure ostacolare il mio lavoro, ti
avverto. Voglio vedere la tua bella testa bionda fuori da quest’osservatorio
entro dieci secondi».
Il cuoco
non si fece impressionare, né allo stesso modo il sorriso s’intaccò.
«Stavo
pensando», disse semplicemente, «che le mie sopracciglia assomigliano parecchio
ad una girandola. Non è cosi?».
Nami si
sarebbe aspettata tutto tranne che quella domanda bizzarra. Osservò per un
attimo le stravaganti sopracciglia dell’amico, riflettendo che si, effettivamente ci somigliavano
parecchio.
«Direi di
si…» buttò li confusa.
Al
suo fianco, Sanji proruppe in un’esclamazione di vittoria che la disorientò
ancor di più.
«Si può sapere che diavolo hai in mente?».
Il biondo
le sorrise, sulle labbra un’aria di trionfo che non preannunciava nulla di
buono.
«Niente
in particolare, Nami-san. Pensavo semplicemente che il tuo splendido tatuaggio
rappresenta una girandola ed un mandarino intrecciati: siamo noi due, capisci? E’ il simbolo del nostro AMORE!».
Nami si
passò una mano sul viso, visibilmente sconcertata.
8. H, come Hobby
[the sweetest kill-time for my eyes]
Durante
i suoi vent’anni di vita, Nami ne aveva viste di stranezze. Sapeva quanto un
semplice hobby potesse influenzare la vita di una persona –montagne di berry sprecati nell’acquisto di inutili francobolli o tappi
di bottiglia, per fare un esempio-, ma escludendo l’inutile sperpero di soldi
non vedeva motivo di criticare qualcosa che tenesse impegnata una persona nei
rari attimi di relax.
Vi
erano hobbies adorabili, poi, come nel caso di Robin –i suoi fiori coltivati in
un angolo della nave erano una meraviglia per gli occhi, doveva ammetterlo-, e
dopotutto anche la collezione di coleotteri di Rufy e Usopp poteva rivelarsi
assolutamente innocua.
Allora
perché il SUO hobby doveva essere proprio quello?
«Sanji-kun, posso muovermi ora? Avrei parecchio da
fare».
«Non
ancora, Nami-san, ti prego~! Cosa posso farci se osservarti in tutta la tua
bellezza è il mio hobby prediletto?».
E lei,
ancora una volta, sospirava.
9. I, come Inaspettato [the miracle begins from nowhere]
A
dir la verità, nessuno dei due sapeva ben dire come fosse iniziato.
Erano
stati gli sguardi, forse –le occhiate cariche d’amore che Sanji rivolgeva alla
compagna in ogni istante, sperando un giorno di cogliere lo stesso sentimento
negli occhi di lei-, o forse era stata la mano del cuoco che Nami aveva stretto
senza neppure accorgersene (ed era calda,
e desiderò di non lasciarla più andare), o forse le lunghe giornate trascorse
in cucina, due sorrisi chini su una carta nautica indicando, come fosse un gioco,
la posizione nella quale supponevano si trovasse l’All Blue.
O
forse, infine, fu lei che d’improvviso era troppo
vicina e l’intenso odore di agrumi che riempiva le narici di Sanji,
spingendolo a gettare al diavolo ogni incertezza e colmare, in un solo soffio,
la distanza che li separava.
Ancora
adesso, nessuno dei due sapeva dire per certo come fosse iniziato.
Eppure,
quando giorno dopo giorno aprivano gli occhi ed erano l’uno accanto dell’altra,
i respiri intrecciati e le lenzuola che sapevano di tabacco ed agrumi, non
potevano evitarsi di ringraziare ogni dio
esistente per quel piccolo miracolo inaspettato.
10. L, come Lei [I gathered my love just for her]
Più
bella ed inarrivabile di qualunque altra cosa sulla quale Sanji avesse mai
posato il suo sguardo.
Più
scaltra di quanto la sua apparenza suggerisse, pur apparendo sempre come un
angelo ai suoi occhi.
Più
intelligente, talentuosa, brillante, spaventosa,
determinata e forte di ogni altra
donna in tutti i quattro mari.
Semplicemente
lei. La donna alla quale aveva
dedicato tutto il proprio amore.
11. M, come Mellorine [missed your stupid self]
Sanji-kun sapeva essere assolutamente insopportabile, Nami non avrebbe avuto
problemi a giurarlo.
