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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    26/09/2011    2 recensioni
SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "IN MEMORIAM" INDETTO DA DREAMWOLF91 SUL FORUM DI EFP
"Durante l’attacco al villaggio della foglia, Naruto ha affrontato il semidio Pain ma nonostante le nuove tecniche ne è uscito sconfitto, permettendo dunque al nemico di andarsene indisturbato. Il Quinto Hokage si è svegliato miracolosamente dal coma dopo pochi giorni ed ha così partecipato al summit dei cinque kage che si è tenuto nel paese del fulmine, nella speranza di trovare una soluzione alla grave minaccia che incombe… Ma quanti ricordi e quante pene possono aggiungersi ad un cuore già scalfito e dolorante?
Nemmeno la vendetta può portare ad un’apparente pace."
NB. La storia sarà divisa in tre parti perché troppo lunga per un capitolo solo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jiraya, Orochimaru, Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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Nickname autore (su forum e su EFP se diversi): ellacowgirl (forum) // ellacowgirl in Madame_Butterfly (sito efp)
Titolo storia: Lacrime di lago
Sottotitolo (se presente): -
Pacchetto :Lago
Eventuali altri personaggi: Orochimaru-Kage
Genere: Introspettivo-malinconico-sentimentale
Rating: arancione
Avvertimenti: what if?
Trama/introduzione: Durante l’attacco al villaggio della foglia, Naruto ha affrontato il semidio Pain ma nonostante le nuove tecniche ne è uscito sconfitto, permettendo dunque al nemico di andarsene indisturbato. Il Quinto Hokage si è svegliato miracolosamente dal coma dopo pochi giorni ed ha così partecipato al summit dei cinque kage che si è tenuto nel paese del fulmine, nella speranza di trovare una soluzione alla grave minaccia che incombe… Ma quanti ricordi e quante pene possono aggiungersi ad un cuore già scalfito e dolorante?
Nemmeno la vendetta può portare ad un’apparente pace.
Eventuali NdA: La ficcy si svolge poco dopo lo scontro tra Naruto e Pain, nel quale il secondo ha avuto la meglio. Tsunade si è immediatamente ripresa dal coma (quindi niente Danzo) e Kabuto conosce già l’Edo Tensei, tanto che ne farà uso nel modo che si scoprirà.

SECONDA CLASSIFICATA AL CONTEST "IN MEMORIAM" INDETTO DA DREAMWOLF91 SUL FORUM DI EFP
(Banner e giudizio a fine storia ^^)


 

  Lacrime di Lago
(Parte Prima)
   

 
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- Non possiamo continuare a discutere in questo modo, una soluzione è necessaria!-
 
E’ almeno mezz’ora che continua a sbraitare in questo modo, il Raikage non sarà mai in grado di tenere una conversazione senza alzare la voce o imporsi con tanta irruenza.
Sono ore che cerchiamo di trovare una soluzione a questa grave minaccia, che incombe ormai su tutti i paesi, eppure non riusciamo a concludere nulla: è una vergogna!
 
Stringo i pugni sotto il grande tavolo rotondo, cercando di non mostrare il nervoso che mi invade le vene nell’udire quella sua voce roca e potente allo stesso tempo: devo mantenere la calma, non servirebbe a nulla continuare ad insultarci a vicenda ed io devo comportarmi in modo consono alla mia carica, senza abbandonarmi all’ira del momento.
 
Anche se sono consapevole che questa mia ansia, questa mia rabbia, in realtà non provenga dalle urla del Raikage, o dall’indifferenza del Kazekage o ancor peggio dall’insopportabile ironia dello Tsuchikage:
no, il mio è un sentimento molto più radicato,
è la voglia inaudita di gridare, di sfogarmi,
di liberarmi da questo tormentoso…
Rancore.
 
Sì, il mio è puro e vivo rancore.
Rancore verso quel ragazzino, quel pazzo dai capelli arancioni che non solo vuole distruggere tutti i paesi ninja, ma ha anche avuto il coraggio di uccidere l’unica persona che abbia mai avuto fiducia in lui…
 
Mi mordo il labbro inferiore nella speranza di riuscire a controllarmi:
è vana, lo so bene, non riuscirò a trattenere tutto quest’odio ancora per molto…
Ma finché sono qui, con questi incapaci, non posso permettermi distrazioni simili.
 
