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Autore: Eredel    26/09/2011    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sia successo alle Gocce Astrali? Dove siano finite, con quale aspetto, se si incontreranno ancora? Perché l'Oracolo ha fatto loro quei "segni" sulla spalla sinistra? E cosa dovranno fare, quando quel segno si sarà illuminato?
Questa fanfic vuole essere una tra le tante possibili risposte.
E' tempo che le Gocce Astrali scrivano la loro storia e vivano finalmente la loro vita!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, The Oracle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo SCUSISSIMAAAAA la tecnologia mi odia e ogni tantoi trova il modo di dimostrarmelo -.- in poche parole, per un po' sono rimasta senza computer e senza storia...sig sig perdonate la mia assenza!!
In questo capitolo finalmente si movimenteranno un po' le cose! Spero vi piaccia...




La festa era iniziata: ragazze e ragazzi tra i 13 e i 18 anni si scatenavano in mezzo alla palestra al ritmo di una canzone di Karmilla, mentre i più timidi si rintanavano a ridosso dei muri e dei tavoli del buffet parlottando tra loro…o meglio, provandoci, perché Karmilla urlava talmente tanto che era impossibile capire una sola parola. I più furbi di loro andavano fuori, nel cortile, dove l’atmosfera era più rilassata e forse anche più adatta al tema della festa: zucche intagliate da ghigni vari e perfidi erano appoggiate dovunque ci fosse una superficie rialzata; le candele al loro interno rendevano superflua qualsiasi altra luce. Gli addetti alla scenografia si erano ammazzati di lavoro nelle ultime settimane per creare le decorazioni da appendere in tutta la scuola, ma ne era valsa la pena, perché il sangue sui muri del portico, la tomba posta sotto la statua di Voltaire e lo scheletro dell’impiccato appeso al canestro in palestra sembravano proprio veri. Il meglio era stato proprio all’inizio, quando il ragazzo nascosto dentro la “bara” del pensatore francese stava pronto a balzare sui nuovi arrivati. Ora, a festa ben avviata, era seduto lì accanto a ridere e scherzare con alcuni amici, ma le attrattive non erano finite: lungo tutto il portico, che circondava il cortile ma che a un certo punto si biforcava per girare attorno alla palestra, c’era una bella atmosfera romantica per le coppiette, nonostante i ragni di gomma penzolanti dalle ragnatele finte; il giardino dietro alla palestra era silenzioso e quieto e poteva diventare il territorio migliore per gli scherzi… o il luogo di dolci appuntamenti al buio, se non si faceva troppo caso al pupazzo “cadavere” dietro il cespuglio e alle lapidi di polistirolo disseminate qua e là; sulle pareti delle scale che conducevano ai piani superiori, oltre a ragnatele a profusione e zucche, erano state dipinte le ombre dei pipistrelli (“Con colori ad acqua!” avevano assicurato gli scenografi allo scettico  preside) ed erano stati posizionati cartelli coperti di sangue finto che indicavano in quali zone era possibile andare. Infatti tutti i laboratori, le aule e la biblioteca erano chiusi, ma era rimasto aperto il bar, decorato allo stesso modo della palestra, solo in modo meno esagerato. Era proprio in palestra che gli studenti incaricati avevano dato il meglio di sé: luci stroboscopiche, festoni a forma di zucche e pipistrelli e scheletrini, sagome di cadaveri segnate sul pavimento con lo scotch bianco come nei migliori telefilm del crimine, tovaglie rigorosamente arancio e nere e il palco montato sul fondo, che sotto all’impiccato dava l’idea di essere un vero patibolo. Gli addetti alla musica non erano stati da meno, anzi, forse avevano peccato di eccesso di zelo, grazie alle grosse casse poste ai quattro angoli e al Dj nella sua “cabina” semicoperta dalla facciata di piccolo mausoleo disegnata su cartone. Quando doveva fare gli annunci il ragazzo, vestito da zombi, si sporgeva dalla finestrella con il microfono, piuttosto esaltato.  
Inutile dire che la palestra era affollatissima ed era rimasto pochissimo spazio libero, benché fosse piuttosto grande. Ione riuscì  a fatica a oltrepassare il muro umano tra lei e il buffet, e dire che era pure uno stecchino! Concentrata, afferrò un paio di focaccine e panini, dopo essersi infilata in bocca una generosa manciata di pop corn; quindi, si preparò a riaffrontare la marea di gente per uscire. Non fece neanche lo sforzo di trattenere gli insulti a quelli che le urtavano le sue preziosissime ali, tanto con quella musica così alta, chi poteva sentire? Perlomeno si sfogava un po’.