La
irritava ogni giorno, coi suoi vaneggiamenti privi di senso e le sue buffe
lusinghe, volteggiandole intorno avvolto da un’inverosimile nube di cuoricini e
distraendola, sistematicamente, dal proprio lavoro; e vi erano istanti nei
quali la navigatrice avrebbe dato qualsiasi cosa per poter trascorrere qualche
minuto in tranquillità, le orecchie libere da quell’insistente cantilena (Mellorine, Mellorine ~) che l’amico era
solito intonare ogni volta che lei o Robin fossero nelle vicinanze,
volteggiando da prua a poppa con inaudita energia.
Non avrebbe mai immaginato, Nami, durante il
silenzio –troppo- di quei due anni
trascorsi nella tranquillità ovattata di Weatheria, di poter desiderare tanto
intensamente che quella sciocca cantilena tornasse a riempirle le orecchie –ed
il cuore.
12. N, come Nami-san [my name is the sweetest on your lips]
«Neh, Sanji-kun». Nami si era avvicinata all’amico,
subito dopo cena, un sopracciglio inarcato e le braccia puntate sui fianchi,
una cascata di capelli ad incorniciarle il viso imbronciato.
«Oh! Sei ancora qui, mia adorata?». Il biondo le
aveva sorriso, evidentemente rallegrato dal fatto che fosse stata lei, per una
volta, a rivolgergli la parola. «Cosa posso fare per te, principessa? Desideri
qualcos’altro da mangiare, oppure ti andrebbe un po’ di…».
«Una curiosità». Vide il compagno scrutarla con
stupore. «Una stupida, insensata
curiosità», mormorò, più a se stessa che altro.
Sanji le
sorrise con calore, poggiando sul lavello lo strofinaccio che stringeva tra le
mani. «Sono a sua disposizione, signorina. Mi chieda ciò che vuole ~».
La navigatrice annuì brevemente e prese posto sul
pavimento della cucina, la schiena poggiata contro il duro legno dei mobili
–vide Sanji affannarsi nel procurarle una sedia, ma gli rivolse un cenno di
diniego-.
«Stavo pensando. Stasera, a cena, quando parlavamo
di tutte le persone che vorremmo ritrovare nel corso del nostro viaggio… ecco,
e tu hai detto “io vorrei rivedere Bibi-chan, Conis-chan e Kayme-chan”, allora
io ho pensato-».
In quel momento Sanji l’interruppe, agitandosi
furiosamente una mano davanti al viso. «NNNN-No, Nami-san, hai frainteso! Non
c’è alcun bisogno che tu sia gelosa, io volevo soltanto dire…».
«Non sono
gelosa, razza d’idiota! Ascoltami fino in fondo prima di parlare!».
«Oh… beh.
Sarebbe stato bello. Continua pure,
amore mio~».
Nami annuì nuovamente e si strinse un po’ di più
nelle ginocchia. «E’ una domanda strana, quindi non ridere, okay? Mi stavo solo
chiedendo», e qui gettò un’occhiata al biondo, che l’ascoltava assorto, «insomma,
perché per tutte le altre ragazze utilizzi il chan mentre per me… no.
Non è che io voglia essere chiamata in questo modo da te, sia chiaro, è solo
che…». La sua voce si perse in un bisbiglio insensato, ed istintivamente
premette di più le gambe al petto e vi poggiò il capo.
«Nami-san».
Il suo nome pronunciato da quelle labbra le parve,
d’improvviso, di una dolcezza struggente.
«Nami-san è semplicemente Nami-san, no? Non può
essere Nami-chan», a quel punto Sanji
si chinò alla sua altezza, le labbra tese in un sorriso, «perché la mia
Nami-san è unica, e non ci sono altre come lei».
Oh… certo. Avrebbe dovuto immaginarsi una risposa
del genere da lui.
Eppure, per qualche motivo, d’improvviso si sentì
orgogliosa di quel san che ormai
faceva parte del suo nome, e che le parve avere il suono più dolce del mondo.
13. O, come Oro [your gold
is mine!]
«Nami-saaaaaan…
Nami-saaaaaaan~! Per favore, innamorati di me!».
La navigatrice gli rivolse un’occhiata noncurante e
tornò ai propri mandarini, senza neppure darsi la pena di rispondere.
