Ten
little things that make me hate (love) you ♥
#2- Coldness [745 parole]
Yurij Ivanov
sapeva che sarebbe rimasto solo.
Ogni anno era stato così ed anche quel ventitré dicembre, sicuramente,
non avrebbe avuto nulla di diverso dai tanti altri.
Il suo compleanno lo trascorreva sempre alla stessa maniera: comprava
una pizza, si accomodava sul piccolo tavolo da due nella loro –sua e di Kei-
cucina, guardava la televisione e poi andava a stendersi nella semi
oscurità della camera da letto, concedendosi totalmente alle braccia
Morfeo.
Per un po’ attendeva il ritorno di Hiwatari, giusto perché credeva che
non fosse carino coricarsi prima del compagno, ma puntualmente la
stanchezza della giornata lavorativa gli crollava addosso e davvero non
riusciva a resistere al sonno.
E non
lo sentiva mai, il bacio che gli sfiorava appena la fronte…
Inoltre quella sera, come aggiunta al suo tradizionale menù di
compleanno, aveva comprato anche un grosso muffin al cioccolato.
L’aveva visto esposto nella vetrina di una pasticceria americana in
centro; e poiché era da tempo che non ne mangiava uno -dal suo ultimo
viaggio negli USA-, aveva deciso che non sarebbe stato poi così tragico
aggiungere un dolce alla sua solitaria cena.
Facendo queste considerazioni, aprì il cartoccio della pizza e,
accomodandosi, iniziò a mangiare in tutta calma, fissando -senza
davvero vederli- i volti sorridenti e solari di alcuni tizi di una
stupida pubblicità per spazzolini da denti.
Di tanto in tanto, fermandosi a guardare il
trancio di pizza che aveva in mano, si mordeva un labbro come a volersi
imporre di mangiare, per poi versarsi un po’ della birra scura che avevano
in
casa.
Infine, quando sentì la porta dell’appartamento aprirsi lentamente, era
forse la decima volta che mollava la stessa fetta di pizza nel cartone
per servirsi da bere; ed allora intuì anche che doveva essersi fatto
piuttosto tardi, visto che ai suoi occhi si presentò un Kei Hiwatari
evidentemente confuso.
“Cosa ci fai ancora in piedi?”
Aveva riacquistato il suo self-control nel giro di un picosecondo,
ricostruendo perfettamente l’espressione più distaccata che avesse a
disposizione nella sua esclusiva collezione monotematica..!
“Buonasera, eh…” Fece seccato Yurij in tutta risposta, mettendo
definitivamente da parte la pizza che, a
quanto sembrava, non era di suo gradimento.
Kei lanciò un rapido sguardo alla famosa pietanza italiana praticamente
lasciata intatta e si torturò coi denti l’interno della guancia.
Una capricciosa.
Bhé, era la sua pizza
preferita, e non certo quella di Ivanov…
Allora, senza dire una sola parola, si sedette di fianco al giovane
prendendone una fetta come se nulla fosse accaduto; come se lui fosse
semplicemente arrivato tardi per la cena del venerdì sera.
Yurij, dal canto suo, rinunciò anche al muffin e, dopo solo il primo morso,
s’avviò in camera da letto non appena Kei ebbe iniziato a
mangiare, considerando quanto fosse stato idiota a ricercare la
presenza del compagno in un banalissimo piatto straniero…
Coglione, coglione, coglione.
Però, quando giunse in stanza, dando uno sguardo all’orologio, comprese.
Ah, appena le undici.
Bhé, di sicuro non era lui ad essere fuori posto a
quell’orario.
Quindi,
ritornando sui suoi passi, si affacciò alla porta della cucina dove un
solitario Hiwatari carezzava con la punta delle dita una lunga
scatolina incartata.
Dopo un breve momento di esitazione, in cui parve che l’asiatico stesse
per alzarsi, Yurij lo vide scuotere il capo ed infine rimettersi il
pacchetto nell’interno della giacca; ed intuì che anche per quell’anno
avrebbe trovato per caso un regalo che sarebbe stato troppo difficile
consegnare personalmente.
Il giovane Ivanov, allora, chinò appena il capo per poi avvicinarsi
silenzioso al giapponese e, cingendogli da dietro il collo con le
braccia, incrociando le mani sul torace largo del compagno, avvertì il
cuore di Kei aumentare di qualche battito sotto quel suo lieve tocco.
Dunque, beandosi della fragranza fresca e muschiata che solo ad
Hiwatari poteva appartenere, sussurrò.
“Grazie.”
Yurij Ivanov sapeva che per quella volta non avrebbe sentito un ‘Buon compleanno’
uscire dalle labbra di Kei, ma –nonostante questo gli infondesse una
dose assolutamente non trascurabile di sano fastidio- già la sua
sola presenza per
nulla casuale -come invece aveva cercato di fargli credere!- era
stata un meraviglioso regalo.
Oh, entrambi serbavano un po’ troppa freddezza nel
cuore, questo era evidente.
Eppure, probabilmente, era proprio il gelo che sciogliendosi rendeva
assai più piacevoli e caldi quei gesti ritenuti consueti ed ovvi da
molti; ma con cui loro nutrivano l’amore agrodolce che,
paradossalmente, ancora li legava con inaspettata… ma, sì, forse forza -con ogni
probabilità- doveva essere la parola che più addiceva a quei due.
*Owari*
Oh, bene!
Finalmente pubblico anche questo secondo capitolo: non ho molto da dire
al riguardo.
Ritengo, personalmente, che sia meraviglioso accettare certe
sfacciatture del carattere del proprio compagno, anche se queste non
sono poi così tanto “digeribili”.
La freddezza è una di queste, a mio dire.
Bhé, mi auguro che anche questa shot possa esservi piaciuta, ringrazio
chi ha commentato il prcedente capitolo e a tutti gli altri dico: “Aspetto le vostre opinioni!” ^^
Fatemi sapere!
Un bacio!
Iria.