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Autore: sappir_ama_ben    27/09/2011    1 recensioni
Era una notte decisamente troppo luminosa e calda per poter pur solamente pensare di starsene chiusi in una tenda e dormire, e al fiero Alessandro fugò in mente la splendida idea di stendersi appena dietro la tenda che doveva essere il luogo più sicuro di tutto l’accampamento, la tana dell’imperatore. Una notte luminosa di stelle e anche di luna, tanto luminosa che rischiariva anche i singoli pensieri che sbucavano fuori dalla testa delle gente....
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità greco/romana
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Era una notte decisamente troppo luminosa e calda per poter pur solamente pensare di starsene chiusi in una tenda e dormire, e al fiero Alessandro fugò in mente la splendida idea di stendersi appena dietro la tenda che doveva essere il luogo più sicuro di tutto l’accampamento, la tana dell’imperatore. Una notte luminosa di stelle e anche di luna, tanto luminosa che rischiariva anche i singoli pensieri che sbucavano fuori dalla testa delle gente.
Lui furbo com’era era riuscito a raggirare i due energumeni che stavano di guardia, e le varie figure presenti all’interno della tenda stessa tra ancelle ed eunuchi. Un unico pensiero però offuscava i neri occhi di Alessandro che nonostante il colore splendevano di una luce speciale;  rapito da un senso di colpa forse, probabilmente la morte del padre, così fulminea, d’un tratto un giovane uomo, o ragazzo sarebbe meglio dire, si ritrova re e generale di un esercito tanto importante, un bambino cresciuto troppo in fretta probabilmente, per ricoprire una carica che a lui poco interessava fino a qualche anno fa. La morte del padre Filippo, da sempre ormai, da quattro anni a questa parte, non gli rendeva facile la vita, e tanto meno il sonno; disturbato continuamente dall’ombra di quell’uomo che colpisce il suo amato padre alle spalle, perché si chiedeva Alessandro, perché? Non era forse abbastanza capace,  o lo era fin troppo da causar troppi problemi. Non riusciva a tirarsi fuori da quei mille quesiti il grande Alessandro, troppi perché gli turbavano la vita, si sentiva quasi stanco di dover obbedire al suo popolo, di far di tutto pur di non deludere le sue truppe, perché il rapporto tra un imperatore e la gente che lo circondava, soprattutto uno come Alessandro non si fermava di certo a quei rumorosi banchetti  o al semplice diritto di comandare e gettar sentenze su di un intera popolazione, lui aspirava ad altro, a qualcosa di sublime, aspirava a conquistare con l’intelligenza e con il rispetto i suoi sudditi e i suoi eserciti! Mirava ad agire accompagnato dal pensiero positivo di coloro di cui si circondava, non aveva bisogno di stuoie umane su cui pulirsi le scarpe o donne e uomini di cui utilizzare il corpo per soddisfare se stesso, voleva di certo essere all’altezza di Filippo ma di certo voleva essere migliore, lo sentiva, doveva essere migliore per poter rendere ancora più grandi e sfarzose le sue gesta per poter poi sentirle riecheggiare anche lontano da lui nello spazio ma soprattutto nel tempo. Parecchie volte Alessandro pensandoci si era sentito mancare l’aria nei polmoni, di certo si era sentito mancare la terra sotto i piedi , guardando l’immensità dei territori che con le sue sole forze, con l’aiuto delle sue armi, con la sua buona stella sul nel cielo, con il suo fedele compagno Bucefalo , aveva conquistato. Si era davvero fortunato a poter dire di essere l’artefice di se stesso e del suo successo, ma quell’ombra lo avrebbe perseguitato per sempre quella di Filippo il Macedone. Ma Alessandro nascondeva anche altro di cui preferiva non parlare, di qualcosa che non era solo un macchia nera del suo passato, ma piuttosto una lama ben saldata in un fianco sempre sanguinante, la minaccia per eccellenza, di cui ogni figlio non dovrebbe mai aver timore, una madre, Olimpiade, di cui Alessandro raramente parlava quasi per timore che il suo stesso nome potesse fa scaturire strani comportamenti alla gente o essere causa di strani avvenimenti, quasi inspiegabili, che già prima si erano verificati nell’accampamento. Alessandro evitava, come se fosse poi realmente possibile, di pensare a quella donna così sinistra, fredda e avida di potere e sangue, tanto da uccidere le altre mogli di Filippo e tutti i loro figli!
