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Autore: FraRose    26/09/2011    4 recensioni
Siamo alla fine della seconda stagione. Elena vuole trovare Stefan e ha paura che ricordare il suo bacio con Damon la possa distrarre dalla sua ricerca. Ma non si può dimenticare, il ricordo rimane sempre...
(Ha partecipato al contest "What's next? Season three is coming...")
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non Si Dimentica

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Quella mattina Elena si risvegliò in un letto che non era il suo. Si sentiva esausta e, dopo essersi scrutata attentamente il viso, aveva scovato due profonde occhiaie violacee sotto gli occhi. Si lasciò cadere sul letto con un mugolio lamentoso. Solamente allora ricordò: bastavano i nomi di Stefan e di Klaus; il suo fidanzato si era consegnato a Klaus, per salvare Damon.
“No” sussurrò, alzandosi di scatto. D’un tratto si sentiva completamente sveglia. Era stato solamente un brutto, orrendo sogno. Doveva chiedere a Damon…
Elena corse giù per le scale fiocamente illuminate, annaspando mentre chiamava il nome di Damon fino a sentire bruciare la gola. Il rumore dei suoi passi affrettati echeggiavano nei lunghi e ampi corridoi bui della pensione, quando le venne in mente quello che era successo tra lei e il vampiro la notte prima: si erano baciati. Niente di cui preoccuparsi troppo, in fondo, ma era un ricordo marchiato con il fuoco nella sua memoria; era difficile da ignorare, eppure doveva riuscirci. Doveva dimenticare e trovare Stefan. Un bacetto a stampo assolutamente innocente paragonato a un rapimento era niente. Elena infilò con decisione il ricordo in fondo a un cassetto del suo cervello e continuò a chiamare Damon a squarciagola.  
Dove diavolo si era cacciato?! Non poteva essere lontano! Suo fratello era sparito per salvargli la vita! Probabilmente Damon stava nel soggiorno a studiare cartine geografiche per avere una vaga idea di dove fosse finito Stefan.
Elena arrivò nel maestoso e cupo salone, ma tutto quello che vide fu un tavolo ricoperto da polvere, non da cartine geografiche come invece aveva sperato, e il solito Damon Salvatore intento a riempirsi un bicchiere di qualche disgustoso alcolico decisamente troppo forte.
“Devo parlarti” esordì Elena frettolosamente.
“Che coincidenza. Pure io” disse Damon, perfettamente calmo. Come poteva essere così tranquillo? Suo fratello era stato rapito e lui faceva l’indifferente?
“Dobbiamo parlare di ieri sera” continuò Elena, imperterrita. Damon la fissava con la perenne ed  immutata espressione di scherno, che sembrava fosse in attesa di sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.
“Sì” concordò Damon. Elena cominciò a studiare un lembo della sua maglia; fissare Damon negli occhi la rendeva nervosa: “Bene. Stefan. Dobbiamo cercarlo” spiegò malamente lei, ma le poche parole pronunciate parlavano chiaro come un lungo discorso articolato.
Damon apparve un po’ deluso, ma Elena non ci badò: “Sì. Ma prima devo parlare anch’io di una cosa” disse il vampiro, sviando l’argomento. Il vampiro sentiva che doveva per forza affrontare quell’argomento per stare bene, ma avrebbe dovuto capirlo che quell’argomento per Elena rappresentava il nulla, soprattutto in quel momento così complesso.
“Damon, no! Dobbiamo cercare Stefan! Klaus l’ha rapito, noi non possiamo starcene qui senza far niente!” urlò Elena cominciando ad essere preda del panico e della disperazione.
Damon sbatté i pugni sul tavolo e una crepa lunga qualche centimetro attraversò il legno: “Stefan non è stato rapito!” precisò con furore. “Lui si è offerto a Klaus”. Le sue parole suonavano come imperdonabili bugie nelle sue stesse orecchie.
