Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Giulls    26/09/2011    3 recensioni
Michelle Waldorf è all'apparenza una ragazza normale: ha 18 anni, vive con la madre a Los Angeles, sta per diplomarsi ed è il capitano della squadra di pallavolo della scuola. Eppure la sua vita viene presto sconvolta da due avvenimenti: il fantasma del suo passato e lui, il suo nuovo vicino di casa. Robert Pattinson.
< Ti va di ricominciare? > propose porgendomi la mano, < ciao, mi chiamo Robert Pattinson >
< Piacere, Michelle Waldorf >
< Waldorf? > ripeté sgranando gli occhi, < come Blair Waldorf in Gossip Girl? Cavolo, puoi farmi un autografo? Non capita tutti i giorni di conoscere una ragazza che faccia di cognome Waldorf >
< Va bene, ma tu devi promettermi di mordermi sul collo > risposi a tono e entrambi incominciammo a ridere.
[...]
< Io avrei ancora un paio di scatoloni da sistemare… okay, più di un paio e avrei bisogno di qualche buon'anima che mi dia una mano. Ti andrebbe? >
< Certo, perché no? > risposi alzandomi in piedi, < ma mi offri la colazione >
< Va bene, > asserì, posando una banconota da dieci dollari sul tavolo, < andiamo? >
< Andiamo > dissi mente prendevo la mia borsa e uscii dal bar insieme a Robert. Chissà, questo potrebbe essere l'inizio di una nuova amicizia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tra incubo e realtà

< Lasciami il polso o mi metto ad urlare, non sto scherzando > sibilai minacciosa mentre i suoi occhi color ghiaccio non la smettevano di fissarmi.
Aaron non era intenzionato a darmi retta. Più io parlavo, più lui aumentava la presa sul mio polso, per non parlare del ghigno diabolico che mi stava riservando.
< Smettila con questa sceneggiata > ribatté beffardo < non c'è nessuno qui, sei isolata. Nessuno più sentirti. Ma in ogni caso non provarci nemmeno o Dio solo sa quello che ti faccio > continuò guardandomi minaccioso e questa volta mi strinse talmente tanto il polso da farmi venire le lacrime agli occhi, senza contare che ora ero parecchio spaventata < oh, ora non fai più la sbruffona? >
< Lasciami, ti prego > lo pregai con voce rotta, ma invece che mollare la presa e lasciarmi libera mi trascinò in una stanza vuota.
Mi sbatté con violenza al muro e mi baciò. Volevo colpirlo, ma non ci riuscivo. L'unica cosa che riuscivo a fare era piangere. Solo quando mi divaricò le gambe con la forza riuscii ad urlare.
< Stai zitta! > esclamò schiaffeggiandomi la faccia e gemetti dal dolore.
< Lasciala, immediatamente > disse Robert prendendolo per le spalle e lo allontanò da me.
< Vattene, Pattinson, non sono affari che ti riguardano >
< Aaron, vattene immediatamente o questa volta non ne esci vivo >
< Tu dici? > ribatté scoppiando a ridere e si lanciò su Robert, il quale riuscì ad allontanarlo centrandolo con un pugno in pieno viso.
Aaron arretrò agonizzante e cadde tra le sedie.
< Mitchie, stai bene? > domandò Robert preoccupato, ma non feci in tempo a rispondere che Aaron lo aveva già afferrato per le spalle e lo aveva allontanato da me, facendogli successivamente sbattere la testa sul muro.
Iniziarono a darsele di santa ragione ed io non riuscivo a fare altro che fissarli per la seconda volta. Volevo muovermi, ma sentivo le gambe pesanti come dei macigni.
Robert sferrò un altro pugno ad Aaron, il quale cadde a terra, ma quando si alzò lo vidi estrarre dalla tasca dei suoi pantaloni un coltello serramanico, si girò verso Robert e l'ultima cosa che vidi fu Robert che mi guardava con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
< Robert, no! > urlai piangendo e lui si accasciò a terra mentre teneva le mani sulla maglia all'altezza dello stomaco.
