Film > Pirati dei caraibi
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Autore: LordBeckett    27/09/2011    17 recensioni
Questioni d’affari? No, affatto. La mia vita è rimasta nel mistero troppo a lungo. Questa è una questione di principio. Dovete sapere che cosa si nasconde nel mio passato; quali eventi mi hanno spinto a dichiarare guerra alla pirateria; come io e Jack Sparrow ci siamo conosciuti, il suo ammutinamento, la sua presunta morte… È giunto il momento che sappiate ogni cosa, ma voglio essere io a raccontarvi la vera versione dei fatti.
Spero che comprenderete la mia posizione, e vi ringrazio.
Lord Cutler Beckett, Presidente della EITC
***nel caso qualcuno fosse interessato, sappiate che ciò che state per leggere (a differenza di tutte le palle che racconta Jack -quando inizia con una tartaruga marina non credetegli in partenza!! è un consiglio-) è stato confermato dalla Disney, e in particolare in un libro uscito da poco. Se volete informazioni a riguardo chiedete pure (farò il possibile)***
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jack Sparrow, Lord Cutler Beckett
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cutler appoggiò l’ultimo dei modellini sulla scrivania e sorrise compiaciuto. C’erano volute due settimane per sistemare la cabina, ed ora era perfetta. Ancora faticava a credere che quella meraviglia fosse sua, che proprio lui fosse un capitano.
Senza cambiare espressione, prese con due dita il dono che un certo Thomas Faye gli aveva fatto per la sua partenza. Era un ritratto, un bellissimo primo piano perfetto in tutto e per tutto.
“Uhm… forse gli dovrei dire che ha sbagliato colore degli occhi” pensò dopo un’attenta osservazione. Nel dipinto sembravano di un verde spento, ma che importanza aveva infondo? Cutler aveva sempre voluto un quadro che lo ritraesse, aveva anche tentato di autoritrarsi, ma i risultati non erano stati dei migliori.

< Capitano! > il tenente comandante della Lindesfarne lo fece tornare alla realtà < Pensiamo di fare scalo a La Coruña: i marinai sono stanchi, lavorano ininterrottamente da giorni… >.

< Un po' di lavoro non può che far bene > si limitò a rispondere in tono assente.

L’uomo mantenne la sua posizione < Non è prudente navigare di notte. Per di più se si considera che stiamo per entrare in un pericoloso banco di nebbia >.

< Nebbia pericolosa? > ripeté Cutler sarcastico < Questa mi è davvero nuova! Non ditemi che anche voi temete le terribili creature marine. Sono… immateriali, frutto della fervida fantasia degli uomini >.

Scosse la testa, sorpreso dall’atteggiamento imprudente del suo superiore < Ci sono altri pericoli che infestano questi mari. E non mi riferisco a leggende di taverna >.

Cutler lo fulminò con lo sguardo. Non aveva intenzione di proseguire quella conversazione.

< Sto parlando dei Pirati! > esclamò alla fine < Negli ultimi mesi hanno già affondato tredici navi: la Compagnia Britannica non può subire altre perdite; rischiamo il ritiro del Monopolio >.

< I miei ordini restano immutati. Non ho tempo da perdere >.

Il tenente uscì senza aggiungere nulla. Non sarebbe mai riuscito a fargli cambiare idea.

Quando fu di nuovo solo, Cutler si sedette alla scrivania. Era nervoso e preoccupato. Sapeva di correre dei rischi, sapeva che quel viaggio era avventato, ma era deciso ad arrivare a destinazione il prima possibile. Era una questione di principio. Se l’era segretamente promesso pochi giorni prima di salpare, quando, dopo mesi, aveva rivisto suo padre, venuto al quartier generale della EITC sotto invito di Lord Swann.
Jonathan Beckett continuava a considerare il figlio un incapace, e non perdeva occasione per farglielo notare. Quella volta avevano litigato più del solito.
Non voleva pensarci troppo. Con quel viaggio le cose sarebbero cambiate. Avrebbe stupito tutti.

Cutler prese uno dei libri impilati e cominciò svogliatamente e leggere.
Stava per assopirsi quando il tenente fece il suo secondo ingresso nella cabina. Gli mancava il respiro.

< Vi ho già detto che non voglio fermarmi > sbuffò Beckett chiudendo il volume.

< Capitano! > riuscì a dire il ragazzo < Attaccano! >.

< Che cosa? > domandò chiedendosi se lo stesse prendendo in giro.

< Una nave senza bandiera ci sta venendo contro > spiegò mentre tentava di riprendere fiato < Sulla fiancata ho letto il nome “Le Requin”. Temo che i “mostri marini” non siano poi tanto distanti >.

< Mantenete la calma > dichiarò avvicinandosi alla porta < Tratterò io con questi “mostri dei mari” >.
Cutler raggiunse il ponte della nave maledicendo mentalmente Lord Swann e la sua stupida idea di lasciare che la Lindesfarne viaggiasse da sola e senza cannoni per difendersi.
Con estrema rabbia, notò che i suoi uomini stavano lanciando segnali di resa malgrado lui non avesse ordinato di fare nulla.