Arrivò da Talia con la faccia un tantino stravolta e l’amica non poté che scoppiare a ridere. Ione la guardò torva mentre le piantava in mano la sua parte del bottino (immeritato) e cominciava a ingurgitare la sua. Tra un boccone e l’altro, si allontanarono dall’entrata della palestra.
-Che fine ha fatto Shara?-
-Non lo so.  È sparita appena sei entrata…ho provato a cercarla, ma senza successo. Magari- aggiunse Talia, con una voce cadaverica –è stata rapita da un fantasmaaa!-
Ione alzò un sopracciglio davanti all’esibizione della biondina, ma ghignò lo stesso.
-Accidenti, ha davvero così tanta paura degli scherzi che possiamo farle da sparire? Forse è meglio lasciarla un po’ tranquilla…Talia, siamo così terribili?-
-Lo scopriremo presto! Ho appena visto Naide!-
Le due si sbracciarono verso la loro nuova potenziale vittima con un gran sorriso. Alla luce sinistra delle zucche, i simboli sulle loro spalle scintillarono vividi.

***

Shara era corsa via non appena Talia si era voltata. Ora si appoggiava alla parete delle scale, sconvolta e senza fiato.
Quelle due…come facevano a essere così tranquille (per modo di dire)? Come se non bastasse, era pure Halloween! Non che Shara fosse superstiziosa, ma era davvero…facilmente impressionabile, ecco. Nell’ultimo mese aveva imparato a non fare più caso a quella strana sensazione che le diceva “Ma io queste ragazze le conosco da molto, molto più tempo!” e che la inquietava e rassicurava al tempo stesso…ma quando è troppo, è troppo! Chiuse gli occhi per calmarsi e reclinò la testa indietro, appoggiandosi al muro e respirando forte.
Le aveva trovate subito, davanti al cancello della scuola, decorato da teschietti che dondolavano al vento e che l’avevano fatta rabbrividire. Si stava bene, nonostante fosse fine ottobre, ma se tirava aria faceva freddino. Mentre aspettavano di entrare, Shara aveva un giubbotto, Talia e Ione le loro giacche. Le due amiche non avevano mascherato la loro eccitazione e la loro gran voglia di fare scherzi, e già Shara aveva cominciato a preoccuparsi…una volta all’interno, però, al riparo dal vento freddo e tra il calore della palestra e delle zucche, aveva cominciato a sentirsi davvero male. Perché le due ragazze avevano tolto le loro giacche, svelando per intero i loro costumi. Inizialmente Shara non si era accorta di nulla, anzi, li aveva ammirati e aveva fatto pure i complimenti per come si erano coordinate: indossavano entrambe pantaloncini corti, canottiera e scaldamuscoli alle braccia e collant a righe bicolori, ma, mentre su Ione i colori prevalenti erano rosso e nero, per Talia erano azzurro e bianco; la rossa aveva un paio d’ali da pipistrello, portate a zainetto, e la bionda un paio da angioletto. Quando l’una si infilò il cerchietto con le corna da diavolo, l’altra si mise l’aureola fatta con dei fili d’oro (ricavati probabilmente da un addobbo natalizio, ma faceva comunque un bell’effetto). E, tadaaan!, ecco il “mitico duo degli scherzetti di Halloween”, contraddistinto dal ghigno eccitato sul viso.
Shara non aveva neanche finito di pensare “Ma non siamo un po’ troppo cresciute per queste cose?” che le aveva notate: sulla spalla sinistra di entrambe le sue amiche, c’era una voglia, diversa ma insieme simile alla sua. Vedendole, per un lungo attimo aveva smesso di ricevere ossigeno al cervello. Si era come impiantata a fissarle, mentre cercava con tutto il cuore di convincersi che non era possibile, mentre cercava con tutto il cuore di sopprimere sempre la stessa sensazione misteriosa e inquietante, ripresentatasi improvvisamente più forte di prima.
Perché anche quelle voglie le risultavano così familiari? Era la prima volta che le due le svelavano! Shara tremava, sentiva le gambe molli ed era impallidita. Aveva capito che se sarebbe rimasta con loro un attimo di più sarebbe svenuta, o avrebbe vomitato…nel dubbio, aveva scelto di darsi alla fuga.