«Nami-san…? Ti prego, appena un pochino… mi basta
un po’ d’amore tanto cosi». A quel
punto le dita del biondo si chiusero ad indicare uno spazio minuscolo tra i due
polpastrelli. «Solo cosi piccolo, Nami-san… appena un po’ d’amore…». Il tono di
voce si abbassò pericolosamente, tanto che le ultime parole furono poco più di
un bisbiglio. «Vorrei solo poter essere tuo,
Nami-san».
La ragazza, un leggero tremito nelle dita che
accarezzavano un mandarino quasi maturo, si irrigidì. Poi si voltò a
fronteggiarlo, negli occhi la nota di superiorità ed orgoglio che era solita
sfoggiare davanti ad un tesoro.
«Per chi mi hai presa?» sussurrò con estrema
lentezza, tirando l’amico per il bavero della giacca perché si chinasse alla
sua altezza. «Ascoltami bene, carino…
Tutto l’oro del mondo, quindi anche questo»,
e a quel punto gli strattonò una ciocca di capelli, dorati «è già mio».
14. P, come Proteggere [sheltered in your arms]
Era stato
solo un attimo, mentre il clangore della battaglia le esplodeva nelle orecchie.
Intorno,
decine e decine di nemici crollavano sotto gli attacchi serrati dei suoi
compagni, scombinati ma implacabili, come loro solito. Un’occhiata alla sua
destra, e Nami poté vedere distintamente Chopper e Usopp sbaragliare una
dozzina di uomini tutti da soli; si sentì stranamente orgogliosa di loro, e fu spronata a fare del suo meglio.
Abbatté
un nemico con una stoccata del clima tact, dopodiché –incrociò lo sguardo fiero
di Robin per un solo istante, ed il cenno d’assenso che vi colse fu abbastanza-
salutò con un sorriso le numerose paia di mani che, sbucate da chissà dove,
radunavano in un angolo un consistente numero di aggressori – i quali vennero,
neanche a dirlo, fulminati con istantanea precisione-.
Fu solo
un attimo, quindi. La cecità di un battito di ciglia, la svista di un respiro,
e una lama sbucata da chissà dove le accarezzò il collo. Il buio calò e poi fu
un baluginio scuro e dorato, accompagnato dal lieve sentore di sangue e
nicotina.
Sanji-kun l’aveva protetta di nuovo.
E, mentre
Nami guardava ripetersi davanti ai propri occhi una scena già vista troppe volte, si ritrovò a pensare che,
se quella brutta abitudine del biondo di pararlesi davanti senza pensare alle
conseguenze fosse perpetuata, non sempre sarebbe stato tanto fortunato da
cavarsela con un semplice strappo alla giacca.
15. Q, come Qualsiasi cosa [and once again I’m dying inside]
«Io farei qualsiasi cosa per te, Nami-san».
Lei, tutte le volte, sbuffava liquidandolo con un
laconico “lo terrò presente, Sanji-kun”.
Lui, tutte le volte, semplicemente moriva un po’.
16. R, come Ricetta [white flour on your cheeks]
«Buon pomeriggio, grande Chef. Cosa ci prepari di
bello quest’oggi?». Nami sorrise, sul viso un’espressione rilassata, la testa
che faceva capolino dalla porta della cucina. Affaccendato intorno al grande
tavolo, Sanji affondava le mani in un soffice mucchietto di farina, i
lineamenti distesi nella smorfia di felicità che il solo cucinare gli
provocava.
«Bienvenue, mia
adorata!». Le rivolse un leggero inchino, la chioma dorata accarezzata dalle
tinte aranciate del tramonto. «Quella di oggi è una ricetta molto speciale,
sai?».
Nami si avvicinò al tavolo e puntellò i gomiti sul
duro legno, spiando l’amico con curiosità. «Di che si tratta?».
«Oh, sai…». Il biondo si chinò verso di lei,
sussurrandole all’orecchio con aria complice «E’ la ricetta dell’amore».
La compagna lo squadrò con aria critica,
occhieggiando al mucchietto di farina che troneggiava al centro del tavolo,
accompagnato da un paio di gusci d’uova ed un panetto di burro.
«E per una ricetta tanto speciale… quali sarebbero
gli ingredienti?».
L’altro non si scompose, anzi la fissò con crescente
intensità. «La prego di osservare lo Chef all’opera, mademoiselle». A quel punto, le sue dita macchiate di farina andarono
a sfiorare la guancia della navigatrice, che istintivamente trasalì.
