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Autore: Sofi_Luthien    26/09/2011    3 recensioni
Ma le lacrime struggenti di Lavanda non arrivarono, né tantomeno i suoi bisbigli affranti. L’unica cosa che Ron riuscì a sentire fu un debole sospiro, quasi impercettibile.
Un tale silenzio non poteva provenire da Lavanda, questo era poco ma sicuro. Ron si arrischiò a socchiudere gli occhi, quel tanto che bastava per distinguere la sagoma seduta al fianco del suo letto.
Finché non se l’era trovata davanti non si era reso conto di quanto ci avesse sperato. La rivelazione fu quasi dolorosa.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'I giorni dei piccoli vecchi '
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1. Intrusi in infermeria



Essere in un lettino dell’infermeria con la sola compagnia di Madama Chips, che inspiegabilmente sembrava più burbera del solito, non era affatto piacevole.
In particolare quando lo obbligava a ingurgitare un sospettissimo intruglio molliccio, drammaticamente somigliante nella consistenza alla pozione polisucco che Hermione aveva preparato al secondo anno.
Non che fosse importante, il fatto che l’avesse preparata Hermione. Era la pozione quello su cui ci si doveva concentrare in quel momento.
Ma chi vuoi prendere in giro, Ron Weasley?
Se ne stava li, a non fare niente, o al massimo a simulare un profondissimo sonno non appena percepiva Lavanda Brown nelle vicinanze.
Non si aspettava che Hermione venisse. La conosceva abbastanza bene da sapere che la sua rabbia non si sarebbe placata facilmente, e che con ogni probabilità la sua unica preoccupazione attuale fosse di starsene in biblioteca a terminare qualche compito.
 
Sentì dei passi avvicinarsi, e temendo il peggio si acciambellò sul letto a occhi chiusi, nella speranza di risultare credibile. Non poteva essere Harry e nemmeno Ginny, dato che entrambi erano agli allenamenti di Quidditch, e quindi Ron si stava già preparando a sopportare la tiritera di Lavanda, che esibiva le sue abilità di oratrice melodrammatica, vegliando coraggiosa il suo sonno, sussurrandogli certe smancerie che Ron doveva esercitare un certo autocontrollo per resistere all’impulso di non vomitare (e non era per niente semplice, avendo in corpo quell’orrenda pozione).
 