Ora, lì, appoggiata alla parete, si era calmata un poco ma non aveva smesso di tremare. Con una mano stringeva convulsamente la spalla sinistra, dove la sua voglia, quello strano triangolo con un baffo sotto, era ancora nascosta dal coprispalle.
Magari sono solo coincidenze. Che vuoi che sia? In fondo non è poi così strano avere una voglia sulla spalla.
Sì ma in tre? Nello stesso punto?
Piantala di fare l’isterica! Ragiona…non c’è nulla di paranormale in questa storia!
Nulla?
No, nulla, non preoccuparti…Sono io che mi devo preoccupare! Questa storia mi sta facendo impazzire, mi sono anche messa a parlare da sola!!!
-Shara? Stai bene?-
Shara riaprì gli occhi e si drizzò subito verso chi aveva parlato: Wei An la stava fissando perplessa. In un primo momento la ragazza iraniana sobbalzò, perché Wei An, che già aveva la pelle pallida, vestita con quel kimono bianco luccicante le era parsa un fantasma. Appena la riconobbe tirò un sospiro di sollievo.
-Mi hai fatto prendere un colpo!-
-Perché? È successo qualcosa?-
-Beh…- Shara si chiese se l’inusuale nota d’ansia che sentiva nella voce della sua amica non fosse solo la sua immaginazione.
-…No, non proprio. È solo una serata da brividi, tutto qui.- rispose infine. Wei An sorrise un po’ incerta, il che non era da lei.
-Va bene…Se hai paura, conta pure su di me! E ora andiamo dalle altre, insieme la paura si affronta meglio!- Così dicendo, le tese la mano e a quel movimento, i suoi lunghi capelli neri scivolarono via dalla spalla sinistra…
Shara rimase impietrita. Una voglia…
La ragazza asiatica si accorse del suo turbamento, ma non ne sembrò sorpresa né ritirò la mano. Anzi, la guardò fissa negli occhi dorati, seria come non l’aveva mai vista.
-Shara, ti fidi di me?-
Fidati, ti prego, come facevamo allora!
La seconda frase Wei An non l’aveva pronunciata, ma a Shara sembrò di leggerla nel suo sguardo nerissimo. Vi lesse una forte nostalgia…e un affetto che sembrava assurdo per quel poco tempo che si conoscevano. O era solo una sua impressione? Quello che era certo era che Wei An sprizzava determinazione da tutti i pori.
Esitante, accettò la mano.

***

-…Ma come vi siete conciate?!- chiese Naide alzando scettica un sopracciglio.
-Come ti permetti! Insultare la nostra magnifica tenuta!- sbottò Ione.
Talia guardò le due amiche bisticciare con un sorriso. Una volta aveva letto da qualche parte che se due persone litigano, è perché si conoscono bene…questa piccola rivalità che c’era tra Ione e Naide non era solo il segno che erano effettivamente l’una l’opposto dell’altra, ma anche la dimostrazione che in un solo mese erano riuscite a costruire un’amicizia profonda, che guarda al di là delle differenze.
Sembra che si conoscano da una vita!
Scrollò le spalle a quel pensiero improvviso, ormai ci aveva fatto l’abitudine a quella sensazione.
Ad un tratto un brivido freddo le corse sulla schiena. Si riscosse dai pensieri e si guardò attorno, all’erta. Era tutto normale, eppure…le sembrava che ci fosse qualcosa di strano…
-…E comunque, come mai arrivi qui solo a quest’ora? È tardi, sai?-
Naide sbuffò, incrociando le braccia snelle.
-Mio padre mi ha chiamato nell’ufficio del preside, almeno in queste occasioni formali vuole andarlo a salutare in pompa magna, con tutta la famiglia.-
Ione strabuzzò gli occhi, l’idea di un incontro così noioso con l’esaltato preside Chastant la faceva inorridire.
-Uggh…che roba lunga! È quasi mezzanotte!-
Quasi mezzanotte?!
Quella frase fece rabbrividire di nuovo Talia, senza che lei riuscisse a capirne il motivo. Lasciò di nuovo vagare lo sguardo intorno, apprensiva. Non c’era niente di anormale. Gli altri studenti intorno a lei ridevano in gruppetti, passeggiavano, ballavano al ritmo della musica che proveniva dalla palestra. Ora che ci prestava orecchio, però, notò che non era più Karmilla a cantare, al suo posto era stata messa un’inquietante musica goth. L’aria non si era fatta più fredda? Le candele nelle zucche, che prima davano un calore piacevole, ora illuminavano solo ghigni malefici, facendoli sembrare vivi. Ovunque si voltasse, Talia vedeva zucche che la fissavano crudeli. I movimenti delle ombre la riempivano d’ansia.