Ogni secondo che passava la sua canottiera bianca si imbrattava sempre di più di sangue.

Mi alzai dal letto con gli occhi sgranati ed ero sudata marcia. Mi portai una mano sulla fronte e tentai di rallentare il battito del mio cuore con respiri profondi, ma non facevo altro che tremare. Mi voltai verso la radiosveglia, che segnava le quattro e mezza di mattina, e iniziai a piangere: era la prima volta che facevo un sogno del genere ed ero spaventata a morte. Era vero che da dopo quella sera non avevo più visto Aaron, ma il sogno mi aveva davvero scossa. Cosa mi faceva pensare che non potessi rivederlo una seconda volta? E se fosse un sogno premonitore? Se davvero ora Aaron girasse armato?
< Basta, Michelle! > dissi a me stessa < Non puoi farti condizionare così >
Mi alzai dal letto e scesi di sotto in cucina con l'intento di bere un bicchiere d'acqua, ma quando vidi la luce della cucina accesa ritornai in camera. Da quando ero ritornata dal matrimonio Bianca non mi aveva rivolto la parola, era arrabbiata con me e lo si vedeva bene. Si comportava come se non esistessi e quando provavo a parlarle lei se ne andava. Ma il silenzio non mi pesava più di tanto, almeno non la sentivo blaterare su quanto i miei abiti fossero inadatti per il mio cognome.
Tornai a letto e provai a riaddormentarmi ma senza riuscirsi, ero ancora troppo scossa, così mi alzai definitivamente e andai a farmi una doccia bollente per cercare di lavarmi via quella sensazione di inquietudine, cosa che non accadde e che mi accompagnò per tutta la giornata, tant'è vero che agli allenamenti feci a dir poco schifo e il coach mi riprese un sacco di volte. Oltretutto avevo perso la mia agenda, la quale conteneva praticamente tutta la mia vita, pertanto il mio malumore era a dir poco alle stelle.
Una volta ultimati gli allungamenti fui la prima ad entrare nello spogliatoio e rimasi sotto la doccia fino a che non sentii il silenzio totale attorno a me. Mi vestii con estrema calma e cercai di pensare solo a cose positive, eppure una sensazione di malessere continuava ad aleggiarmi attorno.
< Ma brava, complimenti! > esclamò Robert entrando nello spogliatoio della palestra.
< Robert, ma cosa ci fai qui? Questo è lo spogliatoio delle ragazze. E se ci fosse stato qualcuno? > lo ripresi, ma al tempo stesso fui sollevata di trovarmelo davanti agli occhi vivo e vegeto.
< Tipo chi, Carter? > domandò e lo guardai accigliata e confusa.
< Di che stai parlando? >
< Non è con lui che mi tradisci? >
< Cosa faccio io? Ma ti ha dato di volta il cervello? > risposi, questa volta con un sorrisetto divertito.
< Ah sì? Strano, questa spiega tutto > ribatté, allungandomi un foglio scritto.
< Non l'ho mai visto prima d'ora >
< Ma davvero? Buffo, perché chi te l'ha scritto sembra conoscerti molto bene >
< Dove l'hai trovato? >
< Nella tua agenda, ma… >
< La mia agenda? Hai frugato tra le mie cose? Aspetta…me l'hai presa tu?! > urlai.
< L'ho trovata questa mattina sotto il tuo portico, l'ho presa in mano e questa bellissima lettera è scivolata per terra >
< Robert, non è mia, non l'ho mai vista >
< E allora mi spieghi perché questo Carter sa così tante cose su di te? > urlò, aprendo con furia la lettera < Michelle, so che odi quando ti scrivo queste cose, ma non posso farne a meno. L'altra sera è stato fantastico…okay, salto questo pezzo perché non è importante. Ecco, riprendo da qui: sei splendente come il tuo tatuaggio a forma di sole e particolare come la tua voglia a forma di mano sotto il seno. Starei delle ore a guardarti, ma ho paura di consumarti, prima o poi. Quello che mi lacera è sapere che non sei solo mia, che stai con quel Robert. Ora gli vuoi bene, ma quello che c'è tra noi è speciale e so che presto lo lascerai per stare con me. Ed io sarò pronto ad accoglierti a braccia aperte. Perché io ti amo, Michelle Waldorf. Carter >
Quella sensazione di malessere che avevo prima si fece ancora più acuta e mi feci prendere dal panico.