Elena sentì le lacrime accumularsi negli occhi: “Come puoi essere così insensibile, Damon? Per l’amor di Dio, è tuo fratello! Lui si è offerto per salvarti la vita e ora il minimo che potresti fare è correre a salvarlo da quel pazzo furioso omicida!” gridò Elena, sbattendo i pugni anche lei, con l’unica differenza che il risultato fu un debole rimbombo nella sala.
Damon percorse il perimetro del tavolo a velocità vampiresca per poi arrivare davanti a lei; le prese le mani e le strinse: “Perché, Elena, non ragioni? Klaus e Stefan sono partiti. Klaus non è così idiota da rimanere qui! E hanno avuto tutta la notte per scappare verso un posto lontano introvabile! Dimenticalo e basta, Elena. È meglio così” la piccò Damon, con una nota di amarezza nella voce. Le lasciò andare le mani bruscamente e lei mormorò: “Ma io non riesco a dimenticare”.
Damon, ormai alla porta d’uscita, si voltò con un’espressione incredula sul viso: “Davvero? Nemmeno io, Elena, dimentico” urlò addolorato. Uscì sbattendo la porta, lasciando Elena senza il coraggio di ribattere ma soprattutto, con il ricordo del loro bacio più bruciante che mai.
Il vampiro, dopo aver attraversato i boschi umidi e fangosi, si sfogò. Urlò per trasmettere al mondo la sua rabbia: stava perdendo Elena e Stefan. Stava perdendo se stesso. L’amore non ricambiato era come un paletto di legno particolarmente appuntito che sfregava spietatamente contro i margini del suo cuore; era come la verbena che gli ustionava la pelle; era come se la sua testa fosse il bersaglio di un mitra spara proiettili di legno. Ma la cosa che faceva più male di tutte era la consapevolezza che lei ricordava perfettamente. Damon era certo che lei ricordava. Elena si ostinava semplicemente a negarlo a sé stessa sperando, inutilmente, di dimenticare. Ma non si dimentica. E presto anche lei sarebbe arrivata a questa stessa conclusione. L’aveva pure detto lei stessa: “Ma io non riesco a dimenticare”.
Damon camminò e, senza davvero volerlo, arrivò alla casa di Barbie Vampira. Vide attraverso la finestra del soggiorno, che aveva le tende raccolte elegantemente ai lati della finestra, che Caroline stava parlando animatamente con sua madre, Liz. Si avvicinò, voglioso di avere una distrazione dai suoi pensieri che non fosse uccidere (Elena non avrebbe mai approvato).
Damon vedeva lo sceriffo ascoltare con attenzione. I suoi occhi cercavano di vedere nell’adolescente che le stava davanti la sua piccola Caroline. E, nonostante ora fosse una vampira, Liz ci stava riuscendo. Vedendo i grandi occhi verdi di sua figlia, nella sua mente scorrevano le immagini di una vita: lei che spingeva l’altalena e come Caroline urlava divertita, i suoi costumi da principessa e i pomeriggi passati assieme a vedere Biancaneve sdraiate sul divano. Stava ritrovando la sua bambina.
Caroline continuava a parlare come una macchinetta, quando Liz la interruppe: “Tesoro… è tutto molto interessante, ma parli solo dei tuoi amici. Che mi dici di te?” chiese curiosamente lo sceriffo, sperando in quelle informazioni sulla vita amorosa della figlia che quest’ultima non aveva mai voluto condividere con la madre.
Caroline, se avesse potuto, arrossì: “Io… ehm, niente, direi...” farfugliò, imbarazzata. Damon scosse la testa sconsolatamente davanti alle pessime capacità di bugiarda della bionda; quanto le serviva per dire alla mamma che era cotta del lupacchiotto Lockwood?
Liz la guardò storto e solamente allora Caroline sputò il rospo: “Tyler” borbottò, fissandosi le mani.
Lo sceriffo strabuzzò gli occhi: “Tyler? Tyler Lockwood?” chiese stupita.
“Sì” esclamò Caroline, lasciandosi poi andare a delle risatine emozionate. Non aveva mai chiacchierato così intimamente con sua madre e non si era mai resa conto di quanto le mancava. La vampira si sentì improvvisamente colta dalla voglia di dire quello che avrebbe dovuto confessare molto tempo prima. Non era quel genere di discorsi che si ama fare, ma si sentiva obbligata a parlare per la situazione intima che si era venuta a creare. Dopo aver preso un profondo respiro, Caroline parlò: “Mamma, voglio dirti una cosa”.