-Hai visto Wei An, per caso? Noi ancora no…-
-Sì, sono venuta insieme a lei, ma poi l’ho lasciata prima di entrare in ufficio, non potevo certo costringerla a restare…almeno lei doveva godersi la festa!-
Le altre sembravano non essersi accorte di nulla. Sentiva la voce tranquilla di Naide rispondere a quella irrequieta di Ione…Se loro non sentivano il pericolo, allora doveva essere Talia a proteggerle. Lei era responsabile. Non sapeva perché pensava questo. Semplicemente era così.
Spostò la sua attenzione sulle sue amiche, seria. Sì, le avrebbe protette, il motivo non importava.
Il suo sguardo cadde sulla spalla sinistra di Naide. Si intravedeva appena, ma sotto la manica a sbuffo trasparente, decorata in ricami di pizzo nero, c’era…
Una voglia!
Ione doveva aver notato la stessa cosa, perché esclamò: -Ehi! Ci hai copiato l’idea! Ti sei fatta un tatuaggio sulla spalla?-
La ragazza la fulminò con gli occhi di ghiaccio. –Io non mi faccio tatuaggi, soprattutto finti! Questa è una voglia.-
-Che vuoi dire? Guarda che anche le nostre sono voglie!- protestò l’altra con forza, ma la voce tradì inquietudine, riflessa dalla sua espressione quando si voltò verso Talia. Perché si voltava verso di lei? Come se lei avesse tutte le risposte?
Talia si fece ancora più seria. Nel vento, sentiva fremere la notte. Qualcosa, di sicuro, stava per succedere. Mancava poco a mezzanotte…
-Ragazze!- chiamò la voce familiare di Wei An. Si avvicinava correndo, trascinandosi dietro una pallidissima Shara. Immediatamente Talia si preoccupò. Non solo Shara sembrava sul punto di svenire, anche il sorriso di Wei An aveva qualcosa di diverso.
-Mi accompagnate su al bar? Ho fame e non credo che sia rimasto qualcosa al banchetto.-
Anche la voce non era la stessa spensierata di sempre.
-Eh? Al bar? Ma tra poco è mezzanotte, e poi il cibo al bar si paga mentre il banchetto è gratis..-
-Ione, non solo riesci a ingozzarti con qualsiasi tipo di cibo, sei pure tirchia!-
Talia lanciò un’occhiata di sbieco a Naide. Aveva fatto quella frecciatina unicamente per spezzare la tensione, si vedeva che anche lei avvertiva che c’era qualcosa che non andava. Fissava con intensità la ragazza asiatica…poi prese Ione per un braccio e se la tirò dietro, chiamando le altre:
-Beh, allora andiamo?-
Talia capì subito: non era un pensiero che arrivava dalla logica, ma sentiva che Wei An le stava proteggendo. Dentro sarebbero state più al sicuro che fuori, e questa era una certezza che la invase, mentre gettava uno sguardo alle stelle prima di seguire le sue amiche a perdifiato sulle scale.
-Naide, smettila di tirare! Uffa, ragazze, ma ragioniamo, a mezzanotte ci si trova tutti in palestra, che senso ha salire, non ci sarà nessuno! E PERCHÉ ACCIDENTI STIAMO CORRENDO??-
Nessuno prestò attenzione alle urla di Ione, neanche quando Wei An svoltò in un corridoio vuoto e buio, non segnalato dai cartelli. Ione smise di urlare.
-Ma…ma…non stavamo andando al bar?- chiese però allarmata.
-Smettila una buona volta di lamentarti! Seguici e stai zitta!- sbottò Naide spazientita ma con una voce che rivelava quanto fosse spaventata in realtà. Non riusciva a correre, il lungo vestito nero di foggia ottocentesca era semplice per i canoni dell’epoca cui era ispirato, ma non facilitava certo i movimenti.
Wei An si fermò solo quando raggiunse un’aula con la porta lasciata per sbaglio aperta, anche se Talia sospettava che il “per sbaglio” fosse dovuto a quei minuti in cui l’orientale era rimasta da sola. Doveva aver forzato lei la serratura, altrimenti non si sarebbe diretta verso quella classe con altrettanta sicurezza. Una volta entrate, chiuse la porta alle sue spalle.