«Prima di tutto» -la voce del cuoco era bassa ed
appassionata- «Prendere la donna meravigliosa che vi fa battere il cuore. Poi,
aggiungere tutto l’amore di cui siete capaci. Mescolare con un pizzico di tenerezza»
le sorrise, assaporando la sensazione della sua pelle liscia sotto le dita, «,dopodiché
lasciar riposare al tramonto, magari in una splendida cucina fluttuante in
mezzo al mare».
Gli occhi di Nami erano incatenati ai suoi,
ammaliati da quella ricetta che assomigliava a una magia.
«C’è ancora il tocco finale, però. Senza di quello
la ricetta non è completa». A quel punto, le dita di Sanji andarono a sfiorare
le labbra della navigatrice. «Guarnire il
tutto con un bacio al sapore di agrumi. E’ un ingrediente assai raro, però.
Se solo tu volessi concedermel…-».
Si sfiorarono appena, le labbra.
Quando Sanji ebbe il coraggio di abbassare gli
occhi, stordito da quella fortuna tanto improvvisa, Nami fissava un punto
imprecisato del pavimento. «Cosi va bene?», mugugnò rossa in viso, investita
dai raggi di sole.
Lui le rivolse il più amorevole dei suoi sorrisi. «Era
perfetto, Nami-san. Era… era l’ingrediente speciale più dolce e più incredibile
che io abbia mai assaggiato. Tuttavia…». Si chinò nuovamente su di lei, gli
occhi accesi di scintille, «…tuttavia, se soltanto si potesse fare qualcosa
riguardo alla quantità…».
Nami sospirò, gonfiando le guance ancora sporche di
farina, ma fu con un mezzo sorriso che si sporse in avanti, di nuovo.
E le loro labbra si toccarono ancora, e ancora, e
ancora.
17. S, come Sapore [I savored your love and it tasted good]
Il primo bacio
sapeva di tabacco e di agrumi.
Il
secondo aveva il sapore dell’attesa, di lieve imbarazzo e d’impacciata
insicurezza.
Il terzo
profumava della loro pelle e dei loro capelli che si accarezzavano con timore.
Il quarto
sapeva di parole sussurrate a fior di labbra, d’amore e smisurata tenerezza.
18. T, come Troppo [happiness crushes my heart]
Ogni risveglio era una festa, per lui.
Apriva gli occhi, ed improvvisamente era un profumo
familiare a riempirgli il cuore –un profumo delicato di bagnoschiuma, salsedine
ed agrumi. Con un sorriso deliziato, constatò di poterla sfiorare solamente
allungando le dita –lei, sempre cosi bella e cosi intoccabile, e che adesso stava li, distesa tra le lenzuola candide
insieme a lui-. Riusciva ad avvertire il suo calore riscaldarlo lì dove le loro
ginocchia si sfioravano, poteva quasi contare
i lunghi capelli rossicci sparsi sul cuscino.
Avvicinando con timore quasi reverenziale una mano
al viso della compagna, attraversato da un beato sorriso, Sanji si chiese cos’avesse
fatto per meritarsi una fortuna tanto prodigiosa ed impagabile. La donna che
amava più di ogni altra cosa al mondo lo ricambiava per qualche incredibile
motivo, ed era tanto vicina da dargli le vertigini, ed era… era bellissima, e…
Era troppo, si
disse Sanji, e tutta quella felicità cosi intensa da stordirlo parve avvolgerlo
come un abbraccio d’indicibile tenerezza.
Non immaginava che anche la felicità potesse essere
tanto lancinante da squarciare il petto –soltanto, in un modo immensamente più piacevole del dolore-.
19. U, come Unica [your proposal was so much
like you]
«E sarò l’unica»,
Nami l’aveva guardato, le labbra a un soffio da quelle di lui, gli occhi accesi
della consueta risolutezza, «l’unica
donna che amerai, per tutta la tua vita. Chiaro? Altrimenti». Un’ombra scura le attraversò gli occhi, il respiro
che s’infrangeva sulla pelle del compagno, «altrimenti
sarai TU a pentirtene per tutta la vita, Sanji Gambanera».
Lui l’aveva fissata per un breve istante, vagamente
sorpreso, dopodiché aveva sorriso mormorando sulle sue labbra ormai socchiuse «Comme elle vous, madame».
20. V, come Valzer [if you could be my lady –I won’t
ask for anything else-]
A volte Nami si stupiva nel constatare che persino loro potessero godersi serate tranquille come quella.
