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Autore: Distorted Soul    27/09/2011    10 recensioni
Più scorreva gli occhi sul foglio più il suo sguardo si spalancava, mentre le mani stringevano la carta bianca. Rilesse più volte, per essere sicuro di non aver capito male.
« Non è possibile... » esalò con un fil di voce.
« Allora? Cosa dice? »
« I miei genitori... vogliono che torni per qualche giorno a casa perché... – ingoiò un flotto di saliva – vogliono presentarmi la mia fidanzata! » esclamò tutto d’un fiato, incredulo.
Maka lo fissò, attonita. Fidanzata?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maka Albarn, Soul Eater Evans | Coppie: Soul/Maka
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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3.  Dinner was hell! Breakfast was embarrassing!

 

 

 

 

 

La cena si tenne in una grande sala da pranzo arredata sempre secondo lo stile elegante della casa. Maka era seduta di fianco a Soul in un semplice abito blu, l’unico più formale che aveva trovato tra i vestiti che aveva portato. Era piuttosto a disagio, visto il silenzio e le occhiate che ogni tanto le lanciavano Marianne e i genitori di Soul. Marianne, in particolare, seduta di fronte a lei, non faceva che gettarle occhiatacce.

Non era affatto il suo ambiente quello lì.

La cena fu a base di numerose pietanze, anche troppe a parer della ragazza. E poi c’erano talmente tante posate che non aveva la più pallida idea di quale utilizzare, e se non fosse stato per Soul – e la sorprese il fatto che sapesse quelle cose – sicuramente avrebbe fatto una brutta figura. Annotò mentalmente di leggere qualcosa del Bon Ton al più presto.

« Bene Soul – cominciò Thomas dopo il terzo dei secondi; fino ad allora il tutto si era svolto in un rigoroso silenzio angosciante – parliamo del tuo fidanzamento ufficiale. »

« Mi pare di aver già detto che non ce ne sarà alcuno. »

L’uomo posò il tovagliolo sul tavolo alla sua destra e, non mostrando il minimo cambiamento nel tono di voce, continuò a parlare.

« Non è qualcosa che puoi decidere così, sai da quanto io e tua madre lo stiamo organizzando? »

« E non mi pare mi abbiate mai chiesto nulla, al riguardo! Come al solito dopotutto, no? – ribatté la buki cominciando ad alterarsi. – E poi perché io? Perché non Wes? »

« Wesley ha la propria carriera a cui pensare, quella a cui tu hai voluto rifiutare. » rispose. A Soul parve che lo stesse indirettamente accusando di aver abbandonato la musica per una strada che lui, a quanto sembrava, non condivideva.

« Giusto, quindi ce ne possiamo anche fregare di ciò che Soul vuole, no? – chiese con una certa ironia amara nella voce – Beh, a me non importa del cavolo di motivo per cui dovrei fidanzarmi contro la mia volontà, e non mi interessa ciò che direte, non cambio idea. » proferì deciso.

« Soul Evans- » intervenì sua madre a quel punto, ma venne immediatamente interrotta.

« Non chiamarmi in quel modo – disse sprezzante – quello non è più il mio cognome, come questa non è più casa mia. »

« Oh, e sentiamo – Thomas stavolta aveva un tono ironico – quale sarebbe, adesso, il tuo cognome? »

« Eater. »

« Eater? – se non fosse stato l’uomo che era probabilmente Thomas Evans sarebbe scoppiato a ridere, ma si limitò ad apparire irrisorio – Non farmi ridere Soul! Ho acconsentito che andassi alla Shibusen solo per volere di tua nonna, ma il pensiero che tu abbia abbandonato la tua carriera come musicista per chiamarti Soul Eater e per stare con una ragazzina come quella lì- »

« Lascia Maka fuori dal discorso! – alzò la voce e si mise in piedi sbattendo le mani sul tavolo – E poi di me e della mia musica non te n’è mai fregato niente! È sempre stato Wes il genio, no? “Guarda come è bravo tuo fratello, Soul!” “Perché non ti impegni come tuo fratello?” “Wesley diventerà un ottimo musicista, non vorresti essere come lui?” Wes, Wes, Wes, sempre e solo Wes! Andarmene è stata la cosa migliore che potessi fare! » quasi urlò quelle parole. Suo padre lo guardò con sguardo duro: « Vuoi dirmi che ora saresti felice, invece? »

