Serie TV > Criminal Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: Mary15389    26/09/2011    1 recensioni
È la vigilia di Natale a Washington e la squadra della BAU si riunisce per festeggiare insieme. Tra loro, la nuova arrivata deve ancora trovare il suo posto, vicino alla sua nuova famiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Silent night Prompt: Cena di famiglia
Spoilers: Nessuno spoiler, la ff si ambienta poco dopo l'inizio della quarta serie, ma non fa nessun riferimento esplicito a nessun avvenimento di questa.
Disclaimer: I personaggi (tranne quelli introdotti da me) non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: 
Storia scritta per un contest natalizio per il Criminal Minds Forum con il prompt su citato. Fa riferimento ad alcuni avvenimenti della longfic in cui il mio personaggio originale è stato introdotto, 'My life has just begun'.

 
Silent night
 
Una sonora risata scosse quella stanza calda e accogliente, dove dodici persone avevano da poco finito la loro cena della Vigilia. Henry aveva ancora una volta provato ad esprimere qualcosa con le parole che a poco più di un mese non era ancora in grado di pronunciare, finendo così per formulare dei versi striduli e variamente articolati che divertivano la madre e tutti i presenti.
Quando il silenzio calò di nuovo, Jennifer raccolse un tovagliolo per asciugare le labbra del suo piccolo pargolo, sotto lo sguardo vigile della ragazza che aveva di fronte, alla quale sorrise amorevolmente, concentrandosi poi sul suo bambino, mentre un assonnato Jack cominciava a fare pressione sui genitori per aprire i regali. «Vi prego! Vi prego!» continuava a gridare, appeso alla manica del padre.
«Non è ancora il momento, manca un’ora a mezzanotte.» lo riprese la madre, sollevandosi dalla sedia per portar via qualche piatto. Come se fosse stato un segnale convenuto anche le altre donne scattarono sulle gambe per aiutarla.
La ragazza seduta di fronte a JJ si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, spostandosi alle spalle della sua sedia e abbassando il capo. A tutti era chiaro come quei gesti volessero esprimere un certo imbarazzo da parte sua nel trovarsi in quella situazione.
«Il lato positivo dell’essere uomini.» disse Dave distendendosi meglio sul suo posto, allontanandosi di poco dal ripiano per rifiatare dopo l’abbuffata. Un sorriso beffardo dei suoi era posato sulle sue labbra, rivolto alle colleghe in piedi.
«Non vi farebbe male aiutare.» rispose Prentiss, muovendosi intorno al tavolo, fino a raggiungere la giovane alla quale posò delicatamente una mano sulla spalla con la scusa di sporgersi a prendere un vassoio semi vuoto dal centro della tavola.
La nuova agente lasciò andare gli occhi verso il viso della mora collega, sorridendole. Capì perfettamente come quel gesto in realtà volesse essere una rassicurazione: non era da molto che aveva cominciato il suo nuovo lavoro alla BAU e stava cominciando ad ambientarsi, lontano da casa sua e dalla sua famiglia.
Si riscosse dai pensieri e si aggiunse anche lei con le altre ad aiutare la padrona di casa a sparecchiare la tavolata.
In breve, tutto era tornato in ordine ed ognuno si era sistemato, intento ad occupare il tempo che li separava dalla mezzanotte:  gli uomini intorno al tavolo parlavano di sport, tutti tranne uno che era invece intento ad osservare la libreria di quella casa; JJ si era allontanata con Will per cercare di mettere a dormire il piccolo Henry, l’ora della nanna era passata da parecchio; Haley, Emily e Penelope invece erano rimaste in cucina intrattenute da un capriccioso Jack.
La giovane neoprofiler li osservò prima di afferrare il suo cappotto dall’appendiabiti e uscire dalla porta che dava sul giardino. Fu investita dal freddo non appena mise piede fuori, abbandonando il caldo tepore dei termosifoni accessi all’interno della casa. Si strinse nel caldo tessuto invernale facendo qualche passo in avanti.
Il suo capo era stato così gentile ad invitarla a quella cena per la Vigilia di Natale. L’indomani sarebbero stati tutti impegnati con le rispettive famiglie, ma quel momento se l’erano voluto riservare per loro ed era onorata di essere stata compresa anche lei. D’altronde non aveva alcuna famiglia da cui correre, se non dopo un lunghissimo viaggio che il lavoro non le avrebbe permesso di compiere. Era ancora troppo presto per potersi permettere dei giorni liberi extra e nell’eventualità di un caso doveva farsi trovare pronta.
Si fermò poco lontano dalla casa, osservando il fumo formarsi davanti al suo viso a causa del suo respiro caldo che si infrangeva contro l’aria gelida. Sollevò gli occhi al cielo, chiudendoli e godendosi quel momento in silenzio.