Il mare si stendeva placido sotto i suoi piedi ed il cielo riposava
immobile, rischiarato da una luna quasi del tutto piena. Le piaceva, di tanto
in tanto, lasciar fuori tutte le preoccupazioni che il suo ruolo di piratessa e
navigatrice portava con sé, e bearsi semplicemente della sensazione di venir
cullata dalle onde dell’oceano, come una figlia tra le braccia di un padre
troppo capriccioso e severo.
Poteva udire distintamente il vociare dei suoi compagni –la famiglia a
cui l’oceano l’aveva affidata, quando ormai pensava che tutto fosse perduto-,
di certo impegnati in attività molto meno tranquille e rilassanti del “tentare
di addormentarsi”. Rise al solo pensiero, e si chiese se non fosse il caso di
irrompere nel dormitorio e dare una bella strigliata a tutti quanti.
Fu a quel punto, tuttavia, che una melodia dalle note lievi si levò
dalla camera, seguita dal lento attutirsi delle altre voci.
Brook, sicuramente. Ringraziò mentalmente lo scheletro, imponendosi di essere appena più
gentile con lui la mattina seguente (almeno finché non avesse cominciato a
blaterare di mutandine e simili, sia chiaro). Intanto la melodia era cresciuta di
volume, articolandosi in centinaia di note di differente tono ed intensità ed avvolgendo
tutta la nave come un incantesimo.
Anche Nami, gli occhi chiusi e la testa poggiata sulla ringhiera di
legno, vi si abbandonò. Fu per questo, probabilmente, che non udì i passi
leggeri sull’erba alle sue spalle.
«Mi concede questo ballo, signorina?».
La navigatrice quasi sobbalzò, voltandosi di soprassalto;
la sagoma familiare che le stava davanti riuscì a rassicurarla.
«Ah… sei tu. Mi hai fatto prendere un colpo, razza
d’idiota!»
Sanji le
rivolse un lieve inchino, soffiando un po’ di fumo dalle labbra socchiuse. «Ti
chiedo scusa, mia adorata. Non era mia intenzione spaventarti~».
«Lascia stare, ormai è andata. Piuttosto… non
dormi?», domandò, accennando alla giacca scura ed al pantalone dello stesso
colore, evidentemente tutto tranne abiti da notte.
Il biondo le indirizzò uno sguardo rapito, dopodiché
sussurrò «Potrei rivolgerti la stessa domanda, sai?»
Nami si strinse nelle spalle e puntellò i gomiti
sulla ringhiera, stizzita. «Non avevo sonno».
Sanji soffiò ancora un po’ di fumo, reclinando il
capo per osservare il profilo della compagna, seminascosto dalle ciocche
rossicce. «So bene quanto ti piaccia concederti qualche attimo di solitudine,
Nami-swan… ed infatti ti chiedo scusa per averti disturbata. Tuttavia, mi sono
affacciato e ti ho vista tutta sola… ed a quel punto, è stata la canzone a
muovere i miei piedi fino a qui. Non ho potuto resistere, sai?».
La navigatrice si voltò a fronteggiarlo,
incuriosita. «Resistere a cosa?».
L’unico occhio di Sanji si accese di mille emozioni
contrastanti mentre, con disinvolta incertezza, si chinava a sfiorarle il dorso
della mano con le labbra. «Sperando di aver più fortuna la seconda volta, ripeto
il mio invito… ti va di concedermi questo ballo, Nami-san?».
Lei lo fissò per un attimo con stupore, ma non
riuscì a trattenere una risata divertita; in qualche modo, le strambe maniere
di Sanji riuscivano sempre a sorprenderla.
«Okay», rise, e vide un largo sorriso allargarsi
sulle labbra dell’amico.
Un attimo dopo,
Sanji l’aveva presa per mano e la trascinava al centro del giardino, senza smettere
di sorridere. Stettero per qualche istante a fissarsi in silenzio, dondolando i
piedi in modo impacciato e incerti su cosa fare, dopodiché fu la musica a
guidarli. Con lentezza estrema il biondo le posò una mano sul fianco, mentre
con un movimento timoroso le dita dell’altra andavano ad intrecciarsi a quelle
della compagna –quasi sobbalzò quando avvertì il calore del suo braccio che gli
si posava sul petto-.
Rimasero cosi
per un tempo che parve un’eternità, a fissarsi con un mezzo sorriso e dondolare
goffamente sul posto, la sigaretta che Sanji stringeva tra i denti consumata
sempre di più. Fu solo quando Brook smise di suonare che si ridestarono, come
strappati ad un sogno durato troppo poco.