-INSOMMA, MI VOLETE SPIEGARE CHE CAVOLO SUCCEDE?!- sbraitò Ione. Wei An si voltò a fronteggiare le amiche, la schiena appoggiata alla porta chiusa. Alla luce fiochissima delle stelle che proveniva da fuori si intravedeva il suo viso, e nessuna delle ragazze lo aveva mai visto così serio.
-Probabilmente adesso non crederete a ciò che vi sto per dire- disse –ma siamo in pericolo.-
A quelle parole Talia sentì una stretta sul braccio, ma prima di trasalire per niente si accorse che era solo Shara, che si era aggrappata a lei con un’espressione terrorizzata sul bel viso scuro.
Perché si aggrappava proprio a lei per trovare conforto?
-A-aspetta un momento! In pericolo…perché? Qual è il problema?-
Ione aveva ripreso a fare domande, ma la sua voce tremava. Wei An rispose togliendosi dalla spalla sinistra delle ciocche di capelli, e prima ancora che la scoprisse del tutto, Talia aveva già intuito cosa vi avrebbero scorto. Tuttavia non riuscì a trattenere un sussulto, come le altre.
-Questi simboli- spiegò infatti l’orientale –non sono delle normali voglie. Sono un dono e un pegno che ci ha dato l’Oracolo quando siamo state liberate.-
Oracolo? Quella parola suonava arcana, misteriosa…e allo stesso tempo familiare.
Liberate…liberate da cosa? Da chi?
I pensieri erano confusi, scissi e mescolati tra dubbio e comprensione.
C’è qualcosa che dovrei ricordare…
-Sono il simbolo dei poteri che ci sono stati concessi.-
Poteri?
Improvvisamente nella mente di Talia passò un flash, il ricordo di un ufficio che in un attimo diventava buio, come in piena notte.
-Po-poteri? Ma che stai dicendo?- balbettò Ione. Talia osservò le sue amiche: erano sconvolte, come lei, ma ognuna aveva una reazione diversa. Shara era ammutolita e stringeva convulsamente il suo braccio, facendole pure un po’ male; la rossa apriva e chiudeva la bocca, senza sapere bene cosa dire, le sopracciglia corrugate e ogni singola fibra del suo corpo che esprimeva rifiuto; Naide fissava intensamente la ragazza asiatica, scioccata…anzi, no, sul suo volto si alternavano incredulità, fiducia, comprensione e dubbio, così velocemente che era come se si fossero fuse tutte insieme. Infine sussurrò, scuotendo la testa: -Non è possibile…tu…stai dicendo la verità..?-
Wei An annuì.
-Ma…ma…- l’affermazione dell’amica sembrava aver peggiorato le cose. Le guancie di Naide si arrossarono per la sua irritazione.
-Ma allora sei pazza! Questa…questa non può essere la verità!…Eppure…perché sento che lo è?-
L’ultima frase l’aveva rivolta solo a se stessa, ma in quel silenzio sepolcrale che si era creato l’avevano sentita tutte.
-Adesso basta!- sbottò infatti Ione –Siete pazze tutte e due! Questo scherzo è anche durato fin troppo e oltretutto non fa affatto ridere!-
-Ma non capisci?!-
Talia si sorprese di sé. Non era da lei alzare la voce a quel modo, ma percepiva, attraverso il buio, che il pericolo si stava avvicinando, e che tempo da perdere non ce n’era.
-Non lo senti? C’è qualcosa di…malvagio, qui intorno! E se non c’è ora, ci sarà tra poco!-
Si voltò verso Wei An, ignorando le proteste dell’amica.
-Cosa dobbiamo fare? Cosa sta succedendo veramente?-
L’altra ricambiò seria lo sguardo.
-La mezzanotte di Halloween è un momento magico: appena scocca, il divario tra il nostro mondo e quello degli spiriti si assottiglia, come nei sogni. È raro che in realtà accada qualcosa, perché i confini tra un mondo e l’altro sono sorvegliati, ma dei demoni sono sfuggiti al controllo. Non si sa chi sono né chi li comanda. Stanotte questi demoni arriveranno fin qui…e noi dobbiamo essere pronte ad affrontarli.-
Seguì un lungo silenzio. Dopo vari sforzi, finalmente Ione riuscì a parlare.
-Come..co…che?!-
-Vi ho portate fin qui perché gli altri non devono essere coinvolti. Quelle cose le possiamo vedere solo noi, che abbiamo il potere, gli altri non possono difendersi.-
-Un momento…intendi dire che..-
-Sì, Talia. I demoni inseguiranno noi.-
-Perché proprio noi?- gemette Shara.