Dopo tutto, sono abituata a questi sentimenti e se c’è una cosa in cui sono realmente brava è tenere nascosto il mio dolore, non vedo perché fare un’eccezione proprio ora.
 
Alzo il mio sguardo verso gli altri kage, i miei occhi ambrati scrutano ogni loro espressione, ogni loro movimento e pensiero…
E non vedo che odio, odio e rancore, proprio come me.
 
Noto che la Mizukage alla mia destra mi guarda con la coda dell’occhio sinistro, come se cercasse di capire cosa mi tormenta tanto, perché io non abbia ancora fatto un intervento in questa discussione nonostante il mio risaputo carattere autoritario.
Ed ha ragione a chiederselo, ma io non saprei cosa risponderle.
Mi sembra tutto così inutile e futile,
mi sembra che ad ogni nostra parola Pain faccia un passo avanti, verso il suo obbiettivo,
mi sembra che tutte queste chiacchiere siano in realtà ciò che lui vuole…
 
E questo aumenta in me il nervoso,
la rabbia fulminante verso quel ragazzino egocentrico,
il dolore più acuto per ciò che, a causa sua, ho perduto… Ancora…
Come se il destino avesse deciso di lasciarmi sola, priva di qualsiasi affetto,
come se la mia intera vita non fosse altro che un baratro di dolore nel quale io mi immergo ogni giorno sempre di più…
 
Non posso più tacere, non voglio essere un’ignava al di fuori di tutto,
il mio dolore non può compromettere la vita del mio villaggio!
Ascolto le ultime parole degli altri kage e finalmente intervengo, mostrando un’espressione decisa sul mio volto ancora puro e privo di alcun segno del tempo:
voglio che capiscano quanto grave sia la situazione,
voglio che la smettano di fare i bambini che si credono grandi,
ma soprattutto voglio che queste nostre angosce e paure abbiano finalmente fine, le nostre come quelle degli abitanti delle terre ninja.
 
- E’ ora di prendere una decisione seria! Eleggiamo un leader tra di noi che coordini ogni mossa mentre gli altri si occuperanno di tutto ciò che una guerra può richiedere: tre di noi hanno maggior esperienza nel campo, quindi propongo che si scelga il capo di questa alleanza tra me, il Raikage e lo Tsuchikage! Dopodiché, ognuno dovrà tenere fede alle decisioni prese in questo summit e agire di conseguenza: dobbiamo fermare Pain prima che abbia il tempo di organizzarsi ulteriormente!-
 
Forse ho alzato la voce, ma non m’importa più tanto: ciò che conta è che si raggiunga effettivamente un accordo e si passi dalle parole ai fatti!
Non possiamo concederci tutto questo tempo, troppe persone dipendono da noi, troppe vite sono a rischio per colpa di una mente malata ed egocentrica…
No, non permetterò che altri innocenti muoiano a causa sua!
 
- La sua è una proposta interessante, Hokage, ma non le sembra di correre un po’ troppo? Non abbiamo ancora raggiunto alcun accordo effettivo.-
 
Lancio uno sguardo pressoché fulminante verso quella voce stridula ed irritante che ha osato obiettare le mie parole: se avessi potuto lo avrei davvero disintegrato con la sola forza dei miei occhi!
Quel vecchietto non ha compreso nulla, assolutamente nulla di tutto ciò!
Non capisce quanto sia imminente la minaccia che incombe su tutti noi?
Non capisce quanto sia fondamentale una nostra collaborazione, senza sprechi inutili di tempo che potrebbero costare la vita a chissà quante persone?
 
Stringo i denti ed affondo le unghie smaltate di rosso nella carne viva delle mie mani, nella speranza di riuscire a trattenermi dal saltargli addosso e disintegrarlo con tutta la forza che mi è rimasta in corpo: il pensiero che le poche persone a me care possano venire uccise, che questo mondo debba perdere ancora una volta le sue vite più preziose, mi fa salire un’angoscia ed una rabbia che se quel buffone ne avesse provata almeno la metà non starebbe qui seduto in modo così tranquillo.
 