Fu in quell’istante
che presero coscienza delle loro mani intrecciate, che parevano bruciare nel punto in cui si sfioravano e, se ne
accorsero solo in quel momento, dei loro visi pericolosamente vicini.
Era insieme
imbarazzante ed immensamente dolce, e Nami si ritrovò a pensare che non doveva
essere male passare di tanto in tanto una serata in solitudine, se la
solitudine aveva quel sapore.
Con un sorriso grato appoggiò il capo al petto del
compagno, perdendosi nel profumo familiare che i suoi vestiti emanavano. «Grazie»,
sussurrò nel buio.
La sigaretta gli sfuggì dalle labbra e si perse tra
i ciuffi d’erba, ma almeno quella volta, Nami ne era certa, Sanji non vi
avrebbe badato.
21. Z, come Zeff [From now and forever]
«Ehm… è permesso?».
La testa arancione della ragazza fece capolino
dalla porta della cucina, un sorriso sereno a distenderle le labbra.
Il vecchio cuoco se ne stava in un angolo, ad armeggiare
con un grosso pentolone ricolmo di qualche pietanza dal profumo delizioso. «Hm»,
borbottò appena, con un leggero cenno del capo.
Nami entrò e si chiuse la porta alle spalle,
gettando un’occhiata all’enorme stanzone ricolmo di qualsivoglia attrezzo da
cucina; avvertì una stretta al petto al pensiero che Sanji-kun avesse trascorso
in quella stanza quasi metà della propria vita –le parve quasi di vederlo, un
bambino biondo dalle strane sopracciglia che si affaccendava ai fornelli col
sorriso che solo il cibo e l’all blue
erano in grado di regalargli-.
Un sonoro colpo di tosse proveniente dal fondo
camera la fece ridestare. Zeff la fissava con indifferenza mista a curiosità, tra
le mani un grosso mestolo gocciolante di zuppa.
«Devi dirmi qualcosa, signorina?».
Lei deglutì, stringendo i pugni per farsi coraggio.
Annuì con decisione.
«In effetti, Zeff-san, c’è una cosa che devo dirle».
Gli occhi del vecchio la scrutavano cosi intensamente che parevano leggerle
dentro. «Riguarda suo figlio e me».
Lo sguardo del cuoco si fece più attento, ma una
fragorosa risata gli sfuggì dalle labbra mentre borbottava «Io non ho figli,
signorina». Poi però aggiunse, quasi a se stesso «Che ha combinato quel
moccioso stavolta?».
Nami non poté fare a meno di sorridere riflettendo
su quelle parole, e su quelle ancora più assurde che lei stessa stava per
pronunciare. Avrebbe detto addirittura impensabili,
fino a poco tempo prima.
«Ecco… Sanji-kun si è innamorato di me. E, anche se
solo a dirlo mi sembra pazzesco, io lo ricambio».
Zeff la scrutò come se la vedesse per la prima
volta, ma non parve sorpreso.
«L’avevo capito», biascicò, accarezzandosi i grossi
baffi, «dal modo in cui ti guardava, prima. Come non aveva mai guardato nessuna.
E, bada bene, io lo conosco meglio di chiunque altro». Poi si voltò nuovamente
verso il pentolone, prendendo a rimestare la zuppa al suo interno.
Stette in silenzio per qualche istante, tanto che
Nami meditò di salutare ed andarsene, quando la sua voce burbera la trattenne
sulla soglia.
«Siete venuti qui per dirmi questo, tutti quanti?».
La navigatrice annuì, trattenendo una risata. «Avrebbe
dovuto farlo Sanji-kun, ma all’ultimo ha detto che non se la sentiva».
«Tzè… quello stupido moccioso».
Poi lanciò uno sguardo alla ragazza, soffermandosi
sugli occhi che le si erano colmati di tenerezza al solo pronunciare il nome
del biondo. Sentì la domanda affiorargli alle labbra ancor prima di
pronunciarla.
«Lo ami?».
Nami lo fissò per un attimo, sorpresa. Poi,
semplicemente, sorrise. «Lo amo tantissimo»
«Hm». Il vecchio annuì ancora una volta, con aria
pensosa. «Anche questo l’avevo capito, sai. Da come ne parli». Fece un grosso
sospiro e si passò una mano sul viso. Quando la ritirò, i suoi occhi erano
umidi. «E bravo, quello stupido d’un figlio… si è trovato una cosi brava
ragazza».
Lei si strinse nelle spalle, arrossendo appena.