Liz la guardò con incalzante aspettativa. “Vedi… si tratta di quando papà è andato via e io ho cominciato a non parlarti più. Ecco, non è stato un bel periodo per me. Ero arrabbiata e cercavo qualcuno su cui scaricare tutte le colpe e… ho sbagliato scegliendo te. E la verità è che io non ho mai dimenticato tutti i momenti che abbiamo passato assieme, tutti i giochi che abbiamo fatto quando io ero piccola e tutte le storie che mi hai raccontato. Io ricordo tutto. Voglio solo che tu lo sappia” concluse Caroline con il respiro leggermente affannoso. Poi sorrise e scoppiò a piangere di felicità, contenta di aver confessato quello che sentiva dentro il suo cuore. Era come se il suo corpo fosse più leggero dopo quella dichiarazione.
“Ti voglio bene, Caroline” rispose solamente Liz, commossa, abbracciandola in un caloroso abbraccio.
La bionda la strinse forte per tutta risposta: “Anch’io mamma. Mi dispiace” sussurrò.
“Non importa. Ora basta. È tutto risolto. Ma tienimi aggiornata su Tyler, ok? Non dimentico nemmeno io” disse sua madre con tono furbo. Caroline annuì senza staccarsi dalla madre, scoppiando a ridere insieme a lei.
Damon si sentiva preda da un misto di voglie contrapposte: il suo orgoglio gli ordinava di vomitare, i suoi rimasugli di umanità gli suggerivano di sorridere come un ebete
. Decise che la cosa più giusta era lasciare loro la dovuta intimità e corse via, questa volta pensando a sua madre: era sempre stata presente, sia per lui che per suo fratello. Era buona e dolce. I suoi occhi azzurro cielo erano stati colmi d’amore, tutto per lui e Stefan. Aveva avuto lunghi capelli castano scuro, sempre lasciati sciolti e liberi sulle spalle per mostrare al mondo la bellezza dei suoi boccoli naturali. Damon aveva amato accarezzarli e sentire la loro morbidezza vellutata sul palmo della sua mano, così come aveva adorato la sua pelle liscia e profumata che gli toccava con immensa delicatezza le guance rosee. Sua madre era sempre stata un rifugio sicuro dalle punizioni di suo padre. Perderla era stato un dolore fisico che aveva superato solamente grazie a Katherine, ma non voleva pensare a quella stronza. Se qualcuno meritava di essere dimenticato, quello era lei. Era così simile a Elena, ma allo stesso tempo così diversa. Lo aveva ammaliato, lo aveva portato a fare scelte sbagliate, lo aveva accecato con la sua bellezza, ma nonostante tutto Damon non l’aveva dimenticata. E possedeva il coraggio necessario per ammetterlo.   
Damon si ritrovò davanti alla casa di Elena: l’aspetto così famigliare ed accogliente lo invadeva di una strana forma di piacere, derivato dalla consapevolezza che lì, tra quelle mura e sotto quel tetto, la ragazza che amava era cresciuta. Lì, su quella veranda, era stato convinto di averla baciata per la prima volta.  
Scosse la testa come per allontanare pensieri così idioti, ma non ci riuscì. Erano sempre scritti nella sua mente, ad offuscargli la ragione, i sensi e l’istinto, indelebili. Non poteva, e non riusciva, a dimenticare. Non si dimentica. La verità era che non era in grado di dimenticare. Non dimenticava Katherine, non dimenticava Elena.  
Si avvicinò alla porta d’ingresso fino a riuscire a toccarne la maniglia. Era normalissima, una normale maniglia color argento, ma era stata toccata da Elena più e più volte. Bastava pochissima pressione e sarebbe entrato nella casa di Elena, l’unica che voleva amare in quel momento. Probabilmente l’unica che abbia mai realmente amato in tutta la sua lunga vita. 
Improvvisamente, la maniglia si abbassò da sola sotto il suo tocco. Eppure era piuttosto sicuro di non aver mosso un muscolo.