< Robert, ti giuro che non ne so niente. E non conosco nemmeno questo Carter. Ti prego, credimi. Io… >
< Stai addirittura negando l'evidenza? Ho le prove, smettila di mentirmi! Da quanto va avanti questa storia? Ed è solo Carter o ci sono altri ragazzi? Per caso ti sbatti di nuovo Aaron? O il tizio della festa? > sbraitò guardandomi < Rispondimi! > continuò dando un pugno al muro e sobbalzai, ero terrorizzata dal suo comportamento.
< Robert, io non ti ho mai tradito, te lo giuro >
< Smettila di raccontare cazzate! > urlò afferrandomi per il braccio.
< Mi…mi stai facendo male >
< Ti faccio male? > domandò sarcastico < Hai idea di quello che tu hai fatto a me? >
< Io non ho fatto niente, qualcuno deve averla scritta! >
< Ah sì? E chi? >
< Io non lo so, ma… >
< La colpa non è mai tua, vero? È sempre colpa degli altri! > esclamò e si mise a sedere sulla panca davanti a me < Io non capisco perché >
Trattenni un singhiozzo e mi inginocchiai davanti a lui.
< Ti giuro, io non ho mai visto quella lettera prima d'ora. Robert, sono la tua ragazza, devi credermi >
< La mia ragazza? No, ti sbagli. Tu ora per me non sei più niente >
< Rob, ti prego > lo supplicai.
< Evita di piangere, non migliorerai la tua situazione. Se non avessi visto questa e se non avessi letto tutti questi particolari ti crederai. Ma non puoi negare, non difronte all'evidenza >
Si alzò in piedi, appallottolò il foglio e lo lanciò per terra, poi se ne andò sbattendo con violenza la porta.
Mi accasciai sul pavimento e fissai con rabbia la lettera dentro il cestino. La presi in mano e la lessi migliaia di volte. Qualcuno mi aveva incastrato ed io dovevo capire chi.
Tremante ritornai in posizione eretta e raccolsi tutte le mie cose lasciando lo spogliatoio per andare…beh, non sapevo dove, ma volevo solo andare lontano da tutto e da tutti.
Girai l'angolo, ma quando sentii la voce di Olivia mi arrestai, l'ultima cosa che volevo era farmi vedere da lei in quello stato per essere presa in giro da quell'idiota.
< Kristen, sono Olivia > disse Olivia al telefono e se prima volevo scappare, ora i miei piedi erano piantati nel mio nascondiglio e la stavo spiando < ho una bella notizia da darti. Ieri ho fregato l'agenda alla Waldorf, ho infilato dentro la lettera, l'ho portata sotto a casa sua e Robert l'ha letta. L'ho appena visto uscire dalla palestra ed era furioso. Il mio lavoro è concluso e quella sfigata ha finalmente avuto quello che si merita. Beh, chiamami appena senti il messaggio. Ciao >
Mi si raggelò il sangue nelle vene. Era possibile che la Stewart arrivasse fino a questo punto? No, decisamente no. Non poteva essere lei. Era meschina, ma non così tanto. Sapevo che non le andava a genio la mia relazione con Robert, ma non sarebbe arrivata a tanto, non era una cosa pensabile! Mi rifiutavo di crederlo.
Ma dovevo avere la conferma.
Corsi verso la macchina e guidai fino a casa di Kristen. Mi ricordavo ancora la strada di casa sua, nonostante ci fossi andata una volta sola mesi fa per andare a prendere Robert una sera che era rimasto da lei per una cena con il cast della saga e che si era ubriacato.