«Fammi un favore, signorina. Non lasciarlo mai da
solo quando ci sono molte ragazze. Sai com’è fatto».
Nami rise, passandosi una mano tra i capelli. «Lo
farò».
«E… assicurati che non cucini solo per voialtri
finendo per non mangiar nulla. E’ una sua brutta abitudine».
«Farò anche questo».
«E…». Adesso, grosse lacrime brillavano agli angoli
degli occhi circondati di rughe. «Ti renderà certamente felice. E’ un bravo
ragazzo, quello li».
La ragazza socchiuse gli occhi, ed una felicità che
non aveva mai provato prima la invase. «Lo so. Grazie mille». Anche i suoi
occhi si erano fatti umidi.
Quando si richiuse la porta alle spalle, la testa
bionda di Sanji era li ad aspettarla. Le gettò un’occhiata nervosa, e lei annuì
ridendo. «Tutto a posto, tranquillo»
Lui si rilassò e le cinse le spalle con un braccio.
«Meno male… non sai quanto io ti sia grato per esserti offerta di farlo tu,
Nami-swan».
«Oh, beh… Non è stato cosi difficile. E’ una
persona gentile, anche se non sembra».
Sanji annuì e le poggiò il capo sulla spalla,
nascondendosi tra le lunghe ciocche. «Adesso ci rimane solo l’ostacolo più
difficile».
La navigatrice lo scrutò attraverso i capelli,
curiosa. «Sarebbe?».
«Oh, beh… Dirgli del matrimonio, ovviamente».
Gli occhi di Nami quasi schizzarono fuori dalle
orbite.
Se quello doveva essere il suo modo per chiederle la mano, non era assolutamente divertente.
Angolo dell’autrice:
Finalmente T^T Questa fanfic è stata una
sottospecie di parto XD Trovare 21 momenti su questi due non è stato facile, soprattutto
perché finivano sempre per venirmi in mente un mucchio di scenette con la
stessa lettera e nessuna con altre ;_; Sono stranamente abbastanza soddisfatta
del risultato, comunque O___O. Anyway, come vedete le scenette non sono situate
in ordine cronologico, anche se l’ultima da un finale “morale” alla storia (pur
non situandosi ultima cronologicamente, dato che è precedente alla seconda e
probabilmente anche alla 9 e alla 18 XD). Avrei davvero voluto dare una
sequenza cronologica, e mostrare magari una sorta di “evoluzione” nel rapporto
di questi due, ma purtroppo non ho tanta pazienza ;ww;
Vi chiedo scusa per la lunghezza delle ultime due
(mi sono davvero fatta prendere la mano, avrei dovuto pubblicarle separatamente
e scriverne di più brevi ma QUALCUNO mi ha convinta a lasciarle u_u). Riguardo la collocazione, invece, sono tutte
ambientate in un momento imprecisato del New
world arc, alcune in un futuro ipotetico ed
irrealizzabile (conoscendo Odacchi XD) in cui i due
stanno insieme ed altre collocabili in un punto casuale della storia. Spero di
non essere andata troppo OOC lasciandomi trasportare dal fangirlismo çAç
Comunque, passiamo ora alla “spiegazione” delle
fanfic una per una XD (Non sempre è necessaria, ma vabbeH ò_ò)
A: Non c’è molto
da dire, l’avrete notato tutti quanti QUEL sorriso çAç E’ qualcosa che fa male
al cuore, giuro XD
B: Eeeh <3 Io e Hotacchi
(hotaTERU) abbiamo questo sogno della figlioletta di
nome Bellmere (ed il gemellino di nome Zeff, ma non
ditelo al nonno XD).
C: Niente in particolare
da dire u_u Mi è venuta in mente tipo colpo di genio OçO
D: Mi ha ispirata in parte Sanji che ogni tanto urla “FALLING IN LOVE
WITH YOU AGAAAIN!”, un po’ Lovely Complex,
dove Risa spesso afferma di essersi ri-innamorata di Otani
T^T
E: C’è da spiegare? u_u” Sono certa che se
questi due stessero insieme Sanji rovinerebbe ogni bel momento col suo solito
sangue dal naso XDD.
