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Autore: plaguetheloller    26/09/2011    1 recensioni
Breve racconto assegnato durante un corso di scrittura creativa. La traccia data è infatti la prima frase del racconto.
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Ci sono due fidanzati, entrano in una gioielleria, guardano le cose, scherzano, ragionano sull'articolo da acquistare, si crea un clima di simpatia e di complicità con il gioielliere. Ad un certo punto il negoziante sospetta una trappola da parte dei due ragazzi, tira fuori la pistola e la punta contro uno dei due..." "Non ho capito...". Rimasi a fissare il fattorino in silenzio, per qualche secondo, cercando di capire quale parte del mio esempio potesse essere poco chiara. Cercavo di ragionare in termini semplici, comprensibili. La cosa era più complicato del previsto, dato che le ultime settimane che avevo passato in laboratorio erano stati un susseguirsi infinito di formule matematiche, differenziali, e affini. Il mio cervello cominciò a spaziare, come per un riflesso condizionato. Ero già arrivato alla quindicesima cifra decimale del pigreco, quando il mio ospite temporaneo mi riportò alla realtà, continuando: "Sa, io ho fatto solo la scuola dell'obbligo, non riesco a capire tutte queste cose da studiosi. Potrebbe firmare, per favore? Ho ancora un sacco di consegne questa mattinata, e..." Il resto della frase non arrivò neanche ai miei nervi auditivi, e pertanto nemmeno ai miei neuroni, troppo impegnati a scambiarsi recettori nel sovrumano tentativo di spiegare una teoria complicatissima come la legge della gravità, a qualcuno che aveva la una preparazione scolastica pari alla mela caduta in testa ad Isaac Newton.

"Vediamo..." dissi "un treno sta viaggiando da Zurigo a Vienna, ad una velocità di quaranta chilometri orari. Sul suo tragitto entra in una galleria, ed essendo una galleria piuttosto lunga, con una curva, una volta entrati non si riesce a vedere l'uscita. Il macchinista si accorge di essere in ritardo di qualche minuto, quindi decide di aumentare la pressione del vapore per aumentare la velocità del convoglio..." qui mi dovetti fermare, in quanto il fattorino si era fatto distrarre da una beuta che cominciava a fischiare per il contenuto in ebollizione. Schioccai le dita un paio di volte, continuando: "ehi, ehi! Allora, questo treno, entra in galleria, ed il macchinista aumenta la pressione per aumentare la velocità..." fui interrotto: "Ma per far andare più veloce il treno non basta... Chessò, tirare una leva o schiacciare un bottone?" a questo punto mi sentii leggermente seccato. "No, bisogna inserire più carbone..." "eh, ma allora... Anche la stufa dovrebbe muoversi quando aggiungo carbone. Invece sta sempre ferma!" persi un'altra piccola parte di fiducia nel sistema educativo austriaco, e dopo aver contato fino a dieci (in numeri binari) trovai la calma per proseguire: "Una locomotiva a vapore, come si può evincere dal nome, funziona grazie alla pressione del vapore creato tramite il surriscaldamento dell'acqua tramite il suddetto carbone..".

Nonostante la mia foga nella spiegazione, mi interruppe nuovamente: "Non ha detto così prima!". Ora ero decisamente seccato! Cominciai a pensare che era per questo motivo, se la guerra era andata così male. Se l'individuo che avevo davanti era il fulgido esempio di un austriaco medio, non eravamo proprio messi bene. Nella mia testa si formarono immagini di soldati a cui scoppiava la baionetta in faccia, perchè troppo ignoranti per capire il concetto di 'polvere da sparo', o di 'camera di scoppio'.

Liquidai velocemente la questione, rimandando la spiegazione del funzionamento di un locomotore a vapore ad un'altra volta, e tornai a pensare ad altri esempi per poter spiegare la mia teoria. È incredibile come essa fosse semplice nel mio cervello, ed anche su carta. Dopotutto si trattava di una semplice equazione: funzione d'onda, costante di Planck razionalizzata, e l'operatore hamiltoniano. Pane quotidiano per me! Ma la matematica del mio interlocutore purtroppo era limitata alla decifrazione dei numeri civici nelle strassen di Zurigo, ed una volta mi confessò che faceva ancora fatica a distinguere il numero sei dal numero nove. "Sono così simili!" disse, allora. "E poi che ne sai se magari un numero sulla placca si capovolge?".

Ripensando a quel particolare episodio, mi resi conto che qualsiasi concetto, per quanto mi potesse sembrare semplice, sarebbe risultato di difficile comprensione per il povero fattorino. Forse me la sarei potuta cavare in qualche maniera, non so... Uno spettacolo di marionette? Qualche schizzo sulla lavagna? No, le formule scritte lì sopra sono troppo importanti, dovevo ancora trascriverle pr analizzarle meglio. Ed era quello il lavoro che mi aspettava, non certo una recita di burattini!

Decisi quindi di lasciarlo andare. "Beh, lasciamo stare... Troverò qualche esempio più calzante per la prossima volta. Ci rivedremo dopodomani, giusto? Dovrebbe arrivare quel pacco da Monaco. Come al solito, appena vi arriva me lo porti subito, contiene sostanze chimiche letali!" "Certo, certo, Dottor Schroedinger, non si preoccupi! Appena arriva qualcosa per lei, all'ufficio postale, diventa la prima consegna della giornata! Comunque qui è tutto a posto, arrivederla!".

Il fattorino uscì dalla stanza, e cominciai ad aprire la scatola. Conteneva una beuta da cinque litri, un contatore geiger, alcuni campioni di uranio arricchito e qualche fiala di cianuro. Estrassi il primo oggetto e lo portai in laboratorio, per riporlo su uno scaffale. Spot, il mio gatto, ne approfittò per uscire dal laboratorio dove l'avevo rinchiuso. Quando tornai a prendere il resto, trovai la scatola chiusa. Alzai il coperchio, e ci trovai Spot, che era rimasto intrappolato. In quel momento ebbi un'epifania... Ed il resto lo sapete!

  
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