Alessandro in quella notte si sentì per un attimo tornare indietro, di giorni , mesi, anni, da tempo non si dedicava un po’ di tempo per se stesso per pensare su quello che era stato prima di lui, e quello che lui aveva fatto, da parecchio non ripensava alla sua strana famiglia squarciata, tanto da aver perso ormai da secoli  l’appellativo di famiglia, di quelle persone che non sentiva più nemmeno appartenergli, non c’era nulla che lo teneva legato a quelle due figura così presenti nel suo passato eppure così lontane ormai nel tempo solo ricordi che gli toglievano il sonno e la tranquillità. Non era cattivo Alessandro, non sapeva odiare, se non un nemico in piena battaglia, ma il rancore lo accompagnava costantemente, e lo accompagno fino alla fine dei sui giorni, che troppo brevi furono per un uomo come lui, intensi ma brevi e per la maggior parte cupi e attraversati da funesti avvenimenti.  Quella notte era caduta a pennello per lui e per la sua vita, un resoconto di tutto che alla fine lo aveva fatto stare meglio.
Da appena qualche minuto la luna e le stelle sue suddite fedeli cominciavano a scomparire sotto il chiaro manto dell’alba che accompagnata al sole infiammava lontane lingue di terra, ma per uno strano motivo l’aria si era fatta più fine e penetrante, tanto che Alessandro senti correre sulla schiena un lungo brivido.
-Alexandros…?- lo chiamò qualcuno.
Lui immediatamente si destò dall’incavo che aveva scavato con il peso del suo corpo muscoloso e delineato, tra il terreno morbido e il retro della tenda. Era Efestione, il più fidato dei suoi, che era venuto a cercarlo, dopo che si era sparsa la voce che l’imperatore quella sera non aveva dormito nella sua tenda, e per ovvi motivi il primo posto in cui lo cercarono fu proprio la tenda di Efestione.  Subito Alessandro riconobbe quella voce, potremmo anche dire che ancora prima ne riconobbe i passi avvicinarsi, e lui, Efestione, il suo migliore amico, aveva subito immaginato dove il conquistatore potesse trovarsi.
-Sono qui, amico caro.- aveva risposto con un sottile sorriso dipinto sulle labbra Alessandro.
Efestione si avvicino allora piano, e si accomodò accanto all’amato amico, sotto suo stesso invito. Alessandro lo cinse con un braccio sulle spalle e disse:
-Mi dispiace avervi messo in allarme, ma questa notte avevo bisogno di stare con me stesso, e poi se fossi morto di certo avresti preso tu il mio posto…non sareste stati da soli in ogni modo.- detto questo Alessandro si sent i addosso lo sguardo pieno di sdegno e paura dell’amico che subito replicò.
-Alessandro, ma cosa dici???noi senza di te saremmo solo un gruppo di folli macedoni che credono al massimo di poter conquistare una appezzamento di terreno, tu invece, hai conquistato la Grecia, e stai conquistando il Mondo, tutto lo conquisterai, non ci sarà popolo che non conoscerà il tuo nome e che non ti porterà rispetto, senza di te noi non conteremmo nulla, mio Imperatore!
Queste parole resero Alessandro di umore migliore quel giorno e furono accolte con gioia e profondo rispetto, perché lui sapeva che quelle parole erano vere e sentite da qualunque persona che quella notte l’aveva passata in quell’accampamento. Dopo questo breve ma intensissimo scambio di battute i due si rialzarono e si diressero verso l’entrata principale della tenda di Alessandro. Era ora di prepararsi, di ripartire, di cominciare un altro giorno di conquiste, un altro giorno che sarebbe rimasto nella storia, e soprattutto nella storia di Alessandro, Il Grande.
  
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