Parcheggiai davanti a casa sua, incurante delle petunie che le avevo calpestato e suonai il campanello. Venne ad aprirmi pochi secondi dopo e mi bastò guardarla in faccia per capire che la Kristen della Taylor era lei.
< Lurida stronza, sei stata tu! >
< A cosa ti riferisci? >
< Alla lettera >
< Vieni dentro, non voglio dare spettacolo > disse afferrandomi il braccio < ora dimmi, come l'hai scoperto? >
< Ho sentito parlare Olivia e quando ha fatto il tuo nome sono venuta qui per avere delle risposte >
< Ah, già, Olivia. È stata molto carina a darmi tutte quelle informazioni, non credi? >
< Perché? Perché mi hai fatto questo? Cosa ti ho fatto di male? >
< Cosa mi hai fatto di male? Stai con il ragazzo che amo >
< Lo ami, ma lo fai soffrire così? E poi chi ti dice che tornerà da te? >
< Lo conosco. Sarà disperato e verrà da me per essere consolato. Gli starò vicina e lo farò innamorare di nuovo di me >
Scossi la testa e mi portai una mano davanti agli occhi, ma l'ultima cosa che volevo fare era crollare davanti a lei.
< Non starò con le mani in mano >
< E cosa pensi di fare, dirgli la verità? Non ti crederà mai >
< Non la passerai liscia, Kristen, te lo giuro > le dissi mentre cercavo di non tirarle un pugno in faccia per toglierle quello stupido ghigno dalla bocca e quando sentimmo il rombo di una macchina lei guardò fuori dalla finestra.
< Bene, bene, diamo inizio alle danze > disse ridendo e in men che non si dica delle lacrime scesero dai suoi occhi e spalancò la porta < ora basta, Michelle, vattene! >
Non ebbi il tempo di fare altro che Robert in quell'esatto momento Robert entrò in casa e si bloccò sulla porta non appena vide Kristen in lacrime e me.
< Complimenti, Michelle, vedo che non hai perso tempo a cercare di accusare Kristen >
Aprii la bocca, sconvolta.
< Michelle, per favore, vattene > sussurrò Kristen mentre si asciugava una lacrima con la mano.
< Dio, Robert, ma non capisci che sta recitando? > domandai quando mi ripresi.
< Io ti voglio bene, non potrei mai fare una cosa del genere! > ribatté Kristen.
Scoppiai a ridere.
< E tu da quando mi vuoi bene? Ma per favore, non essere patetica. Robert, ti scongiuro, credimi. Ti sta prendendo in giro >
< Michelle, vattene > disse Robert, freddo come il ghiaccio.
< No che non me ne vado! Cazzo, Robert, credimi! Lo sai che non ti farei mai una cosa del genere, è stato tutto un complotto suo e della Taylor! >
< Metti in mezzo anche la Taylor? Sei patetica, Michelle >
Patetica. Quella parola mi rimbombava nelle orecchie e non riuscivo a sentire altro.
< Non mi credi? > domandai cercando in tutti i modi umanamente possibili di trattenere il singhiozzo.
< Non voglio più vederti > rispose con odio e in quel preciso momento sentii un rumoroso crack proveniente da dentro il mio corpo.
Non dissi niente, ero troppo sconvolta e uscii da casa di Kristen Stewart con il cuore a pezzi, salii in macchina, girai la chiave e cominciai a guidare senza in realtà sapere dove andare. Volevo scappare, volevo andarmene il più lontano possibile da quella casa, da quella via, da quella città. Così, senza nemmeno rendermene conto, avevo girato verso l'entrata della Interstate 5 e dopo quasi tre ore di viaggio imboccai l'uscita per Tijuana.