Decine di pirati erano saliti a bordo della nave per depredare, abboffarsi o semplicemente distruggere. Intanto, i membri della Compagnia Britannica sembravano aver perso il loro orgoglio, ed ora erano in ginocchio, supplicanti. Più Cutler stava a guardarli più il suo stomaco si contorceva. Si sentiva impotente di fronte ai nemici e alla sua stessa ciurma, e questo lo rendeva furioso.
Istintivamente cercò la pistola che portava sempre in tasca < Dannazione! > sibilò ricordandosi di averla affidata a Mercer insieme alle chiavi del suo ufficio e al cavallo Smith. Avrebbe potuto mercanteggiare, era sempre stato molto abile in quello, ma la verità è che non accettava compromessi con dei pirati.
< Verrete impiccati tutti! > esclamò dopo alcuni istanti con voce autoritaria < Il Re non lascerà impunito un affronto simile alla Compagnia Britannica delle Indie Orientali: state commettendo un gravissimo errore >.

Al suono di quelle parole, si fece avanti un giovane uomo. I tratti raffinati del volto erano in parte nascosti dietro i folti capelli lasciati crescere più del dovuto. Il suo look era appariscente, a partire dall’ampio cappello piumato tipico dei nobili francesi. Era un bell’uomo, anche se sporco e con indosso un logoro cappotto verde scuro.  Quando fu abbastanza vicino a Cutler assunse un’espressione addolorata < Temo di non aver compreso > ammise con un insopportabile accento francese < Sarà che non parlo molto bene la tua lingua… Potresti spiegarti meglio, amico? >.

Beckett rimase impassibile e ripeté il discorso appena pronunciato parola per parola, ma questa volta in francese < …E voglio parlare con il capitano > aggiunse con un sorriso di sfida.

Anche il pirata cominciò a sorridere < Sai il fatto tuo: mi piaci! > dichiarò tendendogli la mano < Devo ammettere che ho sempre avuto un debole per i cuccioli che provano ad abbaiare* >.

Cutler serrò le labbra imponendosi di rimanere calmo. Odiava essere trattato come un ragazzetto qualunque, e detestava profondamente i cani da quando, nei mesi trascorsi a Londra, era stato costretto a condividere la camera con il bassotto di zio Norbert.
Alla fine ricambiò la stretta < Mi chiamo Cutler Harold Beckett, sono capitano della Lindesfarne >.

Il pirata sollevò un sopracciglio perplesso < Capitano?? Così giovane? Quanti anni hai? Tredici? >.

Cutler alzò gli occhi al cielo. La sua rabbia aveva raggiunto il limite: doveva reagire. E non poteva certo mettersi a discutere sulla sua età. Infondo, anche se aveva compiuto 18 anni da qualche mese, erano in molti a dargliene di meno.

< Guardalo un VERO capitano! > il francese s’indicò mostrando un sorriso fin troppo smagliante per essere quello di un pirata.

< Quella nave sarebbe vostra dunque? >

< Bingo! > gli strizzò l’occhio e s’inchinò con fare teatrale < Sono capitan Christophe-Julien Rapièr. Per servirvi, my lord > concluse tentando d’imitare l’accento inglese.

< Voi... capitano!! > ridacchiò Cutler < Non l’avrei mai detto. Perdonatemi se non vi ho identificato subito, ma vedendo un vascello del genere non mi sarei mai aspettato un uomo del vostro… calibro >.

Il tenente comandante della Lindesfarne, rimasto a fianco del suo superiore, sgranò gli occhi sperando di aver sentito male. Mr. Beckett era completamente impazzito!! Con quale coraggio provocava un pirata??

Cutler non fece caso all’espressione del suo sottoposto e proseguì, sempre più sicuro di sé < Dico davvero, “capitano”, non per offendervi ma avete un aspetto orribile. Per non parlare dei vostri abiti: ma dove li avete comprati? Temo che risulterebbero fuorimoda sia a Londra che a Parigi… >.

Rapièr lo fissò a lungo. Era un uomo troppo vanitoso per non offendersi di quelle parole.
Poi scostò il ciuffo che gli copriva l’occhio sinistro e un sorriso gelido gli illuminò il volto < Senti, senti! Il cucciolo vuole giocare un po’. Non vedo perché non accontentarlo > fece un cenno al suo primo ufficiale < Suvvia “giocate” con la nuova mascotte di Le Requin >.
Il capitano si andò a sedere di fianco al timone e rimase ad osservare la scena compiaciuto.

Cutler sentì due uomini afferrargli le mani. La lama gelida di un coltello gli sfiorò la gola, e la sua giacca chiara si macchiò di rosso. Era solo l’inizio…

 
* in inglese: yappy puppy (so che in italiano non rende, ma volevo mantenere uguale il modo in cui mi chiamava Rapièr)

Bene bene, eccomi qui. Mi sono preso qualche riga in cui scrivere alcune cose.
- Primissima cosa: quanti di voi avevano notato che nel mio ufficio ci sono due ritratti???

- Altra cosa: per favore non ditemi che faccio pena perché sennò mi deprimo ancora di più e, credetemi, scrivere questo capitolo è stato davvero deprimente!! (e il prossimo sarà molto peggio. Poi, tutto in salita)
- Ultima cosa: Thomas Faye è un membro della EITC con un’adorazione per me (e per l’ex-Ammiraglio). Ha impiegato parecchie ore del suo prezioso (beh, non esageriamo) tempo per realizzare un fascicoletto che raccontasse le nostre avventure contro Jack Sparrow e gli altri pirati della Brethen Court.
-
Ringrazio la mia amica capitana per avermi fatto avere i documenti necessari per andare avanti nella storia che Mercer aveva dimenticato nell’ufficio di Port Royal! Ringrazio anche un certo “grande capitano” che mi segue in modo ossessivo dall’inizio della serie. Insomma, un grazie è d’obbligo, eh Jack??
   
 
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