Ma le lacrime struggenti di Lavanda non arrivarono, né tantomeno i suoi bisbigli affranti. L’unica cosa che Ron riuscì a sentire fu un debole sospiro, quasi impercettibile.
Un tale silenzio non poteva provenire da Lavanda, questo era poco ma sicuro. Ron si arrischiò a socchiudere gli occhi, quel tanto che bastava per distinguere la sagoma seduta al fianco del suo letto.
Finché non se l’era trovata davanti non si era reso conto di quanto ci avesse sperato. Di quanto avesse bramato la sua presenza. La rivelazione fu quasi dolorosa.
Spalancò gli occhi, desideroso di guardarla meglio, magari di capire cosa stesse pensando in quel momento. Il volto di Hermione era indecifrabile mentre lei ricambiava lo sguardo. Ron avrebbe voluto dire qualcosa, ma temeva di fare la mossa sbagliata.
Il silenzio si protrasse per un minuto buono, durante il quale Hermione continuò a fissarlo, l’espressione come di pietra, se non fosse stato per la fronte appena corrucciata.
Fu lei a rompere il silenzio.
“Scusa. Non volevo svegliarti.” A discapito dello sguardo fermo, la sua voce era flebile e bassa, quasi dovesse sforzarsi enormemente per uscir fuori. Il che era piuttosto insolito, conoscendo la parlantina di Hermione.
“No, non mi hai svegliata. Stavo fingendo di dormire perché pensavo fosse Lav… voglio dire, non pensavo fossi tu.”
“Se preferisci restare solo io…”
“No!”
  Ron si rese conto in ritardo di quanta urgenza ci fosse nella sua voce. “No, davvero, non andare.”
“Ah, bene. Si. Ehm, come stai?” Domanda stupida ma essenziale, dato che quella era pur sempre un’infermeria e Ron era pur sempre stato avvelenato.
“Oh, molto meglio. Non mi sono quasi accorto di niente a dirla tutta. Mi sento solo debole. Madama Chips dice che è normale, comunque, nulla di cui preoccuparsi.” Non era tipico di Ron minimizzare una cosa tanto grave. Forse fu proprio quella velata gentilezza per non far preoccupare Hermione, a scioglierla.
“Ron…mi dispiace…davvero tanto.” Hermione non stava proprio piangendo. Ma si vedeva abbastanza bene che tentava di trattenere le lacrime. Per un momento Ron si chiese se in quel mi dispiace fosse racchiuso tutto il disastro che avevano combinato negli ultimi tempi, o se si riferisse soltanto al suo avvelenamento.
“Anche a me.” Era poco, ma sembrava essere abbastanza.
Hermione gli sorrise. Non succedeva da un sacco di tempo.
“Mi sei mancata.” Ron stesso si sorpresa della sua audacia. Chissà, forse l’aver rischiato di rimetterci il collo lo aveva reso improvvisamente più avventato?
“Davvero?” L’incredulità di Hermione era un pugno nello stomaco.
“Non mi credi?”
“No è che pensavo…pensavo che con Lavanda intorno non pensassi…”
“A te? Molto più di quanto tu possa immaginare…”
Hermione spalancò gli occhi, visibilmente colpita.
“…sai, senza un’amica logorroica che mi ripete di quanto drammaticamente vicini siano gli esami, rischiavo di diventare un pazzo fannullone!”
“Ah, quindi è solo per i compiti, non è così?”  
Ma non c’era traccia di rabbia nel suo volto, solo un’espressione divertita e serena. La rapidità con cui erano tornati a parlarsi era sorprendente, e Ron si ritrovò a dover ammettere che quel veleno aveva alla fine avuto qualche effetto positivo (intruglio melmoso a parte).
“Ron” - Hermione tornò seria per un momento – “Possiamo…insomma, potremmo lasciare in dietro tutto questo? Sai, tornare ad essere amici, come prima.”
“No.”  
Silenzio.
“No, Hermione. Direi che dobbiamo porre fine a questi litigi. Non fanno bene alla mia salute.” E ridacchiò.
“Temo che questo non sia possibile. Ormai essere costantemente in collera con te fa parte del mio essere.” Rise anche lei.
“Almeno proviamoci!”
In lontananza si avvertì il sonoro richiamo di Lavanda Brown. Il sopracciglio sinistro di Hermione si inarcò pericolosamente.
“Mi riuscirà difficile.” Rispose, gelida, e fece per alzarsi.
“Hermione, ti prego, fingi che io stia dormendo!”
“E perché? Non vuoi fare due chiacchere con Lav-Lav? Ah, dimenticavo che voi prediligete altre attività al dialogo.”
“Io non la voglio qui in torno. Insomma è un…un’oca!”

Hermione sbuffò contrariata, borbottando qualcosa che Ron colse come un “e te ne accorgi adesso?”
Fece un breve cenno di saluto con la mano, ancora irritata per l’arrivo di Lavanda.

“Cosa ci fai qui?”  Ron poté quasi percepire il petto di Lavanda che si ergeva, gonfio di indignazione.
“Sono passata a trovare Ron.” Ribattè Hermione con dignitosa indifferenza.
“Ah si? E avete parlato come ai vecchi tempi? O sei passata solo per tartassarlo con le tue inutili accuse?”
“Sta dormendo.”
Disse Hermione, dopo una ponderata pausa ad effetto. Ron la sentì dirigersi a grandi passi fuori dall’infermeria e si lasciò sfuggire un respiro di sollievo.
Nel frattempo Lavanda prese posto accanto al letto di Ron, piagnucolando qualcosa a cui lui non badò. Gli dispiaceva che Hermione se ne fosse andata così presto.
Si sforzò di trattenere il sorriso che gli stava affiorando sulle labbra al pensiero che comunque, forse anche quella sera stessa, sarebbe tornata.

A Lavanda non sarebbe piaciuto.
 
 

  
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