- Correre?! Ma cosa sta dicendo! Ci sono milioni di ninja là fuori che dipendono da noi, e lei vuole ancora perdere tempo in questo modo?!-
 
Ora sì che sono arrabbiata!
Non tollero una tale ignoranza, non posso!
Devo avere un’espressione davvero minacciosa, dato che la Mizukage al mio fianco si è leggermente ritratta dalla parte opposta e mi guarda un attimo titubante, come se temesse che da un momento all’altro potessi esplodere: le sue paure non sono infondate, c’è tanta rabbia dentro il mio cuore che non mi stupirei se cedesse a tutti i dolori che ha dovuto sopportare…
Ma non mi arrenderò così, non mi interessa se questi stolti preferiscono le chiacchiere all’azione: non gli permetterò di lasciar vincere Pain, a qualsiasi costo!
 
- Si calmi, signorina Tsunade, non c’è motivo di scaldarsi in questo modo. La sua proposta è più che corretta, quindi l’appoggio nella speranza che anche gli altri kage facciano altrettanto.-
 
Mi stupisco della fermezza con cui il Kazekage riesce ad intervenire, nonostante la situazione…
A volte sembra che non gli importi davvero di ciò che accade, anche se sono perfettamente consapevole che non sia così.
Osservo quei suoi occhi tanto vuoti da sembrare addirittura privi di vita e cerco di riprendere il controllo di me, mentre il mio cuore lentamente si placa e ritorna a battere con un ritmo regolare.
 
Gli altri kage discutono dell’idea proposta da me poco prima e sembrano aver distolto l’attenzione dalla mia rabbia, mentre noto che soltanto io ed il giovare Gaara restiamo ancora in silenzio, come se sapessimo qualcosa che gli altri non sanno,
come se questa situazione fosse per noi qualcosa di già visto, di già vissuto:
come se il dolore fosse parte della nostra vita e con esso il ricordo di ciò che di più caro abbiamo perso…
 
Sono a conoscenza del forte legame che aveva con Naruto e sono certa della rabbia e del rancore che lo pervadono in ogni secondo per averlo perso, per mano di quel pazzo arancione…
Come lui, anch’io avevo riposto in quel biondino un po’ troppo energico tante delle mie prospettive: gli avevo donato il mio ciondolo, e con esso tutti i miei ricordi,
gli avevo donato la fiducia che soltanto una persona fedele può regalare,
ma soprattutto gli avevo donato tutte le mie speranze per il futuro.
E tutto questo si è distrutto, dissolto nel nulla come polvere, come cenere…
 
E a noi cosa resta?
A me e al mio popolo, cosa è rimasto?
Una manciata di polvere e tante, troppe lacrime da smaltire e dimenticare.
 
Ascolto la loro discussione: sempre più patetica!
Nemmeno su questo riescono a prendere una decisione, il Raikage e lo Tsuchikage non sembrano intenzionati a mollare l’osso tanto facilmente e vogliono entrambi essere leader: fantastico, cosa c’è di meglio di due bambini che si litigano un lecca lecca?
Ma ora basta, mi sono davvero stancata! Al diavolo la mia figura!
 
- Ora basta!!!-
 
Mi alzo in piedi di scatto, lasciando che la mia voce si sfoghi, che invada questa stanza priva di un reale significato e colpisca senza pietà gli animi dei presenti:
rabbia, soltanto rabbia.
Naruto è morto per tentare di fermare Pain, e noi stiamo qui come degli infantili!
 
E Jiraya… Ha passato la vita ad aiutare chi aveva affianco, chiunque egli trovasse!
E non si è mai tirato indietro dal fare nulla per la gente che amava, ha persino sacrificato la propria vita combattendo contro una persona a cui lui teneva particolarmente, pur di difendere ciò che gli era più caro!
Ed io non posso permettere che questi miserabili infanghino così il suo eroico gesto.
 
- Siete degli immaturi! Molte persone sono morte nel tentativo di fermare Pain o di fornirci informazioni su di lui e voi cosa fate?! Vi mettete a litigare per una cavolata simile, mentre la gente là fuori è in continuo percolo di vita?! -
- Hokage, guardi che -
- Non mi interessano le sue scuse Tsuchikage! Se questo è il vostro modo di affrontare i problemi io mi dissocio!-
 
Allontano sgarbatamente la sedia dalla mia posizione e mi allontano con passo deciso da quel tavolo: le mani sanguinano leggermente a causa della forte stretta di poco prima, ma sicuramente questo è un male sopportabile in confronto all’umiliazione che sento nei confronti del mio più caro compagno.
Tengo gli occhi socchiusi, quel che basta a permettermi di vedere la maniglia ed aprire quella dannata porta:
esco, senza alcun ripensamento.
 