«C’è qualcosa che non va, Nicole?» sentì domandare improvvisamente alle sue spalle, rimettendosi dritta e incontrando gli occhi del giovane collega che l’aveva raggiunta fuori.
Scosse il capo in fretta e parlò con un lieve imbarazzo, «No...no, tutto bene. Stavo solo...» cominciò a dire, ma non seppe come continuare.
Il magro ragazzo fece qualche passo verso di lei, alzando gli occhi verso il cielo a sua volta, gesto che l’agente Liardi subito imitò. «Potrebbe nevicare...» constatò lui «La neve si forma quando nell'alta atmosfera il vapore acqueo, a temperatura inferiore a 0 °C, brina attorno ai cosiddetti germi cristallini passando dallo stato gassoso a quello solido e riesce a raggiungere il terreno senza fondersi.» cominciò a spiegare gesticolando, «Questo accade quando la temperatura al suolo è minore di 2 °C e negli strati intermedi non esistono temperature superiori a 0 °C, altrimenti la neve fonde e diventa acquaneve o pioggia. Tuttavia, vista la bassa umidità di questa sera e l’aria estremamente gelida potrebbe nevicare anche con la temperatura lievemente più alta di quella standard.»
«Sarebbe fantastico...» disse lei prima di bloccarsi sentendo lo sguardo di lui su di sé. Abbassò gli occhi verso i suoi, «Non ho mai avuto un ‘bianco Natale’.» spiegò imbarazzata.
Reid sorrise timidamente, senza aggiungere altro ma continuando a guardarla, così vicino a lei. «In Italia la mezzanotte è passata da un po’.»
La donna si chiese come facesse a sapere che si era allontanata proprio perché il pensiero della sua famiglia dall’altra parte del pianeta non riusciva ad abbandonarla. Poi capì che doveva essere una cosa abbastanza comprensibile e prevedibile. «Mi hanno chiamato poco prima di metterci a tavola.» confessò riferendosi ai genitori.
«Ti mancano?» domandò e Nicole si prese qualche istante per rispondere.
«Mentirei se dicessi di no, è il primo Natale lontana da loro. Però è giusto così. E poi, ho passato una fantastica serata con voi.» esclamò passando da uno sguardo corrucciato ad uno sereno e sorridente.
Spencer arrossì lievemente, portando le mani nelle tasche del cappotto scuro che indossava al quale si strinse sollevando le spalle per il freddo e per l’emozione suscitatagli da quell’affermazione. «È…è molto diverso da come si festeggia in Italia?» incalzò ancora.
«Credevo la risposta fosse tra le tue conoscenze di base.» scherzò lei, giocherellando con la punta della scarpa contro il morbido suolo del giardino, «Comunque no, solo più presepi, meno canti in strada e meno vischi.» arricciò le labbra in quella constatazione, portando anche lei le mani in tasca.
Sembrava quasi che tutto il mondo li avesse abbandonati li fuori. Si sentivano soli, ma questo non li rendeva nervosi. Al contrario, erano particolarmente a proprio agio, nonostante il loro rapporto, fino a quel momento, aveva avuto solo episodi ancora privi di una spiegazione razionale. Nessuno dei due aveva mai espresso il desiderio di chiarire quello che era avvenuto durante il primo caso che li aveva visti affiancati, forse per la mancanza di coraggio che poteva caratterizzare entrambi. Ma si trovavano spesso a scambiarsi qualche sguardo o timido sorriso. O momenti come quello.
Dopo un prolungato silenzio, Nicole riprese a parlare. «Domani...hai il volo per Las Vegas?» domandò sentendosi quasi troppo invadente.
«Grazie al fuso orario riesco a recuperare qualche ora, andrò a trovarla in clinica. Le...le fa piacere quando passiamo le feste insieme.» lei sorrise nel sentire l’emozione nella sua voce. Sua madre doveva essere una persona speciale tanto quanto lui, «Tu invece?» Reid rigirò la domanda.
Liardi sollevò le spalle, «Giornata tranquilla in casa. Leggerò qualcosa, fisserò l’albero di Natale.» elencò non essendo nemmeno lei ben certa del programma che l’avrebbe aspettata. Si sentiva come se il collega stesse per dirle qualcosa in merito alla giornata di Natale, ma poi lo vide esitare e cambiare discorso.
«Jack sta impazzendo per aprire i regali.» disse.
«Comprensibile per un bambino. Se Henry potesse parlare si unirebbe di certo al coro!»
Risero delicatamente entrambi, venendo poi distratti da dei lievi fiocchi bianchi che cominciarono a cadere nel poco spazio libero tra di loro. Nicole rimase a bocca aperta per qualche istante, prima di alzare la testa verso l’alto per rendersi conto che quella era proprio neve.