« Si! Sono felice! – esclamò sicuro – Ho degli amici, e ho Maka! »

Thomas scosse la testa e ridacchiò sarcasticamente: « Sei soltanto un ragazzino stupido e insolente che non ha ben chiaro quali siano le cose importanti e quale il futuro che gli spetta. Devi ancora crescere, Soul. »

La buki stava per ribattere ancora, ma prima che potesse dire qualcosa anche Maka si era alzata.

« La smetta! – aveva esclamato, tentando invano di mantenere un tono posato – Soul avrà abbandonato una brillante carriera, ma quello che fa come buki, beh dovreste esserne fieri. Io e lui combattiamo fianco a fianco uova di Kishin ogni giorno affinché il mondo non divenga preda del disordine. »

« Ma nessuno gliel’ha chiesto. » proferì l’uomo mostrando un’espressione scocciata.

« Appunto! Nessuno l’ha mai obbligato, ma l’ha scelto! E… una volta ha anche rischiato la sua vita per me, ha una cicatrice che lo dimostra. – alla parola “cicatrice” vide gli occhi di Eleonor spalancarsi e l’incredulità dipingersi sul viso di Marianne – Soul è... lui è straordinario, è una delle poche persone di cui mi fido e a cui affido ogni giorno la mia vita. Signor Evans, lei dovrebbe essere fiero di suo figlio. » concluse seria. Soul la stava guardando in modo strano, e sperò solo di non aver fatto qualcosa di sbagliato. In fondo stava soltanto cercando di difendere il proprio partner.

« Mi stai per caso dicendo come devo comportarmi con mio figlio, signorina? »

Lo sguardo che le rivolse era severo; Maka sobbalzò: « N-no, io sto soltanto- »

« Tu cosa? – anche Thomas si alzò in piedi – Vuoi dirmi che lo capisci meglio di me? Che sai cosa è meglio per lui, meglio della sua famiglia? »

Maka strinse le labbra: quell’uomo la irritava incredibilmente.

« Si. »

Fu Soul a rispondere, nei suoi occhi la stessa fermezza di suo padre. Nessun tremore nella voce. Maka si voltò verso di lui, e le fu inevitabile accennare un lieve sorriso.

« Lei prova sempre a comprendermi, tu l’hai mai fatto? Mi costringe a parlare di quello che mi tormenta anche quando non voglio, ed è davvero una rottura a volte ma – sorrise allo sguardo minaccioso della sua shokunin – lei per lo meno ci prova, e non si arrende al primo tentativo. »

L’uomo stava per aggiungere ancora qualcos’altro, ma la moglie lo fermò prima che la discussione degenerasse: « Thomas, se continui a parlare invece di mangiare si raffredda e diventa immangiabile. E voi sedetevi, la cena non è ancora terminata. – proferì seria e composta mentre tutti ubbidivano – Wesley, ricorda che domani mattina hai le prove, domani sera devi fare bella figura. » disse poi.

« Certo. »

« Perché – domandò Soul incontrando lo sguardo del fratello – hai un concerto domani sera? »

Il giovane scosse la testa: « Non te l’ho detto fratellino, ma domani sera è stata organizzata una festa qui in occasione del tuo fidanzamento, ma non vedo che senso avrebbe ora... »

« Wesley! – lo riprese la donna – Smettiamola di parlare di questa faccenda, a domani le chiacchiere. Tra poco arriva il dolce. »

Il resto della serata tornò nel silenzio fastidioso di poco prima. Soul non alzò più il proprio viso dal piatto mentre Marianne dalle semplici occhiatacce era passata a rivolgere alla ragazza di fronte a lei sguardi carichi d’odio. E di gelosia, probabilmente.

Sospirò. Si era davvero ficcata in una situazione più grande di lei, stavolta.