Davanti a lui stava la vampira Annabelle, figlia di Pearl. La vampira Anna che doveva essere morta.
Damon la squadrò per bene, non credendo ai suoi occhi. L’amore rende ciechi, si dice, ma a quel punto avrebbe aggiunto che provoca anche le visioni dei fantasmi del passato. Lui aveva visto John Gilbert trapassare il suo cuore con un paletto di legno. Come poteva essere qui?
“Anna?” domandò con tono incerto.
Lei chiuse la porta con uno scatto e si appoggiò ad essa. “Damon! Grazie a Dio sei qui! Là dentro c’è Vicky Donovan con Jeremy. È… impazzita, continua a gridare che vuole vendetta e… e vuole ucciderti. Insieme a tuo fratello” concluse affannosa la vampira.
Damon era turbato e cercava di ragionare: “Cosa? Ma voi due siete morte!” esclamò perplesso.
Anna scosse la testa: “Non importa come è successo! Sarà qualche magia di qualche strega inesperta! Quello che dobbiamo fare ora è fermare Vicky” spiegava frettolosamente lei, mentre Damon borbottava qualcosa che aveva a che fare con “Bonnie”.
“Va bene! Ma prima devo capire che succede. Levati di mezzo” ordinò, appostandosi accanto alla finestra. In quel momento cominciò ad origliare.
“Voglio vendetta!” gridava Vicky. La vera Vicky Donovan. La morta Vicky Donovan.
Jeremy la fissava preoccupato per la sua situazione. Come poteva un morto tornare a vivere?
“Perché non dimentichi quello che ti hanno fatto?” urlò disperato Jeremy, che tentava senza successo di legarla con qualcosa per tenerla ferma. Aveva realizzato che Vicky, la ragazza che aveva tanto amato e toccato in tutti i modi e i posti possibili immaginabili, ora non poteva più essere nemmeno sfiorata perché se tentavi di accarezzare la sua pelle liscia, trovavi l’aria, il vuoto, il niente più totale.
Era uno spettro senza controllo, che nessuno e niente di concreto poteva fermare. Ogni oggetto che sarebbe stato normalmente in grado di ferirla la trapassava come se fosse semplice e innocuo vapore. Come se fosse una visione; ma Jeremy la vedeva, le parlava. Sapeva che lei era lì, più o meno tangibile. Damon si consolò nel vedere che non era l’unico a vedere delle morte ritornate dall’inferno.
Nel frattempo Vicky sorrideva minacciosa: “Tu non sai com’è andata!” gridò sadicamente.
“Allora spiegamelo, ti prego!” rispose Jeremy, in preda al panico più totale. Vicky aveva l’aspetto di una pazza indomabile; Jeremy aveva paura di lei.
Vicky si lasciò andare in una risata fragorosa e da brivido: “Bene. Ne sei proprio sicuro? Ok, la farò breve: Damon e Stefan Salvatore mi hanno trasformata e uccisa” sputò lei, furiosa. “Ma ora sono qui. E non la pasceranno liscia” sussurrò, avvicinandosi sempre di più alla porta d’ingresso.
Jeremy la doveva fermare, in qualsiasi modo e a qualsiasi costo: “Aspetta! È passato tanto tempo, se ti sforzi puoi capirli…”.
Vicky era arrivata alla maniglia della porta; una leggera pressione l’avrebbe abbassata e davanti a lei si sarebbe presentata la strada: il vento di Mystic Falls le avrebbe nuovamente accarezzato il viso, avrebbe rivisto la sua famiglia e gli amici. Voleva risentire tutto questo; voleva percepire sulla sua pelle tutto quello che aveva bramato in quel lungo anno passato all’inferno.
“Jeremy, ricordati bene questo: può passare un giorno, una settimana, un mese, un anno, un secolo, un’era addirittura, ma il ricordo c’è sempre. All’inizio è più forte, poi sbiadisce sempre di più, fino a diventare quasi invisibile. Ma non scomparirà mai il dolore che qualcuno ti ha provocato. Non si dimentica, Jeremy”.
Il ragazzo non ebbe il coraggio di replicare; era tremendamente vero quello che lei aveva appena detto. Lui non l’aveva dimenticata, nemmeno con l’intervento di Damon. Lui non aveva dimenticato nemmeno Anna, che ora era fuori a chiamare aiuto.