Girai per una decina di minuti alla ricerca di un hotel trovandone uno nei pressi di via Oriente. Parcheggiai in uno stallo del parcheggio riservato agli ospiti ed entrai dentro la hall, prenotando una stanza per trascorrere lì la notte: ero troppo stanca per guidare e non avevo intenzione di tornare a Los Angeles, anche se scappare non era stata un'azione tanto furba. Mi tolsi la borsa e il giacchetto di dosso, poi mi buttai sul letto sbuffando: dovevo assolutamente risolvere con Robert, non potevo capacitarmi che finisse così tra di noi.
Guardai l'orologio e notai che erano le undici. Non avevo cenato e stavo morendo di fame, così mi alzai dal letto, presi il portafoglio e la chiave della stanza e scesi di sotto per andare a mangiare qualcosa con la speranza di trovare la cucina ancora aperta.
< È chiuso > disse una voce dietro di me e quando mi voltai vidi un uomo sui trenta anni avvicinarsi < il ristorante qui in albergo chiude sempre alle dieci e mezza >
< Fantastico, vorrà dire che andrò a dormire senza cenare >
Lo ringraziai con un sorriso e poi tornai indietro verso l'ascensore.
< Aspetta! > gridò l'uomo < io e mio fratello stiamo andando a mangiare un boccone fuori, vorresti unirti a noi? > domandò sorridendomi e inarcai le sopracciglia: davvero si aspettava che avrei abboccato a questa vecchia e banale scusa? < Stai tranquilla, sono sposato e poi tu non sei il mio tipo, senza offesa… > disse ridendo.
< Figurati… > risposi guardinga < e comunque ti ringrazio, ma sono stanca e non ho voglia di… >
< Michelle Waldorf! > esclamò un ragazzo avvicinandosi a me e al mio interlocutore.
< Jeff Sullivan! > esclamai abbracciandolo < Come stai? >
< Bene, sono qui con mio fratello Chad per festeggiare il mio compleanno. E tu cosa ci fai qui? > disse indicando il ragazzo con cui stavo parlando prima.
< Sono in vacanza > mentii.
< E sei sola? > domandò e annuii con la testa < Perché non vieni a mangiare con noi? Mangiamo qualcosa di veloce e poi torniamo subito in albergo >
Sorrisi. Dopotutto, era Jeff.
< Okay, ci sto >
Corsi in camera a prendere il giacchetto e poi tornai dai ragazzi, fermandoci a mangiare in un ristorante vicino all'albergo, esattamente nella via frequentata dalle prostitute.
< Uhm, bel posto che hai trovato, Chad >
< Piantala, Jeff > ribatté il fratello del mio amico.
Ci sedemmo a tavola e dopo aver ordinato da mangiare Chad uscii per chiamare sua moglie, così restai sola con Jeff.
< Perché hai questo sguardo triste? >
< Che sguardo? > domandai, guardandolo.
< Sembra che ti abbiamo appena tirato una badilata in faccia. Vuoi dirmi cosa ti è successo? >
< Ho litigato con il mio ragazzo. Anzi, ora non lo è nemmeno più > risposi e sorrisi amaramente < vedi, lui era amico di questa tipa, che è innamorata di lui. E per far sì che ci lasciassimo mi ha incastrata. Ha fatto scrivere una lettera a qualcuno facendo credere che io tradissi il mio ragazzo con questo tipo. Il problema è che nella lettera c'erano scritti dei miei dettagli personali, quindi sembrava che tutto fosse reale. Questa lettera è finita nella mia agenda e quando Rob l'ha aperta…beh, ha trovato la lettera >
< Mi dispiace >
< Sì, anche a me > ribattei sussurrando e in quel momento il cameriere ci portò le nostre ordinazioni < e tu cosa mi dici? >
< Mi sono lasciato la settimana scorsa con la mia fidanzata dopo due anni >
< Oh, mi dispiace >
< A me no. Non l'amavo più > ribatté mentre si portava una forchettata alla bocca.
< Non aspettiamo tuo fratello? >
< No, ho fame >
Ridacchiai incominciai a mangiare. Chad ci raggiunse dieci minuti dopo, si scusò e poi ci lasciò soli.