 

 

Al termine della cena, dopo aver dato una fredda buonanotte a tutti, Soul l’aveva presa per il braccio e l’aveva condotta nella propria camera. Appena aveva chiuso la porta e acceso la luce si era lasciato andare ad un sospiro scivolando contro il muro.

« Che serata tremenda! » esclamò.

« Sono d’accordo – disse lei sedendosi sul letto – giuro che non ti costringerò più ad aprire una lettera dei tuoi genitori. E io che pensavo di avere il padre peggiore al mondo! »

Per un attimo piombò il silenzio, ma non freddo come quello che c’era stato durante tutta la sera, bensì uno dei loro silenzi, quelli che cadevano ogni volta che, a casa loro, erano seduti accanto sul divano a non far niente. Era un silenzio familiare.

Maka vide la propria buki guardarla, aveva nuovamente quello sguardo che non aveva saputo decifrare poco prima. Era strano e... intenso.

« Grazie. » le disse così, d’improvviso.

« Eh? Per cosa? »

« Per aver detto quelle cose in mio favore – lo vide voltare il capo di lato e grattarsi la nuca – e poi qui dentro nessuno aveva mai controbattuto a quel modo mio padre, a parte me. Beh fino ad ora. »

Lei sorrise, seguita a ruota da lui. Ben presto, però, vide il suo sorriso tramutare in uno dei suoi soliti ghigni ironici, mentre si alzava e si sedeva al suo fianco.

« E così... io sarei straordinario? È così che hai detto? » quasi le sussurrò avvicinandosi al suo orecchio. A Maka quella vicinanza innervosiva, di un nervosismo tuttavia diverso da quando la prendeva in giro : « B-beh, sei una buki straordinaria, no? Lo dice anche Shinigami-sama! »

Il ghigno del ragazzo si allargò maggiormente, le sue labbra quasi sfioravano la pelle di lei: « Sei sicura? Non mi pare che tu abbia detto la parola buki. »

« Era sottinteso naturalmente! »

« Certo... come era sottinteso che sono straordinariamente cool. Ma hai fatto bene a specificarlo. »

La sua mano raggiunse il fianco di lei forse per la quarta volta in quella giornata, anche se in quel momento non era minimamente necessario.

« Soul- »

« Domani li convinceremo del tutto, così potremo andarcene in santa pace. Ma per convincerli così del tutto – iniziò portando l’altra mano sotto al suo mento – dovremmo fare pratica anche in altro modo, non credi? Anzi, ho un’idea. Facciamo un po’ di rumore stanotte, così magari domani mattina ci sbattono loro stessi fuori di qu-AH! Porca miseria Maka, senza libri fai anche più male! » urlò portandosi le mani al capo sulla zona appena lesa dal pugno di lei, che stringeva il palmo irritata.

« Volevi far rumore? Beh, i miei Maka-chop e le tue urla fanno davvero rumore insieme! Vuoi veramente far questo per tutta la notte? » chiese minacciosa.

Il ragazzo arretrò sul materasso: « Stavo scherzando! Perché non stai mai allo scherzo? »

« Perché ti piace fare il pervertito! – dichiarò abbandonando il posto e avvicinandosi alla porta. – Buonanotte Soul, ci vediamo domani mattina. » disse sparendo dietro l’uscio.

La buki sospirò e si buttò sul letto a pancia all’aria a fissare il soffitto.

Uno strano sorriso comparve sul suo viso. Maka ignorava che in quel momento l’avrebbe baciata sul serio se non l’avesse colpito.

 

*

 

Quando l’indomani mattina Maka si svegliò, sentì distintamente il suono di un violino provenire dal piano inferiore. Gettò uno sguardo all’orologio nella stanza che segnava le sei e trenta.

« Wes comincia ad esercitarsi sempre così presto? »

Dopo essersi stiracchiata per bene decise di vestirsi e di scendere. Passò davanti alla stanza di Soul, in cui decise di dare un’occhiata: aprì lentamente la porta e vide la sua buki dormire, russando e mugugnando qualcosa che non comprese. Sorrise e, dopo aver richiuso l’uscio, si diresse nella la direzione da cui sentiva provenire il suono.