Lo so, forse ho esagerato, ma non potevo tollerare una tale mancanza di rispetto!
Cammino per i corridoi, anzi corro, come volessi allontanarmi dai pensieri che ora mi affollano la mente, come volessi dimenticare qualcosa che in realtà mi perseguiterà in eterno…
 
Jiraya…
Tu hai dato tutto te stesso per la salvezza del tuo villaggio,
i tuoi sogni, i tuoi desideri,
i tuoi amori, la tua vita…
E tutto questo è stato cancellato per colpa sua, di quel moccioso che ti ostinavi tanto a difendere…
Perché tu avevi sempre fiducia negli altri, volevi aiutare chiunque ne avesse bisogno e non hai mai riflettuto davvero su te stesso, sulle conseguenze delle tue azioni.
Tu avevi fiducia in loro, e questo ti bastava…
 
 
… E non posso che abbandonarmi a quel ricordo, quasi come se sperassi di riportarlo alla realtà e alla vita stessa, vanamente…
 
Era ormai notte inoltrata, le stelle illuminavano quel manto blu scuro come a volergli dare qualche speranza di luce mentre la luna si mostrava solo per metà, quasi si vergognasse nel mettersi in evidenza in quell’oscurità così tetra e solitaria: si specchiava timida su quel limpido specchio d’acqua, liscio e calmo come la più serena delle atmosfere, mentre il mondo al di fuori di esso stava morendo lentamente…
Un venticello freddo muoveva i capelli argentati di un ninja col coprifronte del Villaggio della Foglia, il quale era seduto ai piedi di un grande albero intento ad affilare uno dei suoi kunai ed un piacevole profumo di acqua dolce gli accarezzava il naso, come a volergli trasmettere quel poco di pace che poteva,
quel poco di pace che bastava ad illuderlo…
 
Il suo viso era piuttosto serioso ed i suoi occhi apparentemente spenti osservavano i movimenti lenti ma precisi delle mani, mentre lo sguardo era perso nel vuoto più totale, immerso in chissà quali pensieri.
 
Ad interrompere quella quiete furono dei passi lenti ma decisi che si avvicinavano all’uomo, scacciando il silenzio che fino a quel momento era stato caratterizzato da un leggero suono di acque calme, agitatesi al sol avvicinarsi di una nuova presenza.
 
- Dovresti andare a riposarti, è il mio turno di guardia questa notte. – Disse con voce concisa il giovane ninja, senza alzare il viso verso la figura femminile che si era fermata a pochi passi da lui: gli occhi ambrati sembravano brillare alla fioca luce della luna ed osservavano con insistenza il ninja appoggiato all’albero, come volessero percepire ogni suo pensiero e desiderio.
 
- Vuoi davvero allenare quei bambini?! – Chiese lei con voce quasi irritata, come se gli intimasse una risposta negativa ed ignorando completamente l’affermazione precedente del suo compagno.
 
Restava ferma nella sua posizione, mentre la sua figura si specchiava limpida e precisa su quell’acqua tanto limpida quanto oscurata da quella notte angosciante: le mani sui fianchi ed il seno prosperoso che si faceva notare dietro l’armatura, mentre il suo sguardo determinato restava fisso sull’uomo ancora seduto a terra, il quale non sembrava intenzionato a prestarle ascolto nonostante dentro di lui desiderasse farlo, con tutto se stesso.
Non voleva farla innervosire, anche se la cosa gli era sempre risultata parecchio divertente, ma era convinto che le sue intenzioni fossero delle migliori: non avrebbe abbandonato quei bambini ad una morte certa e questo anche la ragazza dai capelli lunghi e biondi lo sapeva bene, per quanto si sforzasse di ignorarlo per via della missione che dovevano portare a termine.
 
- Sì, sono soli ed indifesi, non avrebbero molte possibilità di cavarsela se non gli insegnassi almeno come proteggersi dai nemici. -
 
L’espressione della ninja leggendaria si fece più seria e quasi irritata, mentre Jiraya continuava ad affilare il proprio kunai sforzandosi di non voltarsi per guardarla: sapeva che quel gesto l’avrebbe fatto cedere, dato che non era in grado di opporsi allo sguardo magnetico e determinato di Tsunade.
 