-Noi abbiamo il potere. Loro lo vogliono. Semplice. Con i nostri poteri sarebbero in grado di attraversare il confine quando desiderano.-
-Questo è un bel guaio.-
-Ma come faremo ad affrontarli, Wei An?-
Stavolta sul viso dell’orientale comparve un sorriso dolce, mentre sfiorava con le dita il proprio simbolo.
-Ognuna di noi ha il suo potere. Trovatelo dentro di voi, affidatevi ad esso e riuscirete ad usarlo.-
Per un attimo sembrò voler aggiungere qualcos’altro, ma ad un tratto, da qualche parte nella città, suonarono forte i rintocchi di un campanile.
-È scoccata la mezzanotte! È…-
La ragazza non riuscì a finire la frase: una scossa di terremoto le fece cadere tutte a terra e si udì nell’aria qualcosa di simile a un tuono.
-È iniziata! VIA! FUORI DI QUI!- urlò Wei An, spalancando la porta e gettandosi fuori. Ione la seguì in un riflesso incondizionato, mentre Talia trascinava fuori Shara, con Naide alle calcagna. Un attimo dopo sentirono come un ruggito alle loro spalle, ma Naide fu svelta a chiudere la porta con un calcio.
-Wei An!- urlò. L’orientale era già alla fine del corridoio, ma si voltò nella corsa: -Correte! Separiamoci, così li confondiamo!- Detto questo afferrò la mano di Ione e sparì dietro l’angolo. Talia si affrettò a fare lo stesso con Shara non appena vide fremere la porta della classe, e si lanciò dalla parte opposta.
-Dove vuoi andare?-
-Non lo so, Naide! Ma penso sia meglio allontanarci dal cortile. Se cercano noi, non devono essere coinvolti gli altri.-
-E quindi la fine del ratto dovremmo farla noi? Non mi pare un ragionamento sensato!-
-Per di qua…si arriva alla biblioteca!- le interruppe la voce flebile di Shara.
Talia sentiva l’adrenalina attraversare come un fiume in piena ogni fibra del suo corpo, eppure la sua mente in quel momento ragionò freddamente.
-Seminiamoli tra gli scaffali, poi usciamo!- urlò mentre spalancava le porte della biblioteca con un calcio. Dentro, era buio completo, ma non si fermarono per decidere da che parte andare, perché sentivano che qualcosa le seguiva; per di più, Talia, in qualche modo che ancora le era sconosciuto, vedeva. Quell’oscurità per lei non era tale, sapeva esattamente dove erano collocati gli oggetti e gli ostacoli e sceglieva la via più facile per le sue amiche, svoltando prima a sinistra, poi a destra tra gli enormi scaffali…
Che siano questi i miei “poteri”?
Mancava poco, di fronte a loro ormai avevano di nuovo l’uscita.
Sì, ci siamo quasi…
Un rumore tremendo, seguito dal barcollio dello scaffale alla loro sinistra, fece sobbalzare Shara, che istintivamente staccò la propria mano da quella di Talia. Poi avvertì un colpo all’altezza dello stomaco,e il dolore quasi non la fece rendere conto del fatto che veniva scaraventata verso il muro insieme a Naide. Il rumore assordante dello scaffale che crollava a terra coprì le urla di Talia, e la polvere nascose Naide e Shara alla sua vista. Erano state separate.
-Shara! Naide! Mi sentite?- Talia cercò di scavalcare la massa confusa di legno e libri davanti a lei, ma qualcosa la afferrò da dietro e la lanciò dalla parte opposta, mentre qualcos’altro troneggiava sopra le sue amiche, stese a terra. Naide aprì gli occhi, ringraziando di essere ancora viva dopo una batosta del genere, ma appena vide la cosa che la sovrastava desiderò con tutto il cuore di richiuderli: la scarsa luce proveniente dalla porta alle sue spalle lasciava intravedere un gigante nero, con braccia che sembravano due sequoie e il collo taurino; in effetti, guardandolo meglio, Naide si accorse che aveva proprio la testa di un toro.
Un…Minotauro?!
L’essere alzò di nuovo un braccio, ma prima che potesse schiantarlo su di loro Naide afferrò la sua amica per le spalle e la trascinò via dalla traiettoria. Il braccio le mancò di un pelo, mentre affondava nel pavimento come fosse burro, alzando altra polvere e calcinacci con un rumore terribile.
-Shara…ti prego Shara, riprenditi!- sussurrò rivolta all’amica, disperata.
Talia, Ione, Wei An, dove siete?


  
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