Wes era nel salotto, quello dove era già stata il giorno prima. Il sole di primo mattino illuminava la stanza con quella luce ancora flebile, mentre il ragazzo se ne stava con la schiena dritta di fianco alla finestra aperta del balcone.

Maka non fiatò, quasi tentò di annullare la propria presenza, per paura di interrompere la splendida esecuzione. Non ne capiva di musica, era vero, ma sapeva che il ragazzo stava suonando divinamente.

Il brano proseguì per qualche altro minuto, per poi interrompersi su una nota lunga e grave. Non poté evitare di applaudire.

« Oh, Maka! Già sveglia? »

« Si, sono abituata a svegliarmi presto. Ho sentito la musica e ho deciso di scendere. Era veramente bellissima. »

Lui le sorrise, posando il violino al suo fianco: « Ti ringrazio. Sono tutti ancora a letto, ma mi sono fatto portare la colazione qui fuori. Ti unisci a me? » le chiese indicandole il tavolo rotondo che si trovava sul balcone su cui vi erano alcuni dolci e del the.

« Volentieri! »

Presero posto e cominciarono a mangiare. A Maka non dispiaceva affatto passare del tempo con lui, era piacevole. Wes era educato, gentile e poteva parlargli senza doversi aspettare qualche insulto, a differenza di qualcun altro.

« Ti svegli sempre così presto, per esercitarti? »

« A volte anche prima. »

« Ma sei già perfetto! »

Lui rise: « Non si è mai perfetti, c’è sempre da migliorare. »

La ragazza si ritrovò ad annuire a quell’affermazione: era così anche per lei con l’essere shokunin, dopotutto.

Wes posò la forchetta con cui stava mangiando e si appoggiò allo schienale della sedia, posando il capo sul palmo della mano. Maka bevve un sorso del suo the, ma finì quasi per sputarlo tutto nel momento in cui il ragazzo le chiese come si era innamorata di suo fratello.

Okay, forse però Wes era un po’ troppo invadente con le sue domande.

« Eh? M-m-m-ma... che domanda è? »

Aveva il volto arrossato, ancora una volta, e le mani stringevano convulsamente il manico della tazzina.

« Beh? Sono curioso! Si è dichiarato lui? Vorrei proprio vederlo in una situazione del genere! Per quanto provi a immaginarlo non riesco a visualizzarlo in una circostanza come quella! » esclamò divertito.

« N-non è proprio così... cioè... insomma... »

Non le veniva in mente nulla. Eppure avrebbero dovuto pensare a certi dettagli, domande del genere non erano così rare. Mise in moto il suo cervello per tentare di trovare una storia convincente, ma i romanzi d’amore non erano affatto il suo genere preferito e di conseguenza mancava di spunti.

« Wes! – chiamò una voce familiare d’improvviso – Infastidisci la mia ragazza di prima mattina? Per di più con domande degne di una vecchia pettegola! »

Sul balcone, accanto alla portafinestra, c’era la buki ancora in pigiama che guardava in malo modo il proprio fratello.

« Oh, andiamo! Tentavo di soddisfare la mia sete di curiosità! Non so praticamente più nulla di mio fratello, almeno fammi divertire un po’! » si lamentò.

Soul digrignò i denti e prese posto accanto a Maka: « Non è affatto cool. »

Wes lo ignorò e tornò a rivolgersi alla ragazza: « Allora? Come ti ha dichiarato il suo amore il mocciosetto? »

« E fatti gli affari tuoi! » urlò in malo modo Soul, accaparrandosi una delle fettine di torta poste sul tavolo.

Il fratello sospirò: « Stai uccidendo la mia sete di sapere, Soul. E poi è interessante quando Maka arrossisce imbarazzata non sapendo che dire. Mi piace, diventa più carina. – espresse con totale nonchalance lasciando che il viso della shokunin si dipingesse di rosso – Vedi? Proprio come adesso! »

La ragazza abbassò il viso vergognosa. Si ricredette: anche Wes si divertiva a stuzzicare le persone, seppur in maniera diversa. In fondo, se pure a modo suo, le aveva appena fatto un complimento.