«Te l’avevo detto...» disse Spencer guardando a sua volta il cielo. Quei fiocchi risplendevano come stelle a contrasto con il cielo scuro, ma invece di essere ferme precipitavano con leggerezza sui loro visi. Stette a guardarli per pochi istanti, portando poi lo sguardo sul volto della collega. Era raggiante. Una luce splendente le illuminava gli occhi e un sorriso quasi più bello di quanto non fosse in qualsiasi momento le disegnava delle piccole rughe agli angoli delle labbra. La vide uscire la mano dalla tasca e stenderla davanti a sé nel tentativo di raccogliere la neve sul palmo, ma non appena abbassò gli occhi la vide sciogliersi per il contatto con la pelle calda.
Rimase lievemente delusa, rialzando poi gli occhi verso il ragazzo e incontrando i suoi fissi sul suo viso. Notò un rossore colorargli le gote, facendosi poi catturare dai piccoli fiocchi candidi incastrati tra i suoi capelli. Con delicatezza fece un passo in avanti, allungando una mano e sporgendosi sulle punte. Con le dita afferrò uno di quei piccoli gruppetti di neve, notando gli occhi spaventati di lui seguirla in tutta l’azione. Ma ancora una volta la sostanza bianca a contatto con le sue mani si dissolse.
Quasi come un gesto automatico anche Spencer si ritrovò a toglierle i fiocchi che le si stavano accumulando sulla testa, rendendosi conto solo in quel momento di quanto fossero vicini. Nicole gli stava sorridendo, imbarazzandosi per un momento e facendosi così cogliere nel timido atto di mordersi il labbro inferiore.
Non riusciva a capire cosa stesse accadendo, era solo certo che gli stava piacendo. E anche la ragazza si trovava nella stessa identica situazione, annegata in un tepore confortevole.
«Spencer! Nicole!» gridò una voce alla loro destra, che li portò a voltarsi di scatto. Fecero qualche passo indietro che li portasse ad assumere di nuovo una distanza di sicurezza, e videro che il piccolo Jack correva affannato verso di loro. «È ora! È ora!» continuò fino a raggiungerli, lanciandosi letteralmente tra le braccia della donna che si era piegata pronta a prenderlo. Lo sollevò fino a portarlo al suo fianco, mentre Reid alle sue spalle consultava l’orologio.
«È passata mezzanotte.» annunciò smarrito risollevando lo sguardo verso Liardi che lo guardava con altrettanto stupore. Non riuscivano a capire come potesse essere passato tutto quel tempo senza che se ne fossero minimamente accorti.
«È ora di aprire i regali! Ma mamma e papà hanno detto che se non siamo tutti presenti non posso...» continuò il bambino abbassando il capo deluso.
La ragazza gli sorrise, accarezzandogli il viso. «E allora andiamo dentro a scartare tutti i tuoi bellissimi regali!» esclamò cominciando ad incamminarsi verso l’ingresso. Dopo aver fatto un paio di passi, si voltò a guardare Spencer, che si mosse a sua volta per seguirli.
«Anche tu domani sei con la tua mamma e il tuo papà?» domandò il bambino alla donna che una volta raggiunta dal collega ricominciò a muoversi.
«Il mio papà e la mia mamma sono lontani.» rispose semplicemente con delicatezza.
Il volto del piccolo Hotchner si corrucciò, «E come fai?» chiese ancora allargando le mani davanti a sé.
Nicole sollevò lo sguardo, spostandolo da quello del bambino a quello del ragazzo insieme a loro. «Sai tenere un segreto?» domandò poi a Jack, che scosse vigorosamente il capo in segno affermativo, così che lei proseguì abbassando il tono della voce. «Tutti voi siete la mia nuova famiglia.» esclamò sorridendo.
Avevano quasi raggiunto la porta di casa, quindi la ragazza si abbassò lasciando che il piccolo corresse dentro allegro, poi si rimise dritta e salì i gradini del portico, fermandosi in cima e voltandosi verso Spencer.
«Buon Natale Spencer...» disse stringendo le mani l’una dentro l’altra davanti a sé.
Anche lui si fermò in basso, dondolando sulle gambe e sollevando gli occhi verso di lei, «Buon Natale Nicole...»
Si sorrisero dolcemente, osservandosi immobili per qualche altro istante prima di rientrare in casa, dove Jack, improvvisamente esuberante, continuava a correre e a gridare entusiasta attorniato da tutti.
L’agente Liardi fu investita dal calore che però questa volta non era prodotto dal riscaldamento domestico, ma dalla presenza di quelle persone che ormai erano entrate a pieno diritto nella sua vita.
Si rese conto che quella poteva essere senza alcun dubbio annoverata tra le più classiche cene di famiglia a cui avesse mai preso parte.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Mary15389