La vide sorridere soddisfatta, perché aveva capito di aver fatto centro.
Poi Vicky riuscì ad aprire la porta e, intenzionata com’era ad arrivare alla pensione dei Salvatore, non si accorse nemmeno che Damon era proprio accanto a lei.  
Quando Damon la vide correre furiosa nel vialetto della casa si rese conto che, in fondo, lui si meritava la vendetta di Vicky. Perché effettivamente, non si dimentica. Non si dimentica l’amore che c’è tra due fratelli anche quando c’è una promessa di odio eterno, non si dimentica l’ossessione per una donna senza cuore che però è riuscita a guarirti, non si dimentica i bei momenti passati con la mamma, non si dimentica il primo bacio con la ragazza che ami davvero. Tutto rimane impresso nel cuore, per sempre.  
Nel frattempo Vicky era sparita e Damon sospirò, muovendo qualche passo giù per la gradinata.
“Dove vai?” chiese Anna.  
“Scappo. Mio fratello è sparito e lo devo cercare. È mio fratello. E devo anche proteggermi da quella matta che mi vuole morto un’altra volta. Salutami Elena. Forse tornerò per il suo compleanno. Forse non tornerò ma rivedrà Stefan. E un’altra cosa: lei crede che facendo finta di non ricordarsi quello che è successo tra noi lo dimenticherà. Dille che non è così. Più lo ignori, più ritornerà a perseguitarti. Non si dimentica. Addio, Anna” concluse. E con un soffio di vento, Damon sparì nella notte, lasciando la vampira con la bocca piena di domande e dubbi.
Damon correva per le strade in preda alla disperazione e ai rimorsi. Ogni tanto trovava qualche cadavere dissanguato che gli intralciava il cammino e lo usava come traccia per il percorso da seguire. Prima o poi avrebbe trovato Klaus e Stefan, che probabilmente stavano squartando corpi e distruggendo spietatamente villaggi.
Improvvisamente, Damon sentì un debole singulto. Si voltò e vide un bambino di circa dieci anni sul ciglio della strada, gravemente ferito al collo. Si avvicinò e vide il dolore nei suoi occhi, colmi di lacrime miste a sangue. Stefan, Damon ne era certo, lo aveva risparmiato di nascosto e Damon lo avrebbe salvato. Non lo avrebbe fatto per Elena, ma per sé stesso e per Stefan.
Per non dimenticare che anche lui possedeva un lato umano. Una nascosta vulnerabilità si celava dentro di lui. Sperava che un giorno Stefan avrebbe visto la sua vittima di nuovo viva e che si sarebbe ricordato che presto tutto sarebbe tornato com’era prima.
Perché non poteva permettere che si dimenticasse dell’affetto di chi lo amava. Non si dimentica.
Damon diede il suo sangue al bambino, poi si allontanò nella notte oscura e silenziosa.

 

 

 

Angolino della Fra

Salve a tutti =)

Sono tornata in questa sezione. Questa OS è collocata, ovviamente, alla fine della seconda stagione. È una terza stagione alternativa, ovviamente solo l’inizio. Ha partecipato al concorso “What’s next? Season three is coming”.

Non ho voluto modificarla da come l’ho postata sul forum poiché questa è l’OS che ha partecipato, senza nessuna correzione. Quindi so perfettamente (lo sapevo anche quando l’ho fatta partecipare) che ci sono parecchi difetti, soprattutto di “proporzioni”. Per esempio, ho dato molto spazio ai Delena e il resto è piuttosto affrettato. Ma le regole del contest davano un limite alla lunghezza, e in una notte ho fatto quello che ho potuto. Spero che sia comunque di vostro apprezzamento =)

Ringrazio Glo nuovamente per avermi informata e sarei felice se lo rifacesse in futuro J, ma anche Butterphil e  sistolina, in quanto membri della giuria.

E soprattutto grazie a chi leggerà e commenterà questa cosa…

Bacioni a tutti

Fra  

 

 

 

   
 
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