< Dove va? >
< Non credo che tu voglia saperlo >
< Mettimi alla prova >
< Sta tornando in camera a fare sesso con una delle prostitute là fuori >
Sgranai gli occhi.
< Ma non è sposato? >
< La carne è debole, Michelle >
Da quel momento mi ammutolii e non parlai più per tutta la cena, stessa cosa che fece Jeff.
< Che ne dici di tornare in albergo? > proposi una volta terminato di mangiare e il mio vecchio amico acconsentì e mi offrì la cena.
Una volta in albergo entrammo in ascensore e mi accompagnò fino alla mia stanza.
< Buonanotte > mi disse sorridendomi.
< Grazie per la cena, a domani > risposi ricambiando il sorriso e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi spogliai e indossai la tuta per l'allenamento in palestra, non avendo nient'altro con me. Domani mattina avrei sicuramente fatto shopping. Tirai fuori una sigaretta dalla borsa e quando l'occhio mi cadde sul telefonino vidi che Jenny mi aveva chiamato cinque volte e mi aveva mandato tre messaggi. Accesi la sigaretta e uscii in balcone lasciando il cellulare sul letto e nel momento in cui rientrai nella stanza qualcuno bussò alla mia porta. Era Jeff, che mi sorrideva e mi mostrava una bottiglia di champagne. Oltretutto un ottimo champagne.
< Mio fratello è impegnato e ho pensato di venire a farti un po' di compagnia…e ho portato da bere >
Sorrisi e lo feci entrare.
< Purtroppo ho solo due miseri bicchieri di plastica > dissi ritornando dal bagno.
< Andranno benissimo > replicò sorridendo e si sedette sul letto, versando il liquido nei bicchieri e me ne porse uno < al nostro incontro >
< Salute >
< Ti dispiace se fumo? >
< No di certo, ma spostiamoci fuori > dissi prendendo con la mano libera la bottiglia di champagne e una volta fuori Jeff si accese una sigaretta, ma quando sentii un odore dolce mi si accesero delle luci nel cervello < è erba? >
Jeff aspirò e chiuse gli occhi sorridendo.
< Ne vuoi? > domandò porgendomi la sigaretta.
< No > replicai fredda < non dovresti fumare quella roba >
< Senza offesa, ma tu non sei la persona più indicata per dirmi queste cose >
Dopo la sua risposta non parlai più e continuai a bere il liquido nel bicchiere e Jeff quando lo vedeva vuoto me lo riempiva.
Fu così che dopo che lui ebbe finito di fumare si avvicinò e mi baciò, gesto che ricambiai, forse perché l'alcol che avevo in corpo stava facendo effetto. Lo afferrai per i capelli e strinsi le gambe sui suoi fianchi, mentre lui mi portava fino al letto. Ma tutto accadde rapidamente: quando mi tolse la maglia provai ribrezzo, odiavo sentire le sue mani sul mio corpo, così come la sua bocca sulla mia. Lo spinsi lontano da me e gli pregai di andarsene.
Non mi importava cosa lui avesse potuto dire, io non sarei stata debole come suo fratello. Rimasta sola mi accasciai sul letto piangendo e ignorai l'ennesima chiamata sul mio cellulare. Robert mi mancava ed io mi sentivo morire dentro. Nemmeno Tijuana era troppo lontana da lui.

 


Mi spiace aggiornare con due giorni di anticipo, ma questo fine settimana è stato infernale. Non c'è niente da fare, io mi diverto a fare litigare Robert e Michelle. Sadica? Forse. Monotona? Sicuramente, me lo dico da sola ormai xD
Ringrazio tutti voi che leggete il capitolo, chi commenta e i lettori silenziosi. Spero che la storia continui a piacervi.
Bando alle ciance, vado a preparare la valigia!
Al prossimo aggiornamento
Un bacio,

Giulls

   
 
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