F: … Non so come mi sia uscita, davvero °A° Giuro °A°
G: Un’altra idea folle venuta per caso XD Stavo guardando i filler in
epoca Edo in cui Nami e Sanji gestiscono una locanda insieme, ed il nome è “la
Girandola”. Io pensavo si riferisse alla girandola che Nami ha tatuata sul
braccio, mia sorella invece l’ha collegata al ricciolo di Sanji. E quindi è
nata questa roba XD
H: LA MIA ROVINA. Non esiste UUUNA parola italiana con la H, e mi sono
dovuta rompere la testa per trovarne una inglese, usata correntemente nella
nostra lingua e che mi facesse venire qualche idea XD Alla fine l’ho scritta
per ultima, quando ero proprio disperata. Infatti è una cavolata OçO
I: La peggiore, secondo me XD Boh, non riesce proprio a piacermi :_: Ho
già cominciato ad arrabbiarmi quando mi sono trovata ben TRE prompt adatti per la stessa drabble,
ovvero inaspettato, inizio e innamorarsi. Ho scelto il primo solo perché
mi pareva suonasse meglio, poi era il succo della storia òAò
L: Altra illuminazione casuale XD Amo scrivere di Sanji che pensa a Nami
T^T
M: Spiegatemi la “m” COME poteva non essere mellorine <3 Lo amo quando lo dice XD Ho immaginato, boh, che Nami nei
due anni di separazione dai suoi compagni possa aver sentito la mancanza anche
delle cose idiote che prima la irritavano xD.
N: L’idea per questa va a Hota, che si arrabbia
se non la credito u_u”. Quindi, Hota,
grazie *O*
O: Per questa sono stata ispirata da una fanart
in cui Nami abbraccia Sanji e, con le mani nei suoi capelli, grida “GOLD IS
MINE!”. E lui risponde “Yes, I’m yours” çAç
Ovviamente l’associazione oro-soldi-capelli di Sanji
è sorta spontanea XD
P:Mi è venuta in mente riflettendo su tutte le volte in cui Sanji ha
protetto Nami ;_; So benissimo che l’avrebbe fatto anche per Robin e per
chiunque altro dei nakama (ed amo One
Piece soprattutto per questo), ma scene come quella
di Thriller Bark mi mettono addosso un puccioso esagerato çAç
Q: E’ un diretto continuo “morale” della precedente, a dire il vero XD
Sanji farebbe di tutto per lei, ma Nami tende ad ignorarlo e non prenderlo sul
serio ;_;
R: Questa mi è venuta in mente grazie ad una gif su tumblr,
una cosa tipo “ricetta per l’amore a distanza” XD E dato che ormai quando si
parla di amore e di ricette penso a questi due, il resto è venuto da sé èwè
S: Ancora una specie di continuo della precedente, o almeno i temi sono
molto simili °O° Non so se si è capito, ma adoro far baciare questi due XD.
T: Questa mi mette un po’ di tristezza çAç Perché secondo me Sanji
insieme a Nami sarebbe talmente felice da avere continuamente male al cuore àwà
U: Ho sempre sognato una scena del genere *_* Simile a quella in cui Sango chiede a Miroku “e non mi
tradirai maai, veeero?
<3”. Poi amo far parlare Sanji in francese u_u
V: LO SO, E’ LUNGHISSIMA. Perdonatemi. Ed è pure scritta un po’ male, perché
essendo una delle ultime ero psicologicamente stanca e non vedevo l’ora di
concludere ;_; Però secondo me loro due che ballano sono la cosa più dolce e pucciosa del mondo XD Amo immaginarmeli cosi T^T (in questa
poi sono riuscita anche ad aggiungere una frase sui nakama,
quindi mi piace particolarmente *_*)
Z: La “Z” non poteva che essere lui XD Che, anche se entrambi vogliono
negarlo, è come un padre per Sanji ;_; Anche qui ho “plagiato” una frase da Lovely Complex, ovvero la domanda
di Mimi ad Otani “la ami?” e la sua conseguente
risposta XD. Sono felice di essere riuscita a dare un finale all’intera storia çAAç)/
Okay,
scusatemi per questo sproloquio o_o””” Potete
saltarlo, se volete XD. Anzi, lo farete quasi sicuramente OAO Ringrazio
immensamente chi ha recensito la mia scorsa fan fiction, sempre dedicata a
questi due idioti ~ La prossima fanfic che ho in programma di pubblicare
dovrebbe essere una dedicata ai nove nakama, l’ho quasi terminata ♥. Aspettatevi anche qualche Zorobin prima o poi
XD Amo quei due quanto Sanji e Nami, ma li capisco di meno :__:
Ringrazio
già da ora chi leggerà e commenterà <3
Mata ne <3
またね