Soul sbuffò, irritato sia dalle parole del fratello che dalla reazione della propria partner:

« Chiudi quella bocca Wes e tieni gli occhi a posto! »

« Non era “tieni le mani a posto”? »

« Anche quelle! »

Il maggiore le tirò su mostrandogli i palmi: « Non le ho messo un dito addosso, ho solo fatto un apprezzamento gentile su di lei. Maka è carina, ho soltanto detto questo. – Wes ghignò – Ma a quanto pare il mio fratellino è un tipo piuttosto geloso! Non l’avrei mai detto… »

« Taci idiota! Essere gelosi non è cool! »

« Nemmeno tu lo sei in questo momento, potresti competere con uno di quei fidanzati possessivi. »

Andarono avanti a battibeccare in quel modo ancora un po’ – con una Maka che di intromettersi in litigi tra fratelli a prima mattina non ne aveva la minima voglia – fino a quando sul balcone fece la sua comparsa la madre dei due giovani musicisti in un’elegante camicia da notte bianca: a quel punto si zittirono entrambi. Con quegli occhi gelidi, la carnagione lattea e i capelli chiarissimi lasciati sciolti sulle spalle, alla ragazza ricordava la dama dei ghiacci, un personaggio facente parte di una delle storie lettale da suo padre quand’era ancora una bambina.

« Buongiorno. » salutò atona.

« Buongiorno mamma. » risposero i fratelli. Il saluto pronunciato da Maka, invece, fu piuttosto nervoso ed arrancato. Quella donna la fissava in quel modo così freddo e distaccato che non poteva che sentirsi a disagio.

Prese posto accanto al figlio maggiore, che immediatamente cominciò a versarle una tazza di the caldo. Dopo aver chiesto lui informazioni sugli esercizi al violino, si voltò d’improvviso verso di lei facendola sobbalzare.

« Il tuo nome è Maka Albarn, vero? »

« S-si. »

« Ce l’hai un abito per stasera? » le chiese, non mutando affatto il tono di voce.

« No, non ho nulla di adatto per un’occasione così particolare. »

Quella annuì dopodiché chiamò a se una cameriera: « Vedi di procurare a miss. Albarn un abito adatto per stasera, che si intoni coi suoi occhi possibilmente. » disse soltanto, tornando a bere tranquilla la propria bevanda mentre la cameriera, dopo un rapido inchino, si allontanava.

Maka non parlò. Aveva tentato di decifrare lo sguardo di quella donna, ma non ci era riuscita. Sentì l’impulso di osservare la sua anima, per comprendere che persona fosse, ma il tocco della sua buki sulla propria spalla glielo impedì.

« Andiamo. » le disse atono afferrandole il polso.

« Con permesso! » ebbe il tempo di dire, prima di essere trascinata via.

 

 

 

 

\ \ \ \ \ \ \ \ \ \ \ \

 

Salve salve salve! Ecco il terzo, che non mi convince affatto. Soprattutto la discussione a cena... ma va beh, è andata così. Non è un capitolo particolarmente entusiasmante, qualcosa di più interessante probabilmente accadrà nel prossimo, in cui la Cooper farà la sua nuova apparizione. E per il titolo di questo... no, non ho fantasia in fatto di titoli, si sarà notato.

Non ho molto da dire stavolta, ma voglio ringraziare di cuore chi commenta e anche chi ha messo la storia tra preferiti e seguite. Davvero, sono veramente contenta che questa storiella piaccia.

Ecco, magari posso lasciare una sorta di “nella prossima puntata...” chissà, magari suscita curiosità...

 

« Io non diventerò il tuo fidanzato, Marianne. »

 

« Beh, provami che mi sbaglio allora. [...] Dimmi che la ami. »

 

« Avevo detto che ti avrei strappato la lingua, ed è quello che farò! »

 

Alla prossima!

   
 
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