- Anche il nostro Villaggio non se la caverà se non portiamo a termine questa missione per proteggerlo. -
 
Aveva un tono piuttosto innervosito, ma nonostante questo non aveva alzato la voce e per quanto cercasse di essere determinata a riguardo non riusciva a far emergere quella sua solita arroganza che le permetteva di avere la meglio in ogni discussione: anche lei, in fondo, sapeva che quei bambini non meritavano di essere abbandonati… Ma l’idea che altri nel suo Villaggio potessero morire come suo fratello ed il suo fidanzato la faceva soffocare dall’angoscia.
 
A quelle parole, Jiraya cedette al suo istinto e voltò lo sguardo verso di lei, lasciando che i suoi occhi si beassero alla vista del volto perfetto della sua compagna e della sua pelle liscia e delicata. Aveva ancora gli occhi decisi e dolci allo stesso tempo che aveva da bambina e questo lo tentò a sorridere ma riuscì a trattenersi, ripromettendosi di non cedere al suo fascino ma perseverare nel suo obbiettivo, anche se questo significava rischiare un paio di pungi in faccia ben poco piacevoli.
 
- Non voglio che altri bambini innocenti muoiano per colpa di questa inutile guerra. E tu dovresti sapere bene il dolore che si prova nell’assistere alla morte con la consapevolezza di non poter fare nulla. -
 
L’uomo si maledì mentalmente per aver pronunciato quelle parole, per di più di fronte ad una donna che aveva sofferto così tanto: aveva parlato in quel modo proprio perché sapeva che avrebbe toccato l’animo più profondo di Tsunade e soltanto così sarebbe riuscito ad avere la meglio, in quella discussione, anche se farla soffrire era l’ultima delle cose che avrebbe voluto.
 
Gli occhi della giovane ninja si aprirono leggermente di più, restando fissi davanti a lei e tremanti: quelle parole l’avevano scossa, costringendola a rievocare un dolore che con immerso sforzo tentava di sedare. Con estrema fatica trattenne le lacrime al pensiero della morte del fratellino, in cui lei era lontana e non aveva potuto salvarlo o fare qualunque cosa per difenderlo: la sua immagine aveva preso a deformarsi lentamente sulla superficie del lago, come se quelle acque volessero volontariamente partecipare a quel suo dolore ed abbandonare una perfezione inesistente.
 
La ragazza restò immobile per qualche attimo, abbandonando le braccia lungo i fianchi ben definiti mentre Jiraya aveva ormai distolto lo sguardo dal suo, incapace di reggere quello della compagna e consapevole del male che le aveva provocato: per questo si odiava, in quel momento, ma sapeva che se avesse voluto salvare quei bambini quello era l’unico modo per avere la meglio sulla testardaggine della donna.
 
Tsunade non disse nulla e si voltò rapidamente dalla parte opposta, intenzionata ad allontanarsi il più possibile da lui, e con alcuni passi lunghi e ben distesi cominciò a camminare verso il loro piccolo accampamento, cercando di trattenere le lacrime: non era il momento di piangere, nel mezzo di una guerra non si aveva tempo per farlo e lei aveva delle responsabilità…
Il profumo d’acqua dolce sembrava seguirla, accompagnarla in ogni suo passo come a non volerla abbandonare, nel vano tentativo di donarle qualcosa di piacevole a cui ancora potersi aggrappare, mentre la sua immagine andava via via rimpicciolendosi.
 
Una mano forte e decisa prese il polso della ragazza, costringendola a fermarsi, mentre lei continuava a guardare dritta davanti a sé poiché sapeva anche senza voltarsi chi avesse deciso di attirare la sua attenzione.
Rimasero fermi in quella posizione per alcuni minuti, quando quel silenzio angosciante venne interrotto dalla voce roca e bassa di Jiraya, che tuttavia gli uscì dalle labbra con un lieve sussurro, come non volesse turbare ulteriormente l’animo già dolorante della donna che amava: si odiava, si malediva per ciò che le aveva detto, eppure non riusciva a pentirsene per quanto si sentisse in colpa…
 
- Tsunade, io… -
 
Ma non riuscì a dire altro poiché il fiato gli si spezzava in gola: avrebbe voluto urlare di rabbia, sfogare tutta quella frustrazione che provava dentro e dirle che gli dispiaceva, che si sarebbe ucciso piuttosto che vederla soffrire così, ancora una volta, ma non poteva… Se lo avesse fatto tutto sarebbe andato a monte…
 
- Stupido baka…-
 
Quelle parole le uscirono dalle labbra con voce tremante, quasi come se fosse dovuta scoppiare in un pianto esilarante da un momento all’altro, ma il suo animo forte e tenace le imponeva di resistere a quel dolore lancinante.
Non voleva offenderlo, perché sapeva che in fondo avesse ragione… Ma quelle parole, quel ricordo la stavano distruggendo in pochi attimi e lei non riusciva a reagire…
Si sentì tirare dalla parte opposta a quella in cui stava andando ma non ebbe la forza sufficiente per opporsi a quel movimento e lasciò che Jiraya l’attirasse a sé, stringendola poi in un abbraccio affettuoso: avrebbe voluto trasmetterle tutto il suo calore, avrebbe voluto darle tutto l’amore che aveva nel cuore ma sapeva di non esserne in grado, in quel momento…
Dopo qualche minuto lei si abbandonò a quell’abbraccio e appoggiò le proprie mani morbide e delicate sul petto del compagno, lasciando che una serie incessante di lacrime le bagnasse il viso dai lineamenti perfetti.
 
Quelle goccioline sembravano brillare alla luce della luna mentre Jiraya continuava a restare in quella posizione, immobile, cercando di trattenere anche il proprio pianto e sforzandosi di non pensare al fatto che dovesse abbandonarla: quanto avrebbe desiderato tenerla con sé, quanto avrebbe desiderato addossarsi il suo dolore e renderla finalmente felice…
Della sua figura perfetta il lago sembrava cogliere soltanto quel piccolo bagliore che le illuminava il viso, quelle lacrime che tanto sembravano rispecchiare la dolce acqua risplendevano sullo specchio come diamanti, come se il lago riuscisse a coglierne ogni loro bellezza e sofferenza, mettendola in evidenza al mondo intero…
 
I pensieri di Jiraya vennero interrotti da una flebile voce, la quale cercava di farsi largo tra i singhiozzi più contenuti, mentre la donna continuava a tenere il viso appoggiato al petto del compagno e lo sguardo perso nel vuoto, ma consapevole delle parole che stesse pronunciando
 
- Salvali, Jiraya… -

 
 
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La verità è che lui ha sempre avuto il coraggio di fare ciò che si sentiva, non come me che mi sono sempre rinchiusa in me stessa nel vano tentativo di dimenticare…
Lui si fidava di quei bambini, aveva in loro una speranza nuova, qualcosa che andava ben oltre il voler trasmettere la propria sapienza.
 
Lui aveva l’amore dentro di sé, ma a quanto pare è l’unica cosa che non è riuscita ad insegnare al suo fidato allievo…
Eppure, nonostante l’affetto, quel ridicolo ero-sannin lo ha affrontato, andando contro se stesso e la propria reale volontà: accettando di poter uccidere un proprio allievo e con ciò la sofferenza che avrebbe comportato, tutto pur di salvare il villaggio.
Ed io non posso essere da meno, devo onorare la sua morte anche a costo di scontrarmi in prima linea con Pain!
 
L’idea della sua irriconoscenza mi manda in bestia, non pensavo potesse esistere una persona tanto crudele!
 
Giungo sino ad una grande porta a vetro e la apro con noncuranza: non ho idea di dove questa mia passeggiata malinconica mi abbia condotta, probabilmente ho attraversato tutto il palazzo ma ora non m’importa della mia posizione, voglio soltanto cadere, cadere ancora…
 
Faccio qualche passo, sentendo un’aria fresca e familiare accarezzarmi il volto mentre cammino su di un pavimento marmoreo, alla luce di questa oscurità.
Mentre sono così persa nei miei pensieri, sento dei fruscii insoliti provenire dalle mie spalle e così mi volto di scatto e faccio appena in tempo a difendermi da un potente calcio con il braccio, grazie ad una mia reazione istintiva.
Mi allontano immediatamente e mi metto in posizione difensiva, pronta a reagire a qualsiasi attacco: chiunque abbia intenzione di combattermi è un vero illuso, senza contare il fatto che siano presenti tutti e cinque i kage in uno stesso luogo, pericolo non da poco per un nemico, qualunque esso sia! 

  
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